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www.ildialogo.org Commento alla Passione,di P. Aldo Bergamaschi 

Omelia
Commento alla Passione

Passione secondo Marco


di P. Aldo Bergamaschi
 

16 aprile 2000

ore11.30
Prima di leggere la Passione secondo S. Marco, vorrei tentare la spiegazione del ‘grido’ che la chiude. “Mio Dio, Mio Dio, perché mi hai abbandonato?”
Il grido cioè in cui Gesù agonizzante prorompe sulla croce e che lascia, diciamolo, un profondo senso di desolazione e di smarrimento esistenziale nello spirito di chi ode quelle parole e le legge a distanza di 2000 anni.
Dirò subito che chi vi parla non crede che Gesù abbia detto quelle parole, ma in altra occasione spiegherò perché non lo credo. Voglio attenermi alla tradizione e credere che quelle parole siano state dette veramente da Gesù, in questa ipotesi debbo tentare la spiegazione di parole che hanno lasciato un segno in tutta la storia e che oggi pure creano dei turbamenti in molti spiriti. Partendo dal principio che quelle parole siano di Gesù, cominciamo col dire che la traduzione è infelice, direi deviante, anche se nessuno ha mai pensato a rivederla ufficialmente. Intanto il testo latino di S. Girolamo non dice per fortuna ‘cur’ chi è professore di latino sa benissimo il significato di questo cur, che è un perché causale gravissimo. S. Girolamo per fortuna non usa la parola cur ma l’espressione ‘ut quid’ e allora dobbiamo procedere con calma, per cui questo ut quid sarebbe veramente la traduzione del greco e S. Girolamo ha centrato la traduzione. Ma la traduzione non l’abbiamo centrata noi, cioè passando in italiano ut quid non si traduce con un’perchè’ soprattutto con un perché così pesante come quello che troviamo nel testo. Dobbiamo tradurlo con quest’altra espressione italiana: a che?, oppure: a quale fine? Voi sentite come cambia nel profondo il significato di quella domanda e vedremo come quel perché non è una traduzione ben fatta. Andiamo alla sostanza e la vera traduzione potrebbe essere questa:”Per quale motivo profondo tu mi lasci solo in questo momento?” E già cambierebbe tutto il significato. Non si tratta di un perché causale e neanche inquisitorio, ma abbiamo un perché finale, proteso, attonito, pieno di amore che va tradotto in questo modo : “Per quale tuo sublime disegno che in questo momento mi sfugge sono io qui solo”. Questa dovrebbe essere la preghiera di tutte quelle anime che hanno delle sofferenze profonde e dicono che non vogliono più credere in Dio, eccola qui la vera traduzione. Non è la domanda dello smarrimento infantile e brontolone, ma è invece la domanda più virile di tutta la storia. Gesù dunque ha voluto assumere quella domanda e ogni altra domanda simile e consimili, cioè le disperazioni e le bestemmie dell’uomo perché anche quelle risultassero redente. Cristo morendo si interroga sull’attuazione dei disegni di Dio, e questo è il punto che potrà dare speranza alle nostre sofferenze. Non rimprovera Dio che abbia permesso che egli andasse in croce, voglio tirare le somme di quella traduzione, non è male andare in croce quando l’andare in croce porta salvezza. Del resto, Gesù non era nato, venuto al mondo per attestare per testimoniare la verità? Signori, fratelli, chi testimonia la verità deve sopportare affrontare qualche sofferenza, sia pure pesante come questa, perché ci sono dei finalismi dentro a quella sofferenza e non è fine a se stessa. Questa interpretazione del passo è una maniera per fare rientrare i comportamenti di Gesù nella logica del dolore per qualche cosa e fuori dall’area della disperazione nella quale delle volte cade l’uomo religioso. Noi, sorelle donne questo per voi soprattutto che siete più vicine alle sofferenze esistenziali, data la condizione vostra che qui non starò a illustrare. Dunque, questo uomo religioso e la disperazione di questo uomo religioso il quale ha di Dio una concezione o trionfalistica o catastrofica ma mai, mai, finalistica. A tutti coloro che hanno perduto la bussola dell’esistenza nel momento del dolore citerò a conclusione le parole di una catecumena che era pronta a morire per la chiesa e per il cristianesimo, ma non ha trovato la forza di entrare, questa donna si chiama Simona Weil che molti di voi conoscono, parole che hanno sconvolto me e che mi hanno dato la chiave di lettura del passo della passione. “ Il cristianesimo e dunque Gesù non è venuto al mondo a togliere la sofferenza, ma a insegnarci un impiego della sofferenza “.



Venerdì 27 Marzo,2015 Ore: 20:08
 
 
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