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www.ildialogo.org Vita attiva o contemplativa?,di padre Aldo Bergamaschi

17 luglio 2016
Vita attiva o contemplativa?

di padre Aldo Bergamaschi

Pronunciata il 22 Luglio 2001 
Luca 10,38-42
Questo quadretto, chiamiamolo così, dove ci sono due sorelle, badate, non lo dico a caso, ha dato origine alla disputa sul valore della vita attiva a fronte della vita contemplativa. Allora ecco, Marta vita attiva, Maria vita contemplativa; qualcuno facendo un po’ di cabala ha notato che Marta e Maria diversificano soltanto per due lettere: Vedete come è scritta Marta, togliete la “t” e mettete la “i” e avete Maria. Marta “t” temporalità, Maria “i” immortalità. Questo per dirvi come le due figure hanno avuto dei rilanci pericolosi. Gesù poi ha detto quella frase che tutti ricordiamo “Maria ha scelto la parte migliore”.
Noto subito, se dico che ha scelto la parte migliore, non dico però che ha scelto il tutto. Volete un esempio banale: prendiamo un pollo vivo, qual’è la parte migliore? Voi mi direte del pollo morto è il petto del pollo, il resto però non lo buttiamo via. Del pollo vivo però vale tanto il suo petto quanto le sue zampe voi capite già a che cosa voglio alludere. Due sorelle poi, questo magnificare la vita contemplativa ha creato nel mondo cristiano qualche paradosso. Volete che ve lo dica, a costo di far male a qualche anima che invece ha molta stima della vita contemplativa, certo anch’io ho molta stima, se non che deve essere nella stessa persona, guai se diventano categorie.
L’elogio della contemplazione era già stato fatto da Aristotele. Mezzo minuto e vi dico come il grande filosofo abbia dichiarato che la contemplazione è l’attività egregia, l’attività più alta dell’uomo. Sentite il ragionamento: l’uomo che è composto di corpo e di cervello, lasciamo stare la questione dell’anima, non vi è dubbio, dice il filosofo, che la parte migliore di noi è il cervello perché con questo cervello riusciamo a conoscere tutte le cose, per cui questo cervello ha un’attività valida per sé stessa. Dice il filosofo: vedete cosa accade, noi facciamo la guerra per stare in pace, lavoriamo per riposarci o per guadagnare, quindi tutte queste azioni le facciamo in funzione di qualche cosa d’altro, quindi vuol dire che non sono le più importanti; invece il fatto di contemplare con questo cervello, noi non compiamo un’azione che rimandi ad altra azione, è la più alta, la più sublime per cui è valida in “sé stessa”.
Ecco come la contemplazione sarebbe il punto più alto che qualifica la dignità di un uomo cioè di una creatura umana (uomo o donna non ha importanza). La contemplazione è insindacabile se non che, per fare questo bisogna che uno non lavori, perché se lavora compie un’azione che rimanda a qualcosa d’altro e allora dove nasce la distinzione fra coloro che contemplano, coloro che ragionano e coloro che lavorano? Aristotele lo dice in modo chiaro: uno schiavo non può assolutamente coltivare l’amicizia, deve lavorare ventiquattro ore su ventiquattro, la sua vita è dedicata al lavoro, lavora per vivere vive per lavorare e quindi c’è la distruzione della persona. Poi la conclusione amara: se vogliamo che la civiltà stia in piedi, bisogna proprio che ci sia qualcuno che si sacrifica per gli altri.
Ecco allora San Benedetto che viene a correggere, cerca la unità, il monaco benedettino è uno che prega e lavora “ora et labora” però ad un certo momento anche per loro nascono le due classi. Non è parlare male dei benedettini, poi vi dirò il brevetto di San Francesco. Mentre originariamente era vero per tutti i monaci, poi nei conventi si vengono a creare le due classi: quelli che pregano e quelli che lavorano. Questo non sta bene, questo è uno spaccare la fratellanza, Marta e Maria sono due sorelle, lo dirò poi ancora meglio.
