- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (270) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org L'Omelia del 26 aprile 2015,di p. Aldo Bergamaschi

L'Omelia del 26 aprile 2015

Pronunciata il 14 Maggio 2000


di p. Aldo Bergamaschi

Giovanni 10,11-18
Sono vangeli questi che mi creano sempre qualche turbamento, soprattutto in un’epoca o una stagione in cui vi è tutta una esaltazione miracolistica, voi capite a che cosa mi riferisco. Correndo dietro ai miracoli, atteggiamento tipico delle religioni, dimentichiamo - lo faceva notare un filosofo, ne credente ne non credente, faceva notare - che il correre dietro ai miracoli è qualcosa di mitico. Se avessi tempo vi dimostrerei come già il paganesimo, la religione pagana conoscesse questo fenomeno.
Mi dispiace doverlo citare proprio qui il famoso “Grande inquisitore di Dostoevskij”, quando il grande Inquisitore, una persona di 90 anni allampanato, che a un certo momento fa le pulci a Gesù Cristo, perché a Siviglia aveva ripetuto un po’ il suo vecchio metodo (il metodo di Gesù) di guarire gli ammalati ecc.. A un certo momento l’inquisitore lo fa prendere, lo porta nella sua cella e poi più o meno gli dice: Tu sei Gesù di Nazaret - si! (credo che sia l’unica parola che Gesù pronunci). Sei troppo giovane, non hai capito che gli uomini non vogliono essere liberi, sei troppo giovane - infatti Gesù è morto si dice 33 anni, ma andiamo un po’ su 37-38-40 - Tu non hai capito che gli uomini hanno bisogno di mistero, di miracolo, di autorità, e Tu imberbe, ti sei messo in testa di volere liberare gli uomini.
Ricordate la frase di Gesù? Solo la libertà vi renderà liberi, Io sono venuto per liberare ecc…Ecco questa è una pagina che le persone non debbono mai dimenticare, perché l’analisi di Dostoevskij è iprefettibile, noticina per coloro che amano mantenere l’apologetica al livello giusto. Dostoevskij scrive questa parabola - che deriva da un romanzo (I fratelli Karamazov) dove vi è “La leggenda del grande Inquisitore” - era ortodosso, ha inteso colpire la concezione dell’autorità che ha il cattolicesimo. Non son qui per dire che non abbia colto nel segno e parlando con un prete ortodosso, lo consigliavo a mettere vicino a Dostoevskij anche Tolstoi, il quale ha scritto una famosa lettera al Sinodo di Mosca dove più o meno fa il medesimo discorso agli ortodossi.
Ora vedete a che punto strano siamo arrivati, caduto il comunismo, adesso i figli del comunismo vanno ancora a braccetto con la Chiesa russa, avete visto cosa è successo, questo mi fa sorridere ovviamente, ma non voglio fare polemiche contro…ma vedo che non è vera la profezia di quelli che sono molto devoti alla Madonna e dicono che la Russia si convertirà, ma a che cosa, a che cosa si convertirà?
E qui noi in occidente? Sarà un po’ oggetto di questa discussione: “Io sono il buon Pastore”. Inizio un po’ crudo, ma voglio portare il vostro cervello a ragionare sulle cose in maniera critica. Questo passo l’ho letto e riletto, intanto vediamo di chi è, di S. Giovanni, e S. Giovanni dove era? Questo lo sappiamo, Giovanni a un certo momento ha tagliato la corda, è andato a Efeso non è rimasto in Palestina e da là ha scritto il suo vangelo molto più tardi degli altri.
Qui c’è a mio giudizio una prima critica al modo di gestire l’autorità all’interno della Chiesa, ve lo dico fuori dai denti, credo che Giovanni abbia preso posizione nei confronti del passo famoso… che dovrà venire anche questo al vaglio: “Io ti do le chiavi del regno dei cieli…. e questo è S. Matteo. Giovanni, invece ha un altro tipo di racconto anche perché il racconto di Giovanni si riferisce a dopo la risurrezione, dove il messaggio di Gesù è pulito da ogni interferenza storica potremmo dire, e dunque ci sarebbe la critica a quel passo dove Gesù avrebbe dato a Pietro un tipo di autorità, che è contro tutto l’insegnamento evangelico.
