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www.ildialogo.org La Risurrezione: vittoria sulla morte,di p. Aldo Bergamaschi

3 aprile 2016
La Risurrezione: vittoria sulla morte

di p. Aldo Bergamaschi

Pronunciata il 10 Aprile 1983
Giovanni 20,19-31
Questi passi evangelici che hanno una fortissima attrattiva di narrazione, pongono il grosso problema della storicità del racconto. É la resurrezione un avvenimento storico? E allora se è un avvenimento storico che cosa è un avvenimento storico? Ecco vorrei impegnarmi per una decina di minuti se avrete la cortesia di seguirmi, in questa piccola ricerca.
Nel 1969, due autori di spicco, uno l'abbiamo conosciuto anche per talune implicanze poliziesche, il padre Danielou e l'altro un certo padre Grealeu francesi tutti e due, fecero a distanza di un mese, tutti e due affermazioni diverse su questo passo. Dovrei dirvi che Danielou come pensatore, era un pochino gracile. Certo grandissimo conoscitore del cristianesimo primitivo, pagine bellissime che non potremo dimenticare sulle quali io stesso mi sono formato. Ma poi dopo un incontro che ebbi con lui a Venezia, scusate se parlo di me stesso per un momento, mi accorsi che la stoffa del vero pensatore non c'era.
Bene, padre Danielou disse: “la resurrezione di Cristo è un avvenimento storico”. Il padre Groelau disse invece: “Sarebbe un controsenso totale considerare la resurrezione di Gesù un avvenimento storico, nel senso che si dà a questo termine quando lo applica alla sua vita terrena e alla sua morte”. Io mi trovai molto male, di fronte a questi due maestri, poi ho fatto un lungo cammino, ma non è finita, successivamente fu chiesto a Danielou il significato di questo termine storico. E non so se per il tramite di un altro discepolo o di un altro intervento che non saprei citare disse che il termine storico equivale a "reale".
Già le cose cambiano. Si potrebbe dire cosi: è storico un avvenimento che è realmente accaduto in una determinata data della storia. Poniamo il15 di aprile o il 15 di marzo. Pare che la morte di Gesù sia avvenuta il 7 aprile di quell'anno 30 se vogliamo stare a queste date, se è vero che Gesù aveva trentatré anni. Invece per quell'altro studioso qualifica un avvenimento che non solo è realmente accaduto in una determinata data del calendario e in un certo luogo di questo pianeta ma è di per sé conoscibile alla scienza storica. Così la battaglia di Waterloo oppure la esistenza Gesù di Nazareth. Usiamo l'epiteto storico per qualificare ciò che è conoscibile dalla scienza rispettiva. Anche se so benissimo che la parola scienza non andrebbe applicata alla parola storia. Perché per essere sottili dovremmo piuttosto parlare di una conoscenza storica. Una scienza storica esiste solo nel sistema di Hegel ... conosco la questione e sono tra quelli che sostengono che la storia non è una scienza, è una conoscenza, ma è chiusa. Questo lo dico a coloro che insegnano storia a scuola. Per quanto concerne invece il settore che è conoscibile con la fede o mediante la fede o dalla fede, può essere qualificato come reale in opposizione a fittizio o a immaginario. Vedete che abbiamo già ben tagliato qui la torta nelle varie fette. Storicità, realtà, fittizio. Potremmo dire cosi: la fede non dà occhi per vedere, ma apre gli occhi per ben vedere.
Potremmo dire per eliminare, se esistono, le non verosimiglianza. Volevo dire le contraddizioni, e non verosimiglianze. Non procura dunque una certezza storica, la fede; e in questo caso sono più vicino a padre Gruoleau che non a Danielou. Ma la fede può dare la certezza che tale fatto è reale. E così abbiamo recuperato quella distinzione con cui il primo pensatore si è salvato in corner. Sulla scorta di questo vocabolario potremmo dire che la risurrezione in quanto risveglio dalla morte ...ma uso una affermazione non del tutto precisa, dovrei dire dopo tutto quello che ho affermato in questi anni dovrei dire: la risurrezione in quanto vittoria sulla morte, perché non vi venga in mente di concepire la risurrezione come una rianimazione di cadavere.
Allora, la risurrezione in quanto vittoria sulla morte e in quanto esaltazione presso Dio, sono i termini che noi troviamo nei vangeli, non è un avvenimento, storico benché essa sia percepita dal presente, la resurrezione, come un avvenimento reale. Diventa storica nelle apparizioni, e una di queste apparizioni è quella che abbiamo letto oggi nel testo del vangelo e cioè negli incontri vissuti dagli apostoli.
