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www.ildialogo.org L'omelia del 7 giugno 2015,di p. Aldo Bergamaschi

L'omelia del 7 giugno 2015

Pronunciata il 18 giugno 2006


di p. Aldo Bergamaschi

Vangelo: Marco (14,12-16,22-26)

Avrete notato come in questi racconti a partire dall'esodo, dalla lettera agli ebrei di S.Paolo e poi nel testo evangelico, vi sia da parte dell'uomo, una esigenza, direi infantile, di toccare, di avere dei riti che ricordino con efficacia ciò che probabilmente, il nostro spirito non é capace di tenere vivo di fronte a sé. Badate, i sociologi ci dicono che abbiamo dentro di noi dei modelli culturali più solidi dell'acciaio e della pietra, eppure, proprio perché questi modelli si solidificano alla maniera delle pietre e del ferro, rischiano di depredare l'uomo che é essenzialmente spirito (animale sì ma razionale, dico che é essenzialmente razionale) lo degradano verso la cosiddetta cosificazione. 
Una cosa curiosa, questi patti continui con il popolo ebraico, le parole non bastano, poi bisogna scriverle sul sasso, poi minacce, poi pena di morte, e così di seguito, dico che questa strana mentalità ci dice che forse abbiamo bisogno di riti più di quanto non ce ne sia bisogno. 
Allora la domanda é questa: e Gesù si é dato lui come segno toccabile mangiabile e bevibile per dare soddisfazione a questa forma di infantilismo oppure siamo stati noi che mediante opportune virate teologiche ci siamo cacciati in una forma di cosificazione disastrosa per quanto riguarda appunto la nostra capacità di tirarci fuori dal male entro cui siamo essenzialmente collocati, e chiusi?
Guardando le due relazioni, quella di S.Marco qui, più semplice e quella poi di S.Paolo e quella degli altri evangelisti, mi é venuto un dubbio persino su queste parole sacrosante, m'é venuto il dubbio che ci sia stata una qualche manipolazione, se poi questa presenza di Gesù nell'Eucarestia ha finito per diventare una cosa, una cosa che é tipica del miracolismo infantile inseguire e ricercare. 
Adesso per dimostrarvi come questo discorso della presenza di Cristo nell'Eucarestia, abbia travalicato per secoli, direi per un millennio e mezzo. Oramai il centro dell’attenzione non sono più le chiese istituzionali, nemmeno i sacramenti; la teoria che folleggia, che furoreggia é quella del fondamentalismo, e occupa tutti gli strati cattolici, protestanti e via via tutte le sette e questo accade anche nel musulmanesimo, allora lasciamo stare le cose perché potremmo avere delle sorprese. Se io domandassi: ma tu ci credi nell'Eucarestia; mi rispondereste: sì, ci credo, ma se successivamente io domandassi: secondo te come avviene la presenza oppure come si stabilisce questa presenza di Gesù Cristo nell'Eucarestia, allora Dio ci salvi. 
Verso l’anno 1000, dunque dopo l000 anni di cristianesimo, dopo 1000 anni che Gesù aveva detto quelle famose parole troviamo il primo contestatore, che si chiama Berengario, il quale sosteneva che il corpo e il sangue di Cristo non erano presenti realmente nell’Eucarestia e il sangue e il corpo sarebbero soltanto dei simboli. 
Quindi, nel pane e nel vino é presente solo la virtù soprannaturale di Cristo e si distinse fra corpo fisico e corpo sacramentale di Cristo. Vedete, quando piove la contestazione, i cervelli si mettono in moto per chiarire taluni concetti, d’accordo, egli fu dichiarato eretico però mise il dito sulla piaga. Se noi accettiamo una presenza fisica tout court andiamo incontro a grossi dispiaceri perché troviamo problemi di difficile soluzione. Allora si corre ai ripari e si distingue un corpo fisico e un corpo sacramentale, e ancora oggi diciamo che la presenza di Gesù é una presenza sacramentale, e poi si deve dire che c'é tutto il Cristo, ma quando si deve determinare come, ecco che allora i discorsi piombano nell'ombra, nel difficile e nel misterico. 
Leggiamo ora una letterina che don Primo Mazzoalri scrive a una nipotina di nome Giuseppina che va a fare la comunione: 
13 maggio 1922,
domani a quest' ora tornerai dalla chiesa con Gesù nel cuore, Gesù con te, tu con Gesù: né domani né mai comprenderai il dono del Signore. É troppo grande, nessuno lo comprende, ma se ascolti lui un poco, se resti nel suo amore, la gioia che domani ti inonderà l’anima aumenterà e sarà il segno più certo che tu possiedi veramente il Signore, poiché Egli è il bene che cresce e quando viene a te nella comunione, viene a vedere come tu ci lavori attorno al bene, viene a sollecitarti se ti stanchi di Lui, se non l'ascolti. Egli ti tira un poco in disparte e soffrendo aspetta che tu lo chiami di nuovo e gli faccia posto, più posto tenendo fuori ciò che è cattivo e che perciò non piace a Gesù. Ci starà volentieri Gesù con te, Giuseppina, non importa se qualche cosa di tuo adesso non gli piace, egli sa che un po' per volta butterai via ciò che non piace a Lui. Anche per questo viene il Signore a te per aiutarti a divenire buona e, quando lo riceverai nelle altre comunioni, il signore prenderà possesso di altre parti della tua anima che tu frattanto avrai conquistato a Lui col farle buone. Egli alzerà la sua bandiera, la bandiera del suo amore, su questa nuovi lembi di anima che tu avrai sottratto al male, ne prenderà possesso, tu sarai un poco più sua e di qui Egli ti potrà più largamente e dolcemente abbracciare. E così sia fino a quando la mia cara piccola Giuseppina sarà tutta di Gesù. 
Mazzolari presenta alla nipotina un Cristo non magico, un Cristo dinamico e oserei dire promuove l’onorabilità, vale a dire l’opera congiunta del mio sforzo e della Sua grazia. 
Tuo don Primo. 
Certo, ho bisogno della grazia io, come ho bisogno del propellente per entrare in orbita, ma per introdurlo nel motore io debbo fare la mia fatica, debbo porre le condizioni e questo importa studio, importa rinuncia, importa progresso. 
Mazzolari allora presenta un Cristo che aiuta a divenire buoni partendo dal presupposto che siamo cattivi. Termino citandovi un bellissimo principio della saggezza indiana: il Gange purifica quando sia veduto e toccato, ma i grandi esseri purificano anche se vengono solo ricordati. 
“Fate questo in memoria di me”.



Domenica 07 Giugno,2015 Ore: 11:05
 
 
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