Oggi gli studiosi più intelligenti quel passo crea difficoltà, e la difficoltà la crea anche se voi guardate dal modo di comportarsi del Papa, il quale dovendo cercare la unità fra le tre chiese, fra protestanti e ortodossi, voi vedete che spende delle parole per dire che noi siamo disposti a rivedere il modo di esercitare l’autorità. E ovviamente il punto da discutere è esattamente quella consegna. Quando invece S. Giovanni è molto più vicino a quello che io ritengo essere la verità, e il passo è dove finalmente Pietro è esaminato sull’amore: “Mi ami tu?” Tre volte ricordate? Poi alla fine Gesù dice a lui: “Adesso pasci le mie pecore”. Giustamente il grande Pascal che era cattolico come noi, fa notare - vedete le spirito cartesiano dei francesi - Gesù dice: le Mie pecore, non le tue.
C’è una bella diversità, ed ecco a mio giudizio questo passo del Buon Pastore è drammatico, perché si vede che dopo tre o quattro decenni dalla morte di Gesù c’è qualcuno che vuol fare il caporale, sono chiaro? Dove cioè la concezione dell’autorità comincia a diventare di tipo caporalesco e dove c’è la corsa ai ruoli direttivi. Allora Giovanni scrive: “Io sono il buon Pastore” e attenzione a questi mercenari che entrano nei ruoli, come oggi si dice dei politici… che vanno lì per mettersi a posto il loro portafogli ecc.., dimenticando quello che invece deve essere il loro servizio. Giovanni dice che il buon pastore è Lui e uno solo. Qui mi viene comoda la citazione del grande filosofo Platone il quale aveva visto, non per nulla viene chiamo il profeta pagano di Cristo, aveva capito che gli uomini da soli non riusciranno mai a strutturare la loro convivenza. Si, faranno delle leggi, ma in questo caso aveva ragione Marx, la società è così fatta per cui una classe ne domina un’altra e anche democraticamente, perché democraticamente abbiamo preso il potere, però è questa strana situazione: chi ha il potere deve fare delle leggi.
Non vedete i litigi sulle leggi, proprio perché noi non possiamo accettare l’idea che qualche uomo debba dettarci la cosiddetta etica. Ed ecco tutte le battaglie e subbugli come diceva Platone, fino alla fine del mondo. Vi dirò una idea che ho già espresso e che coloro che mi sono vicini conoscono, ma lo devo dire pubblicamente perché questo è il passo, vi dico la profezia di Platone. Platone fa questo ragionamento semplicissimo: vediamo come è la realtà che è così fatta che ci sono gli animali i quali non sono capaci di guidare se stessi, e dice che noi abbiamo addomesticato alcuni di questi animali e questi sotto la guida dell’uomo il quale ha un intelletto superiore al loro, ottiene il massimo del loro fine. Esempio, prendiamo le mucche le quali ci danno il latte che è utile per i vecchi, i bambini e sarebbe un guaio se si dovesse estinguere questo animale. La mucca diventa utilissimo all’uomo perché l’uomo lo ha addomesticato e lo governa, sperando che non abusi e stravolga la natura.
Il discorso di Platone è chiarissimo, questi animali danno il massimo se sono guidati dall’uomo. Non credo che le mucche se abbandonate a se stesse sarebbero in grado di darci 30- 40 litri di latte al giorno, ma butterebbero nella foresta e lì continuerebbero le lotte per la sopravvivenza. Quindi l’intelletto dell’uomo è in grado di dare un fine a questi animali. Continuando il ragionamento si domanda: e gli uomini? Voi vedete, abbandonati a noi stessi… bisogna che un qualche Dio venga a guidarli, diversamente abbandonati a se stessi sono come i leoni nella foresta e anche come gli animali domestici abbandonati a se stessi. Questa è la grande intuizione di Platone e non per nulla lo chiamano il divino Platone.
Il buon Pastore, ecco la profezia di Platone, è in realtà Dio che si è scomodato, e noi diciamo Gesù Cristo e tutti i discorsi che abbiamo fatto durante la Pasqua. Ecco che Dio si è incarnato, però il punto delicato: qui la nostra etica, la calibriamo su Gesù Cristo? Voi capite il discorso, i cattolici integralisti ci ripetono che abbiamo i pastori, il Papa i Vescovi. Non andate a dire che sono un anticlericale, andate a dire che mi sono posto il problema, come mai - che è poi il discorso di Manzoni, - in un piccolo stato come la Lombardia nel 1600 ci sono: un re cattolicissimo e tutti gli altri amministratori delegati…vescovi, eppure accadono delle cose diaboliche, come mai? Due ragazzi non possono nemmeno sposarsi e la colpa di questo è proprio quel don Abbondio che in teoria dovrebbe essere il pastore.