Ma il Cristo che essi hanno di fronte, diciamolo subito, non è il Cristo storico. Il Cristo che hanno di fronte qui gli apostoli nel testo che ho letto, non è il Cristo storico. E oserò dire di più, quanto più gli evangelisti si sforzano di far credere che quello è il Cristo storico, più dimostrano che non lo è. Questa è la tesi che appare chiara dal racconto. La tesi per loro è credere che questo Cristo che dice: pace a voi, metti qua il tuo dito eccetera... fra l'altro poi dice di metterlo, ma non c'è scritto che lo abbia messo, vedete non c'è scritto che l'abbia messo il dito. Ora il Cristo che hanno di fronte non è il Cristo storico.
La fede per loro è credere che questo Cristo che dice pace a voi è quello che hanno conosciuto prima, che camminava, che mangiava eccetera, con tutte le conseguenze. Le conseguenze che cosa sono, non vorrei che qualcuno fantasticasse chissà che cosa, lo posso dire subito in maniera breve. Vi faccio il passaggio della fede, almeno come la intendo io. Potrei anche sbagliarmi. Sarei ben felice che qualcuno potesse correggermi nell'ordine della verità. Allora ecco qui i passaggi.
Questo Cristo è quello, pure non essendo più riconoscibile mediante i sensi. perché se fosse stato quello non ci sarebbe stato bisogno da parte sua di fare tutte queste manovre per farsi riconoscere, lo avrebbero riconosciuto direttamente così come io riconosco quella persona che è lì davanti.
Comporta che questo uomo è più che uomo, dunque figlio di Dio. Ecco, qui è Giovanni che scrive. Allora se questo dimostra che quello era il figlio di Dio il suo messaggio non è un messaggio umano, allora io non ho più a che fare con un codice di morale o con le sentenze di un saggio , ho a che fare con la rivelazione di Dio stesso sulla quale io dovrò da questo momento, modellare la mia esistenza.
Se è vero che io sono un ricercatore della verità assoluta, se io almeno sono una persona come Socrate, il quale aveva la intenzione di modellare la sua vita sulla vita stessa di Dio, qualora questo dio esistesse, e per lui certamente era esistente.
Il difficile era proprio quello di esplorare la volontà di questo Dio in cui io credo. E Socrate è un pensatore delizioso proprio per questo motivo. Per il cristiano non ci sono più mediazioni, ecco qui il passaggio che garantisce che il vangelo non è una somma di precetti o non è un codice di morale qualsiasi, ma è la indicazione stessa di Dio per quanto riguarda l'orientamento della mia esistenza.
Questa è la fede. D'accordo? Forse non ho detto tutto, ma almeno una piccola spiegazione l'ho data.
Per noi invece in cosa consiste la fede? La fede consiste nel riconoscere Cristo attraverso quel racconto.
La frase che spiegherò meglio: "Quelli che pur non avendo visto crederanno". Si potrebbe dire se non vado errato: coloro che hanno solo udito, l'udito poi appartiene alla categoria dei sensi se è vero che abbiamo cinque sensi o ne abbiamo qualcuno in più il sesto senso? Io mi accontento di averne cinque se qualcuno ne ha di più meglio. Dunque l'udito appartiene certamente a uno dei sensi. E allora questo racconto da chi mi viene per così dire letto, da chi mi è scandito, mi è scandito dalla predicazione della Chiesa o dal gruppo che detiene, diciamo questa verità. Da qui la diversità di situazione tra me credente attuale, e quella dei primi cristiani.
San Giovanni dicevo, mette sull'avviso: "Perché mi hai veduto hai creduto beati coloro che crederanno senza avermi visto". I testimoni hanno visto il Signore vivente in una esperienza storica, ma scusate se insisto, non vedono Lui di prima, vedono, sperimentano che quello di prima pur non essendoci più come tale, è vivo. In ciò la sua qualifica, vi dicevo, di figlio di Dio. Concedendo ad essi di riconoscerlo, Gesù ha loro dato la fede. Noi non abbiamo visto ciò che i discepoli hanno visto, ma sappiamo che costoro lo hanno visto e lo hanno visto secondo quella dinamica.
Certo, il grave pericolo e il pericolo ha già avuto le sue verifiche, che qualcuno cominci a pensare la risurrezione come rianimazione di cadavere e insegua questa tesi. Allora si trova nei pasticci come si è trovato san Girolamo, san Agostino e anche san Tommaso. I quali immaginano che la risurrezione sia una rianimazione di cadavere. Dopo si chiede loro: dove è andato a finire questo cadavere. Già è risorto, dicono, non può più morire. E quelli che erano risorti, quelli di cui parla il vangelo, si videro alcuni che erano usciti dalle tombe, o anche Lazzaro che era stato resuscitato, non risorto dico, questi sono morti ancora.
