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www.ildialogo.org L'Omelia del 14 giugno 2015,di p. Aldo Bergamaschi

L'Omelia del 14 giugno 2015

Pronunciata il 16 giugno 1985


di p. Aldo Bergamaschi

Marco 4,26-34

Gesù aveva un doppio modo di esprimersi? Con la folla raccontava delle parabole. La parabola si avvicina molto al linguaggio orientale. Non so che cosa avrebbe detto Aristotele se avesse ascoltato questo modo di esprimersi, dove cioè i concetti navigano dentro alle immagini. Noi diciamo che con il pensiero greco c'é stato un progresso circa la specificazione e la delimitazione di ciò che è il mondo del nostro pensiero quando si trasmette agli altri. Concetti e non immagini. Ma forse le parabole di Gesù avevano esattamente il compito di agganciare l’attenzione di gente che altro linguaggio non conosceva forse, con i discepoli usava invece il linguaggio della chiarezza concettuale dove cioè le idee non vengono mescolate con le immagini, ma vengono dette così con la pura parola, anzi scegliendo quelle parole che sono più adeguate al concetto che si vuole esprimere.
E allora che cosa avranno capito i discepoli, che cosa avrà capito Marco? Mi sto domandando cosa avrà capito Marco dai racconti appunto dei discepoli. Guardate: queste due parabole che apparentemente sembrano innocue contengono una violenza, di cui oggi vi parlo, che se non é colta nella propria specificità rischiano di diventare il manifesto di tutte le guerre e di tutti gli etnocentrismi possibili in questo mondo.
Vediamo che cosa forse voleva dire Gesù con la prima: “Il regno di Dio è una iniziativa che viene dall'alto, è un seme gettato dentro alla storia”. Ma attenzione: quando parliamo di storia, non dobbiamo intendere le istituzioni! Quando Parliamo di storia dobbiamo intendere il mondo umano, vale a dire la razionalità individuale e sull'altro versante la coscienza della persona.
Un seme non lo gettate su di un sasso, ma sulla terra! Ecco che cosa vuol dire allora questo seme gettato dentro la storia e lì dentro quella coscienza, dentro a quel pensiero deve operare i suoi rivolgimenti.
Il pericolo di chi ascolta un discorso di questo genere, è il miracolismo, vale a dire pensare l’intervento di Dio nella storia in maniera miracolistica, di tipo esterno, in cui Dio si mette a capo di un esercito o delega qualche capitano a rappresentarlo. La lettura che il Vecchio testamento fa di Dio all’interno della storia é di questa specie. Allora facciamo attenzione, o questo flusso è interrotto, e voglio credere che Gesù utilizzasse le parabole per spezzare questo flusso maledetto, o diversamente ahimè anche l’evangelista Marco si è rimesso all’interno di questa logica. E allora abbiamo il cristianesimo che abbiamo sotto gli occhi. Una forza storica in mezzo alle altre forze storiche che da delle gomitate, e cerca uno spazio per non essere travolto da altre religioni, da altri ideologie che hanno dentro il loro ventre lo stesso germe di corruzione.
Il Regno di Dio, vuol dire Gesù, è come la vegetazione in un deserto, lo fa diventare un'altra cosa, una novità senza colpo ferire, senza conquistare nulla ma trasformandolo. Mentre Alessandro Magno conquista terre e terre deserte, allarga il suo dominio, ma non introduce nulla di nuovo. Ecco il parallelo nell'ambito storico. Gesù verrebbe a dire: coloro che credono in me hanno un solo compito, non quello di dominare il mondo, non quello di divulgare in tutto il mondo se stessi, ma di mostrare attuata la mia parola. Questo seme deve dare al deserto la pianta, non deve pensare di dominare tutta la terra. Questa è la logica di tutte le religioni, il mondo oramai é diviso in tre o quattro fette. Diceva un musulmano: é vero voi cristiani siete ottocento milioni, arriverete a un miliardo tutti insieme, ma noi musulmani siamo più di un miliardo.
C’è sotto la concezione della religio armata come diventò il cristianesimo nel medioevo, e non a caso il filosofo Garaudy si è fatto musulmano. Leggevo in questi giorni che: “L’aderire al cristianesimo si incrementava la perfezione personale e non la perfezione sociale!” Ed è vero, dopo aver detto che le ideologie vogliono conquistare soltanto lo spazio in questo mondo. Maometto, dice: “Che non ha distinto perfezione personale dalla perfezione di gruppo”. Ma caro filosofo, ci vuol poco a capire che questa è proprio la debolezza che non posso accettare perché 'eo ipso' questa concezione porta alla religio armata. E allora ecco la presenza di Dio nella storia attraverso la conquista, attraverso il dominio, attraverso cioè l’imposizione. E sul fronte laico non c'é bisogno di dirlo, abbiamo appunto la lezione Hegeliana che poi è assunta pari pari da Marx e che poi viene assunta dal comunismo ufficiale. Qui non parlo male, qui dichiaro soltanto dei fatti, il quale comunismo trasformandosi in una ideologia è diventato a sua volta una religio armata. Dove non ci si propone più di risolvere i problemi, ci si propone di occupare lo spazio e questa purtroppo è la dannata situazione in cui vengono a trovarsi anche i partiti, dentro alla nostra italietta.
