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www.ildialogo.org Dio è misura di tutte,di Padre Aldo Bergamaschi

4 gennaio 2015
Dio è misura di tutte

Omelia pronunciata il 5 gennaio 2003


di Padre Aldo Bergamaschi

Giovanni 1, 1-18

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli rende testimonianza e grida: Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me. Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.




Questo Vangelo di S. Giovanni è un giudizio definitivo su Cristo e viene così chiarita la sua collocazione rispetto al tema dei temi, vale a dire: l’esistenza e la struttura di Dio.
 
In questi giorni – lo avrete letto anche sui giornali – il Papa ha parlato di un Dio irritato, disgustato. Un filosofo laico mi ha fatto notare come appare strano un discorso di questo genere, che suppone una concezione di Dio del Vecchio Testamento e che ignora la venuta di Gesù Cristo. Queste affermazioni hanno inquietato il mondo laico, il quale almeno ha capito che si può credere o no. In ogni caso, l’unica definizione corretta di Dio è quella che ci ha dato Gesù Cristo, anche perché lui stesso è Dio, ecco l’importanza di questo Vangelo.

Dio c’è per tutti a partire dall’antichità; cito il massimo pensiero, quello di Platone e quello degli Ebrei, potrei dire: Platone e Mosè. L’aggancio di questo Dio con il mondo - e nel mondo ci mettiamo la storia degli uomini - avviene per mezzo della “religione”, della “legge” e degli annunci profetici. Ma la legge, la religione, sono parola di Dio?

Platone dà questa definizione di Dio: Dio è la massima misura di tutte le cose. Mosè dice che ha visto Dio; secondo S. Giovanni è una bugia questa. Dio avrebbe dato le leggi a Mosè, sarà vero? Non sarà vero? Qui tiriamo le somme alla luce del Vangelo di S. Giovanni: tutto questo è messo in questione. Nessuno ha mai visto Dio! Cosa sono quelle storielle di Abramo, che vede Dio, di Mosè che parla con lui?

La definizione di Dio data dall’intelletto umano – mi riferisco a Platone – è una definizione in linea di principio perfetta. La citazione la trovate nelle Leggi: Dio è la massima misura di tutte le cose, se noi vogliamo sapere le cose nell’ordine fisico, se vogliamo sapere che cosa è la verità, in che cosa consiste la giustizia: la misura assoluta è Dio. Non vedo come una mente umana, senza l’aiuto della rivelazione, possa dire meglio di così. Però, in una mezza pagina dopo, Platone spiega dove prendere la “misura” di tutte le cose. E per quanto riguarda però la misura storica della verità, della giustizia, del bene, ecc. indica il Santuario di Delfo. Questa è una caduta, perché il Santuario di Delfo fu costruito, inventato da una famiglia, gli Alchemenidi, i quali, per mantenere il loro dominio sul territorio e sugli schiavi, hanno inventato il Santuario di Delfo, dove dicevano che lì Dio dava dei responsi mediante la Pizia. É ovvio che Platone lo fa con animo pulito, certamente le cose che si insegnavano al Santuario erano tutte in ordine secondo l’etica pensata anche dallo stesso Platone.

Dio dà la legge a Mosè, ma poi quella legge è combattuta da Gesù, perché teneva schiavi gli uomini, ecco la religione. La religione dava la precedenza al Sabato sull’uomo e queste sono le battaglie con cui Gesù termina la sua esistenza. Il momento più alto di questo scontro fra Gesù e la concezione di Dio, che avevano gli Ebrei, è nel capitolo VIII di S. Giovanni. Cito: Noi discendiamo da Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno e tu dici che noi saremo liberi, Voi fate le opere del Padre vostro – replica Gesù – Non siamo dei bastardi, noi abbiamo come padre solo Dio. La parola ritorna, senonché è la concezione di Dio che era sbagliata, sbagliata in Platone come anche negli Ebrei.

Gesù dice: Se Dio fosse vostro Padre, voi mi amereste. Questa è la logica platonico-aristotelica, Gesù parla con una logica che è intrascendibile: Se veramente vostro padre fosse Dio, voi mi amereste, invece, non sopportate neanche le mie parole. Ancora Gesù: (ecco la frase tremenda) vostro padre è il diavolo - nell’accezione loro - e costui è bugiardo e omicida fin dall’inizio. Infine Gesù: Prima che Abramo fosse, io sono. Non dice “ero”, dice “sono”; ecco le affermazioni che lo porteranno alla morte. Gesù è stato ucciso perché aveva detto essere Dio suo Padre e perché aveva contestato il Sabato creduto creazione di Dio. Nessuno ha mai visto Dio, S. Giovanni afferma: Gesù è l’unica parola di Dio.

