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www.ildialogo.org 10 luglio 2016<br />Chi è il mio prossimo?,di Padre Aldo Bergamaschi

10 luglio 2016
Chi è il mio prossimo?

di Padre Aldo Bergamaschi

Pronunciata il 15 Luglio 2001  
Luca 10,25-37
Gesù risponde in modo analitico, quando poteva rispondere in modo sintetico. Per giustificarsi il maestro in legge dice: chi è il mio prossimo? Gesù poteva risponde: Il mio prossimo sono tutti gli uomini, punto e basta. Questo è il succo di tutto il racconto. Il mio prossimo sono tutti gli uomini, ma siccome nella testa di quello scriba c’era un errore di fondo che era quello che è tuttora quello di tutte le religioni, compreso il cattolicesimo, il mio, il vostro nella misura in cui noi abbiamo trascinato il messaggio di Gesù a livello di religione.
Il nodo era proprio qui, il prossimo per gli Ebrei era quello della stessa religione, ed ecco il motivo per cui Gesù nel racconto introduce questo Samaritano. É una pugnalata alle certezze del nostro scriba, come i samaritani, detestati da noi perché loro avevano il culto di Dio sul monte Garizin? Ma Gesù alla Samaritana, non aveva detto che: Verrà il tempo in cui: né sul Garizin, in Gerusalemme, da nessuna parte, ma nella coscienza Dio verrà celebrato. Dio deve essere adorato in Spirito e Verità e allora ecco qui, voi capite come sarà rimasto il nostro giovane, o matura persona che si permette di domandare chi è il mio prossimo. Il tuo prossimo è quello che tu non riconosci come tale in forza di una mediazione che è la religione.
Faccio una parentesi, voi sapete che io di solito faccio questo paragone: Socrate :Gesù’Cristo = Platone : alla Chiesa Cattolica. Perché Socrate? Lo dico perché la pura ragione è in quel caso il momento più vicino alla rivelazione cristiana. Se volete un'altra frase per farvi capire il mio paragone dirò che per tutta la storia umana, per quanto mi risulta, credo che i miei studi umanistici abbiano coperto tutto il settore, l’unico uomo che usa il cervello come Dio lo ha creato è esattamente questo Socrate.
Egli è, questo l’ho anche scritto, l’unico teista, insieme con naturalmente Gesù affidabile. Il modo di credere in Dio di Socrate è uguale al modo di credere in Dio da parte di Gesù; questo per ovvi motivi, quello perché in Lui non c’è il cuscinetto della religione. Ecco allora perché faccio il paragone con Platone, chi mi conosce sa che ho una grande riverenza per Platone e lo considero il più grande filosofo che l’umanità abbia espresso. Platone è colpevole di avere compiuto questo passaggio dalla verità assoluta, ciò che noi chiamiamo “rivelazione”, che per i greci invece era una “l’alethia” (la verità) e lui sarebbe colpevole di avere riportato la verità all’interno dell’ortodossia, vale a dire all’interno di una regola umana, questo è veramente un brutto passaggio, devo dirvelo e questo lo dico anche a Platone per tutta l’amicizia che mi lega a lui.
Ora vi dirò il passo di Platone così avrete chiara la situazione. Platone dice: “Dio è la massima misura di tutte le cose”, definizione più bella di questa io non conosco di Dio, tolta quella che dà Gesù. Mezza pagina dopo nelle leggi, allora per quanto riguarda questa misura se Dio è la massima misura di tutte le cose, Socrate non ha più bisogno: tutti i tuoi comportamenti debbono essere in ordine con questa concezione di Dio (questo è Socrate). Platone, invece ecco lo schema pericoloso: per quanto riguarda poi la misura concreta voi vi rivolgete al santuario di Delfo (tempio dove c’era una sibilla, dove tutti i condottieri andavano per ricevere i responsi). Sono andato a rivedere quale era il decalogo di quella dottrina che si insegnava in quel santuario. Tutto in ordine, ma nel finale c’è questa affermazione: “Il Dio ordina di distruggere, se è possibile, i propri nemici” ecco dove l’insegnamento concreto di una religione distrugge la vera definizione di Dio, cosa naturalmente non è mai passata nella testa di Socrate, ma vedete passa invece nella testa di Platone nel momento in cui si appoggia a una religione.
