- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (304) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Scoprire l’amore del Padre,di p. Aldo Bergamaschi

6 marzo 2016
Scoprire l’amore del Padre

di p. Aldo Bergamaschi

Luca 15,1-3.11-32
I riti di purificazione sono comuni a tutte le religioni e servono a facilitare l'acquisto del passaporto della salvezza 'post mortem' dopo la morte, ma il cristianesimo, diciamo il messaggio di Gesù contiene un concetto, assai più profondo del peccato. Nelle religioni naturali, e ahimè potrei cominciare a dire che anche il cristianesimo si è ridotto al rango di religione, l'uomo avverte che aveva provocato l'ira divina con una data serie di azioni e crede di poterla placare, questa ira divina, con un'altra serie di azioni.
In questo modo si può anche dire siamo in quaresima, facciamo penitenza dei nostri peccati. (sottinteso perché quando saremo fuori di quaresima allora ...). Si concepiscono così le relazioni tra l'uomo e Dio in maniera estrinseca, come se si trattasse del rapporto esistente tra il padrone e il servo o peggio, fra il padrone e lo schiavo. Avete udito il discorso del maggiore: "...non mi hai dato nemmeno un capretto...", vedremo cosa si nasconde dietro a questa frase. Bene, nel cristianesimo fra l'uomo e Dio, questa parabola è qui a gridarcelo, intercorrono relazioni di vita padre-figlio; il mio è tuo; questo “tuo” fratello, mentre invece il maggiore dice: "questo tuo figlio". La fratellanza è tutta perduta.
Col peccato l'uomo spegne in sé questo rapporto che potremmo dire lo rende perfetta immagine di Dio. "Ciò che è mio è tuo" Eh dammi la mia parte....! Ohimè, la proprietà privata... dammi la mia parte: la proprietà privata eretta a idolo. Il peccato allora non si può misurare soltanto col metro giuridico del vilipendio, della ribellione fisica, del rapporto servo padrone, suddito sovrano. No, il peccato non è un semplice infortunio a cui l'uomo stesso pone rimedio con un rito espiatorio fatto di sua iniziativa. Occorre rigenerare se stessi, non placare Dio con dei riti mantenendo il dualismo fra noi e lui, fra la nostra etica immanente (che si esaurisce in quello che facciamo) e la sua trascendenza.
"Ciò che è mio è tuo". E qui si vuole creare il dualismo del dentro e del fuori, quando invece tutto dovrebbe essere casa del Padre. E allora diciamolo con parole chiare, conversione ci vuole, non penitenza! E noi disgraziati predicatori stiamo a questo gioco.
Quando viene la quaresima il gioco è anche facilitato... penitenza figlioli fratelli, sottinteso per surrogare la conversione perché quella è pericolosa, quella è rivoluzionaria. Certo. Ora tornarsene dentro alla casa del Padre e non starsene fuori innalzando riti e templi a Dio, ma a patto di restare quello che noi siamo. Avete capito in che cosa consiste l'astuzia dell'uomo religioso. Rifiutarsi di entrare nella casa del Padre dove il mio è tuo, dove tutto è comune, dove vi è la legge dell'amore e starsene fuori, volendo dimostrare che siamo dei credenti in Dio, innalzando dei templi e dei riti per questo Dio, dentro alla casa del Padre non vogliamo entrare. Ecco l'astuzia dell'uomo religioso il quale non ha nulla a che fare con il cristiano.
L'uomo, l'uomo preferisce un mondo in cui egli possa ballare il suo tango a Parigi, o giocarsi un anno di lavoro a Las Vegas e in cui, dopo aver fatto indigestione di cibi terrestri, ritorna alla purificazione del rito emettendo qualche lacrima di coccodrillo in un luogo chiamato tempio o magari anche confessionale. Ciò che gli dà fastidio è la casa del Padre, dove, certo non ci sono i sollazzi di Las Vegas, e certo dove non c'è la libertà di essere come Dioniso.. Ma l'uomo vuole essere come Dioniso, preferisce farsi un tempietto nella foresta per illudersi di credere in Dio, ma dentro alla casa del padre dove c'è solo fratellanza, e dove non ci sono strumentalizzazioni dell'uomo sull'uomo come a Las Vegas o come a Parigi, questo ecco non lo vuole.
L'uomo vuole essere religioso e non cristiano, vuole accontentare tutte le istanze umanistiche: "dammi la mia parte...". A costo di rendere impossibile la giustizia, la pace, l'eguaglianza in questo mondo. Ma pure volendo entrare nel regno 'post mortem', giacché il regno instaurato qui dà un fastidio maledetto. Nella parabola, si presenta il fasto scialacquatore, l'uso egocentrico della proprietà privata, questo 'jus utendi et abutendi' secondo i canoni del liberalismo eterno, poi la compagnia dei porci. Uno dei capi del sistema liberistico è questo.
