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www.ildialogo.org Chi scandalizza uno di questi piccoli…,di p. Aldo Bergamaschi

Chi scandalizza uno di questi piccoli…

di p. Aldo Bergamaschi

27 settembre 2015
Pronunciata il 28 settembre 2003
Marco 9,38-42.44,46-47
Questo passo di s. Marco è molto tormentato, perché probabilmente contiene alcune sovrapposizioni che gli studiosi chiamano storiografiche. Esempio i versetti 44,46-48, dove, dopo l’affermazione di principio, c’è una deduzione che crea qualche difficoltà, infatti la deduzione sembrerebbe sanzionatoria. Esempio: “Se la tua mano ti scandalizza, tagliala; se il tuo piede ti scandalizza, taglialo; se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo”. Questi sono principi efficaci, quindi tutti i peccati – tanto per non lasciare vagare nel vuoto – li facciamo con la vista, con i piedi, con le mani: vediamo, corriamo, tocchiamo con le mani e sono l’antiporta del peccato, perché sono nella tentazione continua di deviare dai loro finalismi. Perché il buon Dio ci ha dato gli occhi: per vedere e non per aumentare la cupidigia e così per i piedi e le mani.
La centrale di tutto è nel pensiero e dobbiamo cambiare quello, non distruggerlo. Per fortuna Gesù non dice come Seneca: Se il tuo pensiero ti scandalizza… Gesù mira al pensiero, cioè a cambiare la struttura del pensiero, cambiamento che noi chiamiamo conversione o metanoia. Nei codici più importanti mancano, su questo passo, le specificazioni successive: “…meglio per te entrare nella vita monco che andare nella Geenna con due mani”. Sono deduzioni didattiche molto efficaci, ma restringono il discorso verso le zone della paura. É qui dove nasce la religione.
Tutte le religioni ammettono le pene dell’inferno, chi sbaglia paga. Colui che ha dato origine a questo è stato Platone (mio carissimo amico) il quale, quando riceve le lamentele di un giovane che gli dice: io mi sforzo di essere buono, di osservare i comandamenti degli Dei, ma vedo che attorno sono isolato, i cattivi mi tormentano e la mia vita diventa impossibile, gli risponde: ragazzo, consolati, perché non c’è solo questa vita, ce n’è un’altra e quei signori che ti rendono impossibile la vita qui, saranno castigati eternamente là. L’origine è esattamente nell’ordine della religione. Platone è grandissimo quando definisce Dio la massima misura di tutte le cose. Diventa religioso quando dice riguardo la misura: andate al santuario di Delfo.
Bisogna trarre le deduzioni e faccio un paragone con Socrate suo maestro: Socrate sta a Gesù, come Platone sta alla Chiesa Cattolica. Esiste la religione Cattolica, come esiste la religione Musulmana e tutte le altre.
Il dire che andranno nella Geenna in alcuni codici importanti non c’è, c’è soltanto l’enunciato del principio, ma l’evangelista ha sentito il bisogno di specificare con categorie sue. Anziché avere un cristianesimo fondato sulla metànoia, sulla conversione, si ripiega sulle minacce dell’aldilà. Paura di soffrire anziché terrore di non essere ciò che dobbiamo essere, di questo non abbiamo paura, eppure noi abbiamo l’obbligo di diventare perfetti come il Padre che sta nei cieli: questa deve essere la sofferenza, non la paura di andare all’inferno. Il cristianesimo non è fondato sulla paura, ma su questo altissimo traguardo che noi fatichiamo ad attuare.
La parola scandalo (greco) vorrebbe dire: ti tende una trappola; oppure: ti crea un blocco per attuare quello che devi attuare. Se una parte di te ti scandalizza, se cioè ti fa deviare dai finalismi, la devi sopprimere altrimenti andrai nell’inferno. Per Gesù, invece, non è questo il punto e traduco: se tu non la sopprimi crei l’inferno quaggiù. Ecco la posizione di Gesù secondo il modo corretto di leggere il passo evangelico. E quando lo scandalo non avviene più solo tra la parte e il tutto di un individuo, ma tra individui e individui, per Gesù il male è inqualificabile. Se qualcuno lo fa è meglio per lui che si metta la macina di asino al collo e si getti in mare. Qualcuno ha ricavato da questa denuncia la legittimità della pena di morte.
Ora vi cito un autore francese del secolo scorso che appartiene alla categoria degli uomini d’avanguardia che hanno preparato un po’ tutta la dottrina sociale della chiesa, è il padre Gratry, che è una figura preminente all’interno dello spiritualismo francese. Quest’uomo ha scritto un libro che ha come titolo La pace e affronta tutti quei problemi che ci affliggono. Ed ecco dove c’è l’attacco, la proposta nei confronti del musulmanesimo e la lettura di questo passo evangelico.
A Damasco nel luglio del 1861, 3.000 famiglie vengono sgozzate, siamo in Turchia e quindi abbiamo ancora l’impero Ottomano e non c’è ancora la rivoluzione di Ataturk. I Turchi si accaniscono contro i Francesi. Cito allora le parole del Padre Gratry: “La Francia in questo momento impedisce materialmente la ripresa del massacro”. La Francia manda l’esercito naturalmente a difendere questi cristiani. Quindi di fronte a questi massacri, dice il Padre Gratry, debbo benedire? No! Debbo amare i figli di Maometto anche se questi ci sgozzano? No! Il Padre Gratry si rivolge allora ai giusti dell’Islam e afferma che l’impero di Maometto è l’organizzazione dell’iniquità sulla terra. Il Corano nega la libertà morale, mantiene la schiavitù, proclama la inferiorità della donna. Noi abbiamo buoi per il lavoro, essi hanno truppe di uomini e di donne per l’orgia. Vedete la condanna?
Conclusione: bisogna abolire l’impero turco, liberare 25 milioni di cristiani. Ma come? Ecco il punto. Cristo ha detto – ed ecco la citazione del Vangelo di oggi –: “Se il tuo occhio ti scandalizza strappalo”, nel seno del genere umano esiste un impero che dà scandalo, l’impero turco, che deve essere gettato nel fuoco. Ecco la giustificazione della guerra santa con un’argomentazione che invece predica il contrario; con una deduzione tratta dal passo evangelico. Badate che è molto sottile questo ragionamento però siamo nel 1860 e l’argomentazione deriva dal Medio Evo.
Il problema è attuale, questo è l’aver messo il dito nella piaga. Il problema è la soluzione.



Venerdì 25 Settembre,2015 Ore: 22:27
 
 
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