Coloro che girano l’Italia saranno stati a visitare il famoso convento creato da San Pier Damiani a Fonte Avellana a ridosso del Monte Catria, giù nelle Marche; io, sono andato con un gruppo di persone. Qui abbiamo la spaccatura: guardate quest’uomo ha creato una struttura, siamo nel periodo Medievale, quindi circa cento anni prima di San Francesco, e quest’uomo, un Santo, badate bene, si vantava di avere creato questa struttura in cui c’erano quindici uomini che meditavano, che pregavano, che non lavoravano, mantenuti da altri quindici che lavoravano ventiquattro ore su ventiquattro, per mantenerli, dar loro il cibo e tutto il resto e questo non mi sta bene.
Mi scuso, ma queste cose i cristiani, i cattolici, devono conoscerle per capire come queste forme di monachesimo poi abbiano chiuso la loro epoca perché contenevano un errore, una lettura sbagliata del passo evangelico che abbiamo letto. A parte eh.. Marta, Marta però “hai scelto la parte migliore”, che non vuol dire il tutto, denota che le due attività debbono integrarsi Allora per il vangelo Marta e Maria sono sorelle, Gesù indica la parte migliore ma per tutti.
Se la contemplazione è l’attività più nobile della persona umana, tutti, tutti, debbono avere la possibilità di esercitarla, allora come faremo? Termino raccontandovi la soluzione di San Francesco. La parte migliore d’accordo, ma tutto questo vale per tutti e per renderlo possibile a tutti bisogna allora scambiarsi i ruoli. Ecco il capolavoro di San Francesco. San Francesco dice: se ci sono dei frati che vogliono ritirarsi in un eremo per pregare per coltivarsi per riflettere. Due frati che chiameremo i figli e altri due che chiameremo le madri, vanno in un convento, due pregano, si coltivano spiritualmente, leggono, saranno mantenuti da altri due che gli procureranno loro il mangiare e così via - ecco come Aristotele viene superato - poi si fa il cambio. I due che prima avevano pregato diventano le madri dei figli i quali a loro volta contemplano e così abbiamo ottenuto la pacificazione delle due Marta e Maria.
Penso poi che alla sera quando Gesù ha lasciato la casa,Marta avrà detto: ecco perché tu non hai aiutato… Maria avrà detto, ma guarda che io ho imparato tante cose dalla bocca del Maestro, allora qui si potrebbe dire Gesù. Aristotele era arrivato con il pensiero a capire che la parte più alta di noi è qui nel cervello e la contemplazione è la parte più squisita della nostra persona.
Marta e Maria, ma tu guarda che il Signore mi ha detto questo, questo colloquio forse qualche donna lo potrebbe riprodurre, io ho dei pallini per la testa, sto pensando cosa Gesù ha detto a Zaccheo quando questi si determina a dare quattro volte di quello che ha rubato e poi divide in due i suoi averi per darli hai poveri e così via. É un dialogo a cui sto lavorando e ci vorrebbe un bravo regista che poi lo riproducesse.
Secondo voi cosa avrà detto Gesù a Maria, dal punto di vista generale penso che Gesù abbia dato delle motivazioni all’esistenza e abbia detto in fondo a Marta: Marta, Marta ti dai da fare per troppe cose come dire, attenzione è vero che dobbiamo lavorare, è verrà che dobbiamo agire, ma bisogna che noi troviamo al motivazione al nostro agire, alla nostra vita, alle nostre sofferenze e a tutte le fatiche che facciamo in ambito famigliare e fuori della famiglia. Questo più o meno quello che si debba dire per quanto riguarda questo passo evangelico. Quindi non la celebrazione assoluta della contemplazione per tutte quelle motivazioni che vi ho detto, ma la contemperanza, cioè il contemperare le due necessità che abbiamo da un lato, dare un fondamento al nostro agire e dall’altro lato non creare un dualismo classico che contempla alla maniera dei greci.



Venerdì 15 Luglio,2016 Ore: 17:53
 
 
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