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www.ildialogo.org Unità di cuori,di padre Aldo Bergamaschi

4 giugno 2017
Unità di cuori

di padre Aldo Bergamaschi

Pronunciata il 14 maggio 1978
Giovanni 20, 19-23

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: Pace a voi! Detto questo mostrò loro le mani e il costato e i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: Pace a voi! Come il Padre ha mandato me anch'io mando voi. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi.


Gesù dopo avere educato dei discepoli fa di essi una ecclesia, vale a dire, una unità di cuori. Forse ho detto male: Gesù tenta di fare fra i suoi discepoli una unità di cuori che si chiamerà ecclesia. Allora voi capite, il discorso resta aperto. La Chiesa c’è o non c’è? C'è, alle condizioni volute da Gesù, non c'è ogni volta che queste condizioni decadono o spariscono. La Chiesa dunque c'è, ed è tutta da costruire. Badate che la unità di cuori è già qualche cosa di più interessante che non la unità di fede.

La unità dei cuori lo presuppone, vuol dire che già abbiamo fatto un passo. Paolo non è nemmeno soddisfatto della unità dei cuori, perché vuole addirittura la unità dei corpi, altrimenti il matrimonio non c'è, non abbiamo la continuità della vita. Certo che nel matrimonio è previsto anche questo, ma come conclusione logica, e guai se non ci fosse. Unità di fede, unità di cuori, e unità anche dei corpi. Per esempio là dove questi corpi lavorano, perché se noi vogliamo strappare qualcosa alla materia dobbiamo chinare la schiena, dobbiamo lavorare, e allora è lì dove si misura la unità, dirà san Paolo.

Gesù sembra preoccupato che Lui assente, questa ecclesia inizi a deteriorarsi, allora ecco un prolungamento di sé nella persona dello Spirito Santo. Vuol dire che in Lui c'è il dramma dell'autore che ha creato il capolavoro, e che teme che lungo i secoli questo capolavoro venga deturpato. Certo Marx e Platone sono tutti e due preoccupati di creare la città dell'utopia, sennonché, mentre a Marx sembra facile il mantenerla e facilissimo il costruirla, Platone comincia a diventare trepido e trepidante più della deteriorazione della sua città, che non del fatto di poterla costruire.

Credo che Leonardo da Vinci sia meno preoccupato di dipingere la Gioconda, che non del fatto di chiedersi se questo dipinto avrebbe resistito per molti secoli alla corrosione. Gesù pare più sulla linea di Platone che non sulla linea di Marx. Ma questa è anche la preoccupazione della madre che ha messo al mondo il figlio; adesso che è nato, tra le varie malattie, bisogna condurlo alla buona età, tenendolo lontano dalle corruzioni. Adesso abbiamo capito qualcosa forse di ciò che vorrebbe essere lo Spirito Santo all'interno della ecclesia fondata da Gesù.

Nell'alitare su di essi - ricevete lo Spirito Santo - diede loro la facoltà di rimettere e di ritenere. Ritenere, si potrebbe anche tradurre al negativo, e di non ritenere. Potestà tremenda, potestà unica al mondo, che se ahimè, dovesse andare in corruzione, creerebbe altrettanti disastri. Ricevere la facoltà di rimettere, non vuol dire che all'interno di questa ecclesia ci sia l'autocontrollo del piccolo ma perfetto organismo. Dodici persone – gli Apostoli - ma per tutto l'organismo e poi controllo delle cellule che avessero chiesto di farne parte. Ecco il motivo per cui ci sono tutte e due le potestà, di rimettere e non.

Sennonché, storicamente, sappiamo che anche lo strumento dell'autocontrollo ebbe la sua massima corruzione in un papa, dal nome Bonifacio ottavo; questo almeno nella interpretazione di Dante. Dicevo a un mio amico anticlericale, volete togliere Dante dalle scuole, ma guardate che il capo degli anticlericali è proprio Dante, pur restando cattolico, e questa è esattamente la sua grandezza. Nessuno al mondo ha scritto un credo limpido, per quanto riguarda l'essere cattolico, come nessuno ha scritto la più nera condanna contro il clericalismo. Nessuno come Dante, ha fatto questo, e nessuno é stato così chiaro nel distinguere i due ambiti.

Questo passo che Gesù aveva dato alla ecclesia per crescere restando come Lui l'aveva voluta, fu utilizzato a scopi terroristici. Lasciatemi riferire l'episodio che è ancora raccapricciante oggi. Bonifacio è in guerra - qui caracolla tutto l'universalismo della Pentecoste - con una famiglia potente di Roma, che sappiamo aveva una gran voglia di dominare. Bonifacio non riusciva insomma, con tutto l'assedio, a far cadere Palestrina. Allora, si ricorda che un certo capitano di grande nome, Guido da Montefeltro, si era fatto frate. Bonifacio, manda a chiamare questo uomo, che si era convertito, che aveva lasciato le armi, che si era fatto frate, possiamo immaginare che aveva scelto la perfezione nell'ordine dell'assoluto, anzi seguendo la via di s. Francesco il quale, certo non aveva seguito la chiesa temporalizzata, in nessun modo.

