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www.ildialogo.org L'omelia del 14 dicembre 2014,di p. Aldo Bergamaschi

L'omelia del 14 dicembre 2014

Omelia pronunciata il 15 dicembre 2002 


di p. Aldo Bergamaschi

Giovanni (1,6-8; 19-28) 

Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. 
Egli non era la luce, ma doveva rendere testimonianza alla luce. E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: “Chi sei tu?” Egli confessò e non negò, e confessò: “Io non sono il Cristo”. Allora gli chiesero: “che cosa dunque? Sei Elia?”. Rispose: “Non lo sono”. “Sei tu il profeta?”. Rispose: “No”. Gli dissero dunque: “Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?”. 
Rispose: “Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia”. Essi erano stati mandati da parte dei farisei. Lo interrogarono e gli dissero:”Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?”. Giovanni rispose loro: “Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo”. Questo avvenne in Betania, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Questo passo evangelico certamente è vittima – la parola vittima potrebbe trarre in inganno – di una certa interpretazione storiografica molto pesante. Qui è l’evangelista che probabilmente mette alcune parole sue, per il fatto che Giovanni aveva creato un problema nella Chiesa primitiva. 

Giovanni era una figura ascetica, superiore a quella di Gesù. Viveva nel deserto, vestito di pelle di cammello, si cibava di locuste e miele selvatico, andava scalzo. Gesù non era così e credo che in ciò sia la distinzione fra Lui e tutti i fondatori di religioni. L’ascetismo in Gesù è molto contenuto, Gesù non va scalzo (qui si parla di sandali), Gesù è vestito normalmente, anzi un po’ meglio. Aveva una tunica inconsutile fatta da sua madre, la Madonna, mangiava e beveva come tutti noi. Questo per me è l’equilibrio, certo non come coloro che vestono magnificamente e vivono nelle case dei re e lo dirà anche Lui. Si dice che è nato povero ecc., ma questa è una solfa che non regge, perché S.Giuseppe era un falegname carpentiere che probabilmente aveva una piccola servitù, lui stesso ha lavorato: Gesù non era il povero storico. L’ideale suo non è il pauperismo - come molti vanno dicendo - l’ideale suo è l’eguaglianza, ed è questa la cosa difficile, ed è questo il miracolo che il cristiano deve introdurre nel mondo a tutti i livelli. L’eguaglianza uomo-donna; il rapporto tra capitale e lavoro, sono i settori dove bisogna fare l’eguaglianza, dove bisogna annullare le due figure storiche del povero e del ricco.

Questa è solo una parentesi per dirvi come l’evangelista Giovanni avesse lasciato delle tracce e come avesse dei discepoli, ma come ho detto, Giovanni si ridimensiona come figura e ne fa vedere la forza rivoluzionaria, ma in funzione di Gesù. Giovanni non è la luce, ma colui che testimonia la luce. 

L’inchiesta sulla identità di Giovanni rivela l’atteggiamento del gruppo che si sente insidiato nel monopolio religioso. Vengono mandati sacerdoti, leviti, per vedere chi è questo tipo che fa tanto chiasso e che in fondo ha mobilitato le masse. Giovanni dice parole pesanti, però ha una vita austera, fa presa sulle masse, ed ecco la domanda: Chi sei? Sottinteso: chi credi di essere? 
Questo ve lo dico perché, anch’io sono stato rimproverato per: cosa crede di essere? Io non credo nulla, cerco solo di esporvi quello che vuole Gesù Cristo. Questo riguardo ai dibattiti che si svolgevano qui a Reggio Emilia una quindicina di anni fa, quando facevo delle conferenze anche al di fuori della chiesa. 

Tu chi credi di essere? Tranquilli dice Giovanni, non sono il Cristo e neanche un profeta. Chi sei? Quale è la definizione che dai di te stesso, questo è molto importante. Risposta: “Io sono una voce...”. Ma gli interlocutori lo incalzano: E i riti che fai? Dai il battesimo? Giovanni risponde: simboli, metafore, così proietta negli spiriti l’ombra di un altro più forte di lui. Io sono una voce, ma cosa ci sta dietro a una voce? Ci sta il pensiero. Voce, parola, che esprime il pensiero (Logos). Lui è Gesù Cristo; ecco la definizione perfetta. 
Mi viene il dubbio che sia S.Giovanni a fare la costruzione e che non abbia risposto in questo modo e tutto viene accomodato. E’ ovvio che tutto viene su misura del personaggio, Giovanni è grande per questo motivo. L’evangelista lo definisce in rapporto a Cristo mandato da Dio per rendere testimonianza alla luce e il personaggio è scomodo per la istituzione e anche per la Chiesa primitiva stessa. Mi convinco sempre più che è una interpretazione di Giovanni l’evangelista. 

