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www.ildialogo.org L'omelia del 22 marzo 2015,di p. Aldo Bergamschi

L'omelia del 22 marzo 2015

Pronunciata il 28-03-1982


di p. Aldo Bergamschi

Giovanni 12,20-33

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c'erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsaida di Galilea, e gli chiesero: “Signore, vogliamo vedere Gesù”. Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose: “E giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo. In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà.
Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo nome”. Venne allora una voce dal cielo: “L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!”. La folla che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: “Un angelo gli ha parlato”. Rispose Gesù: “Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Io quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me”. Questo diceva per indicare di qual morte doveva morire.


Vediamo di affrontare questo passo di Giovanni che, come al solito è riassuntivo di tutta l’azione di Gesù nel mondo.

In un romanzo di Dostoevskij, diciamo con precisione negli "Ossessi", vi è un certo personaggio il cui nome è Kirilov. Questo Kirilov a un certo momento esce con questa affermazione: "Ho cercato per tre anni l'attributo della mia divinità e l'ho trovato nella mia volontà. Tutto ciò con cui posso mostrare al mio punto massimo, la mia insubordinazione e la mia terribile novità è esattamente la libertà. E per dimostrare questa insubordinazione ecco che io mi uccido. Mi uccido per affermare la mia propria "libertà". Bene, potrebbe essere anche questa una scelta, Cristo pero muore per adeguarsi a una volontà divina, non per fare passivamente una volontà divina quasi stabilita senza il suo consenso, ma perché in questa volontà divina è attuazione ultima del progetto esistenziale che è anche suo. Badate, ad accettare una volontà divina ineluttabile c'erano arrivati anche gli stoici, ma il renderci conto che il disegno divino su di noi è la nostra vera celebrazione, la celebrazione dei nostro essere, questo probabilmente, appartiene ad una singolarità cristiana, per. fare la volontà del Padre.

“L'anima mia è turbata che cosa devo dire salvami da quest'ora Padre”, no ma proprio per questo sono venuto a quest'ora, allora Padre glorifica mediante la mia azione il tuo nome. In questo caso il “primum” non è la libertà, come nel caso dei personaggio di Dostoevskij, ma il “primum è la verità”. Una buona libertà, una retta libertà, una significativa libertà è quella che si consuma per raggiungere la verità. Una libertà che si assolutizza diventa una divinità sterile e autodistruttiva di se stessa. Soltanto allora, glorificando Dio, attuando cioè un disegno che io ho scoperto essere la mia profonda vocazione, io porterò anche frutti di salvezza.

Allora, concedetemi pochi minuti per chiarire questo punto. Generalmente, mi pare di aver già detto qualcosa, ma lo voglio chiarire ulteriormente, perché non si è mai rettificato il modo di pensare sotto questo profilo. Generalmente, quando facciamo degli esercizi spirituali o quando abbiamo degli incontri a livello ascetico, generalmente si dice che il fine dell'uomo è la felicità. In questo modo di pensare sono rimasto irretito io pure per parecchi anni. Poi un bel giorno a furia di riflettere, anche ovviamente sul dato evangelico, mi sono convinto che questa è una strada sbagliata.
Se voi ammettete che il fine dell'uomo è la felicità, allora non vi resta che stabilire in che cosa consiste questa felicità. Allora si faranno avanti le varie scuole e vi diranno la felicità consiste in questo, la felicità consiste in quest'altro e ci troveremo profondamente divisi. Si farà avanti il credente cattolico, e
dirà la felicità ve lo dico io cos'è, ma la felicità non è nel piacere, non è nel dovere, non è nell'osservanza, la felicità è il possesso di Dio. Sembrerebbe anche tutto giusto, molti la pensano in questo modo. Se non che, forse ci troviamo di fronte a un errore teologico. E voi capite questo errore in cosa consisterebbe.

Se voi dite che Dio è la felicità per l’uomo, allora avete strumentalizzato Dio e lo avete ridotto ad essere un servitore dell’uomo. Ecco in che cosa consiste l’errore subdolo, Dio diventerebbe lo sgabello della mia felicità. Allora bisognerà tornare indietro, riprendere il discorso da capo e interrogarci a fondo per vedere se il fine ultimo dell’uomo è la felicità o è qualcosa d’altro. Ebbene, diciamolo subito in due parole: il fine ultimo dell’uomo non è la felicità, ma è in termini teologici: è la gloria di Dio, è uno stato di servizio, è il raggiungimento di una perfezione. Ma, mi direte: questa felicità è oggetto della nostra cacciagione, dove va dunque a finire in questa visione del mondo. Va a finire nel suo posto preciso, vale a dire è un fine secondario che noi ci ritroviamo in mano, quando noi avremo raggiunto questa perfezione che è esattamente quella di rendere gloria a Dio.
Se la nostra vita è l’attuazione di quella idea divina che ha presieduto alla nostra creazione, ecco allora noi raggiungeremo la perfezione e questo sarà il fine a cui dovremo mirare, sia che ci sia da soffrire, sia che ci sia da star bene, allora noi avremo rimesso il fine di questa esistenza nel raggiungimento di questa perfezione, che consiste poi nel dare una gloria a Dio, perché si attua quella idea divina che Dio stesso aveva avuto di noi all’atto della sua creazione.
Attuata questa idea, si è perfetti, e da questa perfezione attuata, ecco il ritorno della parola felicità, che felicità non chiamiamo, da questa perfezione attuata, sgorgherà la cosiddetta Beatitudine.
Sarebbe appunto la beatitudine la risonanza soggettiva di questa perfezione oggettiva raggiunta seguendo lo schema, che in parole povere chiamiamo appunto la gloria di Dio. Ho detto in fretta le cose, ma spero che ci riflettiate, perché forse qualcuno ha impostato male la sua esistenza. Se continuaste a guisa di giumento a cercare la felicità.

