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www.ildialogo.org Guardate gli uccelli e osservate i gigli,di Padre Aldo Bergamaschi

26 febbraio 2017
Guardate gli uccelli e osservate i gigli

di Padre Aldo Bergamaschi

Omelia pronunciata il 1° marzo 1981

Matteo 6, 24-34

Nel discorso di Gesù vi è un aspetto morale e vi è un aspetto teologico. Più accessibile il primo: quando discorriamo di vestiti e di cibi, siamo tutti pronti a capire. Meno accessibile invece è il secondo, quello teologico, che è il più importante perché fonda il discorso morale di Gesù, è il più drammatico: non si può servire a due padroni, a due padroni così assorbenti. Dei padroni umani se ne possono servire a dozzine, ma a due padroni di questa portata, vale a dire di questa radice, non è possibile servire. L'uomo oscilla fra questi due padroni, il Creato no. Ma mettiamo avanti una piccola spiegazione.

Gli uccelli non servono due padroni, i gigli non servono a due padroni e allora, partendo da questa distinzione netta fra il mondo umano, per il quale Gesù dice le sue parole, e questo mondo certamente umano in quanto appartiene alla umanità, ma che è al di fuori di una razionalità specifica, vi è un altro tipo di discorso. La prima attenzione è di non considerare Gesù polemico nei confronti del progresso. Se uno accettasse questa indicazione, di fare come i gigli, oppure come gli uccelli, voi capite che dovremmo tornare all'epoca della foresta quando gli uomini non seminavano, ma si accontentavano di mangiare i frutti delle piante. Si potrebbe vivere anche di questo, non v'è dubbio, ma è da domandarsi se quello sarebbe stato un mondo umano e razionale.

Prima osservazione: la vita vale più del cibo. Guardate che è un principio enorme, un principio di una portata incredibile vi è tutta la filosofia più raffinata dell'umanità. Il filosofo che si è occupato a fondo del rispetto dei fini è Aristotele. Aristotele era del parere che ogni oggetto avesse una sua fine determinata e precisa, tanto che era inconcepibile un oggetto che potesse fare più funzioni e come esempio, mi pare nella politica, egli cita il coltello di Delfo. Il coltello di Delfo è l'esempio più drammatico della definalizzazione, perché quel coltello era adoperato per fare i sacrifici nel tempio di Delfo, ed era un coltello con diverse funzioni. Per Aristotele questi coltelli sarebbero un orrore perché sono prefissi a molte funzioni. Se noi vogliamo rispettare veramente i finalismi, ad ogni cosa la sua finalità. Questo per dirvi che questa asserzione di Gesù è certamente di una profondità insospettata, la vita vale più del cibo. Allora facciamo attenzione, perché i mercati generali che dovrebbero essere al nostro servizio, non diventino una divinità della quale noi siamo i servitori.

Poi, il corpo vale più del vestito. Donne, fate il vostro esame di coscienza. Guai a me se dovessi fare delle casistiche, perché allora diventerei un moralista, non v'è dubbio, e Gesù moralista non lo vuole diventare. Gesù vuole fondare un morale. Allora non si può mettere la vita al servizio del cibo, né il corpo al servizio del vestito, l’affermazione viene chiarita sotto forma di principio. Conclusione, per essere cristiani all'altezza del discorso di Gesù, occorre interrogarsi sui fini e sugli scopi delle cose e non solo, ma sui rapporti fra noi e le cose prima di passare all'uso delle cose.

Non curatevi, dice Gesù, di ciò che mangerete, di come vestirete; dice 'non curatevi', non 'non occupatevi', perché occuparsi del cibo e del vestito è dovere, invece curarsi è disordine. Dovremmo mettere cura per il nostro prossimo, ricordate il samaritano, 'abbi cura di lui'. La cura va semmai per il prossimo, ma non certamente per il vestito e per il cibo. Per queste cose, dobbiamo soltanto occuparci. Non mettiamoci, per troppa cura, a servizio di ciò che è minore di noi, perché questo sarebbe idolatria. Voi capite, un essere razionale che si mette al servizio di un essere irrazionale, evidentemente compie un atto di idolatria.

Per esempio, la moda. Facciamo solo considerazioni a livello di pensiero. La moda va bene, è creazione umana. Però se noi ne guardiamo la dinamica non sembra molto pensare, non sembra molto aver cura di chi è senza vestito. La moda pensa a vestire chi è già vestito, è dunque a servizio di chi pone cura nella scelta del vestito, adatto all'ora, al giorno, alla stagione e così via, non a servizio di chi è costretto a occuparsi del vestito per uscire dalla nudità. Penso ai tanti bambini che muoiono di freddo perché non hanno nemmeno un vestito. Voi capite, non c'è bisogno che si faccia la tirata moralistica nei confronti della moda. Sentite cosa dice il direttore di una casa di mode: La maggiore parte dei nostri clienti sono persone che impiegano il danaro, che non hanno guadagnato, nell'acquisto di cose di cui non hanno bisogno, per strabiliare un rapporto di meraviglia che non conoscono affatto o molto poco, e che non rivedranno forse mai più.

