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www.ildialogo.org Non miracoli, ma metànoia,di p. Aldo Bergamaschi

15 febbraio 2015
Non miracoli, ma metànoia

Pronunciata il17 febbraio 1985


di p. Aldo Bergamaschi

Marco 1, 40-45
In quel tempo, venne a Gesù un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: Se vuoi, puoi guarirmi! Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: Lo voglio, guarisci! Subito la lebbra scomparve ed egli guarì E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse: Guarda di non dir niente a nessuno, ma va', presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro. Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte.

Affrontiamo questo “miracolo”. Il lebbroso, colpito dalla lebbra, porterà vesti strappate e il capo scoperto - cito dal Levitico - andrà gridando immondo, immondo, sarà immondo finché avrà la piaga, se ne starà solo, abiterà fuori dell'accampamento. Ed eravamo in un'epoca in cui gli ospedali attuali non c'erano, vi rendete conto allora di che cosa vuol dire? Già, perché il concetto di ospedale è ancora molto lontano. Quindi, esiste una istituzione che ha creato questa specie di dualismo fra il sano e l'ammalato. Così come - lasciatemi fare l'accostamento - ha creato il dualismo tra il ricco e il povero. Mi direte che è di tutte le istituzioni..., no, qui è una istituzione sacra che si rifà a Dio, questo è il punto. Comprendo la natura umana abbandonata a se stessa, altro non può produrre di meglio, ma qui Dio viene coinvolto.

Sempre sfogliando nella Bibbia, scopro che la sorella di Mosè, la quale si chiamava Maria, ebbe per sette giorni delle pustolette nel suo corpo, un inizio di lebbra, perché - dice il testo - aveva mormorato contro suo fratello. Dunque, ormai la mentalità consacrata teologica, era questa: uno è attaccato dalle pustolette? Vuol dire che c'è sotto qualcosa. Scusate, ma noi, che dopo venti secoli di Cristianesimo viviamo un'altra concezione del mondo, forse che nel nostro profondo non continuiamo a pensare così? Ve lo concedo per talune malattie, perché se uno continua a fumare e un giorno gli scoppia il tumore ai polmoni, non si dirà che questa è opera di Dio! Ma è proprio in quei settori laddove non ci si arriva, lì siamo propensi, come teisti, a dire: c'è sotto qualche cosa.
Badate, errore teologico in ambiente biblico e anche in ambiente religioso extrabiblico, perché anche i Greci la pensavano nel medesimo modo. Ma si pensa che se solo Dio è il mandante - mi rivolgo a tutti i teisti del mondo: pre-cristiani, post-cristiani e cristiani - solo Dio può toglierla. L'idea che è di origine divina, provoca il disimpegno: non solo sul fatto che potrebbe essere un castigo, ma anche sull'assistenza. Lo mettiamo da una parte, lo confiniamo in un certo luogo insieme con gli altri... e siccome Dio ha fatto lo scherzetto di mandargli queste pustolette, penserà poi lui a toglierle. Solo allora noi lo riprenderemo dentro alla comunità.

Allora adesso capirete in che cosa consiste la rivoluzione di Gesù, non certo nel far miracoli. Il malato viene considerato come il povero, cioè una produzione divina. E allora voi, come vi comporterete di fronte a una produzione divina di quella qualità, o di quel genere? Voi avrete pietà, ma non avrete la preoccupazione di guarirlo, perché avete nell'idea questo modello, che la malattia sia di origine divina.

Prendiamo per esempio l'epilessìa nella cosiddetta raccolta ippocratica, le cui leggi deontologiche - i medici sanno benissimo di che cosa parlo - sono ancora all'ordine del giorno. Il giuramento di Ippocrate aveva certamente come primo fondamento questo concetto: che la natura umana non è perfetta, e può darsi che anche gli dei, nel costruirla (ammesso che egli fosse teista; e lo era) non abbiano questa capacità di fare la natura umana perfetta. In ogni modo Ippocrate è grande perché dice: Io voglio occuparmi di chi è malato, voglio rimetterlo in ordine.
Sentite che cosa si dice nella cosiddetta raccolta ippocratica,. Cito: Gli uomini pensano che sia di origine divina (anche Cesare era un epilettico) soltanto perché non la capiscono. Ma, se chiamassero divine tutte le cose che non capiscono, non ci sarebbe un limite alle cose divine. Dunque i rabbini consideravano il lebbroso un morto in vita, e ritenevano la guarigione improbabile quanto una risurrezione. Gesù dunque tocca l'ammalato per contestare le inumane leggi vigenti. Poi ordina di non fare pubblicità, perché si proponeva solo di reintegrare nella società un emarginato; lo manda ai sacerdoti per avere un certificato di reintegrazione, nulla più.

