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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org Non rito, ma alimento,di p. Aldo Bergamaschi

Non rito, ma alimento

di p. Aldo Bergamaschi

29 maggio 2016
Pronunciata il 05 giugno 1983
Luca 9,11-17
Il miracolo della moltiplicazione dei pani è quello di far vedere cosa possiamo fare quando siamo uniti nei cuori nel suo nome, qualcosa di molto superiore. Le “Affinità Elettive” la legge del mondo fisico o dei sentimenti in conflitto contro una legge morale entrambe assolute. Ma lassù sarà permesso finalmente di rispettare la affinità.
Il Goethe dice che la morte degli amanti li prepara alla vita in cui sarà possibile il loro amore. Tesi da rifiutare, non è lo specifico cristiano. Qua l'uomo si deve trasformare secondo la metanoia voluta da Gesù. Goethe concepisce il cristianesimo come una serie di precetti che possono creare morte quaggiù. Non ha capito il messaggio; Gesù è la soluzione sull'errore, l'ignoranza, e il cristiano il risolutore che diviene capace mangiando e bevendo il sangue di Cristo. L'Eucarestia non è più un alimento, ma un rito, nella nostra pratica, e già sarebbe tanto se diventasse soluzione come nelle religioni naturali.
Certo la specificità della presenza di Gesù in noi, o la specificità della presenza di Gesù tra noi, non consiste nel moltiplicare il pane, come si racconta in questo episodio. C'è qualcosa di più, la sua presenza in noi dovrebbe renderci capaci di produrre qual pane, che Egli ha introdotto nella comunità umana attraverso il miracolo. Ma se cinquemila uomini dopo aver mangiato il suo corpo e bevuto il suo sangue si unissero secondo quella valenza per lavorare uniti, io mi domando quanto pane potrebbero produrre. Certamente più di quanto non abbia prodotto lui attraverso un miracolo.
Ebbene diciamolo: il miracolo dell'eucarestia nell'ambito sociale dovrebbe essere esattamene di portare cinquemila uomini che credono in lui a produrre, ripeto, secondo quella unione di cuori e di spiriti tali che ci sarebbe da dare da mangiare a mezzo universo.
Certo, se invece noi consideriamo il cristianesimo come una religione, dovremmo ben guardarci di dare statuto di verità al primo passo della lettura, al primo passo che abbiamo letto del Genesi. Come il Dio di Abramo sarebbe benedetto perché gli ha messo in mano i suoi nemici. No non è questo il Dio di Gesù. Allora ecco come Abramo è diventato uomo religioso, ha pagato subito la decima, ha ottenuto favori di ordine estrinseco. Mutamento interiore non esiste.
Detto questo, oggi, sperando di essere più breve delle altre volte, voglio parlarvi di un'opera della letteratura mondiale, molto vicina alla famosa sonata a Kreutzer di Tolstoi, di cui parlai in un'altra occasione. Oggi voglio parlarvi, poiché questo rientra nel discorso dell'Eucarestia, delle Affinità Elettive di Goethe. Molti di voi conosceranno questa opera. Già il titolo è curioso, come mai Goethe dà questo titolo. Questo titolo si riferisce a un particolare fenomeno chimico, scoperto credo, per il quale due elementi, sotto l’azione simultanea di due altri elementi, dotati di certe proprietà si disgregano associandosi con questi ultimi in due nuove coppie per legge di reciproca attrazione.
Il romanzo allora è importante per questo, studia il medesimo fenomeno nell'ambito dei sentimenti umani. Tesi un poco azzardata ma vedremo dalla diagnosi non lontana dal vero.
I quali nostri sentimenti, ognuno faccia l'esame per sé, sono sottoposti a una specie di forza magnetica analoga a quella del mondo fisico. Le anime sono per cosi dire scosse dal profondo da una incertezza esistenziale piena di angoscia; nel mondo umano infatti accanto al sentimento esistono anche altre esperienze non meno assolute, dovremmo dire meglio, altre esigenze non meno assolute, come ad esempio una legge morale.
Quando fra sentimento e legge morale, scoppia un conflitto, non ha più soluzione alcuna dentro al sistema umano. É questa la situazione presente nel romanzo. Breve: da un lato la santità del legame matrimoniale da cui Edoardo e Carlotta sono uniti, dall'altro lato, la forza della passione che dopo l'arrivo di Ottilia e del capitano al castello, sorge quasi inavvertitamente nei loro cuori e li sospinge in una maniera irresistibile verso una nuova aggregazione di spiriti, per cui Edoardo ama Ottilia e Carlotta ama il capitano.
