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www.ildialogo.org Assunto o asceso in cielo?,di p. Aldo Bergamaschi

L'omelia del 17 maggio 2015
Assunto o asceso in cielo?

di p. Aldo Bergamaschi

Pronunciata il 1° giugno 2003


Marco 16,15-20
L’Ascensione, avete udito il testo, oscilla in mano agli evangelisti con delle parole un po’ incerte, come queste del Vangelo di Marco e dice: “Gesù dopo aver parlato con gli undici fu “assunto” in cielo”. S. Paolo e S. Luca parlano di una ascensione, essere assunto vuol dire che qualcuno ti porta su, se invece ascendo, vuol dire che salgo per forza propria. L’ambiguità dei testi mi porta a credere o a pensare che non dobbiamo concepire l’Ascensione come un viaggio da luogo a luogo, ma come di un passaggio da stato a stato. O è così, o diversamente andiamo incontro a delle contraddizioni difficili da sciogliere.
In questa incertezza rimasero anche i primi cristiani compreso S. Paolo, perché non avevano chiare le idee sulla Risurrezione di Gesù. Parlano dell’Ascensione coloro che non sono presenti ai fatti, Luca e Marco, ma Matteo e Giovanni che sono apostoli non parlano dell’Ascensione. Non ne parlano perché per loro l’Ascensione avvenne il giorno dopo la Pasqua, Gesù è andato al Padre e questo ritorno al Padre non può essere concepito in maniera fisica, lo ripeto: da luogo a luogo, è una cosa assurda. S. Paolo si salva dicendo che: Gesù è andato al di sopra di tutti i cieli. Se pensate che i cieli – quelli fisici che vediamo – sono i luoghi di Gesù prima del ritorno, vi mettete in un ginepraio concettuale.
Non abbiate paura di tenere le distanze dai due Evangelisti che non sono presenti ai fatti, perché li hanno ricostruiti, logicamente. Questo tipo di discorso lo troviamo anche negli storici laici prima del cristianesimo, che noi chiamiamo bugiardi, hanno descritto una loro visione del mondo che può essere anche sbagliata, ma hanno preferito raccontarli come loro desideravano che fosse.
La prima generazione viveva l’ansia del ritorno escatologico, in questo errore è vissuto anche Paolo, pensava che Gesù tornasse subito, quello che noi chiamiamo escatologia. L’allontanamento invece, toglieva la forza alla tesi. Nella seconda generazione l’Ascensione è stata pensata per risolvere i problemi del dove fosse finito Gesù Cristo, dopo essere stato qui quaranta giorni. Se concepite la Risurrezione come una rianimazione di cadavere dovete porvi questo problema, se invece, lo concepite come l’entrata in una nuova dimensione, tutto cade.
Matteo che era presente ai fatti vuole lasciare al lettore, al cristiano che legge il suo Vangelo, la convinzione che Gersù è rimasto; dunque è vivente. Gesù è rimasto in mezzo a noi e non c’è bisogno del concetto di ascensione, infatti Matteo non ne parla. Gesù sarebbe tolto agli sguardi, ma non alla vita dei discepoli. Questo sarebbe il concetto espresso da S. Matteo, impegnare la propria vita nell’attesa di Cristo significa vivere con Lui.
Ci sono dei passi evangelici che tutti conosciamo, es,: “Dove due o tre sono uniti nel mio nome, Io sono con loro”. Ascesa significa che è rimasto, penetrando nelle nostre coscienze e non ha iniziato un viaggio fisico. In Marco e in Luca, i credenti interpretano la presenza di Cristo tra gli uomini, Gesù se ne và, ma dopo aver invitato i suoi discepoli a portare nel mondo il suo annuncio e a ripetere i suoi prodigi.
Non affronterò la parte dove il testo dice che se crederanno in Lui, scaccieranno i demoni, se prenderanno in mano i serpenti non arrecheranno loro danno, imporranno le mani ai malati e li guariranno. Su questo dovrei fare una omelia, per dimostrarvi come sotto questo punto siamo in ritardo rispetto al Vangelo e dovremmo vedere l’errore che abbiamo fatto nel concepire la nostra vita spirituale. S. Giovanni, dell’Ascensione non ne parla, per lui Gesù è andato al Padre il mattino dopo la Risurrezione. É il momento in cui Cristo torna al Padre, non più nello spazio sensibile, ma è nello spazio del Padre, nello spazio spirituale prettamente cristiano.
