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www.ildialogo.org Lascia che i morti seppelliscano i loro morti,di Padre Aldo Bergamaschi

Lascia che i morti seppelliscano i loro morti

di Padre Aldo Bergamaschi

26 giugno 2016
 
Pronunciata il 1° luglio 2001
Luca 9,51-62
 
In questo passo evangelico ci sono più cose di quanto non dicano le parole. Sarà già molto se io riuscirò ad approfondire la prima parte che riguarda il problema della tolleranza.
Avete capito? Tutti gli sbandamenti che storicamente abbiamo commesso, sono qui e mi dispiace che l’Apostolo che ne fa le spese sia proprio San Giovanni.
 
Veniamo al punto centrale: faccio una prima affermazione: “Altro è il radicalismo della Verità e altro è l’intolleranza” questa è la prima affermazione su cui riflettere. Allora: il radicalismo della Verità tende a recuperare colui che sbaglia, ma con la lunga pazienza storica che è quella di Gesù, il quale è venuto al mondo, quando il mondo aveva, almeno nella concezione di allora, quattromila anni, e da quattromila anni, scusate la parola, l’uomo continuava a fare l’asino. Il radicalismo della Verità sarebbe il tentativo di recuperare chi è nell’errore con una lunga pazienza, invece l’intolleranza è la  tensione e tentazione di distruggere colui che non accetta la nostra Verità. Chiaro?
 
Allora come mai qui due discepoli, uno dei quali è Giovanni, per il quale ho una venerazione speciale, e l’altro Giacomo, suo fratello, dicono: “Vuoi che facciamo scendere un fuoco dal cielo che li consumi?” La prima considerazione è questa: da chi lo hanno appreso questo genere di intolleranza? É ovvio da Gesù, allora ho riguardato bene il testo evangelico e questo brano viene dopo un altro in cui  Gesù fa un riferimento storico nei confronti di coloro che non accettano il Suo messaggio e dice: “Se Sodoma e Gomorra avessero udito quello che avete udito voi, avrebbero fatto penitenza, per cui anche tu Cafarnao, sarai sprofondata nell’inferno”.
 
Il discorso di Gesù è di conclusione, cioè riguarda la fine della storia, non riguarda la reazione immediata nei confronti di coloro che non accettano la nostra Verità.  Ecco dove a mio giudizio, i due discepoli, due apostoli, hanno capito Roma per toma, come si suol dire, e non hanno compreso il fine per cui Gesù dice quelle tremende parole, che sono in linea con tutta la Sua opera di salvezza, che sono un richiamo fortissimo per coloro che non vogliono ascoltare la Sua parola e non vogliono accettare la Sua rivoluzione. Dai due discepoli queste parole vengono prese come  la spada della intolleranza,  ecco: “Vuoi che accenda un fuoco dal cielo e li consumi..” ragazzi, ragazzi, lo posso dire perché Giovanni era il più giovane dei discepoli, avete capito il rovescio di ciò che doveva essere.
 
Adesso vi farò vedere come nella Chiesa ci siano esattamente queste due direttrici: una che interpreta a dovere le parole di Gesù ed è per la tolleranza e per la non uccisione dell’eretico, per venire al punto cruciale, poi c’è l’altra direttrice che cade nella tentazione dei due apostoli, cioè di Giacomo e di Giovanni.  Sono andato a rivedere la vita di San Giovanni, voi sapete che egli andò a Efeso, è incerto se portò con sé la Madonna o meno, comunque andò a Efeso e lì c’era la tradizione di un grande filosofo greco, Eraclito. Di questo Eraclito dovrei raccontarvi degli episodi interessanti, ma quello che conta è che tutto il linguaggio greco di San Giovanni “In principio era il Logos..” è  preso da questa traduzione greca che faceva capo a Eraclito. Eraclito era uno dei pochi filosofi apprezzati da Platone e questo vi dice tutto.
 
Voglio raccontarvi due episodi che rivelano la radice di quella intolleranza che poi percorrerà tutta la storia del Cristianesimo. A Efeso c’erano le terme e anche Giovanni le frequentava. Un giorno a queste terme incontrò un eretico che si chiamava Cerinto. Giovanni, quando lo vide disse ai suoi amici e condiscepoli: scappiamo via da questo bagno,  perché io temo che stia per crollare perché in questo bagno vi è Cerinto, il quale è nemico della Verità. Perché era nemico della Verità questo Cerinto? Egli negava due cose: primo diceva che Gesù non era figlio di Dio, ma di Maria e di Giuseppe, va bene d’accordo la questione la conosciamo; ma lui lo credeva in senso reale, poi diceva, che, secondo lui, la Risurrezione non era mai avvenuta. Voi capite che Giovanni, toccato sui due Risurezione di Gesù e della Sua origine divina, ovviamente non poteva convivere con lui ed ecco il motivo per cui quell’ episodio è narrato da Eusebio di Cesarea (mi pare) e questo apparentemente o in realtà è un atto di intolleranza. Giovanni avrebbe dovuto discutere con lui, Gesù non ha fatto cose di questo genere.
Io voglio farvi riflettere sul come un discepolo può interpretare male una certa concezione del Maestro.
 