Offesa o difesa del matrimonio in Goethe. Ecco l'interrogativo. Il poeta, così lo chiamiamo, non offre soluzioni, rappresenta una verità incalcolabile della vita, una verità cioè che non può essere ridotta a calcolo alcuno o padroneggiata in maniera assoluta dalla vita stessa. Il romanzo non ha tesi, anche se Goethe dice di avere tenuto presente nel suo discorso il passo di Gesù: “Chi guarda una donna con intenzione di possederla, ha già commesso adulterio con lei”. Certo questo passo suggestionerà Tolstoi in maniera molto più profonda, ma Goethe, probabilmente per salvarsi da una certa critica dice che egli ha presente questo passo evangelico, l'umana esistenza, ciò si evince dal romanzo è esposta alla problematicità e l'autore prova un sentimento di profonda pietà per il sentimento di dolore che ne scaturisce. Tutto, alla fine, trova la sua pace nel seno di Dio.
Attenzione però, vedremo subito come sia fuorviante questo tipo di soluzione. Ma quaggiù, dove passiamo i nostri giorni c'è tormento e necessità, c'è amore e sofferenza e le fiamme avvolgono le anime, le quali si consumano dentro. Sicché al fondo di tutto il discorso troviamo la morte, morte per autoconsunzione di Ottilia, la quale però resta bella come una santa, più simile a una dormiente che a una morta. Poco tempo dopo Edoardo è distrutto dal dolore e dalla nostalgia.
Così riposano gli amanti, sereni nel loro aspetto, mentre gli angeli guardano dalla volta del soffitto sopra di loro. E quanto amabile, dice Goethe, sarà il momento quando un giorno di nuovo insieme si desteranno. E Goethe pare abbia concluso: ma che cosa si può volere di più cristiano di così, non vedete che io porto questi due amanti il cui amore qui è una tragedia, il cui amore nascosto ha creato una tragedia nella loro e nell'altrui esistenza, non vedete, io li riporto salvezza quaggiù. Allora le leggi non permettono certe unioni che saranno permesse lassù.
Ecco la tesi anticristiana che circola all'interno di tutto il romanzo o per lo meno che circola in questo modo strano di chiudere la vicenda. La tesi nascosta pare che sia questa: quaggiù vi sono delle leggi proclamate dalla religione ..... voi vedete che tutto il discorso sull'amore cristiano cade, il cristianesimo come metanoia e rinnovamento cade, quaggiù vi sono delle leggi che non permettono certe unioni, ma lassù queste unioni saranno permesse. É questa la maniera di ingannare gli uomini su “lassù” e di renderli strutturalmente incapaci di creare qualche cosa di nuovo quaggiù.
E adesso portiamo le nostre telecamere su di un punto particolare del romanzo, la dove si spiega cosa si intenda per affinità. É il capitano che lo spiega a Carlotta. Poche battute. In tutti gli esseri naturali osserviamo in primo luogo con se stessi, e poi un rapporto anche con gli altri. Così per esempio il vino si mescola con l'acqua, ma l'olio e l'acqua sbattuti insieme dopo un attimo tornano a separarsi. La maggiore analogia con questo naturale movimento degli esseri animati la presentano le masse che si trovano di fronte al mondo. Le classi, le professioni, la nobiltà e il terzo stato, il soldato e il borghese. Ma queste masse in conflitto fra di loro si possono conciliare per mezzo delle leggi e della morale. Compito delle leggi e della morale sarebbe esattamente: di appianare i conflitti tra queste masse che vi ho elencato, così nel mondo chimico esistono elementi mediatori che valgono a combinare cose che si respingono reciprocamente.
Esempio l'olio con l'acqua si combina mediante il sale alcalino, ... io non so se questo sia vero, cito dal romanzo di Goethe, spero che la chimica. se aveva colto nel segno all'epoca, sia ancora vero oggi .... Ora le nature che incontrandosi si avvicinano subito determinandosi reciprocamente si chiamano, dice il capitano: affini.
Ebbene Goethe non ha capito né la novità cristiana né il ruolo della persona di Cristo, relativamente al mondo dello spirito e anche al mondo della psiche, giacché egli è presente in tutti e due questi mondi. Goethe concepisce il cristianesimo come una religione istituzionale, una religione con leggi e con precetti, che sono poi leggi che creano tormenti e ostacoli, e persino la morte di due creature che si amano, creano morte e creano infelicità. Ma tutto cesserà nel di là, dove sarà permesso ciò che qui non è permesso, vale a dire gli amanti potranno riposare finalmente in pace.