Vorrei ora illustrarvi il passo della prima lettura Atti (1,1-11), dove in questa fase i discepoli chiedono a Gesù se è venuto il tempo di costituire il regno di Israele, e questo dopo che per quaranta giorni aveva parlato loro del Regno di Dio, aveva dato loro il potere di rimettere i peccati, prospettando loro un mondo prettamente spirituale. Solo con la venuta dello Spirito Santo i discepoli si convinceranno che devono ricostituire l’unità del genere umano.
Montesquieu è quello che ha introdotto la magistratura nei poteri dello Stato codificando così l’assetto sociale: quelli che legiferano, quelli che fanno osservare e la Magistratura a controllo di tutto. Tre poteri che hanno la stessa forza. Montesquieu, dice che i cristiani credono in due mondi, ma l’uno guasta l’altro. Due, conclude il filosofo sono troppi, uno basta. No! La risposta la trovo in un grande apologista che si chiama Chesterton (alle donne avevo consigliato la lettura di Simone Weil agli uomini Chesterton). Nel suo libro Ortodossia prende in esame tutte le obiezione che vengono fatte al cristianesimo, ma è importante sapere che è un inglese. Egli dice: Bisogna essere affezionati al mondo anche per cambiarlo, ma bisogna essere affezionati a un altro mondo, reale o immaginario, per avere qualcosa in cui cambiarlo. Questa è la risposta a Montesquieu il quale non voleva che ci fossero due mondi.
Dal momento in cui Gesù Cristo rivela il Padre e tutto il suo Messaggio, poi torna al Padre pur affermando di essere con noi, con i credenti in Lui, allora io credente, guardo con sospetto chiunque vuole istaurare dei regni e vuole farla da padrone quaggiù. Alludo alla questione riguardo all’Unità Europea, io credente mi oppongo a che si dica che l’Europa ha le sue radici nel cristianesimo. Al più, posso concedere che ha le sue radici nel giudaismo e nella religione cristiana. Ma dunque in due “religioni” e le religioni sono la rovina dell’umanità. Il cristianesimo non è una religione e dal momento in cui è caduto in religione, ha cominciato ad essere la radice di questo mondo europeo, il quale ha delle pagine molto oscure nei confronti della salvezza dell’uomo.
Io cristiano, io credente nel messaggio di Gesù dico: fate l’unione tra di voi, ma ricordatevi che questa unione è semplicemente strumentale, perché il cristiano – ecco la risposta di Gesù – non è per ricostituire il regno dell’Europa: è per ricostituire il “governo mondiale”. Finalmente riusciremo a trovare la pace, la pace sarà il risultato della rinuncia dello Stato Nazionale Sovrano, che comincia esattamente con il mondo ebraico, consacrato da Tucidide, il quale viene citato impropriamente in questi giorni, nella bozza della costituzione europea. Mentre sappiamo che il vero pensiero di Tucidide fa tremare di paura.
Queste cose come cristiano le contesto, ecco cosa vuol dire mettere radici cristiane nel futuro del mondo: contestare gli Stati Nazionali. L’Europa fatica a unirsi, perché non si vuole rinunciare a questo cancro che darà origine fino alla fine del mondo a tutte le guerre che noi e i nostri nipoti vedranno, se non si farà questo passo. Io come credente vi dico: l’unità europea ha significato solo se è in funzione della unità mondiale, cioè, la caduta degli Stati Nazionali e una forma di unità dove finalmente sia sconfitta dal punto di vista mentale la guerra e dove potenzialmente potrà esserci la pace.



Sabato 16 Maggio,2015 Ore: 16:32
 
 
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