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www.ildialogo.org Vigilate sempre,di Padre Aldo Bergamaschi

Vangelo del 27 novembre 2016
Vigilate sempre

di Padre Aldo Bergamaschi

Pronunciata il 28 novembre 2004
Vangelo: Matteo 24,37-44
Dovrò essere un poco difficile, ma servirà per spiegarvi il passo evangelico odierno, Matteo che presenta alcuni punti di difficile interpretazione. Quando il mondo classico (greco e romano) si trovò costretto a confrontarsi con il cristianesimo e i cristiani erano in martirio, il filosofo Plotino (+270 d.C.), scrisse un trattato dal titolo “Contro gli gnostici”. La lettura di Plotino è una delle più interessanti, l’opera sua principale è Le Enneadi e leggendo questa opera avrete la sensazione di ascoltare uno in meditazione con gli occhi chiusi, o in una stanza al buio che scrive quello che la sua coscienza gli detta in quel momento.
Plotino scrive agli gnostici, quelli che egli considera cristiani, e in quel trattato esprime il suo punto di vista neoplatonico, anche se a mio avviso non aveva capito bene Platone, cioè la concezione classica del mondo e la contrappone a quella cristiana o perlomeno di taluni spiriti cristiani. Ecco la sua intuizione del tempo: “É necessario dunque che le cose tutte siano l’una dopo l’altra, e sempre”.
L’esempio che vi verrà in mente sarà quello delle stagioni: le cose sono una dopo l’altra e sempre. Questa è una intuizione che non è né circolare, né rettilinea del tempo; è in senso assoluto nessuna di queste due concezioni, ma è semplicemente la formula che interpreta nel modo migliore la visione classica del mondo. Di fronte ad essa sta la visione cristiana o perlomeno dei cristiani intellettuali dell’epoca, la quale diceva che ci sarà la fine del mondo, ecco il contrasto. Plotino aggiunge: ci sarà la fine del mondo per voi cristiani, perché voi disprezzate il mondo. L’accusa è tremenda.
Plotino attacca ancora più a fondo con delle espressioni che allargano e precisano il senso del discorso, dimenticate per un attimo la definizione del tempo, sentite: “Ricchezza, povertà e diseguaglianze non vanno criticate, perché il saggio non cerca l’eguaglianza in queste cose”. Queste parole per me sono una pugnalata al cuore, ovviamente di me come cristiano, però debbo dire che ha toccato un punto di cui poi ci siamo resi colpevoli per tutto il Medio Evo, fino al secolo scorso. La teologia cristiana – almeno da parte di alcuni – sosteneva che Dio ha fatto i ricchi e i poveri, eliminando l’idea della fratellanza.
Continua Plotino: “Essi, gli gnostici, i cristiani, ritengono di chiamare fratelli anche i vilissimi”, cioè gli schiavi, e non gli astri del cielo né l’anima del mondo”. Chi ha alle spalle Gesù Cristo deve sentirsi un gigante di fronte a queste parole. I cieli fissi, erano stati definiti tali da Aristotele. Le divinità negli astri, è una teoria Platonica non costruita a caso. Per Platone, che il sole si muove, perché dentro c’erano delle divinità che lo muovevano e gli serviva come una prova dell’esistenza di Dio. Ecco come Plotino riassume e contrappone le due visioni del mondo.
Egli prospetta poi il contrasto fra paganesimo e cristianesimo come un contrasto tra chi ama il mondo (la vicenda degli uomini nella storia) ritenendolo eterno pur con tutte le sue diseguaglianze, e chi invece, non lo ama, perché ne predica la fine, con la fine anche delle diseguaglianze. Così fu visto il primo cristianesimo. Si disse poi che le diseguaglianze finiranno lassù. Chi predica la fine del mondo, come Gesù e noi che parliamo in suo nome, non è che non lo ami: “Dio ha tanto amato il mondo, da mandare il Figlio”, ma probabilmente Plotino non era ancora venuto a conoscenza di questa frase, frase che è anzitutto un problema di verità per Gesù. Questo mondo (storia) finirà e il suo assetto non può essere dunque un modello divino eterno: ricchezze, povertà e diseguaglianze vanno criticate, non minacciando la fine, ma dicendo che non appartengono alla volontà divina, perché Dio ha mandato il Figlio per salvare ciò che era deviato e carente.