Lasciatemi fare una piccola nota, l'alternativa del liberalismo eterno è questa: un mondo in cui tu o sei ricco o sei povero. O sei datore di lavoro o sei lavoratore, o padrone dei porci o mandriano, o schiavo o schiavista. Questa è l'alternativa esistente al di fuori della casa del Padre. E il prodigo esattamente si trova in questa alternativa. Non c'è da meravigliarsi che sia andato a finire in quel modo, forse, se invece di andare a scialacquare subito i suoi danari avesse fatto qualche piccolo gioco in borsa... Capite, probabilmente avrebbe potuto schierarsi dalla parte del possessore dei porci e metterci qualcun altro a fare il mandriano, questa è l'alternativa del sistema liberistico o liberalistico, in cui noi ci troviamo a vivere. Ci conviene sorridere di questa situazione, ma guardate che è una situazione che meriterebbe certamente delle lacrime, ma è meglio ridere.
Dicevo, nella parabola questo fasto scialacquatore, questo fasto egocentrico della proprietà privata, la compagnia dei porci hanno un elemento : del Padre e il suo rifiuto. Così debbono essere le cose al di fuori della casa del Padre, e il prodigo, in ciò elogiato, vede l’effetto di questa sua libertà umanistica e la causa della sua infelicità. Capisce! In ciò la sua conversione, che la catastrofe della sua avventura, o diciamo l'epilogo catastrofico della sua avventura iniziata con la piuma sul berretto: 'dammi la mia parte'. Vediamo cosa saprà fare costui della sua proprietà privata... É dipeso dall'aver perduto il Padre come ideale. Se invidia i servi, ciò non dipende dal fatto che hanno il pane, ma dal fatto che sono in compagnia del Padre, il quale è la vera causa del loro benessere, perché il pane l'avrebbe potuto trovare in un'altra regione non colpita da carestia. E questa è una prima parte del discorso.
Adesso tocchiamo una corda più vicina a noi. abbiamo Esiste una mentalità diffusa che consiste nel credere che per essere buoni bisogna fare l'esperienza del male. Sì, aderito tutti a questa tentazione, io per primo, ve lo devo confessare. Ma potrei farvi una lunga lista di personaggi molto quotati nella storia del pensiero che hanno coltivato questa tentazione e c'è anche qualcuno che poi l'ha teorizzata in una maniera esasperata, sto parlando di D’annunzio, sto parlando di Gide, poi adesso vedremo la collocazione della più grande pensatrice della nostra epoca che si chiama Simone Weil, ora morta si capisce. Non vorrei che confondeste con qualche omonimo. Ciò spiega perché abbiamo un mondo perpetuamente cattivo. Bene se si potesse pianificare questo discorso, si potrebbe arrivare al limite, è una proposta che vi faccio, a stabilire fino a quale età possiamo fare i matti, intesi? Giacché, secondo questa teoria, per diventare saggi bisogna prima essere matti, giacché alla saggezza non si può accedere direttamente; è una tesi tremenda vi rendete conto?
Allora dobbiamo stabilire fino a che età dobbiamo o possiamo fare i matti; questa parola “matti” la mettiamo fra virgolette, così può essere riempita di molti significati, e poi creare una grande area sul pianeta dove sia lecito fare tutto ciò che vogliamo, perfino l'omicidio. Avete capito che cosa propongo? Esattamente questo, ma poi fuori di lì ci si comporti come angeli. Cosi come nella casa abbiamo il gabinetto! Lo teniamo ben pulito eccetera, ma nonostante ciò qualche odore emana sempre. Ma in ogni caso questo è segno di civiltà. Il gabinetto è là, è una piccola parte, una decima parte della casa, là a ricordarci quanto effimeri siamo.
Bene io propongo questo un'area del globo in cui si possa andare a fare tutto ciò che si vuole compreso l’omicidio, perbacco! E poi finalmente quando ci siamo tolti questa pazzia di dosso - ma adesso purtroppo vedremo cosa accade - tornare nell'area fuori da quella stabilita e comportarci come angeli. Il fatto è che se uno diventa alcolizzato, il fatto è che se uno diventa drogato, sessuomane, adultero, pistolero, ladro e cosi via, come farà ad essere un angelo fuori da quell'area? O sentirà il bisogno di tornare in quell'area almeno una volta alla settimana quelle esigenze acquisite per attuare quella bella teoria che per essere buoni bisogna prima essere cattivi?
L'esempio, lo avete in chi impara a fumare, mi scuso con i fumatori, ma debbo grattare nella loro psiche. A un certo momento un piccolo vapore, definiamolo così quel fumo maledetto, intacca a tal punto la persona da rendersi necessario per evitare a questa stessa persona di cadere in una nevrosi più profonda. Mi sono spiegato? E questo è soltanto un esempio per chiarire ciò che stavo dicendo prima.
