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www.ildialogo.org Rinascere nello Spirito,di p. Aldo Bergamschi

15 marzo 2015
Rinascere nello Spirito

Omelia Pronunciata il 21 marzo 1982


di p. Aldo Bergamschi

Giovanni 3,14-21

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.
Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce, perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio,,
Ho una piccola rettifica da fare sulla predica della domenica passata. Avevo detto, relativamente alla cacciata dei mercanti dal tempio, che Gesù probabilmente, aveva pregato i venditori di colombe di andarsene da quel luogo e immaginavo che tra quei venditori di fossero anche coloro che avevano venduto le due colombe a Maria e a Giuseppe, quando avevano circonciso il Bambino. Ebbene, non quando avevano circonciso il Bambino, ma quando Lo avevano presentato al tempio. Ecco questo è stato il piccolo lapsus mentale che mi aveva fatto dire una cosa anziché l’altra. Ma è ovvio che per quanto riguarda i contenuti del mio discorso non ho nulla da rettificare.
Oggi vedete lì davanti a me ho già messo il Branche vi leggerò a chiusura della predica. Quel libro è la prima parte delle confessioni di Gian Giacomo Rosseau. Io di quelle confessioni vi leggerò un piccolo commento finale, il passo più drammatico. Si capisce dal punto di vista culturale, che ha una sua connessione con il passo evangelico con cui dobbiamo prima discorrere un momentino.
Mosè dunque, ci sarebbe da chiedersi fino a che punto Gesù riferendosi a questo episodio, lo accetti come episodio o come struttura episodica della nostra psiche, dei nostri rapporti con Dio, discorso entro il quale non voglio entrarmi. Stiamo alle cose così come sono. Mosè innalza per gli ebrei il serpente di bronzo, perché? Sembra impossibile eliminare i serpenti, i piccoli, quelli veri. Già si può pensare perché invece di mettere un serpente grosso di bronzo, tu Dio, tu Mosè non ricevi da Dio l’ordine di far morire tutti questi serpenti.
Bene me lo sono chiesto anch’io. Ecco perché mi vengono dei dubbi sulla veridicità del racconto in sé, voglio dire sul riscontro storico, invece mi convinco sempre di più che si tratta di uno scontro psicologico profondissimo. Allora qui si tratta di trasmettere un’idea che adesso cercherò appunto di trasmettere. È impossibile eliminare quei serpenti perché sono una produzione delle coscienze in disfacimento.
E allora, e non tanto per continuare nell’esemplificazione, un’animale che viene gettato dal cielo dall’esterno del sistema. No, quei serpenti sono appunto il prodotto delle coscienze in disfacimento. Scusate quando la carne si deteriora non vengono fuori i vermi? Ecco così qualcuno può fare subito la esemplificazione se sta perdendo il significato del racconto. Allora non resta che costruire un antidoto per chi vuole salvarsi dalla loro distruzione. Un antidoto esterno perché Dio per sopprimerli dovrebbe sopprimere le coscienze che li producono. D’accordo ma non volendo sopprimere le coscienze dà ad esse la possibilità di sconfessare la propria produzione. Chi si colloca nella luce è libero dalle tenebre. Loro, e noi forse, pensiamo che sia Dio a mandare i serpenti mentre sono essi che li producono. La vicenda dei serpenti è legata alla loro coscienza e alla loro anima
Nella visione cristiana, Dio innalza Cristo per chiunque voglia liberarsi dalle tenebre. Badate per chiunque non per una categoria di uomini. Non soltanto per il gruppo di cui Mosè è capo, ma per tutti gli uomini. Cristo allora mezzo di salvezza, non strumento di lotto pro o contro. Strumento di salvezza. Ed ecco allora la frase precisa: Gesù è mandato non per giudicare il mondo; il giudizio semmai verrà alla fine, non all’inizio, perché sarebbe assurdo tutto questo nella visione cristiana, ma perché il mondo si salvi per mezzo di Lui.