I vilissimi sono miei fratelli e via via l’eguaglianza deve essere un traguardo che il cristiano, deve raggiungere qui nel mondo. Allora, i vilissimi sono fratelli, gli astri sono materia e finiranno, i fratelli sono spiriti e potranno vivere eternamente. Ecco la risposta che io dò a Plotino e vorrei poterlo mettere a confronto con Platone. L’eternità felice ci sarà soltanto se qui gli uomini coltiveranno la perfezione, il cui segno visibile sarà l’eguaglianza. Le diseguaglianze finiranno certamente lassù, ma a caro prezzo per qualcuno, Gesù, invece, vuole che finiscano quaggiù, con un prezzo minimo per tutti, la pratica gioiosa del Suo Vangelo.
Ecco, allora, la risposta che Platone dà a Plotino che si dichiara suo discepolo. In una pagina bellissima, dopo avere analizzato la struttura della società, vede che ci sono quelli che comandano, quelli che difendono, quelli che lavorano e quando arriva a stabilire quale deve essere il dislivello di retribuzione dice che non deve superare il numero quattro. Esempio: se un operaio guadagna settecentocinquanta euro al mese, colui che guadagna di più tra le categorie che abbiamo detto, non può superare i tremila euro al mese. A questa cifra ci stanno dentro, dagli operai fino ai professori universitari. Quanti sono coloro che guadagnano più di tremila euro al mese? Quelli sono responsabili di tutto il malandare del mondo e Platone dice che fino a tanto che ci saranno questi dislivelli nella società, ci saranno sempre guerre, liti, e rivolte di ordine sociale.
Abbiamo qui nel passo evangelico il richiamo all’epoca di Noè: si mangia, si beve, ci si sposa, che è di una eloquenza ironica rara. L’uomo, in un contesto dominato dalla necessità, rischia sempre di inserirsi nel tempo ciclico, dove ogni finalità è esclusa: si mangia, si beve, ci si sposa, come alla catena di montaggio o come in un disco rotto. Gesù non dice: all’epoca si rubava, si uccideva, si diceva il falso ecc. cose tutte cattive, ma si facevano cose buone in sé, come mangiare, bere, sposarsi. Ripeto: gli uomini queste cose le definalizzano al punto di autodistruggersi. Non a caso S. Paolo ha il coraggio di accusare di ubriachezze, che vogliono dire tante cose oggi, alcuni nostri poveri ragazzi si autodistruggono con alcol e droghe ecc. Gesù con ironia di una altezza infinita disse: “mangiavano bevevano, finché poi è venuto il diluvio”.
Non voglio certo dire che Gesù condanna e punisce per es. il matrimonio, anzi lo celebra come le altre cose buone che abbiamo elencate, siamo noi che deturpiamo tutto, che definalizziamo fino al punto di autodistruggerci. Il diluvio fu il tentativo divino di riaprire il ciclo del rispetto dei finalismi. Noè forse era l’unica persona che mangiava come gli altri, ma teneva presente che si mangiava per vivere ecc. Nei diluvi pagani, Giove distrugge tutto ma poi bisogna rifare da capo, Noè, invece ha salvato il seme e fu il tentativo divino di riaprire il ciclo del rispetto dei finalismi volti a perfezionare l’universo. La vita del cristiano è piena di responsabilità sul presente, perché il presente è segno di ciò che sarà. Dunque una vigilanza intensa: “Perciò anche voi state pronti perché nell’ora che non immaginate, il Figlio dell’uomo verrà”, il presente non diventi un disco rotto che ripete sempre la stessa canzone.



Domenica 27 Novembre,2016 Ore: 08:43
 
 
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