Bene, chiede a quest'uomo il segreto per potere fare capitolare il nemico: tu che conosci l'astuzia del capitano, come devo fare per vincere i miei nemici? Dice Dante, che il frate, poveretto, tutto intento a pensare alla sua perfezione, sentì l'orrore di questa proposta. Ma a questo punto il papa gli dice: posso aprire e chiudere il regno dei cieli; cioè: posso rimettere e non rimettere. Ecco il passo della Pentecoste che ha qui la sua maggiore corruzione nell'ambito storico. Questa proposta maledetta vuol dire che ha la facoltà di rimettere i peccati fatti e quelli da farsi, scavalcando il pentimento. Questo è il massimo della corruzione nell'interpretare il passo di Gesù, di non rimettere, di ritenere, sottinteso, se uno non mi ubbidisce, allora sì che commette un grave peccato.

Questo povero uomo allora è fra due fuochi: da un lato la verità del passo evangelico, che però è stata corrotta nell'interpretazione, dall'altro lato la fedeltà all'obbedienza. Rifiutare questo consiglio sembra a lui maggiore peccato che il darlo, perché dalla colpa del cattivo consiglio si riteneva fin d'ora prosciolto secondo quella strana teoria per cui si assolvono i peccati in anticipo, prima che uno li abbia commessi, cosa inaudita, siamo al massimo della corruzione. Attanagliato tra questi due mali, dalla colpa del cattivo consiglio si teneva fin d'ora prosciolto, ma dalla disobbedienza al capo della Chiesa chi l'avrebbe prosciolto? Sarebbe bastato che Guido da Montefeltro si fosse appellato proprio a s. Francesco, il quale guarda caso, nella lettera diretta un po' a tutte le genti dice: Guai a quell’uomo che obbedisce a un altro uomo, quando costui comanda il male e il delitto.

Nel testo, Dante fa delle contrapposizioni che non terminano più, ogni affermazione viene misurata. La mia opinione è che Dante abbia messo il dito sulla piaga dell'epoca. Certo il modo di interpretare le scritture era molto vicino a questo modo di pensare e allora, ecco la corruzione delle parole dettate dallo Spirito Santo. Da quel momento la cristianità ha messo a punto il sacramento della cresima che nasce più o meno in quell'epoca, e la quale cresima - non so se si dica ancora - ci fa soldati di Cristo. Soldati di chi e di che cosa, quando perfino il nome, soldati, deve sparire nell'ambito della visione cristiana? Testimoni allora voi direte - mi pare che adesso si dica così - di quale causa, e questo resta il punto sospeso.

San Paolo teme il momento della entropia all'interno di questa ecclesia; siamo stati battezzati, continua a dire, in un solo spirito per formare un solo corpo. Ecco l'uomo che non si lascia travolgere da quelli che raccontavano dello Spirito Santo che era disceso nella casa in cui si trovavano le lingue di fuoco. Lingue di fuoco o no, avrà detto Paolo: siamo stati battezzati in un solo Spirito - attenzione non fermiamoci su questo momento miracolistico - per formare un solo corpo, e finché non c'è il solo corpo non c'è ecclesia, ma c'è soltanto religione o religiosità che è l’aspetto più ingannevole della nostra convivenza, perché soddisfa solo il momento psicologico della nostra umanità, ma nessun progresso per quanto riguarda la unità prevista da Gesù.

Se la celebrazione del rito, compreso quello di ieri, non fosse fine a se stessa, se non si ponesse come atto ultimo della Chiesa, sarebbe accettabile, ma ahimè, le parole che io odo in queste cerimonie mi dicono purtroppo che non sono tese a formare un solo corpo, proprio laddove tutti gli sconquassi sono nati, nel rapporto di potere-società, nel rapporto capitale-lavoro. Per Paolo dunque deve saltare, nella ecclesia, la divisione di giudeo e di greco, vale a dire il concetto di nazione, e io là ho visto sulle tribune le nazioni rappresentate tramite i diplomatici. No, questo non si può avallare, questo bisogna dire che sia cancellato.

Poi Paolo dice che deve saltare il concetto di schiavo e di libero, deve assolutamente annullarsi la lotta di classe, mentre ho visto le bandiere del conflitto sociale! La unità della fede è fittizia e la unità dei cuori è ingannevole. Mi domando se l'altra unità, quella dei corpi, sarà mai possibile, continuando così non lo credo.
 



Sabato 03 Giugno,2017 Ore: 17:41
 
 
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