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www.ildialogo.org Beati i mendicanti dello Spirito,di p. Aldo Bergamaschi

24 gennaio 2916
Beati i mendicanti dello Spirito

di p. Aldo Bergamaschi

Luca 1,1-4 ; 14-21

Vedete come l’evangelista S. Luca comincia il suo vangelo dicendo che lui si è informato ed è questo in fondo lo stile dello storico informato per bene su i primi passi di Gesù  “ rivoluzionario ” . Non chiedetemi un giudizio ultimo sulla correttezza di S. Luca, il fatto è che tutti gli storici hanno questo proposito: andare a vedere come sono andate le cose. Che poi ci riescano è un’altra questione, o che poi un presupposto ideologico guidi i singoli passi delle loro ricerche, anche questo è un altro problema che non voglio toccare ;  stiamo a quello che viene raccontato. Gesù qui viene presentato un uomo con la potenza dello Spirito Santo, non con la potenza delle spade o della forza, comincia la sua rivoluzione.
La comincia stando dentro alla istituzione che deve essere riformata. Stando dentro fino a che gli viene concesso. Questo è un problema gravissimo, per riformare le istituzioni dobbiamo starci dentro o dobbiamo uscire ?  Ma la posizione di Gesù è quella del vero rivoluzionario che parte dal dato, senza colpi di testa violenti e comincia a insediare la istituzione. Tant’è che appena se ne accorgono …  Di questo passo vi ho letto soltanto la prima parte, ma bisogna poi vedere la reazione di questi signori, cioè degli abitanti di Nazaret che lo avevano visto da piccolo crescere e diventare adulto 30 anni. Questo ve lo risparmio perché lo dovremo affrontare quando capiterà il testo evangelico che narra la reazione di questi signori, i quali in un primo momento come qui applaudono  –  guarda cosa dice costui - l’annuncio della liberazione dei prigionieri in una citazione di Isaia.
Voglio fare un piccolo discorso organico e comincio col ricordarvi una delle lezioni più profonde che l’intelligenza umana, cioè che un uomo ha dato a un altro uomo. Siccome siamo tutti d’accordo che Gesù è figlio di Dio, da lui accettiamo la sua lezione che è quella di un Dio a fronte di uomini che siamo noi. La lezione a cui voglio riferirmi ve la narrerò in maniera molto semplice e concisa: la questione di Platone e il  “ mito della caverna ” . Per pochi studi che abbiate ne avrete sentito parlare, questa è la lezione più profonda più completa tra quelle che l’uomo ha ricevuto da un altro uomo, Platone è un filosofo, ma resta sempre un uomo come tutti noi. Senonché quest’uomo credeva che la vera realtà non fosse quella che si vede, ma fosse quella che non si vede. Da qui tutti i discorsi se Dio esiste o no, sono problemi che molti mi chiamano a chiarire, ma può darsi che l’affronti con una serie di conferenze sulla questione dell’esistenza di Dio e nell’ipotesi non avrei certo la pretesa di dimostrarvi che Dio esiste, ho la pretesa di dirvi tutto ciò che è stato detto su questo tema almeno capire quello che si è detto e ognuno potrà tirare la sue somme.
Uno dei passi più interessanti di tutta l’opera di Platone è questa del mito della caverna. Platone immagina, e lo chiede al suo interlocutore, immagina una caverna in cui uomini sono legati in catena  –  ecco la questione dei prigionieri, della cecità di cui parlerà Isaia e di cui Gesù diventerà il liberatore  –  questi uomini vedono la realtà non direttamente ma mediante figure riflesse, la descrizione molto bella non posso farvela e vi invito a leggerla. In questo mito si sono cimentati i più grandi filosofi della storia occidentale. Ultimo Heidegger che è uno dei filosofi più conosciuti, più citati, tra l’altro cattolico di origine il quale, a forza di ragionare, si è messo in una posizione di incertezze tali da creare tutte le problematiche che oggi circolano nei cervelli dei pensatori.
Platone dice come si trova l’uomo ed è ovvio che il racconto è emblematico e riguarda tutti gli uomini. Noi ci troviamo dunque in una caverna con il volto opposto alla luce che entra in questa caverna, tutto quello che vediamo è riflesso non è diretto. Siamo come dei ciechi che vedono delle ombre e si permettono di dare dei giudizi, si permettono di dare delle definizioni e così tutta la vicenda umana. Poi capita che uno di questi riesce a divincolarsi da quelle catene e un po ’  alla volta si guarda attorno e capisce che c’è una diversità tra le cose come le vedeva lui nella caverna e le cose come stanno nella realtà. Finalmente esce alla luce e vede ancora la diversità fra quello che noi definiamo una cosa, no Platone fa dire a costui, adesso ho capito finalmente come stanno le cose.