Voglio vedere se io sono uno che va screditare. Questa è purtroppo la storia del cristianesimo, ed è il dramma del Manzoni, il quale poi tratta del cardinal Federigo, e questa è un’idea che mi preme trasmettere. Il card. Ferderigo un sant’uomo sul piano personale, però aveva in testa delle idee che nessuno oggi può approvare, ammetteva l’abbruciamento delle streghe e via via…. Questa è la grandezza della critica cattolica, della critica manzoniana al cattolicesimo storico e queste cose ve le trasmetto, non per fare della polemica inutile, ma per spiegarvi come le cose non andranno mai bene fino che non verrà preso in esame il discorso del Buon Pastore, ma lo deve essere sul serio.
Oggi è la festa della mamma, io quando dico questa parola mi commuovo, ho qualcosa da dire a voi donne e su questo concetto di madre. Si dice che l’unica madre interessante è la Madonna, è vero sono perfettamente d’accordo, perché c’è il superamento di quello che io chiamo la strumentalità. Una volta facevo catechismo in una parrocchia e c’erano delle bambine e dei bambini e in prevalenza erano bambine tra gli 8 e 12 anni. Eravamo vicini all’Immacolata Concezione e io ho spiegato brevemente il dogma, a un certo punto una bambina dice: io voglio essere vergine perché voglio essere madre, sono rimasto sbalordito, questa bambina aveva capito che la Madonna… la grandezza della Madonna era è proprio qui, i due concetti inconciliabili cioè a dire che la bambina ha la vocazione alla maternità, e siamo tutti passati per quella strada, così vedo anche mia madre, quel fatto è un medium, un mezzo. Vorrei dire alle sedicenni: figliole, su questo punto avete mai fatto l’esame?
Saprete il Padre Nostro….ma è il finalismo della vostra esistenza… hai la vocazione alla maternità, la quale passa attraverso l’uso del sesso e il grande dramma è qui, che quando voi vi appassionate al mezzo e dimenticate il fine, ecco che abbiamo tutto il disastro della società attuale, e dal confessionale ho la prova di come la famiglia sia allo sfascio, poi gratta gratta il dramma è tutto qui.
Chiudo, senza citarvi Gesù Cristo e cito Platone. Platone ha avuto un patrimonio genetico di prima grandezza, Platone ha avuto una madre, siamo 500 anni prima di Cristo, questa donna dal nome bruttissimo si chiamava Perittione. La ragazza quando arrivò alle nozze, ci sono i pretendenti, ed è qui dove Platone ha tutta la sua teoria sul sesso, la prima cosa che gli chiedevano è quella di andare a letto con loro (parlo chiaro senza circonlocuzioni) che è poi il dramma di tutte le fanciulle di 18 anni. Questa ragazza disse: no, io andrò a letto con colui che mi sposerà. Prima ci sposiamo e poi eserciteremo il sesso. Platone è uno di questi frutti, ci ha riflettuto sopra e poi la sua vita è tutta in coerenza, esattamente con questo tipo di problematica.
Facciamo la festa delle donne, ci metto mia madre, e tutte coloro tra di voi che hanno capito almeno in nuce, di essere cioè soltanto degli strumenti, e di non appassionarsi allo strumento. Non ho mai fatto del moralismo contro le povere prostitute, se andiamo a vedere il dramma di ognuna di loro… è proprio qui, avrei delle cose da raccontarvi e quando le vedo dico subito una preghiera perché il buon Dio, Gesù le rimetta in sesto. Il fatto di definalizzare una cosa così importante come è il sesso, rende inutili i discorsi.
Gesù è Pastore di chi? Pastore di pecore matte io non lo so, soltanto in questo modo le celebrazione della festa della mamma può avere un significato evangelico, per voi per il quale sono in contatto e non faccio moralismo nei confronti degli altri. Voi che siete credenti, che accettate l’idea del Buon Pastore non potete non entrare in questo flusso, ditelo alle vostre figlie, questo è il discorso che ogni madre dovrà fare alla figlia.



Sabato 25 Aprile,2015 Ore: 16:26
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
La parola ci interpella

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info