Una decina di partiti che fanno le coltellate non per risolvere i problemi, ma per vedere di occupare lo spazio, perché si parte dal presupposto che tutto sarà risolto quando comanderemo noi, la minestra sarà buona quando la daremo con il nostro mestolo perché il mestolo degli altri no, quello non dà la minestra buona.
Seconda parabola. Viene il sospetto che Marco abbia tradotto in linguaggio etnocentrico le immagini di Gesù che tendevano a presentare il messaggio come una novità e non come una conquista. Vorrei farvi un esempiuccio per farvi capire ancora meglio questo concetto, sperando che il mio non sia un linguaggio parabolico. Ecco gli esempi. Già Aristotele li guardava con sospetto, perché molte volte tradiscono il concetto, ecco perché dobbiamo essere sempre alla ricerca appunto del pensiero puro.
Come si fa a fare sparire dalla circolazione le diligenze. Mi metto nei panni di coloro che vivevano un secolo fa. Per fare sparire le diligenza, spariamo e uccidiamo tutti i cocchieri del mondo e cosi finalmente queste diligenze spariranno dalla circolazione. No, disse Barsanti, le diligenze io ve le faccio sparire senza colpo ferire, io inventerò il motore a scoppio. Ecco con chi ha fatto la guerra Barsanti, ha fatto la guerra contro la ignoranza e ha inventato il motore a scoppio, che supera le distanze senza bisogno di cavalli di null’altro fuorché di un poco di petrolio. Ecco quali sono le vittorie, le vittorie sono le soluzioni e non le conquiste.
Marco è espressione di una comunità e allora viene il dubbio che questa seconda parabola, sia un po' contaminata, soprattutto con la citazione dell'ultima frase. Poi con la falce in mano, quando viene la mietitura, qui c'é un riferimento al profeta Gioele di cui adesso vi parlerò appunto insieme ad Ezechiele che viene citato nella prima lettura.
Dunque la seconda parabola è frutto della comunità cristiana? Qualcuno tende a pensarlo, perché in essa sarebbe nato il secondo vangelo, cioè quello di Marco. Questa comunità cerca la consolazione in questa specie di crescita del seme gettato da Gesù. É piccolo questo seme, ma può diventare anzi diventerà un albero dove gli uccelli nidificheranno Ve lo diciamo noi, state tranquilli, vedete la tentazione etnocentrica? L'Evangelista pensa probabilmente a Ezechiele e all'inserimento di tutti i popoli nella Comunità di Gesù. Dunque sarebbe questo il trionfalismo etnocentrico.
Per dimostrarvi come la tentazione di pensare il proprio gruppo come prescelto da Dio, per portare la salvezza al mondo, questa è la parola ma è ovvio che bisogna tenerla dentro al criterio di Gesù. La parola salvezza, invece, noi la trasformiamo sempre in una occupazione di tipo etnocentrico. Adesso vi citerò questi due profeti. Ezechiele, sentite cosa dice Dio a Ezechiele nel vecchio testamento. Al Faraone re d’Egitto e ai suoi sudditi dirai così: “A chi credi di essere simile nella tua grandezza (è il piccolo che dice al grande: tu chi credi poi di essere). Attenzione hai visto cosa é successo alla Siria, il re degli Assiri, Nabucodonosor, era un cedro del Libano, bello di rami e folto di fronde, aveva superato in altezza tutti gli altri alberi. Fra i suoi rami fecero il nido tutti gli uccelli del cielo. I Platani non erano neppure come uno dei suoi rami, per dichiarare la grandezza di quell'impero “Bello lo aveva fatto Dio”.
Introdurre Dio nella storia a sproposito, lo si introduce per fare e per disfare: “Era invidiato da tutti gli alberi dell'Eden, però il suo cuore si era inorgoglito per la sua grandezza e io lo rigettai a causa della sua empietà, l'albero è fatto a pezzi, sui suoi resti si posano tutti gli uccelli del cielo, ma la cosa é diversa, prima gli uccelli andavano lì a fare il nido, adesso gli uccelli di fronte all'albero abbattuto vanno a prendere un punto di riferimento, ma l’immagine cambia, anche tu sarai precipitato insieme con gli alberi dell’Eden nella regione sotterranea”.
Se noi concepiamo Dio in questo modo, il sospetto è grave e nell'ipotesi che tu concepisca la chiesa come un albero più o meno simile a quello di Nabucodonosor o del Faraone, non potrà forse accadere la stessa cosa a questa chiesa se tu la immagini come un regno che si divulga nell’ordine della grandezza e non é un Regno dove si risolvono i problemi. Ecco il dubbio, ed ecco probabilmente la tossina etnocentrica che circola dentro alle due parabole. In questo caso bisognerà aguzzare bene l'occhio per capire come Gesù aveva enunciato le due parabole e come invece ci sia poi la sovrapposizione storiografica che è tipica del gruppo già costituito.