Costui nel quale viene adombrato Gesù Cristo, decide di andare a liberare i suoi compagni di corvea nella caverna, per dir loro che sono un mucchio di ciechi e che la realtà è un’altra, via spezziamo le catene e andiamo finalmente a vedere come stanno le cose. Ebbene, quale sarà la sorte di costui dice Platone: quei signori saranno talmente abituati, come le mucche talmente abituate a mangiare quel fieno fatto di carne macinata, che se gli date il fieno buono, queste non lo mangiano, talmente sono contaminate da una deviazione. Non ascolteranno il suo invito e lo uccideranno.
Questa è la sorte che è toccata a Nostro Signore. Non vi racconto la reazione, ma già la conoscete degli abitanti di Nazaret quando Gesù ha toccato alcuni tasti di quello che chiamerò in genere  –  etnocentrismo  –  lo prendono lo portano sul ciglio del monte e lo vogliono gettare giù per ucciderlo.    Queste cose le saprete è la continuazione del vangelo che oggi non troviamo, ma quando arriverà il momento allora vi dirò il motivo per cui quei signori hanno deciso di ucciderlo.    É la vicenda di quei poveri disgraziati che sono giù nella caverna, ai quali tu dici che non è la vera realtà, siete dei poveri prigionieri e ciechi, ma costoro reagiranno in modo tale che siccome gli distruggete tutto il loro habitat, preferiscono uccidere voi, anziché uscire da quella condizione disgraziata.
Mi è rimasto solo un concetto da veicolare ed è la grossa questione delle parole che Gesù dice prendendo il rotolo di Isaia:  “ Lo spirito del signore …  per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione, ai ciechi la vista ” . Gesù è venuto a dichiarare chiusa l’epoca delle religioni, a dichiarare chiuso il Vecchio Testamento. Poi abbiamo iniziato la cosiddetta  “ civiltà cristiana ” , ma haimé, tutto è rimasto come prima, la fratellanza non si vede, ciechi su alcune definizioni lo siamo ancora, lite tra il mondo laico e il mondo cattolico è ancora tutto lì, anzi le cose si sono aggravate rispetto al rapporto fra stato e chiesa nel Vecchio Testamento.
Qui bisogna riprendere tutto da capo, la mia distruzione di quello che noi abbiamo accumulato di male in venti secoli di operazioni mentali, lo faccio nel mio piccolo e nella maniera più garbata, ma con la mano molto ferma. Tanto per farmi un piccolo elogio, tutte le cose che il Papa ha condannato in questi anni io le avevo già affrontate qui da questo pulpito, le stesse cose e mi hanno fatto tacere probabilmente per questo e quelle non erano eresie, anzi adesso risultano un’opera di preparazione. Mi viene anche la voglia di pensare  –  se non fosse superbia  –  che il Papa tramite i canali ordinari abbia anche magari inteso quale era il significato della mia predicazione.
Per esempio, quando ho affrontato la questione del Battesimo, il caso Mortara qui di Bologna io l’avevo trattato, lo so con molta rabbia da parte di alcuni clericali, ma io l’avevo affrontato qui in modo chiaro, tanto che è diventato un motivo di dissidio e di analisi da parte della stampa nazionale. Poi anche il Papa quando condanna queste opere dei cristiani intendeva naturalmente quello che io stesso intendevo. Fatta questa premessa, chiarisco solo un punto, questi poveri  –  intanto sono citati da Isaia  –  e guai a voi se con questa parola intendete i poveri storici. Quelli che noi conosciamo da venti secoli o da quaranta secoli e che Gesù è venuto a togliere. La traduzione delle beatitudini ve la faccio qui ora su due piedi. Guai se questi poveri fossero i poveri storici, perché allora Gesù sarebbe il più marxista dei marxisti, perché avrebbe fondato la lotta di classe, sarebbe pauroso se così fosse. Gesù nella beatitudine chiarisce quali sono i poveri, questa parola deve sparire dalla testa dei cristiani.  “ Beati i poveri in spirito ”  che va tradotto così: Beati i ricercatori - quella parola povero in greco è Tokos, è colui che va in giro con il cappello in mano a mendicare - Beati i ricercatori, i mendicanti dei valori dello spirito, perché di questi è il regno dei cieli.
Vi faccio questa visualizzazione e su questa chiudo. Gesù entra nel mondo e trova i poveri e i ricchi è un dilemma che abbiamo ancora tra i piedi, è inutile discutere, fonda la Chiesa, coloro che accettano il suo messaggio possono essere dei poveri storici o dei ricchi storici ma nell’atto in cui diventano mendicanti dei valori spirituali cessano di appartenere a una classe e entrano nella Chiesa da lui fondata, dove deve cadere l’aggettivo rispettivo, quindi devono sparire i poveri storici, debbono sparire i ricchi storici. Ecco la figura del cristiano, difficile, è quello che ci insegna Gesù signori, non io.
Pronunciata il 21 gennaio 2001



Sabato 23 Gennaio,2016 Ore: 17:05
 
 
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