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www.ildialogo.org Se uno vuole essere il primo sia l’ultimo di tutti…,di p. Aldo Bergamaschi

Se uno vuole essere il primo sia l’ultimo di tutti…

di p. Aldo Bergamaschi

20 settembre 2015
 
Pronunciata il 24 settembre 2000
Marco 9, 30 - 37
Haimè, che brutto vangelo! Brutto per dire sublime, certo la predica non dovrei farla a voi, ma dovrei farla ai discendenti degli apostoli tutti compresi: Vescovi, Cardinali, Papa; avete capito?
Ecco perché è brutto per me proprio perché è bellissimo e rischierò di incappare in qualche censura. In ogni caso la predica è per voi e per me naturalmente, nella misura in cui essendo cristiani siamo candidati a diventare i discendenti degli apostoli. Così mi sono pacificato con il testo e con voi.
Domenica passata ricorderete che Gesù aveva sottolineato la rinuncia, il rinnegamento di se per coloro che sarebbero voluti diventare discepoli suoi. Adesso, Gesù cammina verso l’olocausto va in incognito, era braccato non voleva che nessuno lo sapesse perché era cercato dalla polizia, diciamolo pure con chiarezza e gli apostoli pensavano di essere ormai vicini all’affermazione del nuovo corso di tutte le cose. La frase di Gesù era forse intesa in senso allegorico. Gesù diceva: “Il Figlio dell’uomo sarà consegnato, sarà ucciso e poi risorgerà”, il discorso per noi è chiaro per loro probabilmente era allegorico, cioè, ci sarà ancora una prevalenza del sistema come usiamo dire oggi, ma poi Gesù trionferà e noi allora saremo coloro che dovranno gestire il nuovo potere.
Quando ero piccolo mi ricordo al mio paese c’era (non vorrei qualificarlo in modo da squalificarne la categoria ) un disoccupato, il quale però si era messo col fascismo aveva un bastone in mano, poi la domenica comandava i giovani e diceva: si fa così, colà, altrimenti lo dico al duce, anzi io sono qui perché il duce mi ha delegato. Un cretino qualsiasi che aveva avuto la parte vincente e si sentiva delegato a ordinare le cose. Gli apostoli probabilmente avevano inteso così e questo ci spiega perché durante il viaggio (vi confesso che non riesco a capire la motivazione) questi signori stavano discutendo chi fosse il più grande. Se la discussione riguardasse le loro persone, saremmo di fronte a dei poveri disgraziati, non credo che loro discutessero chi fosse tra di loro il più grande,questi sono discorsi da ragazzi - non da bambini che sono citati qui nel testo -. Credo che loro, ho riguardato il testo greco e forse un po’ di luce li viene, avevano discusso la scala delle grandezze.
Chi è il grand’Uomo? Questo discorso percorre tutta la nostra storia occidentale. Per essere preciso vi citerò la impostazione del problema come l’aveva fatta Cicerone e da supporre che i nostri apostoli fossero sotto l’influsso di questa mentalità. Ecco qui la tabella delle virtù, al primo posto il grand’uomo è colui che sa parlare, è Cicerone che parla, l’eloquenza, l’attività forense, gli avvocati e Cicerone era un avvocato. Al secondo posto ci sarebbe l’attività politica che poteva essere quella di Ottaviano o Augusto. E al terzo posto c’è l’attività bellica, quella di Cesare. Ma Cesare ha una opinione diversa, al primo posto il grand’uomo è il condottiero è il capitano: Alessandro Magno, Cesare, Napoleone. Questi sono i grandi uomini cioè a dire ai vertici della grandezza, e poi vengono tutti gli altri.
Colui che contesta questa impostazione è S. Girolamo il quale ha scritto un’opera per mettere a posto le cose e per S. Girolamo il grand’uomo è l’anacoreta, tanto per abbreviare, il quale coltiva dei valori spirituali. Se noi mettiamo ai vertici delle grandezze il capitano, il politico, l’avvocato poi via via dovrei citarvi l’elenco che Platone fa che è lievemente diverso. Al vertice Platone mette il filosofo amante della saggezza. Se noi accettiamo questo schema vi domando dove vanno a finire Gesù Cristo e Socrate che sono i pilastri della civiltà occidentale e umana.
Voi sapete che si discute del perché la letteratura pagana non parli di Gesù Cristo o ne parli in tangente, poniamo Tacito e via via altri due o tre autori i quali fanno riferimento a Gesù Cristo, ma citandolo come capo di una setta. Ho visto che qualcuno ha recepito la mia analisi, la risposta che io do è questa. Io no mi meraviglio che la letteratura pagana non abbia parlato di Gesù Cristo perché la letteratura pagana non ha parlato nemmeno di Socrate, la cosa scandalosa è che uno storico come Tucudide il quale era contemporaneo di Socrate e lo conosceva molto bene, quando fa l’elenco delle grandezze ritorna questo schema che vi ho citato che viene addebitato a Cicerone. Tucidide ignora Socrate come se non fosse mai esistito perché quell’uomo non aveva la corazza, quell’uomo non era un condottiero, quell’uomo non era un politico, quell’uomo era uno che agli angoli della strada e faceva dei discorsi sulla virtù, sul bene, sul male, questi erano i discorsi che Socrate faceva ed erano discorsi che Gesù faceva in Palestina e che noi conosciamo perché siamo cristiani, ma che non avevano alcuna rilevanza.