Adesso ci sarebbe da discutere il divieto di divulgare il “miracolo”, lo mettiamo tra virgolette, perché io nego che sia un miracolo, come lo intendiamo noi, cioè: che sia un intervento di Dio dal di fuori del sistema, così come una puntura entra dentro alle nostre carni e produce qualcosa di nuovo dentro. Ecco, i miracoli concepiti in questo modo sono fuori ormai dal mio specchio mentale. Allora mi direte: Lei non crede in nessuno dei miracoli narrati dal Vangelo? Mettiamo tra parentesi questo discorso.

Credo solo a due miracoli, ma perché dichiarano la fine di tutti i miracoli, eccoli: la risurrezione di Gesù; e l'altro la concezione verginale di Gesù. Quelli sarebbero gli unici due “miracoli”, che miracoli non sono nel senso che vi ho detto, ma sarebbero la novità cristiana, vale a dire la introduzione di Dio nel mondo. Perché poi, dall'interno del sistema, deve operare esattamente il Cristo-Logos, il quale appunto, dovrà dirci che dobbiamo smetterla di pregare per ottenere questi miracoli che vengono dall'esterno, ma per diventare creature nuove a tal punto da occuparci del nostro prossimo in quel modo. E allora - ecco il vero miracolo - il Cristiano è colui che dice: forse il cosmo e io stesso non siamo perfetti, e Dio è venuto a darmi una mano dall'interno per potere rimettere in sesto ciò che è, o caduto, o è in via di evoluzione per diventare sempre più perfetti.
Presentando Gesù Cristo come l'essere che fa dei miracoli, probabilmente lo hanno depauperato della sua vera specificità. E così adesso si spiega come dopo venti secoli, non ci siano stati progressi nella nostra convivenza, ma soltanto delle battaglie apologetiche per dimostrare che Gesù ha fatto dei miracoli, che noi siamo nella Verità, che quella cattolica è la vera Chiesa, e così via. Ma dal punto di vista di ciò che voleva Gesù, zero.

Eròdoto, in un suo passo famoso, parla degli Indiani cosiddetti Padei, i quali, avevano un costume che per noi oggi potrebbe sembrare ripugnante. Facevano così: quando uno diventava vecchio e non riusciva più a seguire il gruppo (giacché erano nomadi), gli uomini uccidevano gli uomini e le donne uccidevano le donne, venivano messi in pentola e mangiati, poi dicevano: questi è dentro al gruppo. Ricordo funebre, un modo di risolvere il problema degli anziani.

Se Gesù fosse arrivato in quella tribù e avesse guarito un vecchio da una malattia micidiale che gli impediva di seguire il gruppo, avrebbe risolto il suo dramma personale? Sì, certo; ma non avrebbe risolto il problema degli anziani dentro a quella tribù. Non sarebbe stato poi quel vero rivoluzionario che noi intendiamo che sia. Egli avrebbe tentato - suppongo - parallelamente alla guarigione del vecchio, la conversione della tribù, perché solo in quel caso il vecchio avrebbe trovato uno spazio umano dentro al gruppo. In ciò il miracolo, in ciò la specifica rivoluzione di Gesù: occorre occuparsi dei malati (sto parlando del passo evangelico) e della malattia.
Contro la malattia bisogna combattere, deve cadere il tabù teologico che sia opera di Dio. Solo così cadrà - ripeto – il concetto teologico di segregazione. E, se segregazione ci sarà, sarà solo scientifica, vale a dire: per meglio operare sul soggetto carente, allo scopo di renderlo normale. Essere cristiani non vuol dire credere nei miracoli, ma rendersi capaci di novità che solo una profonda metànoia può operare nel mondo.



Venerdì 13 Febbraio,2015 Ore: 20:00
 
 
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