In questa concezione veterotestamentaria, che rischia di infiltrarsi all'interno della concezione di Gesù, Dio è Concepito come un essere onnipotente che ronza attorno alla storia con dei fini da raggiungere. Forse molti di noi concepiscono Dio così, forse molti bambini ai quali insegniamo la storia sacra o ai quali abbiamo spiegato il concetto di Dio concepiscono Dio in questo modo. Dunque un essere onnipotente che ronza attorno alla storia con dei fini da raggiungere. E così la storia diventa una catena di consegne che non prevedono mai l’affratellamento, ma una affermazione messianica di parte.
Ma si può prevedere l’affratellamento se noi prevediamo di occupare tutto lo spazio e non di risolvere i problemi? Questo lo dico al cristianesimo storico, lo dico al musulmanesimo e lo dico alle altre religioni e lo dico alle ideologie che hanno come punto di riferimento la fratellanza e la giustizia. Ecco io mi domando: con un Dio concepito in questo modo se sia mai possibile raggiungere la fratellanza. No, c'è solo un'idea nella testa, il dominio messianico di parte, il grande albero su cui tutti gli uccelli del mondo dovranno andare che dovrà fare ombra a tutto l’universo.
Gesù rifiuta questa concezione di Dio e comincia a chiedere agli uomini una metànoia. Non a caso mi viene in mente adesso, quando comincia la sua predicazione dice: “Il regno di Dio é vicino, convertitevi, convertitevi”. Ecco adesso comincio a capire qualcosa. Dunque non c'è da imporre il nostro gruppo a tutti gli altri gruppi, ma il gruppo cristiano che è gruppo soltanto in apparenza, dovrà risolvere i problemi non risolti, ossia dunque dicevo una presenza di Dio non nella storia intesa come un campo di manovra, cioè come un puzzle. Ci saranno ancora in giro questi puzzle, dove si possono costruire varie figure, mettendo insieme questi pezzi di cartone che sono ritagliati in un certo modo. Per cui si vede l'abilità del bambino nel tirar fuori il disegno.
E la storia sarebbe concepita in questo modo, un Dio che si dà da fare a mettere a posto dei pezzi a scartarne altri a tenere divisa l'umanità i buoni e cattivi e a mettersi lui a capo dei cosiddetti buoni. Dunque la presenza di Dio, dicevo, non é nella storia, nella visione di Gesù, ma nella coscienza, intesa come luce universale. E il Dio di Gesù è presente come un ideale da attuare non come un capo che guida un popolo contro un altro popolo, come se il mondo umano fosse una foresta vergine in cui la lotta per l’esistenza è spietata. Oppure nel mondo vegetale o animale, dove appunto la lotta per l'esistenza è senza quartiere. Ma voi mi direte: e quel mondo non lo ha creato Dio? Ma dobbiamo distinguere ciò che è il mondo infraumano e ciò che è l'uomo.
Questo ha creato grossi problemi alla mente umana. Come mai il lupo mangia la pecora, i pesci grossi mangiano i pesci piccoli. Questo sistema è frutto di una mente o no? Certo il teista non ha difficoltà ad ammetterlo, il filosofo che mise in difficoltà il teista, è stato Hegel, il quale ha detto: voi teisti dite che Dio ha creato il mondo perché non volete ammettere che Dio sia presente anche nella storia e allora, perché non dobbiamo paragonare la partita di caccia di uno sparviero che di buon mattino si lancia dalle rocce e va a cercare gli uccellini più piccoli e li cattura e li porta nel suo nido, cosa avete da obbiettare? Niente. Perché dunque non possiamo paragonare tutto questo al mondo della storia, dove un Napoleone parte e dice: io vado ad occupare tutta l'Europa. La sua partita di caccia sarebbe questa.
Certo i teisti insorgono e dicono che Napoleone commette degli omicidi, ma non che se voi non ammettete che Dio è presente nella storia cosi come è presente nella natura, voi cadete in una gravissima contraddizione, perché non sapete più spiegarvi queste cose. Queste cose si spiegheranno con la cattiveria umana, ma non è ancora una buona spiegazione, perché vedevo che un umorista in questi giorni faceva chiedere al suo protagonista, faceva chiedere a sua moglie, cosa sono le figure di Altan. Faceva chiedere a sua moglie quello che ha il naso arricciato, non riesco a capire chi sia il mandante di tutte le sciocchezze che io faccio. Il mandante sei tu, a seconda che noi abbiamo della libertà umana una certa concezione oppure un'altra
Spero di avere detto quel minimo che possa mettervi sull'allarme leggendo queste due parabole, cosi semplici, cosi brevi, cosi anche chiare sotto un certo profilo, ma ripeto contaminate forse da questa mentalità etnocentrica



Domenica 14 Giugno,2015 Ore: 11:54
 
 
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