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www.ildialogo.org Castigo di Dio?,di Padre Aldo Bergamaschi

Castigo di Dio?

di Padre Aldo Bergamaschi

11 dicembre 2016
Omelia pronunciata l'11 dicembre 1983
Matteo 11, 2-11
Vediamo di cogliere questo rapporto fra Gesù e Giovanni, fra la rivoluzione dell'uno e la rivoluzione dell'altro. Il Messia è salvezza, prima che giudizio. Troppa fretta questi profeti e la fretta rischia di far perdere l'attenzione alla realtà storica. Prima di usare la scure, il Messia usa il logos, perché l'uomo è un essere pensante. Prima di usare il ventilabro per il rendiconto, vediamo di seminare il buon grano, prima di sfasciare le istituzioni storiche, le quali certamente saranno giudicate, vediamo di renderle giuste. Ecco forse il significato dello strano comportamento di Gesù, che non appare quel messia che probabilmente andavano pensando gli uomini dell'epoca sua, compreso anche Giovanni Battista.
Vediamo di procedere per concetti e non lasciarci deviare dai singoli fatti. In fondo Gesù, aggredisce ciò che è ritenuto naturale e quindi voluto da Dio, secondo la mentalità teista, come per esempio la malattia. Noi diciamo che se l'uomo non fosse caduto nel peccato originale, non avrebbe avuto le malattie, ma la mentalità del teista di tutte le religioni non esce da questo incastro, ha la tentazione continua di annettere alla malattia stessa una volontà divina. Credo di averne già parlato altre volte, la grandezza di san Francesco, che dà il bacio al lebbroso, è tutta qui, di togliere la contraddizione in cui vivevano gli altri, i quali da un lato pensavano sì che bisognasse essere caritatevoli, però a debita distanza, ma d'altra parte pensavano anche che quello fosse un castigo di Dio. E quando voi siete entrati in questa mentalità, cioè concepite una realtà come radicata nella volontà di Dio, poco o tanto vi mettete sull'attenti, cioè rischiate di rispettarla. Ecco allora l'aspetto straordinario su cui voglio attirare la vostra la vostra attenzione. La natura è uno schema immodificabile anche in certe sue carenze che non possiamo non vedere?
Poi c'è l'assetto sociale e quello è soggetto a leggi intangibili; capite cosa voglio dire? Il ricco e il povero ci sono perché Dio li vuole (teniamo il plurale), oppure anche questa è una responsabilità della volontà umana? Ecco i due punti su cui noi dobbiamo portare la nostra attenzione. Diciamo subito che il cristianesimo storico non ha tenuta viva questa rivoluzione, che è l'unica che potrebbe dare ad esso questa specificità. Sul piano fisico ci sono dunque le imperfezioni cui bisogna ridare perfezione, i ciechi vedono, gli zoppi camminano i sordi odono, eccetera. Vi faccio notare che Gesù viene condannato perché guarisce il giorno di sabato. Questo per dirvi l'importanza di questi gesti, cioè l'importanza della scelta operata da Gesù, che cosa egli rappresenta sotto questo profilo.
L'aspetto teologico riguarda la perfezione della natura. Occhio al facile concordismo. Probabilmente viviamo nella illusione che fra noi e la realtà ci sia un placido concordismo. No, perché anche stando al racconto biblico, Dio mettendolo nell'Eden, ha stabilito una distinzione: questo potete mangiare, questo no. Dunque tra l'uomo e la realtà non c'è quel facile concordismo. Badate, strutturalmente, non a causa della caduta. Ci sono stati anche dei teologi, soprattutto in campo protestante, i quali sostenevano che le vipere, prima del peccato originale, non avevano il veleno. Io non posso accettare sciocchezze di questo genere, no, è strutturalmente così per la vipera, probabilmente capiremo fra duemila anni che in vitro dovremo coltivare proprio quel veleno, che magari sarà l'anticancro o... E l'abbiamo già a disposizione. Quindi probabilmente ecco una delle motivazioni per cui le cose erano così all'inizio e non a causa di una caduta.
