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www.ildialogo.org Non moltiplicate le parole,di Padre Aldo Bergamaschi

Non moltiplicate le parole

di Padre Aldo Bergamaschi

24 luglio 2016
Pronunciata il Luglio 2001
Luca 11,1-13  

Intanto vi dico che il testo è di San Luca, come storico non ho molta fiducia il lui e mi era venuta la tentazione di chiudere il passo evangelico a metà, perché in questa chiusura c’è qualcosa che non funziona. Chiedete, paragonare Dio a uno che ti dà le cose perché in fondo tu gli dai fastidio, se non per amicizia… Non voglio farvi la predica su questo, ma ho qualche dubbio sulla autenticità di questo passo. Diciamo che si riscatta proprio con l’ultima parola dove si dice: “Quanto più il Padre Vostro Celeste darà lo Spirito Santo a coloro che lo richiedono”, qui ci siamo, perché la preghiera di domanda viene tutta esclusa, ed è qui che inizio il mio discorso. 
Non dobbiamo credere che la preghiera sia una qualifica dei cristiani, i pagani pregavano più di noi, i musulmani, oggi, pregano più di noi. Ma per queste preghiere Gesù ha una parola tremenda, non fate come i pagani, i quali moltiplicano le parole (alla rovescio di ciò che dice nella seconda parte) come se Dio fosse sordo… Dio sa già quello di cui avete bisogno.. ed ecco allora la preghiera di Gesù. Qui siamo in un punto in cui (Gesù intanto non prega mai con i discepoli, non fa come alcuni di noi.. dai che andiamo a dire una preghierina in chiesa…) Ho condotto gite pellegrinaggio, quelli che vengono con me lo sanno, dico in partenza: “nel nome del Signore, Dio ci assista ecc..” Preghiere non ne faccio, rosari non ne dico, perché anch’io sono preso al collo da queste parole di Gesù: “Non moltiplicate le parole”, Gesù non prega mai insieme con i suoi discepoli, eccetto nell’ultima cena dove c’è tutta una cerimonia particolare dove siamo di fronte a un testamento. 
Insegnaci a pregare, ma come insegnaci a pregare. Gli apostoli erano degli ebrei, e quindi le preghiere che dicevano tutti le sapevano, certo sentivano che c’era qualcosa che non funzionava, sentivano una insoddisfazione in quel tipo di preghiera. Dovrei scagliarmi contro le preghiere del V. T. cosa che noi sacerdoti e religiosi diciamo mediante l’ufficio, non vi dico la mia opinione, è ovvio che le leggo con una chiave totalmente rovesciata rispetto a quello che è il significato del testo. 
Vi porterò la (dilustrazione?) e la prenderò da Socrate, per il quale non vi sono dubbi, quattrocento anni prima di Cristo, un cervello che io ritengo il più pulito di tutta la storia della filosofia si pone il problema della preghiera. Un giorno con il suo amico Alcibiade, un personaggio di cui non vi dico altro, ma certamente una specie di Giuda nei confronti di Socrate, un uomo lanciato in politica e che ha fatto poi dei disastri, coloro che hanno fatto un po’ di storia lo conosceranno bene. Un giorno questo capitano Alcibiade dice a Socrate: Vogliamo andare al tempio di Diana a pregare? Socrate dice: Va bene, andiamo. 
Arrivano al tempio, si mettono a sedere poi, Alcibiade dice: Cosa dobbiamo dire? Socrate risponde: Non lo so, proprio non lo so, però so quello che non si deve dire.. e adesso te lo dimostro, mettiamoci a sedere e vediamo lo spettacolo. Ecco il tempio, più o meno come il nostro, vedete qui gli altari: la Madonna, San Giuseppe, Sant’Antonio e così via, così nel tempio di Diana c’erano più o meno tutte le divinità greche: l’altare di Giove, di Mercurio, di Venere e così via… Socrate dice: appostiamoci un attimo e vediamo cosa succede. Ecco arrivare i dissoluti sessualmente e vanno da Venere: Venere, dammi la forza per potere condurre a termine le mie imprese amorose. 
