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www.ildialogo.org <br />Il vero significato del battesimo<br /> ,di Padre Aldo Bergamaschi


4 dicembre 2016
 


Il vero significato del battesimo
 

di Padre Aldo Bergamaschi

Pronunciata il 14 dicembre 1977
Certo, questa parola “conversione” lascia sempre sconcertati, perché è la nota specifica della predicazione cristiana. In nessuna parte della letteratura mondiale noi troviamo una maniera di introdurre il discorso del rinnovamento individuale e sociale che abbia un tono simile a questo di Giovanni il Battista. Egli poi non fa altro che anticipare la strada al messaggio stesso di Gesù, tutto quanto ruotante attorno a questo concetto della conversione.
Qualcuno pignolo può farmi rilevare che all'epoca di Giovanni Battista forse si utilizzava questo lavaggio o questo battesimo, posso anche concederlo, forse il rito si trafficava da parte degli ebrei per coloro che volessero entrare nell'ordine della salvezza. Ma Giovanni dà un nuovo significato al battesimo, e scorge non solo una purità legale, ma anche una purità morale.
E allora se purità morale è, si fa una volta sola! Si tratta di un episodio che è irrepetibile, è decisivo, perché se dovessimo ripeterlo ancora, vuol dire che mettiamo in discussione l'orientamento della nostra propria esistenza. Certo mi rendo conto che siamo a questo punto, oramai anche le assemblee di molti giovani cristiani ruotano attorno a questa strana impostazione del problema. Loro dicono che devono convertirsi continuamente.
Bene, porto questo episodio per darvi il concetto preciso di ciò che può essere la conversione. Un episodio storico, magnifico, agli studenti potrà servire sul piano culturale, vi porterò il caso del dramma di Keplero. Conosciamo di nome lo questo personaggio, il quale ha fissato alcune leggi circa l'andamento dei pianeti nei cieli. Quest'uomo, questo scienziato, crede nell'esistenza delle leggi naturali. É un credente, e in quanto credente nelle leggi naturali, si determina nel volerle scoprire. Certo, chi non crede che ci sia un finalismo nell'universo ho l'impressione che sia meno aggressivo di questo tipo di scienziato, che invece ha fede in una legislazione connaturale alle cose.
Oggi si dice che non ci sono leggi, ma solo fatti successivi e non so se questo favorisca la ricerca in ogni caso anche questa è una concezione del mondo. Vorrei che questa concezione del mondo non fosse inerte, ma mi producesse qualche frutto. Per Keplero, le leggi fisiche come quelle morali, poniamo non uccidere, non commettere adulterio e così via, dovevano essere racchiuse nelle parole della Bibbia che adombrano una somiglianza col Creatore. Non si dice nella Bibbia che Dio in fondo ha lasciato le tracce del suo pensiero nella realtà da Lui creata? Dunque, se queste leggi ci sono, sia pure immanenti, noi dobbiamo ricercarle. Pensiero sublime. C'è solo un punto dove noi ci rifiutiamo di vedere, ed è nel rapporto sociale, ma rimandiamo il discorso, rifacciamolo sui termini dell'analisi.
Il cielo visibile deve somigliare a Dio; tale è il punto di partenza del grande astronomo. Se dunque il cielo deve somigliare a Dio, facciamoci la domanda su Dio: Dio che cosa è, quale è la sua legge? Certo dobbiamo entrare nella logica stessa della impostazione. Vi sembrerà strano che uno scienziato adoperi questi termini che vi sto dicendo, che cos'è Dio. Keplero risponde: Trinità delle persone nella unità della sostanza, ecco la risposta cristiana, direi cattolica. Dunque, partendo da queste premesse, questo mondo fatto da Dio, deve portare il segreto di questa comunità divina.
Vedete come si procede in modo inappuntabile; può essere anche tutto sbagliato, non discutiamo, siamo qui per discutere il concetto di conversione, per chiarirlo. Passaggio: il cerchio porta il vestigio della Trinità? Sì, risposta di Keplero, il cerchio porta il vestigio della Trinità. Vi faccio notare che almeno in quattro delle sue opere troviamo titoli di questo genere: della trinità della sfera, oppure della somiglianza dell'anima col cerchio. Titolo latino “De coniatione animae cum circolo”, 'coniatione' vuol dire 'parentela' dell'anima col cerchio.