Facciamo un esempio per capire alcune battute di questo discorso a Nicodemo. Immaginiamo un uomo colto. È poco dire un uomo colto, immaginiamo un sapiente, un saggio che arriva in una tribù di selvaggi assolutamente analfabeta, d’accordo? Egli non giudica, cioè non comincia con il discriminare fra ignoranti e sapienti, sotto quel profilo fra buoni e cattivi, ma si pone attraverso il suo insegnamento come strumento di salvezza, cioè come strumento di elevazione intellettuale, ammesso che il saper parlare e scrivere sia uno dei beni fondamentali decisivi dell’Homo sapiens.
Ecco se uno dovesse negare questo allora dovremmo fare un altro genere di discussione. Se ci fossero qui dei bambini, i quali appunto vedendo le galline dicono beate voi galline (era Carducci, mi pare che nel suo diario, nei suoi ricordi: beate voi galline perché non dovete andare a scuola a imparare le poesie le lezioni e così via).
Certo se infossi un genitore di un bambino di questo genere lo chiamerei subito ad liminam. Gli direi: figliolo questo è il più grande peccato che possa esistere, perché tu ti auguri la tua distruzione, di te come essere pensante, vale a dire tu ti auguri la distruzione della tua stessa definizione di uomo. Scusate la parentesi.
Chiunque ascolta questo uomo saggio o sapiente e crede che nel suo messaggio non è condannato all’ignoranza. Ecco, non è condannato, come si potrebbe pensare all’inferno, la concezione estrinseca diciamo del castigo è condannato all’ignoranza. Colui che lo ascolta non è condannato all’ignoranza, ma chi non lo ascolta e non impara la lezione è già condannato perché non ha accettato il saggio o il sapiente in quanto tale, cioè come vincitore dell’ignoranza. Ecco allora queste parole drammatiche, il rifiuto del mondo, della luce, il rifiuto della luce da parte del mondo, questo discorso drammatico che Gesù sta facendo a Nicodemo.
E il giudizio, il giudizio non certo emesso da questo uomo saggio, ma emergente dalla realtà stessa delle cose, il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce; e ciò perché? Perché le loro opere erano malvagie, essi cioè non volevano dislivello tra il bene e il male. Volevano anzi che questo dislivello fosse assolutamente annullato. Ecco, cercate di non dimenticare questa prima parte del mio discorso per poter capire poi la pagina drammatica di Rousseau.
Secondo passaggio: il colloquio con Nicodemo ricorda il male di fondo introdotto dall’uomo nel mondo. Se Gesù è venuto, diciamo la parola precisa, a cattivare, vuol dire che in esso come in una mela bacata vi è qualche cosa di guasto. Solo cattivandolo, non sto inventando la parola perché la potete trovare sul vocabolario, per i più pignoli dal punto di vista linguistico, solo cattivandolo dunque lo si può salvare e la proposta è paradossale. Ci vuole una trasformazione qualitativa, la trasformazione dal non essere all’essere quale è la nascita. Gesù dice a Nicodemo che avrà avuto 60/65 anni tu devi rinascere. Quello capisce poi di dover ritornare nel seno della madre. No, però c’è qualche cosa di simile. Voi capite questo è uno di quei discorsi più pesanti ma anche fondamentali di tutto il verbo cristiano. Tutto ciò che si riduce a sviluppo di ciò che l’uomo è o di quello che l’uomo è originariamente non è esistere cristiano. Sto dicendo delle cose grosse, tenetelo presente per il passo che dovrò leggere. E il passo è questo bisogna nascere da vecchi.
Se avessi soltanto degli uomini da 60 anni in su non so che cosa si potrebbe scatenare nel mio microfono. Voi ringraziatemi perché qui siete con delle donne e per rispetto vostro e loro non dirò tutto quello che penso.
Badate Gesù stava parlando con una persona corretta, con uno che aspettava l’avvento di Dio e così via: Nicodemo, però non gliela manda buona. Che gli anni siano 60 o 65: tu devi rinascere! Sottinteso forse hai sbagliato tutto. Se poi non siamo con Nicodemo, ma qualche cosa di diverso allora signori sessantenni, pensionati, non è che io mi lasci commuovere da questo fatto, la Verità non deve lasciarsi commuovere da nessuno. Allora dico che questo discorso, potrebbe diventare assolutamente pungente e drammatico. Il paradosso è questo: nascere da vecchi. Di Kierkegaard che cosa ne facciamo: battezziamo i piccoli bambini per evitare il paradosso?
