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www.ildialogo.org La contemplazione non ha rimandi,di Padre Aldo Bergamaschi

La contemplazione non ha rimandi

di Padre Aldo Bergamaschi

30 luglio 2017
 
Pronunciata il 28 luglio 2002
Matteo 13, 44-52

Ci sono alcuni che definiscono la mia predicazione difficile, complicata, articolata, e mi chiedono di essere semplice come il Vangelo. Vorrei rispondere loro: per favore, ditemi se queste tre parabole o tutto il passo evangelico è così semplice come pensate voi, o se invece questo passo non nasconde delle problematiche complicate.

La prima parabola dice: il regno dei cieli è paragonato a un tesoro nascosto in un campo. Quando insegnavo ai ragazzi, a volte, davo questo tema: cosa faresti se tu trovassi un tesoro? Dio solo sa quello che noi faremmo se trovassimo un tesoro. Sappiamo come vengono utilizzati i danari da quelli che vincono alle lotterie o simili.

Si dice nella parabola: chi trova il tesoro, vende tutto e se lo tiene. È da supporre che se lo tenga, perché, se anche lui cade nell'errore nostro di avere trovato il tesoro e utilizzarlo ancora per altre conquiste, allora la parabola non regge. Questa è interessante perché il tesoro non serve per essere a sua volta venduto, ma per essere posseduto, poiché riassume tutti i valori e non può essere strumento e mezzo per avere qualcosa d'altro. Questo è il primo concetto che vorrei veicolarvi.

Il grande Aristotele fa questo ragionamento sulla questione della contemplazione. Egli dice: Dobbiamo cercare una attività che sia valida per sé stessa, senza rimando alcuno e cita un esempio molto sobrio. Dice: noi facciamo la guerra per stare in pace; noi lavoriamo per riposarci. Bisogna che troviamo una attività che sia tale da non avere questi rimandi. Poi aggiunge: Qual'è la parte migliore di noi? La parte migliore di noi è l'intelletto, e l'attività specifica dell'intelletto è la contemplazione, perché non ha rimandi di alcun genere. Si contempla e tutto finisce lì, dove si trova la soluzione di ogni problema.

Tutto questo ragionamento è sottinteso in questa prima parabola del Signore. Per quanto riguarda la seconda parabola la perla del mercante, trovata la perla, vale la pena di vendere tutto, ma è da sottintendere che egli se la tiene, perché si identifica con i valori che egli cercava. Se noi, invece di chiudere la catena dei rimandi e delle strumentalizzazioni, come accade per il mercante di perle, cessiamo di essere cristiani e cominciamo a fare dei calcoli sul Regno dopo averlo ridotto a religione, si strumentalizza anche quella perla e in essa non vi è più il luogo dove si verificano i valori. Vi cito l'esempio più nobile, la frase la conoscete anche voi, mi pare che sia di Enrico IV: Parigi val bene una Messa.

Mi sento dire, in modo particolare dalle donne che hanno paura dell'inferno, quindi cercano di fare il bene. Oppure altri, che sono la maggioranza, mi dicono che fanno determinate azioni per andare in paradiso. Penserete che io squalifichi un fine, certo, ed è proprio qui dove porterò la mia attenzione del discorso. Quindi si compiono queste azioni per delle motivazioni spurie; evitare l'inferno oppure andare in paradiso.

Andiamo al terzo paragone della parabola: Il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare. Vi faccio notare che nel mare non ci sono dei pesci buoni o cattivi nel senso morale, i pesci del mare sono tutti buoni, soltanto che ci sono quelli commestibili e quelli no.

Nel secolo scorso fu istituita l'opera della S. Vincenzo de’ Paoli, che si occupava e tutt'ora si occupa dei poveri. Il fondatore è stato Federico Ozanam, cristiano nella santità. La sua congregazione si era sparsa in tutta la Francia e anche nelle altre cristianità. I rappresentanti dello stato francese si accorsero di avere una congregazione che aveva l'aria di essere uno stato dentro allo stato, e il governo intervenne dicendo: Il vostro scopo è quello di soccorrere i poveri e dunque ognuno operi nel luogo in cui i poveri ci sono, senza estendere a tutta la Francia e al mondo cattolico la istituzione. La stampa religiosa replicò al governo: Noi abbiamo sì cura dei poveri, ma questo non è lo scopo della istituzione; il nostro scopo è di santificare e di lucrare le indulgenze, accordate dalla S. Sede a chi cura i poveri, seguendo gli statuti della congregazione.

Un funzionario governativo, discutendo con un dignitario della istituzione caritativa, disse: Voi, così, fate il bene non per amore del bene o per amore dei poveri, ma lo fate nell'interesse della vostra salvezza personale. Replicò il dignitario: È esattamente così. Ancora il funzionario governativo: Sicché voi avete cura dei poveri non per amore verso di essi, ma perché ciò vi produce delle indulgenze le quali vi danno il paradiso. Così anche questo esercizio vale solo come mezzo e quindi non è l'amore per il prossimo.

Noi qui, alla porta del convento, diamo da mangiare ai poveri, ma non dovete credere che io sia convinto di fare una grande opera cristiana. Ho la coscienza che questa è un'opera transitoria, perché quei poveri, se la società fosse cristiana, non ci dovrebbero essere. Ringrazio coloro che mi danno le offerte per potere fare questo, ma non credo di essere, per questo, un cristiano, lo faccio per amore loro, e non certo per qualificare la mia perfezione o per andare in paradiso.

S. Teresa la piccola morì giovane. Un giorno era a letto malata ed una anziana suora che l'assisteva a un certo momento le disse: Beata voi che, con tutte le vostre preghiere, vi siete fatta dei meriti e andrete in paradiso. La Santa rispose: Se io avessi fatto questo per andare in paradiso, sarei la donna più disperata del mondo, sorella: io tutto questo l'ho fatto per amore, non l'ho fatto per ottenere qualcosa, ma per amore, perché è valido per sé stesso e, se Dio vorrà darci il paradiso, sarà una conseguenza. Dio ci chiede di trasformare la nostra esistenza qui in terra.

Infine, le parole di Ozanam, cito: La carità ai poveri ha come suo fine autentico la perfezione dei vincenziani. No, fratello Ozanam, forse volevi dire che la perfezione del cristiano è l'attuazione del duplice comandamento: Ama Dio e il prossimo; e l'altro punto di riferimento: Amatevi come io ho amato voi. Allora, in questo caso, si passa attraverso l'amore del prossimo che sarebbe la perfezione cristiana. Se così è inteso, siamo d'accordo e ci rimettiamo in ordine con il passo evangelico; altrimenti no.



 



Sabato 29 Luglio,2017 Ore: 21:58
 
 
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