- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (241) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Religio, scudo dell'egocentrismo<br /> ,di padre Aldo Bergamaschi

22 gennaio 2017
Religio, scudo dell'egocentrismo
 

di padre Aldo Bergamaschi

Pronunciata il 25 gennaio 1981
Matteo 4, 12-23

Gesù a questi primi discepoli dice una frase apparentemente magica: Vi farò pescatori di uomini. Vuol dire che gli uomini sono inseriti nel concetto di una pura umanità e debbono uscire da questa pura umanità, cosi come il pesce per diventare utile all'uomo deve uscire dalle acque in cui si trova. La volpe finché resta volpe cambia il pelo ma non il vizio, anzi può cambiare il pelo e non il vizio proprio perché è e continua ad essere volpe, dovrà decidere di diventare non-volpe, vale a dire diventare un'altra creatura.

Questo discorso - diventare creatura nuova - non vale né per Dio, né per gli angeli, né per le bestie, vale solo per l'uomo. Per questo motivo Dio si è fatto uomo. Per ricordare all'uomo che essere uomo è appena un inizio, è un principio e non un traguardo. Convertitevi, ecco la parola magica, perché nel regno dei cieli non possono entrarci le volpi in quanto volpi. Vi faccio notare che Gesù non comincia col dire: mettete giudizio, perché chi farà il bene avrà un premio e chi invece sarà cattivo avrà una punizione. Questo tipo di predicazione non muta di molto la condizione umana; la vera prospettiva è la distruzione della natura umana così come è, quindi la prospettiva è il mutamento totale, per cui il vero male è il non rendersi conto che occorre cambiare totalmente se stessi.

Ora vi porto una esemplificazione di ciò che può essere l'applicazione di questo principio con questa piccola premessa. Sul piano delle ricerche psicologiche si tende a dire che la vera conversione dell'individuo sarebbe rappresentata da un orientamento di fondo religioso oppure parareligioso. Però si è costretti a distinguere in questo orientamento un tipo di orientamento intrinseco e uno estrinseco. Se siamo nell'ordine della pura religiosità, se la religiosità è di tipo estrinseco, accade che la persona si rivolge sì a Dio, ma non si allontana mai dal proprio io. E allora la religione si trasforma in una specie di scudo per salvaguardare l'egocentrismo.

Non voglio sentire in confessionale che mi si venga a dire: confesso anche i peccati che non conosco, chi ve l'ha insegnata questa formula? Vorrei vedere delle persone tormentate, guardinghe, non nevrotiche. Facciamo l'esempio di una campionessa di salto in alto che raggiunga due metri e un centimetro. Bene, i due metri e quattro centimetri saranno per lei una nevrosi, o saranno per lei un dover essere stimolanti, che impegnano e non distruggono la sua personalità? Il riportare il discorso in attenzione sul nostro io per vedere se questo io è in ordine con tutto il suo dover essere, se è al di fuori della volpinità e tende a diventare non-volpe, allora questa non è nevrosi, questo è il massimo dello slancio che si possa dare alla propria persona.

E allora dalla singolarità passiamo all'ambito della socialità, per vedere quanto vale, o come deve valere questo discorso di Gesù riguardante la conversione. Il 3 luglio 1980, il Papa parla allo stadio Morumbi di San Paolo in Brasile. Un operaio metalmeccanico aveva preparato un discorso e poi per il poco tempo fu letto soltanto parzialmente. Bene questo testo è ora in Italia e io l'ho letto su un settimanale diocesano che lo ha ricevuto da un missionario.

Adesso vediamo cosa chiede questo cristiano a nome, si capisce anche di altri cristiani, e vediamo che cosa risponde il Papa pur non avendo udito tutto il discorso. Vediamo qual'è la teorica che egli porta avanti circa questo discorso del rapporto fra il capitale e il lavoro che, in fondo, rende nevrotica tutta la nostra convivenza. Poi vedremo se i discorsi di questi due cristiani, cioè i tipi di cristiani impegnati in un certo modo, il cristiano Papa che ha una sua funzione direttiva, e le risposte al problema. Vi cito solo poche righe che sono i punti salienti di questo discorso: Chiediamo, caro compagno Papa, a esempio dei primi cristiani che dividevano i loro beni con la comunità, che anche il padrone divida con noi ciò che produciamo, malgrado sappiamo di non avere, in merito a questo, nessun potere decisionale.

Prima asserzione: nessuno aveva comandato i padroni, se tali erano, nella prima comunità cristiana, o aveva comandato ai padroni di dividere, perché padroni in quella comunità non ne esistevano. E quella comunità cristiana, cioè la comunità dei primi cristiani di Gerusalemme, andò a picco, non perché non avesse distrutto il concetto di padrone, ma perché non aveva capito il concetto di lavoro. Una comunità non sopravvive, anche se tutte le persone che si convertono vendono i loro averi e li portano in comunità, si va avanti, si mangia e si beve fin che c’è qualcuno che si converte, ma si dovrebbe ipotizzare la conversione di tutti gli uomini. Quando tutto ciò finisce cosa facciamo? Accade che nasce una comunità di accattoni, e coloro che comprano tutti questi beni possono diventare i più grandi capitalisti dell'universo, e la comunità, non avendo risolto il problema del lavoro, va a picco come la prima comunità cristiana.