Adesso mi lascio condurre per due battute appunto dal filosofo Kierkegaard. Perché se un bambino non è in vita che da cinque minuti, dirgli che deve rinascere una seconda volta, non è per lui meno paradossale che per un uomo di sessanta anni. Intesi? Bellissimo questo accostamento di Kierkegaard. E li chiamiamo”piccoli cristiani” illudendoci di avere eliminato lo sforzo della nascita. Sto parlando con un signore di sessant’anni ipotetico che viene al mio confessionale con certi peccati e poi dopo averli confessati, mi dice al mio sguardo un poco imbarazzato (che era poi lo sguardo di Gesù a Nicodemo: Signore bisogna rinascere) ma ciò che conta è salvarsi. No, signore ciò che conta è convertirsi, perché quello è il riscontro della salvezza quaggiù. E per te dunque l’ideale sarebbe il buon ladrone. Si, mi i diceva. No signore, perché il buon ladrone, quello che ha fatto lo ha fatto in buona fede, dal momento in cui ha conosciuto Gesù, lo avesse conosciuto prima avrebbe smesso di rubare e tu invece vuoi continuare a rubare, a fare l’adultero per tutta la vita e quello che conta è salvarsi dici! Perché pensi alla salvezza all’ultimo minuto purché questo non comporti la tua conversione. No, signore ciò che conta è convertirsi. Diversamente il discorso di Paolo viene tutto corrotto e mistificato. Chiedo scusa mi sono un po’ inalberato! Speriamo che non mi saltino le arterie.
Allora Kirkegaard, facciamo qualche risatina, propone che si introduca l’usanza del giorno della cresima - si stanno avvicinando le cresime - e allora Kierkegaard diceva che all’epoca sua i Pastori, lui era protestante, in quel giorno andavano dicendo: abbiamo qui dei piccoli cristiani e allora egli propone che per quel giorno, di mettere ai bambini la barba finta e i baffi posticci, per avere sospetto di uomini adulti. La proposta per le bambine non c’è, quella poi cercate di immaginarla voi, come dovrebbero essere le bambine. E adesso, spero che mi rimanga il tempo necessario, sì, spero di starci. Ora vi dicevo la pagina più drammatica, più interessante, più profonda di tutte le conversioni di G.G. Rousseau.
Dunque questo ragazzo protestante, cattolico poi protestante poi teista, ateo, no, non è vero fu un teista. Incontra dei personaggi strani nella sua vita tra i quali una signora, una certa signora Varens a Nancy. Donna colta, la quale passa dal protestantesimo al cattolicesimo. Conversione si direbbe? Se non che Rousseau ha purtroppo un’amara esperienza dell’incontro con questa donna. Un giorno colpito fisicamente da un male che lo avrebbe portato alla tomba, sotto un certo profilo, fa una diagnosi un po’ di tutta la sua esistenza passata e tira le somme analizzando ciò che egli sta vivendo o aveva vissuto poco prima nei rapporti con questa donna.
Comincio a leggere: Avevo spesso guardato la religione a modo mio, ma non ero mai stato senza, perciò mi costò meno ritornare su questo argomento così triste per tante persone, ma così dolce per chi se ne fa oggetto di consolazione e di speranza. Per questo la signora Varens mi fu molto più utile di quanto non lo furono i teologi. Lei che riduceva tutto in sistema non aveva mancato di ridurvi anche la religione. Tenete nota è una donna.
Questo sistema era formato da idee molto disperate: alcune molto sane, altre molto stravaganti da sentimento consoni al suo carattere e da pregiudizi consoni alla sua educazione.