C'è una vera risurrezione? San Girolamo dice sì, sì c'è una vera risurrezione anche se poi muoiono. No figliolo, no san Girolamo anche lui, certamente non pensatore di primo piano. Ma san Tommaso ha cercato almeno la coerenza, dice: questo corpo è salito al cielo .... Dove è andato? Ma da qualche parte sarà andato, sì, ma sarà in un luogo, ma anche questo crea difetto, allora facciamo così: introduciamo un miracolo per dire che questo corpo si è spiritualizzato.
Ehm quanti passaggi, passaggi enormi che comportano anche poi probabilmente una concezione della Chiesa che io non mi sento più di accettare.
C'è chi, come per esempio il nostro amatissimo pontefice, il quale crede e con lui molta parte di cattolici, con questo non voglio creare una divisione nella Chiesa, anzi vi dimostrerò che vi sono già delle divisioni pericolosissime che dipendono esattamente da quello che vi stavo dicendo. Dall'avere insomma della fede una certa concezione. C'è dunque chi crede nella assoluta autonomia del fatto religioso rispetto ai sistemi politici. Perché si dice solo la religione è salvezza. Bravi, ma di quale salvezza parlate, di quella lassù bravi, bravi di quella lassù. Perché tutte le religioni del mondo non vi parlano forse della salvezza lassù?
Ma ditemi la verità, voi vi sentite in ordine con il principio di non contraddizione se una religione vi dice che andrete di là salvi, se farete questi riti; e un'altra religione, no guarda tu andrai lassù se farai questi riti, magari in contraddizione con gli altri. No, dico, vi domando se vi sentite in ordine con la vostra razionalità oppure viviamo come gli animali i quali corrono al primo mangime che trovano. Almeno gli animali non mangiano erbe contraddittorie. Perché l'erba che è velenosa per un asino qui lo è certamente anche in Germania o in Grecia e in tutte le altre parti. In questo caso lasciatemelo dire il cristianesimo diventa religione e in quanto tale, glissa scivola via sull'assetto mondano e lo lascia senza salvezza illudendo i singoli sul modo di accedere alla religione.
Santificatevi dove siete, si dice ai credenti, ma un momento, dove sono i credenti. Ovunque purtroppo. Ed ecco la contraddizione con la guerriglia e con la dittatura. Con i costruttori di armi e con coloro che vanno a Comiso, i credenti sono tra i datori di lavoro e tra gli operai. Tra i dirigenti della Confindustria e tra i sindacalisti, tra i pacifisti e i non violenti e tra i cappellani delle forze armate. Avete capito dove sono i credenti, con questa bella teoria che mi svaluta il cristianesimo e lo porta sul rango della religione. Voi capite poi che la religione, dico religione e il cristianesimo ridotto in religione è sempre stato col più forte almeno ufficialmente.
Dimostrazione breve. Se il servo della gleba protesta, la religione dice: figliolo Gesù ha sofferto abbi pazienza, se il sindacalismo diventa una forza storica che si impone a dispetto di chi voleva invece voleva smorzarlo si dice: sì, Gesù è il primo a dire che noi dobbiamo fare delle giuste rivendicazioni. Vedete che Gesù dice tutto, è pronto a tutto in questa condizione, ma il cristianesimo, diciamolo subito non è religione, dunque irrompe si nella storia attraverso le coscienze dopo averle rinnovate, non dopo averle intruppate. Ma rendendoli capaci per via di unione e non di lotta.
Eliminando dunque quella contraddizione di cui vi ho parlato. In ciò la ecclesia, di risolvere quaggiù ciò che nessun sistema politico e nessuna religione è mai riuscita a risolvere, il rapporto uomo - uomo laddove l'uomo diventa lupo all'altro uomo nel rapporto di lavoro.
Allora Cristo non è il nuovo mito nella psiche del credente, ma ciò che vedete, la forza che rende il credente nuova creatura, capace di fare ciò che nemmeno l'uomo religioso, non parliamo dell'uomo politico, è stato capace di fare.
Il cristiano allora, non è un uomo che ha le giuste credenze in testa, ma un uomo che diventa giusto, perché risolve i problemi della convivenza in proprio e "justa propria pincipia" lasciatemi usare questa frase latina, non aspirando a pilotare le istituzioni, lasciando gli individui dilacerati gli uni contro gli altri imponendo per legge agli altri la propria visione del mondo, aspirazione questa, e lo dico in maniera brutale, aspirazione che affligge tutti i partiti politici, tutte le ideologie e ahimè tutte le religioni.



Venerdì 01 Aprile,2016 Ore: 23:27
 
 
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