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www.ildialogo.org Come festeggiare il Natale?,di p. Aldo Bergamaschi

Come festeggiare il Natale?

di p. Aldo Bergamaschi

C’è una insoddisfazione cocente e cioè il rammarico che il grande evento - il Natale - abbia subìto una manipolazione da parte dei suoi gestori che sono i cristiani. L'aspetto scandaloso è, soprattutto, la rivoluzione tradita, il Messaggio annacquato e accomodato alla dimensione del "religioso": questa maschera creata dall'uomo decaduto e presente in altri santuari e in altri omphalos di antico prestigio storico.

Questo Bambino, invece, è venuto a chiudere l'epoca delle religioni - "Dio si adora in spirito e verità" - e degli Stati Nazionali Sovrani - "Ama il tuo prossimo come te stesso" - i quali rappresentano ancora il conflitto collettivo - "Homo homini Lupus" - dell'uomo dionisiaco, prima della scoperta della Legge.
Eppure, tutti i gruppi "religiosi" - incluse le Chiese cristiane - alzano con vigore la propria bandiera, per indicare agli uomini la via della salvezza. Noi crediamo che questo Bambino, oltreché azzerare tutte le "religioni" in quanto cattive mediatrici fra storia e verità, fra essere e dover essere, abbia introdotto una novità esistenziale in cui tra il fattibile e il fatto non deve esserci la mediazione né dei riti, né delle opere, né della Legge. Nessuno, dopo Betlem, può più mettere diaframmi o condizioni all'amore verso il prossimo. Né possono più inventarsi dei cartesiani "medium quod" per accedere alla verità.
Per questo motivo siamo dubbiosi su tutte le proposte di rinnovamento "religioso". Non riusciamo più a sopportare il pestaggio generalizzato dell'acqua nel mortaio. Ci sembra una fatica di Sisifo priva di finalismi salvifici, una effimera autocelebrazione, un erculeo tentativo di tenere artificialmente in vita un cadavere. Forse più che spalancare le porte a Cristo - un Cristo sempre soggettivo o comunque troppo appropriato e spesso trasformato in totem - bisognerebbe spalancare le porte al suo Messaggio da parte di tutti e in tutte le espressioni della vita etica. Non a caso, questo Bambino - che si qualificherà come Figlio dell'Uomo e cioè come esemplare della natura umana tutta e non di un gruppo - ci chiederà di ridiventare fanciulli e dunque di azzerare tutto il fenotipo e, forse, persino il genotipo, non solo su piano individuale, ma anche su piano collettivo.
O i cristiani - nella vita associata - sono il tertium genus (nati da Dio) o sono la quinta colonna ora dell'ateismo pratico, ora del teismo elevato a modello culturale arrogante. La divinità che tutto corrompe è il Dio Mammona - l'opposto del Dio Padre - che ha osato insidiare persino la culla del Bambino di Betlem. Vanno, infatti, i pastori al Presepe e ci vanno anche i Magi; ma tra loro non riescono a fare comunità cristiana. In questo modo il Dio-con-noi è il Dio della contraddizione perpetua perché consacrerà nella "civiltà cristiana" la presenza del povero e del ricco, come se fossero due specie di uomini create da Dio. Hegel affiderà la gestione del tempo a un Dio diveniente e identificherà storia e verità.
L'unico cristiano che ha riproposto l'annuncio di Betlem nel tentativo di rimettere la storia al servizio della verità è Francesco d'Assisi: un povero cristiano senza titoli, all'infuori della figliolanza divina, che dopo un millennio di "religione cristiana" ripropone a Greccio la rinascita del Bambino di Betlem nelle coscienze e l'attuazione del suo Messaggio nella vita pratica. Ma anche Greccio viene riassorbito dalla violenza devastante della "religione" che tutto curva alle proprie dimensioni rituali, rioccultando l'Aletheia (Verità) con l'Orthotes (ortodossia). E dopo altri otto secoli - alle soglie del terzo millennio - stiamo ancora programmando - o aspettando - rinnovamenti e primavere. Ebbene, no, è inutile attendere palingenesi miracolistiche o qualche sbarco dello Spirito Santo sul pianeta terra, prima della fine stabilita dal Padre.
Non bisogna tener d'occhio la parusia, col cuore pieno di rabbia contro qualcuno, ma Betlem, per togliere agli uomini la tentazione di rimettersi in viaggio alla ricerca della verità. I cristiani - se ci sono - debbono dimostrare che Betiem è l'ultimo Natale perché è l'unico. Ogni altra avventura religiosa o politica di salvezza è trito riformismo, misero surrogato di ciò che il Natale di Cristo non ha saputo produrre in chi lo ha creduto e lo crede l'introduzione pacifica di Dio nella storia.
Ai giovani più impegnati che sono spesso demoralizzati perché temono di non avere quasi più nulla da inventare e, quindi, si autoconsumano attorno alle pratiche religiose, prospettate dalle loro guide spirituali come valori salvifici; oppure si autodistruggono attorno ai miracoli della tecnica - vivendoli passivamente come oche ingozzate - diciamo che sì il cristianesimo è già stato inventato da Gesù Cristo - e ciò dovrebbe metterci in guardia nei confronti dei facili glossatori o delle misere contraffazioni - e che il brevetto è tutto descritto nel Vangelo sia pure sotto forma di testimonianza. Ma fino ad oggi - fatta eccezione per soli due santi, S. Benedetto e S. Francesco, presto riassorbiti dall'alta marea del religioso - non s'è visto né il provino, né il primo fac-simile ed è quanto speriamo di vedere nel terzo millennio.
Il brevetto - per chi accede al Cristianesimo per metànoia - è chiarissimo: "Amatevi come io ho amato voi" e cioè "senza profitto". E questo nuovo tipo di rapporto deve verificarsi anzitutto tra l'uomo e la donna (matrimonio finalizzato all'incremento responsabile della specie); poi nel rapporto di lavoro dove avviene l'incontro tra capitale e lavoro e dove si gioca la definizione della eguaglianza e della pace.
Questo ci sembra lo spazio riservato a chi vuoi essere creativo nel sociale; a chi vuole cioè azzerare il rapporto religioso - sempre classista e gerarchico come lo è per natura il liberalismo eterno - e dare origine al rapporto cristiano fondato su di un atto d'amore che esclude tutte le mediazioni galeotte, vuoi religiose, vuoi laiche. Senza dimenticare che Cristo stesso ha detto a coloro che credono in Lui: "Farete cose maggiori delle mie". Si badi: non nel settore della carità ma nel settore della giustizia.



Lunedì 28 Dicembre,2015 Ore: 18:21
 
 
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