Arrivano i ladri, che si rivolgono a Mercurio, dio dei ladri perché era molto veloce e faceva sparire le cose sotto gli occhi senza che uno se ne accorgesse, costoro dicono: Mercurio, dammi la forza per condurre a termine le mie imprese.. Socrate, continuava a guardare Alcibiade. Arrivano coloro che coltivavano i fiori e dicono: Giove mandaci il sole, perché noi abbiamo bisogno di sole. Arrivano poi gli ortolani e dicono: Giove, mandaci la pioggia perché noi abbiamo bisogno di pioggia.. Socrate continuava a guardare Alcibiade. 
Arrivano i ricchi, i quali pregavano Giano Bifronte perché custodisse le porte contro i ladri. Socrate a questo punto: Ma Dio chi deve ascoltare in mezzo a questa babele di domande contraddittorie? Come se ognuno di noi appartenesse a un pianeta diverso. Socrate, allora si alza e Alcibiade lo segue e lungo il viaggio ecco la frase che si riallaccia al Vangelo, che si trova in un’opera di Platone dal titolo “Alcibiade secondo”. Mentre tornano in piazza dice: L’uomo non è capace di pregare, non sa quello che deve chiedere perché il suo egoismo ha talmente gonfiato l’io, per cui ha distrutto anche Dio, o per lo meno lo ha strumentalizzato alle sue voglie ecco la frase: Dobbiamo aspettare Uno che ci insegni a pregare. Tutti i commentatori dicono che la mente di Socrate aveva capito che soltanto Dio poteva venire a insegnarci che cosa dovevamo dire. 
Ora con questa premessa rileggete il Padre Nostro, ditemi se c’è un comma in cui vi sia una preghiera di domanda? Ce n’è uno o due, ma al plurale. Guai se avesse detto: dammi il mio pane quotidiano, sentite tutto il liberismo.. Dacci il nostro pane quotidiano. Io lo traduco e lo penso così: Signore continua a far si che la terra produca l’erba, che le mucche continuino a mangiare l’erba e a produrre il latte per i bambini e per i vecchi, ecco il significato di questo pane, non dobbiamo pensare al nostro egoismo di avere un Dio al nostro servizio. 
L’unico punto in cui c’è una domanda questa è sempre al plurale, perché deve riguardare tutti e non il singolo. Il Padre Nostro allora diventa la preghiera autentica, quella che ognuno di noi deve avere dentro alla zucca quando prega. Io devo stare tranquillo vicino al mio collega, quando prega, perché sono sicuro che lui non sarà lì a chiedere delle cose che sono nocive per me, perché se recita il Padre Nostro sono coinvolto anch’io e i benefici della sua preghiera sono anche i miei. 
L’altra cosa che dovevo spiegare “Non ci indurre in tentazione” qui è tenuta la traduzione vecchia. La traduzione è sbagliata, l’hanno scoperto una ventina di anni fa, perché la manuense ha sbagliato perché invece di dire ….. “non permettere che siamo indotti da qualcuno in tentazione” dice “non ci indurre in tentazione” la manuense si è lasciata prendere per analogia e ha usato la seconda persona. Se volete tenere la spiegazione dobbiamo lasciare a Dio l’autorità del collaudatore. Collaudare una macchina non è sfasciare una macchina, quando Dio dice ad Adamo ed Eva non mangiate questo.., sarebbe una tentazione, letta in un certo modo invece sarebbe un collaudo. Vediamo un po’, Tertulliano diceva che quella traduzione va fatta. Il mio cristianesimo è autentico proviamo, proviamo allora ecco una malattia, muore mio figlio, muore mio marito allora o voi lo prendete come un collaudo diversamente rischiate di andare nella disperazione, perché pensate che questa sia una tentazione o un’opera di Dio. I discorsi li ho lasciati tutti a metà, ma voi siete intelligenti e rifletterete su quello che ho detto. Tutte le preghiere che non rientrano nei sette canoni del Padre Nostro sono dei (buovages nefasti).



Sabato 23 Luglio,2016 Ore: 17:50
 
 
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