Passiamo al “conosci te stesso”. È possibile conoscere noi stessi? Problema grave che attraversa tutta la filosofia. Il tema è ritornato in questo periodo perché si parla del più grande logico di tutti i tempi, nativo della Moravia, uno scienziato di nome Kurt Godel, il quale nel 1932 ha costruito il “Teorema di Godel”. Questo teorema è scientificamente descritto con formule comprese in due paginette (foglietto piegato in due) dove questo “logico” dimostra un principio che vi traduco in linguaggio filosofico e letterario. Il teorema dice: “Non esiste complesso, realtà conosciuta in grado di giustificare se stessa”. Questo teorema ha subito delle obiezioni di conto marginale e dieci anni prima di morire Godel lo ha riveduto rispondendo alle obiezioni che circolavano a livello scientifico. Lo si può trovare anche su Internet. 

Esempio: prendiamo una realtà conosciuta, quel banco o le scarpe della signora. Non esiste realtà conosciuta in grado di giustificare se stessa (si diceva: conosci te stesso, chi sei?) se il banco potesse parlare vi direbbe: sono lungo due metri, largo mezzo metro, sono fatto così e così, ma più di tanto non può dirvi. Nessuna realtà conosciuta è in grado di giustificare se stessa, ha bisogno per essere giustificata di un rimando verso qualcun altro o qualcosa d’altro. Chi potrà dirvi cosa è quella scarpa? Non la scarpa, ma il calzolaio che l’ha fatta o l’ingegnere che l’ha progettata. Il rimando è lì. Ogni realtà conosciuta, come questa pianta verde, non è in grado di giustificare se stessa, qui il principio di casualità deve essere inteso. O si crede nel teorema di creazione, e si accetta che dietro a questo alberello c’è colui che lo ha fatto, e noi diciamo Dio. Non certo con un colpo di bacchetta magica o neanche in maniera costruttiva come il banco, ma attraverso passaggi evolutivi. Tutte le realtà create di nostra conoscenza hanno bisogno di una spiegazione che va fuori di loro. 

Possiamo conoscere noi stessi? No! Questa è la lezione tremenda, ora capite il pericolo di tutti quelli che si definiscono. Ho delle gambe buone sono un bravo calciatore, credo di essere un Dio e mi faccio pagare miliardi… e così in tutti gli altri settori. 

Questo problema è nato quattrocento anni prima di Cristo e direi che Giovanni l’evangelista conosceva la filosofia greca, è stato a Efeso la patria di Eraclito. Ci viene in aiuto l’esempio di Socrate quando viene dichiarato il più sapiente dei greci dall’oracolo di Delfo, tutta Atene rimane sospesa e lui stesso non ci crede. Poi, dopo aver riflettuto capisce perché Delfo ha detto questo e dice: “io e i greci siamo tutti ignoranti, soltanto che io so di essere ignorante, mentre gli altri sono ignoranti senza saperlo e non lo vogliono sapere”. Socrate – l’ho detto varie volte – guardava la sua mano e diceva ai suoi discepoli: “guardatevi una mano, non ci sarà nessuno al mondo che mi convincerà che questa mia mano è fatta dal caso: qui dietro c’è una intelligenza”. A quell’epoca c’erano quelli che volevano spiegare la realtà con se stessa, vedete allora che ritorna il problema di Godel. 

Socrate non è mai andato a Delfo a pregare. Se questa mia mano è opera di una intelligenza infinita, devo strutturare la mia vita in rapporto a questa intelligenza e in tutti i settori debbo cercare la perfezione che mi è stata trasmessa in questa mano. Qui nasce il cristianesimo. 



Sabato 13 Dicembre,2014 Ore: 17:23
 
 
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