Se avessi qui dei mistici direi anche a loro siete dei muli anche voi. Se volete andare a cercare la felicità in Dio secondo quel parametro. É ovvio che la felicità sarà una risonanza interna successiva e se voi volete come i muli andare per quella strada, quella felicità che voi cercate non la troverete assolutamente mai. Non dobbiamo considerare la gioia, o la beatitudine come una specie di risarcimento di danni che Dio ci darà per le fatiche alle quali ci siamo sottoposti per osservare i suoi comandamenti e cosi via. No, sarà una necessaria conseguenza della perfezione che avremo raggiunto con l'attività morale, la quale può implicare anche la morte, può implicare anche il martirio può implicare anche la sofferenza. Se uno mi serve dice Gesù il Padre lo onorerà. Non dice se uno mi serve sarà felice, secondo la valenza popolare, diciamo cosi usuale, ma certamente errata. Se uno mi serve sarà onorato dal Padre.

Poi ancora più grave, l'interpretazione, che un certo mondo laico ha fatto che Gesù andrebbe a morire per ottenere la salvezza per gli uomini. Allora il dualismo sarebbe, da un lato il Dio creatore, Zeus che incatena nel Caucaso Prometeo il salvatore, il quale miserabile illuso aveva lottato contro gli dei per potere dare agli uomini, la felicità, nel caso il fuoco. Non si dovrà nemmeno tradurre con felicità ma piuttosto si dovrà tradurre con progresso, il quale appunto voleva dare agli uomini la civiltà e la evoluzione. Prometeo lotta contro gli dei per rendere gli uomini evoluti, non dico la parola felici, perché non è del tutto esatta. Allora, gli uomini sono buoni, gli dei sono cattivi. Quelli sono ricchi e questi sono poveri. Vi faccio notare che questo problema, gravissimo dal punto di vista teologico, aveva già afflitto il grande tragedia Eschilo. Nel contrasto fra Zeus e Prometeo, qualche acuto studioso ha visto il contrasto di interessi in Atene fra due componenti della società, gli aristocratici, che avevano come patrono Zeus. Certo, c'è una diversità anche nel culto della Madonna fra chi è ricco e chi è povero. Ho visto che c'é anche la Madonna dei poveri in giro. Gli aristocratici avevano come patrono Zeus, e detenevano ogni potere e quindi anche ogni privilegio, poi c’erano anche gli artigiani, soprattutto i fabbri e i vasai che avevano come patrono Prometeo dio del fuoco e quindi il fuoco per essi era un elemento indispensabile.

Allora la conclusione di Eschilo è questa: il potere di un dio non può essere concepito come impedimento dello sviluppo della civiltà. Né da parte loro, gli uomini, possono progredire escludendo il culto degli dei, pura mania badate, la razionalità ha bisogno di una integrazione degli dei. Ecco il contrasto. Qualcuno invece dice per potere appunto aggredire il progresso dobbiamo escludere il "culto degli dei". Se Gesù fosse ridotto ad essere il salvatore della umanità nei suoi progressi terrestri, il raffronto con Prometeo sarebbe fatale. Sia esso di Prometeo o di Cristo, l'atto di bontà è un atto di protesta contro Dio, che Dio punisce. Questa è la interpretazione che Gide ha fatto del cristianesimo scrivendo a Claudel. Questi due personaggi li conosciamo, Gide nell'Ourritures Terrestres e Claudel nell'Annuncio a Maria. Sono morti tutti e due. L'uno cattolico intransigente l'altro il negatore facile, colui appunto che cerca sofismi par non volersi impegnare con la verità cristiana.

