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www.ildialogo.org L'omelia del 16 agosto 2015,di p. Aldo Bergamaschi

L'omelia del 16 agosto 2015

di p. Aldo Bergamaschi

Pronunciata il 17 agosto 2003

Giovanni 6,51-58
Gesù è il Logos, cibo del pensiero

Questo passo evangelico contiene molti riferimenti che tenterò di leggere in chiave corretta. Passo,
carico di riferimenti fisicistici con un continuo correre sul filo del dramma: “la mia carne, il mio corpo, il mio sangue”, riferimenti molto pericolosi. Vi farò vedere cosa è accaduto storicamente, riguardo la presenza di Cristo in noi che, per altro, è necessaria per la salvezza, così come è necessario per la nostra vita, mangiare tanto cibo e bere tanta bevanda al giorno.
Prendiamo la prima lettura: è presa dai Proverbi, un libro molto vicino alla venuta di Cristo.

La Sapienza a chi è privo di senno dice: “venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato. Abbandonate la stoltezza e vivrete, andate diritti per la via della intelligenza” (9,4-6). C’è l’invito a nutrire con il fosforo il cervello come organo, ma per il cervello come intelligenza è un’altra cosa. E come si nutre l’intelligenza? Qui si ricorre all’immagine del pane e del vino. Ma come la mettiamo con la seconda lettura dove avete sentito San Paolo esortare gli Efesini: “Non ubriacatevi di vino” È evidente che non si può nutrire il pensiero con il vino materiale che porta alla sfrenatezza, ma “… siate ricolmi dello Spirito …” per nutrire il cervello inteso come pensiero. Non è il vino in sé che è male, ma l’ubriacarsi di vino. (Pensate alle donne che oltre tutto hanno la responsabilità della maternità e della discendenza). L’ubriacarsi è male perché
riduce la ragione! Le sfrenatezze di cui parla San Paolo sono proprio la conseguenza della perdita della
ragione.

Vi citerò adesso il caso di Platone il quale aveva un amico che si chiamava Cefalo ed era un
ubriacone. Un giorno Platone passando lo vede dentro a una bettola a bere vino, entra, lo saluta e gli fa capire che sbaglia a bere e dice a Cefalo: “il male non è nel vino, il male è nell’abitudine”. Cefalo fa finta di non capire. Allora Platone aggiunge queste parole: “è l’abitudine che supera i confini del razionale”.

Gli Apostoli hanno mangiato e bevuto Cristo nell’ultima cena, con le parole che diciamo alla
consacrazione: “Prendete e mangiate e bevete questo è il mio corpo e il mio sangue”. Gli Apostoli non hanno capito il significato “della manducathio”, di quel mangiare e di quel bere e si addormentano mentre Gesù prega nell’orto degli ulivi. L’avevano mangiato in maniera fisicistica, si addormentano, lo tradiscono ecc. Ecco come finisce la manducathio fisica.

Nella congiura di Catilina - episodio interessante della storia romana - era la prima rivolta all’interno del sistema. Catilina chiama i congiurati e dice loro: perché l’unione nostra sia profonda e unitaria per fare quello che dobbiamo fare (la congiura), prendiamo una coppa e ognuno di noi si faccia un taglietto nella vena del polso e lasci cadere del sangue nella coppa. Alla fine ognuno ne beve un sorso creando l’unità dei congiurati.

Tutti avrete sentito parlare del Carroccio, (comuni Lombardi) ebbene sul Carroccio mettevano l’Eucarestia con l’ostensorio, retto da un prete, pensando in un Cristo potente e in grado di respingere i nemici, e non colui che cambia il cervello o il pensiero.

Cesare Beccarla, parente di Alessandro Manzoni, ha scritto “Dei delitti e delle pene”, ed è il primo che prende posizione contro la pena di morte. Adesso anche il Vaticano condanna la pena di morte, mentre il catechismo non è ancora bene ripulito. Ecco come si esprime Beccaria circa “la vivente società cristiana” e porta l’attacco sulla contraddizione della pena di morte sostenuta dai teologi cristiani. Cito: “I ministri della verità evangelica lordando di sangue le mani che ogni giorno toccavano il Dio di mansuetudine, non sono l’opera di questo secolo illuminato che alcuni chiamano corrotto”. In questo caso si allea con l’illuminismo perché la ragione in realtà condanna una contraddizione. Beccaria non era un ateo, ma un povero cristiano che conosceva molto
bene i testi della rivelazione cristiana.

Cito ora la parte ultima del passo del Vangelo di oggi che raddrizza tutto il discorso rimasto nell’ambiguità: “Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me”. Gesù è il Logos (il pensiero) di Dio fatto carne e in questo senso è cibo del pensiero, del nostro pensiero, logos con la elle minuscola, con il quale noi leggiamo, giudichiamo, interpretiamo tutta la realtà. Occorre alimentare il nostro pensiero con gli insegnamenti del Logos, quelli
che vi sto frazionando ogni domenica qui e il principale “amatevi come io ho amato voi”: senza profitto; uomo-donna; uomo-uomo nel rapporto di lavoro; uomo-uomini nel rapporto politico.

Chi si alimenta in questo modo darà alla sua vita un orientamento di valore eterno.



Venerdì 14 Agosto,2015 Ore: 07:56
 
 
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