Ecco allora il V. T. di cui parla il nostro scriba viene a ricongiungersi con la ragione degradata da una operazione filosofica che io chiamo galeotta. Questo racconto fa friggere i tradizionalisti. Per tenervi su lo spirito vi voglio raccontare un episodio: ho conosciuto un vecchio predicatore, mio confratello, morto il quale un giorno andò in una parrocchia in montagna e cadeva il vangelo con questa parabola. Il prete lo prese in disparte e disse: Padre, oggi c’è questa parabola, ma lei capisce, non dovrà dire che un sacerdote e un levita sono passati perché la gente fa subito il paragone con noi! Il Padre allora gli disse: Ma cosa devo dire? Dica che questo sacerdote era il cattivo della zona, mettiamola in questo modo. Il padre non se l’è sentita nella lettura del vangelo, anche perché all’epoca si leggeva in latino e quindi la gente non capiva, ma poi quando è stato il momento della spiegazione ha dovuto toccare il punto e per la prima volta con un po’ di rossore ha tenuto conto di quello che il prete gli aveva detto, deturpando così il messaggio evangelico, quando era molto semplice dire a chiunque fosse, pure dei montanari tradizionalisti finché volete, guardate che qui si parla del sacerdozio senza spingere troppo il pedale come faccio io, dire che c’è qui una condanna radicale dell’uomo del tempio come dicono ora gli esegeti.
Queste pie interpretazioni le ritroviamo anche nei “Promessi Sposi” del Manzoni. Il romanzo si apre con la passeggiata di Don Abbondio, il quale, poverino, spingeva con il piede prima dell’incontro con i bravi, i ciottoli che facevano da inciampo al sentiero; uno di questi commentatori, di cui non faccio il nome perché e molto noto che dice: Voi vedete poi che Don Abbondio era preso da grande carità verso il prossimo, (non permetteva che Lucia si sposasse) però la carità era questa: con il piede toglieva i sassi della strada per il bene del prossimo. il che non è nella descrizione del Manzoni.
Non posso fare la storia di tutta la interpretazione, ma mi limiterò soltanto a chiudere rapidamente il mio discorso. La risposta sintetica di Gesù doveva essere come è sia pure in maniera analitica il prossimo sono tutti gli uomini, qui è chiusa l’epoca, è una cattiveria da parte mia, ma continua in un disegno di predicazione che darebbe anche la risposta alla questione del G8. Non voglio entrare nel merito, qui benedetti fratelli anche i cattolici sono andati e andranno, ma non vi rendete conto che lasciando le cose così come sono è assurdo l’aiuto dei ricchi ai poveri, quando quelli sono ricchi esattamente perché quelli sono poveri. C’è una logica che è la logica del mercato, del rapporto fra capitale e lavoro, di cui non voglio qui discutere; è questo il punto su cui bisogna portare il palanchino?
Io direi per riallacciarmi alla parabola, cari signori, Gesù dice che l’epoca delle religioni è chiusa, perché la religione combina queste belle stranezze, Gesù è costretto a ricorrere a uno che è fuori della verità, un Samaritano che però aveva una coscienza ecco il punto, quindi questo dovrebbe essere il cristiano e torna il discorso che vi avevo fatto all’inizio: “Dio si adora in spirito e verità” e poi la prima cosa è questa “Dio è nel prossimo”.
Andiamo a fare la marcia ci andrei anch’io, a una condizione, che accettiate il mio piccolo messaggio “Gesù dice che l’epoca delle religioni, è chiusa l’epoca degli Stati Nazionali sovrani” se partiamo da qui sarà possibile fare un discorso se volete di globalizzazione totale, di globalizzazione completa che si avvicina a quell’alethia o verità di cui parlavano i Greci. Per il resto mi dispiace, fuori da questi binari, fra cinquant’anni ci sarà qui un predicatore a raccontarvela non so in quale modo, io spero di avervela raccontata nella maniera più semplice e più chiara possibile.



Venerdì 08 Luglio,2016 Ore: 19:18
 
 
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