Ebbene, veniamo a noi, Cristo invece si presenta come salvatore di un uomo che così come è, non potrà mai convivere felicemente. Gesù si è preoccupato dell'incremento di civiltà? A risposta secca dovrei dire no. Se intendiamo con questo una diretta applicazione allo sviluppo dell'incremento della civiltà. Ma se per civiltà si intende oltre che le conquiste della gnosi anche la capacità di convivere alla maniera edenica, allora certamente c'è bisogno della sua salvezza. Gesù dice che l'uomo così com'è non potrà mai convivere felicemente, anche se farà progressi enormi sul piano delle conquiste scientifiche. Bene nella visione cristiana, non sono gli dei ad essere cattivi e gli uomini buoni, ma viceversa e Gesù è mandato per tentare esattamente questa impresa assai rischiosa.
Gli uomini lo uccidono perché vuole salvarli e dice loro che così come sono hanno un cattivo odore.
Gesù lo dice, ecco il punto delicato, lo dice agli Ebrei, lo dice a questi greci, che vogliono parlare con lui, vogliono vedere qual' è la sua visione del mondo. Ecco qui non risulta nemmeno che ci sia il dibattito domanda-risposta, ma Gesù fa delle affermazioni in cui la sua visione del mondo non fa più queste distinzioni fra Zeus che è patrono degli aristocratici e Prometeo che è patrono dei lavoratori. Per Gesù esiste un uomo solo e questo uomo solo emette un cattivo odore. Occorre rinunciare a ciò che siamo, e questo Gesù lo dice alla religione ebraica e lo dice ai Greci fiduciosi nella ragione. Rinascere bisogna, morire a se stessi per diventare ciò che non siamo e dobbiamo essere, vale a dire creature nuove. E noi invece tendiamo a perfezionare vizi acquisiti e a istituzionalizzarli.

E adesso due parole sul Papa che viene a Bologna. Voi vedete c'è la mobilitazione dell'area cattolica, dobbiamo essere tutti protesi nella evangelizzazione, sottinteso, nessuno però nell'attuazione dei messaggio evangelico ecco la mia ironia. Come all'epoca di san Francesco, tutti protesi nella evangelizzazione e lui povero uomo è l'unico che si mette a praticare il Vangelo. Tra l'altro non poteva nemmeno evangelizzare perché non aveva la predicazione dogmatica, aveva solo la predicazione morale. Quindi non si può nemmeno dire che san Francesco andava a evangelizzare. No, san Francesco andava a mostrare l'attuazione dei Vangelo. Avanti pure allora, bisogna evangelizzare, evangelizzare e a furia di dirlo, nessuno però attua il Vangelo quando invece abbiamo bisogno proprio di attuare il Vangelo.

Poi anche l'altro discorso che non piace molto: “dobbiamo sensibilizzare su tutto ciò che il Papa fa”.
Potrò sembrare irriverente, ma dobbiamo essere precisi per non cadere in errori storici già commessi. Noi tendiamo a produrre quei dualismi di cui vi ho detto. Zeus patrono degli aristocratici che avevano il potere privilegi e cosi via. Prometeo patrono della classe operaia. E poi creato questo dualismo diciamo da che parte stai? Oggi stiamo tutti dalla parte degli operai, ci siamo messi anche noi con il linguaggio, la “Chiesa dei poveri” dobbiamo stare con i poveri con gli emarginati e così via, abbiamo creato questo tipo di dualismo e poi costringiamo le coscienze a fare una scelta.
Bene Gesù si ritrae da tutto questo, noi tendiamo a creare il dualismo: verità-errore e il dualismo lo raffiguriamo nei simboli della nostra storia.

Il Papa è portatore di verità, contro chi? Contro l'errore. Voi con chi state? Ah, se siete cattolici, voi dovete stare col Papa perché dice la verità e lui è nel vero. E gli altri? Gli altri sono nell'errore sono i cattivi e così via, debbono correggersi debbono accettare ciò che lui dice e così via. Bene, io, insieme con Gesù, mi rifiuto di entrare in questo genere di dualismo e se per ipotesi sparissero dall'Emilia tutti i cosiddetti nemici di Dio e ci restassimo soltanto noi: i vescovi, i preti, le monache, i cattolici osservanti e cosi via, restassimo soltanto noi al mondo, saremmo delle persone profumate o ci sarebbe addosso a noi del cattivo odore? Ora storicamente tutto questo è già avvenuto. Cristo continuerebbe a presentarsi come salvatore e allora non c'è che la strada di san Francesco, dico dal punto di vista di noi cristiani.

Gesù continuerebbe a dirci che il chicco di grano se vuole dare frutti deve morire a se stesso. Non esiste la istituzione perfetta, non esiste il leader che rappresenta la istituzione perfetta. Questo non vale per l’Occidente per l'Oriente, per le ideologie e per le religioni. Gesù dice ai Greci e agli Ebrei, signori, quello che voi siete è assolutamente sporcizia, io vi dico, sia che voi siate gli uni, sia che voi siate gli altri, comodo dualismo, sciocchi, perché così siete costretti a patteggiare, Ma io vi metto tutti nel medesimo sacco e vi dico che se il chicco di grano non muore a se stesso, così com'è non può dare frutti, non può riprodursi e non può, lasciandosi macinare dare origine al pane.
 
Allora non accetto il dualismo religione-politica nella forma attuale, accetto invece il solo dualismo possibile che è il dualismo fra la verità e l'errore.



Venerdì 20 Marzo,2015 Ore: 21:41
 
 
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