Keplero dunque, parte dalla convinzione che il cerchio sia la sola forma geometrica capace di spiegare il cielo fisico e che dunque il cielo fisico sia fatto a somiglianza di Dio stesso. Va bene, oggi alcuni apologeti vi diranno che le ellissi, le iperboli, le parabole, tutte queste figure geometriche, sono la legge generale di cui il cerchio è un caso particolare, cioè cadrebbero tutte sotto la stessa formula algebrica. Keplero si era fissato sul cerchio, ed esplorava il cielo con il cerchio in testa, non quello della santità ma quello scientifico.
Ho letto su un trattato di astronomia che a quell'epoca Marte si riteneva un vero proteo (persona che cambia spesso opinione), andava via a zig zag e mancava sempre all'appuntamento, già, perché Keplero l'aspettava sul cerchio. Finalmente un giorno, un dubbio: ma forse debbo abbandonare il calcolo del cerchio puro, Marte passa da questa parte, io lo inseguo sul cerchio, probabilmente si è messo su qualche altro itinerario, e cominciò a dubitare la sua fede. Notate, non la fede con la effe maiuscola, ma la sua fede in quella interpretazione della fede. Con grande dramma interiore Keplero, invece di fare la sua passeggiata sul cerchio la fa sull'ovale. Perché da un lato c'era una verità metafisica, religiosa, somigliava a Dio, e se Dio nel cerchio era adombrato non poteva uscire di lì, ma Marte non si trova, si è fermato, è tornato indietro, andiamo a cercarlo in un altro itinerario.
Finalmente egli stesso dice queste parole dopo averlo bloccato sulla ellisse, vi lascio immaginare la soddisfazione di un astronomo: Si arrese il fuggitivo e di buona voglia non fece più sforzi per scappare e già, ma chi scappava. Se non che la sua passeggiata la faceva sull'ellittica, cominciò allora la caccia agli altri pianeti. Con la legge dell'ellittica egli scopre che tutti i pianeti si muovono in una ellisse, di cui il sole occupa uno dei fuochi.
Dunque Keplero è arrivato alla conversione per un richiamo intrinseco alla sua scelta, dilacerato fra due evidenze, quella del suo pensiero religioso, e guardate che una idea religiosa sbagliata in testa può rovinare l'esistenza di un individuo; mi rendo conto del grido di Rousseau. É meglio non sapere chi è Dio, piuttosto che averne una idea sbagliata. Aspettiamo - diceva - ad insegnare la religione, perché se mettiamo in testa ad un uomo un'idea errata, noi lo abbiamo rovinato per tutta la vita.
Chi vi parla può averne una prova per sé personalmente, e dovrei raccontarvi qui il mio itinerario kepleriano, ma intorno a me vedo delle persone che hanno il cerchio in testa. Non si progredisce più, e allora capisco come in nome della religione si sia anche ucciso. E allora capisco come si diventa anche membri della inquisizione, e capisco come Giovanni sia stato mandato a morte, e capisco tutto il dramma di Gesù Cristo perché ha tentato di togliere dalla testa degli uomini questi errori, che sono incarnati dentro alla psiche, dentro al corpo e dentro al cervello.
Dunque, dilacerato fra due evidenza, quello del suo pensiero religioso e quello della verifica scientifica, che poi gli scienziati chiamano la via della induzione, Keplero aveva capito che la fede con la effe maiuscola non aveva nulla a che fare con quella idea religiosa. Notate la distinzione tra fede e idea religiosa. Noi siamo dilacerati da due evidenze: il nostro pensiero religioso e la verifica sociale. Più facciamo convegni per aggiornarci sul piano religioso e peggio vanno le cose sul piano sociale; più facciamo Sinodi e peggio vanno le cose sul piano sociale, perché abbiamo in testa il cerchio della nostra religiosità, mentre la vita sociale non sta dentro a questo cerchio, cammina per un'altra strada come Marte.
Ma noi cocciuti, con la nostra convinzione religiosa, malvagiamente intesa - beato te Keplero che hai fatto l'esame di coscienza sui fatti - noi no, perché come uomini religiosi vogliamo che il mondo passi sotto il naso della nostra religiosità, senza vedere se sia proprio questa a produrre lo sconvolgimento nei nostri rapporti sociali. Allora è una smentita continua.
L'altra sera monsignor Camara, ha detto, riassumo: “... è inutile ripetere che la Chiesa è con i poveri, che sta con i poveri, se poi i membri di questa Chiesa, i più qualificati, hanno le azioni in quel mondo economico che produce la povertà”. Per poter capire tutto questo ci vuole una conversione profonda, una conversione che parta giù dai reconditi segreti della coscienza, e Giovanni qui è all'attacco per tirarci fuori da queste false certezze.



Venerdì 02 Dicembre,2016 Ore: 19:29
 
 
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