In generale i credenti si rappresentano Dio come loro stessi, sono i buoni lo fanno buono, i cattivi lo fanno cattivo, i devoti vendicativi e biliosi, non vedono che l’inferno, perché vorrebbero dannare tutti, le anime amorevoli e dolci non vi credono affatto nell’inferno. Ebbene: la signora Varens con me non mentiva, e questa anima senza fiele che non poteva immaginare un Dio vendicativo e sempre corrucciato, non voleva che clemenza e misericordia, dove i devoti non vedono che giustizia e punizione. Diceva che non ci sarebbe giustizia in Dio, se egli fosse giusto con noi, perché non avendoci dato quello che è necessario per esserlo, sarebbe un chiedere di più di quello che ci ha dato. Lo strano era che pur non credendo all’inferno, non smetteva di credere al purgatorio e questo perché non sapeva che fare dell’anima dei cattivi. Non potendoli dannare e mettere insieme ai buoni, finché non lo fossero diventati. Bisogna confessare infatti che i cattivi sono sempre molto imbarazzati in questo mondo e nell’altro. Guardate che sono profonde le affermazioni di Rousseau.
Altra stranezza. È chiaro che in questo sistema viene distrutta tutta la dottrina del peccato originale e della redenzione, che resta scosso il fondamento del cristianesimo volgare e che almeno il cattolicesimo non può sussistere e lei si dichiara cattolica convertita al protestantesimo. Tuttavia la sig. Varens era buona cattolica e pretendeva esserlo e indubbiamente lo pretendeva del tutto in buona fede. Le sembrava che le scritture venissero spiegate troppo alla lettera, con troppa durezza, tutto quello che si legge nei tormenti eterni le sembrava comminatorio figurato. La morte di Gesù Cristo le sembrava un esempio di carità veramente divina per insegnare agli uomini ad amare Dio ad amarsi tra loro. In una parola, fedele alla religione che ne aveva tracciata, ne accettava tutta la professione di fede, ma quando si veniva alla discussione di ciascun punto si scopriva che credeva tutto e il contrario di tutto, al contrario della Chiesa pur sottomettendosi sempre.
Badate che questo caso è frequente. Sto guardando l’orologio che mi fulmina, ancora una mezza paginetta: Su ciò aveva una semplicità di cuore una franchezza più eloquente di ogni sofisticare e che spesso imbarazza persino il suo confessore. Lei infatti non gli nascondeva niente, gli diceva sono una buona cattolica e voglio esserla sempre. Accetto con tutte le forze dell’anima le decisioni della santa madre Chiesa, non sono padrona della mia fede, ma lo sono della mia volontà, mi sottometto senza riserve e voglio credere tutto! Che cosa mi chiedete di più padre buono? Anche se non vi fosse stata una morale cristiana credo che lei l’avrebbe seguita tanto si adattava bene al suo carattere, faceva tutto quanto era comandato, ma lo avrebbe fatto lo stesso anche se non fosse stato comandato. Le piaceva obbedire anche alle piccole cose e se non le fosse stato permesso anzi prescritto di fare di grasso avrebbe fatto di magro tra lei e Dio senza che la prudenza vi avesse avuto alcuna parte.
Ma tutta questa morale era subordinata ai principi del signor Tabel, un sofista che le aveva cambiato la visione del mondo o piuttosto lei pretendeva di non trovarvi niente in contrario. Avrebbe potuto, non scandalizzatevi, peccare (qui c’è un’altra parola) con venti uomini per venti giorni in piena tranquillità di coscienza e senza averne maggior scrupolo che desiderio. So che moltissime donne devote non sono affatto scrupolose su questo punto, ma la differenza è, che loro sono sedotte dalle loro passioni, mentre lei non lo era che dai suoi sofismi.
La conclusione è semplice, semplicissima: la signora Varens obbedisce alla Chiesa istituzione, obbedisce al suo cuore, ma il suo cervello è diretto altrove. Ed allora anche Gesù Cristo entra nel sistema.
Signori protestanti, niente scritture, non vi salvano! Signori cattolici, la Chiesa non vi salva. Ecco il discorso di Gesù Cristo per tutti, soprattutto per voi credenti. Gesù Cristo, come prima cosa propone esattamente una conversione: propone a Nicodemo di rinascere.



Sabato 14 Marzo,2015 Ore: 15:40
 
 
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