Ho insistito su ciò perché il rilievo è tragico, questa lettura di Gesù come Dio-con-noi, continuerà fino al III-IV secolo. Per chi ha delle curiosità intellettuali dico: Socrate sta a Platone come Gesù sta alla Chiesa Cattolica. Socrate aveva tenuto ben salda la definizione di Dio, è Platone che la corrompe pur avendola colta nella sua essenzialità. Una critica morbida la mia, e non tale da condannare in tutto la Chiesa Cattolica. Però da qui bisogna partire per capire tutto il degrado successivo.

Le cose, la realtà, non bastano per portarci al pensiero etico di Dio; sono d’avviso che il mondo sia il pensiero di Dio concretizzato, sono arrivato a dire - e ho scritto - che la vera preghiera dovrebbe essere la ricerca scientifica. Gli ordini religiosi del futuro, non dovrebbero essere come i nostri (a parte S. Francesco che l’aveva capita, noi siamo ormai dei Francesco di paglia), ma coloro che coltivano la ricerca scientifica. Se è vero che la preghiera consiste nell’andare alla ricerca del pensiero di Dio, il pensiero di Dio è lì, se credete che Dio è creatore del mondo e di noi. Vedrei con favore delle suore chine sui microscopi alla ricerca - poniamo - delle malattie. Questa sarebbe la vera preghiera; e per gli uomini la stessa cosa, anche in altro campo: la soluzione dei problemi che riguardano i rapporti socio-economici.

Le cose rivelano la razionalità dell’universo, ma la razionalità della storia deve essere costruita con il Logos. Ecco perché la Chiesa non dovrebbe essere interprete delle parole di Gesù: ogni volta che l’ha fatto, purtroppo è caduta nell’errore di Platone. La Chiesa dovrebbe essere solo colei che “mostra” quali sono le parole del Signore. Come S. Francesco, il quale un giorno, ascoltando una Messa, sente delle parole che lo sconvolgono, si fa spiegare dal sacerdote - erano lette in latino - che gliele chiarisce. Da quel giorno incomincia la sua conversione, il contatto con la parola di Dio crea in lui l’uomo rivoluzionario che conosciamo.

Sotto questo profilo siamo all’anno zero, volete un esempio? Avete visto il nostro Presepio? Debbo dire che la mente sono io, e dovrei ringraziare uno per uno gli artigiani - direi artisti - che hanno costruito tutto quell’apparato bellissimo. Il presepio è tematico e si distingue da tutti gli altri per questo. Quest’anno, oltre all’annuncio dell’evento di Gesù nato in mezzo a noi, i pastori, gli angeli, ecc., abbiamo scelto come tema l’incontro di Gesù con Zaccheo.  Zaccheo, era un pubblicano e ricco. Il Vangelo non riferisce ciò che si sono detti, ma è tenendo conto di quello che l’individuo fa alla fine del discorso con Gesù, che abbiamo ricostruito il dialogo. Zaccheo, taglia in mezzo i suoi averi, quelli che egli ritiene essere suoi per una dignitosa sussistenza e dà la metà ai poveri. Poi restituisce il quadruplo di quello che aveva frodato. Gesù gli fa capire che sono due i latrocini: un latrocinio giuridico e uno sociale. Il latrocinio giuridico è quello che si fa calpestando le leggi con manovre subdole che conosciamo; il latrocinio sociale è quello di cui uno non è cosciente. Però, il solo fatto di essere ricco, vuol dire che da qualche parte ha “preso” quella ricchezza; e l’ha presa probabilmente dal sangue dei poveri storici.

Quelli che hanno capito l’impostazione, hanno ammesso che è una lezione da tenere presente. Mi è stato riferito che una persona anziana dopo avere udito il dialogo tra Gesù e Zaccheo avrebbe detto: è ora di finirla, questo è comunismo. Ecco perché vi dicevo che siamo sempre all’anno zero.  Conviene prendere contatto con il Logos: In principio era il Verbo, la parola di Dio fatta uomo. Dobbiamo riprendere il discorso con Gesù, perché solo Lui ci indicherà la strada da seguire. Zaccheo non ha fatto quello che ha fatto per ordine di Gesù, ma in conseguenza del discorso udito da Lui (Verbo): da uomo ingiusto, diventa giusto, da non cristiano, diventa cristiano.
 



Domenica 04 Gennaio,2015 Ore: 10:36
 
 
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