Poi c’è la questione dei miracoli che non voglio qui affrontare il discorso, il mio pensiero lo conoscete, questi miracoli sono stati elevati a quel rango dagli evangelisti e così poi come Socrate è stato valorizzato da Platone e da altri due autori, punto e basta. Ma la grande letteratura, dico Tucidide che è il massimo degli storici non ne fa parola. Voglio concludere il discorso che a memoria farei fatica a ricordare me lo sono trascritto, sono quattro righe, dove Cicerone dice a conclusione di quell’evento: “Se dunque non potremo difendere cause, tenere adunanze, fare guerre, siamo noi, la massima parte di noi, donne e bambini esclusi (ecco la valorizzazione di Gesù dei bambini) dobbiamo sforzarci di osservare quelle virtù che sono in nostro potere come la giustizia, la fede, la verità, la modestia, la temperanza perché facciano meno desiderare ciò che ci manca”.
Questi possono essere grandi uomini senza attuare la giustizia, senza conoscere cosa è la fede come parola data, la liberalità, la modestia e la temperanza, ecco la orribile conclusione, questo saremmo tutti noi al di fuori di queste grandezze. Adesso per farvi ridere un po’ un episodio che riguarda il famoso generale De Gaulle, si dice che abbia fatto costruire nel suo paese natio una cappella in onore di Gesù Bambino: Il generale era cattolico osservante e fece scrivere un epigrafo sulla cappella: “Il grande De Gaulle al piccolo Gesù”. Il parroco allora gli fece osservare che questa poteva apparire una irriverenza, fatti chiamare i suoi consulenti corregge in questo modo: “Il primo cittadino di Francia alla seconda persona della Trinità”. Come non mi meraviglio che i nostri apostoli discutessero fra di loro chi era il più grande, un generale, cattolico, osservante osa scrivere… ha il sapore della barzelletta, ma pare che sia proprio vero…Il primo cittadino di Francia alla seconda persona della Trinità, vi rendete conto? Ora, il veleno in coda come si dice.
Vi ho detto come l’assemblea dovesse essere di vescovi, papi e di cardinali. Prendo il caso di Innocenzo III contemporaneo di S. Francesco, la cui festa ormai è vicina. Questo Innocenzo III muore nel 1216 e prima di lui i papi si chiamavano “Vicari di Pietro” e lui, briga e briga nel suo bollario toglie il titolo e lo sostituisce con quest’altro: Innocenzo III Vicario di Cristo. Io non contesto teologicamente questa affermazione, però le motivazioni che lo hanno portato a scegliere quel titolo e a rifiutare quell’altro che era su linea evangelica, quelle pagano dazio. Tu sei vicario di Cristo deduci delle dottrine che non si confanno a quella alta verità. Le dottrine meno logiche, per esempio ve lo cito perché adesso con la chiesa di occidente si sono deteriorati e ricava, Innocenzo III, la superiorità della chiesa latina su quella greca opponendo il supplizio di Pietro a Roma, inteso come Cristo crocifisso nella persona del suo vicario, la oppone al supplizio di Cristo che ha sofferto solo a Gerusalemme.
Signori, chi conosce un po’ di logica vede a che punto siamo arrivati, per dichiarare la superiorità, la chiesa latina trova questo arzigogolo, questo sofisma per dimostrare che Dio è Gesù muore due volte suo vicario, mentre a Gerusalemme una volta sola. Ditemi se questi sono argomenti degni di un papa e questa sarebbe la prima stortura, oppure quando costruisce la dottrina del potere indiretto. Potere indiretto contro cui gli anticlericali di oggi hanno molte cose da dire e non sono qui per dar loro tutti i torti, questa questione del potere indiretto, il tentativo di dominare tutti i principati del mondo i quali dovevano ubbidire al vicario di Cristo. Queste sono deduzioni che vanno al di là della esattezza della formula, la quale può anche essere teologicamente giusta, però le deduzioni che ne furono fatte pagano molto dazio e non certo la mia approvazione.
Dovrei ora spiegarvi la scenetta molto bella di Gesù che prende il bambino che voleva dire il nulla in poche parole. Poi la questione del potere e avrei bisogno di tempo. Una volta ho avuto una discussione con un avvocato e gli ho chiesto se per favore mi definisca la legge. La legge e le istituzioni sono emanate….no! La legge si definisce così, la legge: è Ordinatio Rationis punto e basta. La legge è un ordine, un comando della ragione non del tale dittatore e neanche del tale papa e di nessuna autorità al mondo. Vedete qui in Italia ogni sei mesi la magistratura cambia i connotati della famiglia, l’adulterio era un male poi non è più un male e via via. I magistrati, poveri disgraziati ho pietà di loro proprio perché non hanno il punto di riferimento, non dico che debba essere quello cristiano, dico debba essere quello razionale, ma il razionale dove è? L’abbiamo perduto radicalmente. Mi rivolgo a voi cristiani perché il razionale deve commisurarsi al Logos, vale a dire a Gesù Cristo che è esattamente il pensiero, la ratio assoluta di Dio che per noi fa testo.



Sabato 19 Settembre,2015 Ore: 11:02
 
 
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