Adesso vi citerò proprio il pensiero di quella stessa Simone Weil che poi è giunta a una certa conclusione, che io non potrò accettare, ma che mi spiego benissimo. Questa donna, questa pensatrice, morta a trentaquattro, badate ha scritto delle cose che stanno a livello di Pascal o dei grandi geni dell'umanità, è morta a quell’età distrutta anche dal lavoro in fabbrica. Bene,, la Weil esaminando la parabola del prodigo, esaspera questo rompicapo teologico che io vi ho ridotto secondo le sequenze che ho detto e dice: "Bisogna che il giovane fuggitivo spenda con le prostitute la parte che gli spetta ". É sottinteso che anche quelle prostitute sono uscite dalla casa del Padre, tanto perché il discorso valga per tutti, cioè gli uomini e le donne. Quelle sono fuori dalla casa del Padre da un bel pezzo, sono già la per il tango a Parigi... "Egli non farà un passo verso il Padre finché avrà un soldo, l'essenziale è che egli spenda e non guadagni". Certo, certo, ma se invece di scialacquare i suoi quattrini con le meretrici li avesse depositati a interesse in una banca egli non potrebbe mai rientrare nella casa del Padre. Vi rendete conto di ciò che vuol dire questa affermazione? Solo per questa frase darei la patente del genio a questa donna. Non potrà mai più rientrare nella casa del Padre. E sotto questo profilo è meglio che egli vada a mangiare le ghiande con i porci.
Conclusione, il peccato del prodigo non sta nell'abbandonare il Padre e nello sperperare il dono o i beni in attività difformi da quelli per cui la natura è ordinata. No, il prodigo commette il peccato e offende il Padre nel chiedergli la parte che spetta a lui. Egli avrebbe fatto male ugualmente anche se avesse amministrato con saggezza i beni ricevuti. Voi sentite come la filosofessa esaspera la tesi. E poi la Weil termina con questa tesi paradossale: “Occorre signori miei desiderare di divenire come materia inerte per cessare di disubbidire”. Ora, ho visto che un gesuita si è imbarcato a giudice contro questa affermazione, ma prima cerchiamo di capire che cosa vuol dire questa donna in sostanza.
Certo vi dirò che preferisco questa mistica assai vicino al nichilismo orientale, alla mistica cialtrona dell'attivismo occidentale con la quale, strumentalizzando la parabola, si costruisce un concetto di confessione in cui ogni settimana si può fare un adulterio, si può commettere una grave disonestà professionale, una truffa sistematica al fisco, giacché poi si può chiedere perdono. Perché la nostra stoltezza, ha inventato il confessionale. Cioè ha ridotto il concetto di conversione che è chiaro nel vangelo, a quel piccolo sgabuzzino entro cui noi pacifichiamo questo genere di pratica.
Ancora una battuta. Un giorno un peccatore di questa specie mi ha detto, anzi ho preso io l'iniziativa gli ho detto: scusi, ma lei ha messo su il mestiere del prodigo. Speriamo che sia abbastanza geniale questa mia battuta: sarebbe? Mi dice mettendosi in piedi da in ginocchio che era, e io ho proseguito: "Il prodigo è uscito una volta sola dalla casa del Padre, lei invece è uscito ed esce cinquantaquattro volte l'anno tante sono le settimane". "E allora?" egli mi domanda, "Allora lei non ha bisogno di confessarsi ha bisogno di convertirsi, e per convertirsi non c'è bisogno di confessarsi, anzi bisogna astenersi dal confessarsi, perché si confessa senza convertirsi diventa l'abitudinario del crimine, il professionista religioso del crimine".
Ancora, il prodigo, prima si converte e poi si confessa. Ecco l'invenzione della confessione di Gesù, e si converte riscoprendo il Padre e non utilizzando ciò che egli stesso inventerà, vale a dire la confessione. Colui invece che si confessa senza convertirsi mai, chi è? É il maggiore il quale vede il Padre come un tiranno. Egli è dentro alla casa col corpo, ma con l'animo è fuori, anche lui sogna i bagordi.Oh Dio, ma l'abbiamo addosso questa componente. Las Vegas l'abbiamo dentro l'animo, anche lui è la col corpo, ma col pensiero è al Marabù.
Breve, la parabola non è per colui che pecca e si confessa, si confessa e pecca, sto parlando di certi peccati, ma per colui che finalmente ha capito che fuori della casa del Padre c'è il male e la possibilità assoluta del male. E che è religiosità nevrotica questo stare formalmente dentro al bene con il continuo desiderio di uscire verso il male. Perché non si è scoperto che l'amore del Padre è l'ideale che può appagare tutti i desideri nobili della natura umana.
Pronunciata il 13 Marzo 1983



Sabato 05 Marzo,2016 Ore: 15:54
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
La parola ci interpella

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info