Sul piano sociale: ai poveri è annunciata la buona novella. Vi faccio notare che Isaia non parla dei poveri nel passo citato nel vangelo a Isaia, non viene riferita questa frase perché Isaia non ne parla. Non ne parla perché credeva che i due, cioè il povero e il ricco, fossero creati da Dio secondo quello status. Allora se sono creati da Dio, non abbiamo nient’altro da obbiettare, non dobbiamo cioè affannarci troppo, non partire dall'idea di togliere la povertà, ma soltanto accettare l'idea di lenire con la carità o la elemosina, la situazione del povero, il quale sarebbe creato da lui e quindi voluto da lui. Sicché contro i limiti naturali, non resta che una alternativa e una alternativa che deve essere assunta da chi crede: la ricerca scientifica, perché noi essere pensanti siamo il logos, la salvezza, dunque della materia dentro la materia stessa, che logos non è. E allora bisogna aprire gli occhi, la rivelazione di Gesù sarebbe esattamente a sollecitarci ad aprire gli occhi sulla realtà per diventarne i dominatori.
Poi c'è la battaglia contro i limiti volontaristici. L’autore francese Bastiat, che muore nel 1850, scrive “Armonie economiche”, che sono la personificazione dell'ottimismo, egli crede nelle forze delle leggi naturali, che tendono al benessere della umanità. Ecco come, l'uomo incessantemente, creando nuovi bisogni che richiedono nuovi sforzi quindi nuove utilità onerose, dovute cioè al lavoro, crea le premesse necessarie per la trasformazione continua a vantaggio della umanità, delle utilità onerose in quelle gratuite. Le utilità gratuite sarebbero l'acqua, l'aria, il sole, fino a quando poi non so, vi siete fatti la domanda? Portare le utilità onerose a livello delle utilità gratuite, sarebbe naturalmente un grande ideale, al quale io stesso aspiro, ma perché questo accada c'è sempre di mezzo l'uomo, vale a dire c'è il rapporto salariato.
L’errore di Bastiat sta nell'avere ritenuto che le attività umane realizzatrici dell'ordine economico soggiacciono alle stesse necessità delle forze della natura, mentre esse sono essenzialmente libere. L'uomo allo stato attuale è capace di produrre da mangiare per quaranta miliardi di uomini, eppure siamo in quattro miliardi e pare che un miliardo muoia per denutrizione. Una delle motivazioni: la spietata legge della concorrenza per cui accade un'autoconsunzione del capitale o del reddito attorno alle novità e ai bisogni astratti. Come mai l’auto è diventata, per chi non l'ha, un sogno di cui non può fare senza? e per chi l'ha, è diventata una droga, ed è legato alla produzione, così come il drogato è legato a coloro che producono questa droga, dovete comperare sempre l'ultimo modello. Bene, voi capite che non faccio la critica a quello che è il bisogno reale, sto facendo la critica a questi bisogni astratti e a questa maledetta legge dei bisogni che non riusciamo più a controllare.
A questo punto, colui che si ribellò e negò che le leggi di mercato fossero divine si chiama Carlo Marx. Ma io per concludere vi citerò la posizione di Gramsci nei confronti della rivoluzione di ottobre. Sempre per riportarci al testo evangelico. Quest'uomo vede nella rivoluzione russa un esempio clamoroso di vittoria della volontà politica sul determinismo economico dell'uomo storicamente reale, sul fatale andare delle cose. Vi cito un articolo che scrisse il 4 novembre 1917 sull'Avanti, primo editoriale. “No - dice Gramsci - le forze meccaniche non prevalgono mai nella storia, sono gli uomini nella storia, sono le coscienze, è lo spirito che plasma l'esteriore apparenza e finisce sempre con il trionfare”. Ecco come è vista la rivoluzione di ottobre dove si dice che deve naturalmente sfociare nel regime socialista.
Comincia a dare la vista ai ciechi e proclama ai poveri la buona novella, ecco il manifesto, come sia finito il cristianesimo storico, lo sapete anche voi, come sia finita la rivoluzione di ottobre, lo sappiamo tutti e lo vediamo con gli stessi occhi. Però quello che resta fermo è che non possiamo rassegnarci, soprattutto noi cristiani, a questa condizione quando abbiamo Gesù, che ha messo il palanchino al di sotto delle leggi naturali e ha presentato il Vangelo come possibilità per dare finalmente la svolta a tutto ciò che appare naturale, ma che naturale non è.



Sabato 10 Dicembre,2016 Ore: 18:01
 
 
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