Quindi, due passi sbagliati da parte di questo operaio. Quello di appellarsi a una comunità che non era fondata sul lavoro, e poi, nell'ipotizzare stranamente la presenza di un padrone che deve mettere in comune le cose, quando invece questo discorso, alla luce della fede, deve eliminare tutti e due i termini del contesto. Poi dopo questa prima battuta, segue la descrizione dei fatti, tutti accettabili naturalmente: disoccupazione, salari da fame, e poi la struttura sindacale che ha un modello corporativistico, o verticistico e poi, che ci sono milioni di persone in giro per il Brasile le quali, rappresentano mano d’opera di riserva dentro le baraccopoli con tutte le conseguenze.

Un'altra battuta rivolta al papa. Carissimo Papa i lavoratori cristiani sono fortemente impegnati nelle lotte del movimento operaio brasiliano, e con loro la Chiesa con le sue scelte pastorali. Anche qui, mi dispiace fratello operaio cristiano mio, non ci troviamo d’accordo. Il movimento operaio però si batte dentro all'acqua della lotta di classe. O voi mutuate gli strumenti dalla fede, oppure, appena voi uscite dalla fede per mutuare gli strumenti altrove, voi di questo altrove sarete succubi. Allora mi dispiace, il traguardo massimo che si possa ottenere in questa situazione è il modello occidentale, che prevede il dualismo fra datore di lavoro e lavoratore con dentro il salvagente del sindacato. Non ci sono alternative, una lotta di classe come viene concepita in oriente, dove cioè la classe operaia arriva al potere per lasciare poi le cose più o meno, come erano prima.

Poi l'ultima battuta dell’operaio: Cerchiamo un nuovo ordine nel quale il lavoratore sia lui a guidare il prodotto del suo lavoro, e ancor più importante, possa decidere della sua vita. A chi lo chiedete? Non lo potete chiedere ad altri cristiani perché in nome della fede non si può più chiedere questo. Lo chiedete ad altri, non lo daranno mai perché la concezione del mondo fuori del cristianesimo è un'altra. Allora non resta che una strada: fatelo voi cristiani, fatelo voi senza mutuarlo da nessun altro. Questa sinteticamente è la mia predicazione.

A questo punto, terminando, il documento dice: Attendiamo la tua parola orientatrice. Ed ecco la parola orientatrice: Respingere la lotta di classe è anche optare risolutamente per una nobile lotta a favore della giustizia sociale. Va bene, teniamo nell'ambiguità il discorso. Successiva affermazione: I diversi centri di potere e i diversi rappresentanti della società devono essere capaci di unirsi, di coordinare i propri sforzi, e di arrivare ad un accordo su programmi chiari ed efficaci. In questo consiste la formula cristiana per creare una società giusta. La società intera deve essere solidale con tutti gli uomini, e in primo luogo con l'uomo che più ha bisogno di aiuto: il povero. L'opzione per i poveri è un'opzione cristiana, e anche l'opzione della società che si preoccupa del vero bene comune.

Diciamo due parole soltanto. Il Papa affida il compito di aiutare i poveri ai centri di potere e ai diversi rappresentanti della società, i quali, dovrebbero arrivare ad un accordo su programmi chiari ed efficaci, ergo: il ricco e il povero sono coessenziali alla società. Il ricco aiuti il povero ecco l'opzione cristiana. Non si poteva parlare diversamente da quanto si è detto. Si protrae dunque, anche qui, il dualismo sino alla fine del mondo. Il Papa presenta la formula cristiana, ma a chi? Ma questi sono consigli di buon senso, direi che sono consigli illuministici. Ma la fede dove è andata a finire? E fra cristiani come si pone questo rapporto? Sarebbe sufficiente risolverlo questo rapporto dentro alla Chiesa, proprio per offrire al mondo un modellino di cristianesimo, ma il povero qui è inteso dualisticamente, quindi ci deve essere soltanto chi va aiutato perché il nostro tipo di società, il nostro, quello in cui siamo, è impensabile senza qualcuno che ne mantenga la struttura nel rapporto domanda offerta. Non vedo altra alternativa.

La formula cristiana consiste nell’unione dei diversi centri di potere per fare dei programmi, dunque non ha come premessa la fede, è solo un principio illuministico. Questo principio potrà valere tra credenti e non cristiani per i temi che li tengono divisi, ma non per i temi che i cristiani debbono risolvere tra di loro come il rapporto socioeconomico implicante la fede. Riassumendo: l'operaio si appella ai primi cristiani come motivo ideale, e poi usa lo strumento di lotta storica, lotta di classe e con questi strumenti cerca la volontà del Padre. Ma la fede dove è andata a finire? Il Papa respinge la lotta di classe, e a guisa di supersindacalista chiede una tavola rotonda fra i diversi strati del potere e i rappresentanti della società. Ma tra questi ci sono o non ci sono dei cristiani?

Ora, l'opzione per il povero è opzione cristiana - nella visione del Papa si capisce - ma se si vuol stare col povero senza lotta di classe, non c'è altra alternativa; però così facendo, si mantengono i due, non viene mai risolto il rapporto e allora, la ecclesia resta semplicemente un luogo in cui si fanno dei riti, mentre invece la ecclesia li dovrebbe annullare perché in nome della fede dovrebbe, dentro di sé, rompere questo rapporto. A queste condizioni allora capisco il discorso di Gesù il quale dice “Convertitevi” la buona novella del Regno è una conversione che riguarda non soltanto i singoli, ma riguarda tutto il complesso dei nostri rapporti.

Spero che questi discorsi non li prendiate in senso polemico, sono un piccolo tentativo di portare un poco di luce in un ginepraio che affanna tutti i nostri discorsi e che rende difficile tutta la nostra esistenza.
 

 



Sabato 21 Gennaio,2017 Ore: 15:13
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
La parola ci interpella

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info