Mentre Gesù era venuto per salvare chi era perduto, qui c’è un atto di intolleranza. Questa intolleranza ha dei riflessi che arrivano fino ai nostri tempi; volete che vi dica quello che mi veniva insegnato quando facevo Teologia? Quando il professore di morale lesse un canone in cui si parlava dei cosiddetti “scomunicati vitandi” cioè scomunicati da evitare con i quali non si poteva  nemmeno parlare, bene, io studente di teologia da quel momento ho rifiutato interiormente questa posizione in cui mi si diceva che non potevo nemmeno andare al funerale di uno scomunicato dalla Chiesa e neppure parlare con lui, anche se fosse stato un mio parente diretto. Questo ve lo dico non per fare polemiche, ma per ricordarvi come quella concezione della intolleranza che ha preso di striscio anche San Giovanni sia arrivata sino a noi. 
 Non mi sono poi più occupato di come il diritto canonico tratti gli eretici, tuttavia credo siano cose mai smentite. Questo episodio è stato raccontato da uno storico.
 
Di San Giovanni, c’è però un altro episodio, carino, un po’ surreale che fa da contrappeso a questo. Giovanni ha una comunità e naturalmente dei discepoli. Un giorno uno dei discepoli viene corrotto, per cui diviene un brigante, qui a raccontare la vicenda è S. Clemente Alessandrino e dice che Giovanni è talmente premuroso della salvezza di questo povero disgraziato cristiano che è diventato un brigante, che prende un cavallo, lo vedete sono racconti un po’ surreali, e giù a ricercare: vieni figliolo che Dio ti perdona, non scappare, insomma usa tutta la bontà e la misericordia nei confronti di questo peccatore. Lo so qualcuno mi fa notare che  c’è un po’ di  diversità fra un peccatore e un eretico, ma per me non tanto, in quanto sia l’uno che l’altro calpestano le Verità supreme: questi con il cervello, gli altri con la vita.
 Questi sono i due racconti, ve li ho citati perché credo che i due episodi siano uno vero e l’altro inventato per mettere ordine a questa sfasatura sul concetto di tolleranza.
 
Il cristiano, infatti, è tollerante nella fede e lo è perché la Verità che ha scoperto non può non ricordargli che ha avuto bisogno di tolleranza per poter scoprire la Verità: cristiani si diventa, non si nasce, così ogni uomo ne ha bisogno per poter diventare domani ciò che oggi non è.
 
Invito i giovani a consultare nel romanzo I Promessi Sposi il capitolo XXII , ultime pagine, dove troverete una tesi che vale tutto il romanzo. Manzoni ha fatto la celebrazione del Card. Federigo, sant’uomo dal punto di vista personale, così definito dal Manzoni: “Quest’uomo è da paragonare a un ruscello che nasce sulla montagna limpido e arriva alla foce limpido”. Questo è il più bell’elogio che si può fare ad una persona. Continua il Manzoni: “Però, perché il mio non appaia un elogio funebre, debbo dire che quest’uomo aveva delle idee che nessuno di noi, anche quelli che le vorrebbero giuste è in grado di accettare”. Infatti, sosteneva l’abbruciamento degli eretici e delle streghe: è una pagina che tutti i cattolici debbono conoscere.
 
Per completare il quadro, queste due direttrici riguardanti la tolleranza e l’intolleranza le ritroviamo sistematicamente fino al ‘500 dove l’intolleranza è diventata radicale. Vi cito due casi: uno è il caso di S. Ambrogio a Milano, siamo verso la metà del secolo IV, un giorno alcuni cattolici fanatici demolirono una Sinagoga e lì il capo della Sinagoga fece le  rimostranze prima al governo civile, poi a S. Ambrogio, che era il Vescovo di Milano. Secondo voi come avrà reagito Sant’Ambrogio? Male. Quelli dissero: “Adesso voi ci ricostruite la Sinagoga”, che è il minimo che si poteva fare.
S. Ambrogio rispose: “No, perché l’errore non ha diritto di esistere”.  Ci si resta un po’ male, vero signori? Questo è un caso di intolleranza  che ha le sue radici nei racconti che vi ho appena fatto di San Giovanni.
 
Viceversa veniamo su di due o tre secoli con San Gregorio Magno (a mio giudizio è il più grande Papa della Chiesa Cattolica, lo dico con un po’ di commozione  perché in realtà merita il nome di Magno e muore nel 604 ) ed è in Sicilia, accade la stessa cosa: alcuni cattolici fanatici distruggono la Sinagoga. Il Papa appena lo sa, rimprovera quei cattolici i quali non hanno capito nulla e poi dà ordine di rifare la Sinagoga a sue spese. Queste sono le due correnti, una delle quali, quella più intransigente, prevale a partire dal ‘500 ( dovrei raccontarvi la storia della Chiesa) fino ai nostri giorni in cui si sono ribaltate un po’ le cose, ma, se andiamo a vedere sotto la cenere, ci sono ancora le due radici. Io mi auguro che voi siate di quei cristiani che hanno capito la lezione di Gesù meglio di quanto che non abbia fatto Giovanni.
 


Sabato 25 Giugno,2016 Ore: 12:11
 
 
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