Bene, in questa visione cade la specificità del Cristo come salvatore della persona, il quale a quella persona propone una metanoia determinante per la costruzione di una nuova convivenza quaggiù.
Non mi piacciono questi romanzi che si chiudono dentro alle certose. Ricordate la certosa di Parma di Stendhal. No non mi piace quella morte, quel modo di morire dentro al convento, non mi piace perché con uomini di questa specie non si potrà mai costruire quaggiù ciò che Gesù ha previsto per i suoi discepoli, una ecclesia che sia il richiamo della preparazione del regno.
Gesù Cristo, insomma, se posso utilizzare una immagine, tende a costruire il motore a scoppio per annullare le diligenza e propone di alimentare questo motore con sé stesso, come carburante, per renderlo pienamente efficiente. Le due cose dunque sono legate. Io sono il cibo di questo nuovo uomo, dopo aver costruito questo nuovo uomo, io soltanto posso essere il cibo degno capace di farlo essere ciò che io prevedo che egli sarà Cristo cibo, dovrebbe ottenere nell'ordine sociale tra cristiani effetti simili a quelli del personaggio, che cibandosi di spinaci, estrae da una scatola sempre presente non si sa come, riesce vincitore contro un rivale assai più robusto di lui. Per fortuna di morti non ce ne sono mai e più che altro si tratta della celebrazione di questo cibo. Ebbene questo cibo dentro a questa scatoletta magica, che rappresenterebbe almeno dal nostro punto di vista la grazia, sarebbe esattamente Gesù Cristo che si è dato in cibo e in bevanda.
Gesù Cristo che si è dato in cibo e in bevanda al credente, dovrebbe far sì che questo credente diventi capace di risolvere e non di atterrare un avversario. Perché egli non ha più avversari davanti a sé, se non la lotta contro la ignoranza contro il limite contro l'errore. Ecco di che cosa dovrebbe essere capace il credente che si ciba del corpo e del sangue di Cristo. Ma ciò ahimè non si vede. E allora l'eucarestia è diventata un rito e se rito, non è più un alimento. É un alimento in apparenza, ma è un rito nella sostanza e cessando di essere alimento non sortisce più ciò che Cristo voleva che i suoi discepoli facessero.
Allora si è smarrito Cristo, linfa dell'anima e che cosa abbiamo fatto, che cosa facciamo, lo portiamo in giro per le vie della città a chiedere un ossequio esterno non si sa più a chi. Lo portiamo in giro a chiedere un ossequio non si sa perché e non si sa più a chi. In queste condizioni allora, sarebbe già un guadagno se l'Eucarestia cominciasse a rimettere in equilibrio i singoli colpiti da nevrosi e da smarrimento esistenziale. l'Eucarestia avrebbe un compito pari a quello delle altre religioni. Perché per quanto riguarda i dispiaceri dei singoli, e ognuno di noi ne ha, per quanto riguarda i disastri esistenziali, e ognuno di noi ne trova, i quali vanno poi sempre a finire in una crisi di nervi, per cui, abbiamo quella che si chiama la nevrosi tipo.
Non è un grande argomento questo, ho visto alla televisione una signora dire: Gesù mi ha dato la forza di poter portare serenamente il peso di mio figlio mongoloide ...... Perché cosa credete che coloro che non credono in Gesù Cristo non abbiano la forza interiore per sopportare questi dati dell'esistenza? Ma come non avete occhi per vedere?
Anche un musulmano trova nel Corano la forza per poter resistere alle sventure dell'esistenza.
Ahimè se non riusciamo a fare ciò che è specifico del cristiano, se Gesù Cristo per noi scusate la irriverenza in questo caso, non è come la scatoletta di spinaci che ci rende capaci di fare delle cose assolutamente incredibili da parte della natura umana. Per esempio dei cristiani riescono a mettersi d'accordo se sono nella Confindustria o nel sindacato o degli operai ecco le tre masse di cui parlava Goethe, divise nell'ambito sociale... dico se non riusciamo più a questo, e questo sarebbe lo specifico cristiano, sarebbe la prova che i credenti hanno veramente mangiato e bevuto il sangue di Cristo, almeno questa larva di Gesù Cristo, ottenga ciò che altri principi e altri miti, scusate, ottengono nelle religioni naturali, cioè dare la forza all'individuo di portare il peso della propria esistenza.



Venerdì 27 Maggio,2016 Ore: 23:18
 
 
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