Ora affrontiamo il discorso di mammona. In tutti i settori, se noi non guadagnamo la totalità, saremo sempre schiavi e mai padroni. Sto parlando ai cattolici, attenzione, e di riflesso anche a coloro che sono partiti per rivoluzionare il mondo con delle concezioni economiche onnicomprensive. Il loro errore non è certo di avere fatto questi progetti, è di non essere riusciti a chiudere la valigia o a chiudere la cerniera come si suol dire. O in termini efficaci, secondo una immagine accessibile: se voi non tagliate le nove teste dell'Idra di Lerna e ne lasciate solo una, siete perduti.

Ecco la mia prima proposizione; finché il capitale controllerà il lavoro non ci sarà mai giustizia: o mammona o Dio. Neanche se a gestire tutte le banche del mondo ci fossero i cattolici, perché il problema circola nel pensiero. Anche la banca, come il danaro, è una grande invenzione, ma deve essere riporta alla sua origine, voglio dire alla sua concezione originaria, alla sua massima razionalità. Tra le tante tentazioni ci potrebbe essere anche quella di gestirla e santificarla. Attenzione, vi sto dicendo che se noi non entriamo al servizio di Dio nella totalità, lì dietro l'uscio c'è sempre mammona che ci aspetta.

L’idea di guadagnare la totalità è giusta, ma se questa totalità la sbagliamo, allora ahimè la schiavitù diventa ancora più pesante. Che cosa vuol dire: il capitale pilota il lavoro e guida il lavoro, invece dovrebbe essere il rovescio. Vuol dire che l'effetto si trasforma in causa: il vestito detta legge al corpo, il cibo detta legge alla vita, in queste condizioni addio Regno di Dio e Sua giustizia. Lo sentite anche voi a fiuto, che c'è una divinità che ci padroneggia, perché siamo noi che l'abbiamo costituita, l'abbiamo costituita nella singolarità razionale e da qualche parte diventa una grande irrazionalità, che ci trascina a destra e a sinistra come se fossimo dei figli di Circe, lì tutti a mangiare le ghiande. Soltanto il cristiano dovrebbe capire il trucco, e dentro ci siamo tutti, cristiani e non, servi di Dio e non, atei arrabbiati o credenti e così via.

Sul piano politico, un cenno soltanto: non ci sarà mai la pace finché il concetto di gruppo con relativa frontiera, etnia, lingua e così via, sarà celebrato dai credenti in Dio come un valore. E ci andiamo lamentando delle guerre dei disordini. É il problema della totalità: la cerniera o la chiudiamo tutta, o diversamente siamo sempre sotto l'influsso di mammona. E allora l'animale religioso, perché tali siamo diventati, può fare tutte le processioni che vuole, tutte le vie crucis, tutte le quaresime, ma sarà sempre servo di un Dio straniero. Il discorso lo faccio ai credenti, ma lo faccio anche ai miei amici socialisti o comunisti. Anche voi là dove avete creato il sistema in cui teoricamente ci dovrebbe essere il controllo del capitale da parte del lavoro, avete ripetuto, né più né meno, quello che fa il mondo capitalista. Allora diciamolo francamente, qua la mano, anche voi figli dell’unico dio che governa il mondo: mammona.

Gesù non vuole che l'uomo torni allo stato naturale, perché l'uomo deve cercare il Regno. Non è concepibile che l’uomo immaginato all'inizio in giro per le foreste, a mangiarsi il frutto o andare a pesca o a caccia, non posso immaginare che questi sia l'uomo ipotizzato da Gesù. L’uomo deve cercare il Regno, Dio ci darà più che agli uccelli e ai gigli se cercheremo il Regno di Dio e la sua giustizia.

Dio dà da magiare agli uccelli e veste i fiori, ma per voi esseri razionali c'è di meglio se cercherete il Regno di Dio, se cioè avrete nuovi rapporti fra di voi come sono indicati appunto nel Vangelo. Dio mantiene il sistema naturale nel modo più semplice e funzionale. Gli uccelli mangiano senza seminare e senza avere granai, i gigli sono vestiti meglio di Salomone, questo è l'ordine naturale, che va per la sua strada, che continua, e voi non fate come loro. Questa è la conclusione sorprendente, voi cercate il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in sovrappiù.



Sabato 25 Febbraio,2017 Ore: 19:42
 
 
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