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www.ildialogo.org L'omelia del 1 novembre 2014,di p. Aldo Bergamaschi

L'omelia del 1 novembre 2014

Pronunciata il 1 Novembre 1977


di p. Aldo Bergamaschi

Matteo 5,1-12
In quel tempo, Gesù, vedendo le folle, sali sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinavano i suoi discepoli. Prendendo la parola li ammaestrava dicendo:
"Beati i poveri in spirito perché in essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
Beati i miti perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio,
Beati i perseguitati per causa della giustizia perché di essi e il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno, e mentendo diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate perché grande e la vostra ricompensa nei cieli".
Mi era venuta la voglia di sfuggire da questa prima affermazione: “Beati i poveri di ispirito...” su cui la coscienza cristiana, sta levigando la propria anima da secoli. Ed è come il gatto o la volpe che si sta appunto leccando la lima e la lingua e sanguina. C'è chi pronuncia queste parole come se muovesse le ali di una farfalla, c'è chi si impegna a fondo per ricercare chi sono questi poveri. Allora sofismi su sofismi, di cui io vi denuncerò qui il classico. Poi ci sono i cristiani che hanno perduto le staffe, dal punto di vista mentale, e dicono che anche Gesù alla fine si schiera con i poveri, accettando la lotta di classe.
Certo non mi trovo d'accordo con questo tipo di follia come non mi trovo d'accordo, con quell'altro
tipo di follia che sta vegetando nella predicazione cristiana da secoli. Io dovrò verificare una di queste interpretazioni compiuta da parte di un santo e quindi dovrò prendere due piccioni con una fava. Da una parte, correrò il rischio di gettare il discredito sulla santità storica, poi vedrete che alla fine è meglio gettare il discredito sulla santità storica che dovere sconfessare la santità di Cristo.
Dovrò chiamare a confronto un santo ed è san Francesco di Sales, vescovo di Ginevra. Il santo della mitezza che ha fatto le spese di tutte le buone letture, da qualche secolo a questa parte, dico dal 1609, quando fu scritta la Filotea. Le suore le hanno letto tutte, indubbiamente, la Filotea, e tutte le buone signore di società a partire dalle principesse dell'epoca cattoliche e protestanti.
Questo è un punto interessante, perché su questo tipo di teoria d'accordo tutti e due. In altri luoghi si litiga all'infinito, ma su questa concezione del passo evangelico lì tutti d'accordo.
“Beati i poveri di spirito, perché di essi e il regno dei cieli”. Anche questa è una di quelle traduzioni sbagliate che ci tiriamo dietro così per tradizione, sappiamo che è sbagliata, ma si continua a ripeterla, il male è che qualcuno ci ricama sopra, la diavoleria del sofisma. Ed ecco la interpretazione di san Francesco di Sales. “Povertà di spirito in mezzo alle ricchezze” - egli dice - nella parte terza al capitolo decimo quarto della Filotea, dove si esamina proprio la prima beatitudine. Prosegue: infelici dunque i ricchi in spirito perché di essi è invece la miseria dell'inferno. Da una parte quindi ci sono i poveri in spirito e dall'altra ci sono gli infelici, cioè beati questi infelici, questi altri, cioè i ricchi in spirito. Chi è il ricco in spirito contrapposto al povero di spirito.
Il ricco in spirito sarebbe quello che ha le sue ricchezze nello spirito, o il suo spirito nelle ricchezze. Bel gioco di parole, senza dubbio, per dire che egli si identifica con l'animo con quei dannati danari che ha dentro al forziere, fa tutt'uno, ha le sue ricchezze nello spirito e le ricchezze che si identificano con il suo spirito, e il suo spirito nelle ricchezze, vale a dire è tutt'uno, quindi si potrebbe dire che il ricco in spirito è colui che si identifica con uno scudo d'oro.
E poi il povero di spirito. Chi è? è colui che non ha le ricchezze nello spirito né lo spirito nelle ricchezze, però ha le ricchezze. Questo è il punto, però ha le ricchezze. Non ci si domanda da parte di san Francesco di Sales da dove siano capitate queste ricchezze in casa sua, guai a noi se dovessimo fare questo reperto. Dunque la situazione storica è tutta ignorata, non si indaga sulla origine e neanche sull'uso onesto di queste ricchezze dei ricchi, né si indaga sulla origine dei poveri storici. Ne deriva che i poveri in spirito, sotto un certo profilo, sono identificati con i poveri storici e allora questo è tutto il filone utilizzato dai predicatori da strapazzo. Beati i poveri in spirito, si intende beati voi che adesso siete qui state soffrendo la fame, non sapete come pagare l’affitto, siete disoccupati... siete i poveri storici. Il rischio di questa predicazione, cioè dire a costoro voi siete beati. Povero in spirito si intenderebbe il povero storico.
Quindi se sono dichiarati beati, sono dichiarati felici e giustamente collocati nella loro povertà fattuale; e anzi pende su di essi, questi poveri storici, la possibilità di essere ricchi in spirito, e per di più di meritare anche l'inferno.
Poi, sotto un altro profilo, nella predicazione di Francesco Sales, sono identificati con i ricchi buoni opposti ai ricchi cattivi. Ecco il sottile dramma di questa predicazione! Voler far credere che ci siano dei ricchi buoni e dei ricchi cattivi, togliendo l'attenzione proprio su questo aggettivo, che da Gesù viene colpito in quanto tale, senza attenuanti senza specificazioni successive. Allora ecco l'inganno, il ricco buono e il ricco cattivo.
Per Gesù invece, il ricco in quanto tale, deve rispondere di troppe cose di fronte alla sua etica e alla sua visione del mondo. E allora san Francesco di Sales, introduce la figura del ricco di spirito da contrapporre al ricco storico, al ricco tout court e fa rientrare il ricco storico nel novero dei poveri di spirito, perché suppone che Cristo intenda riferire i suoi guai ai ricchi in spirito e non ai ricchi semplicemente tali. Per cui, stringendo il discorso dal punto di vista filosofico, ne viene fuori che il ricco in spirito sarebbe il quarto termine del sillogismo. Voi sapete che quando in una argomentazione si introduce il quarto termine, lo si introduce per evitare la caduta del pensiero sui rapporti sociali. Cioè si vuole deviare l'attenzione su cosa è la situazione reale. Si architetta allora questo tipo di sofisma.
Mi pare di averlo già detto un'altra volta in che cosa consiste il sofisma. Ve ne do una esemplificazione adesso, facilissima. Se io dico: i ladri vanno di notte, poi aggiungo: Socrate va di notte, posso tirare queste somme: dunque Socrate è un ladro. Voi mi direte: ma noi conosciamo Socrate, non è possibile che Socrate sia un ladro. Certo il vostro buon senso si ferma li e dice che c'è qualcosa che non va. Il baco del ragionamento è nella espressione “vanno di notte”, i ladri vanno di notte, Socrate va di notte. Vanno di notte anche i ladri, ma non v'e dubbio che nella sostanza, il significato è profondamente diverso. Cosi abbozzando le due espressioni in un solo significato, gabellandolo come unico si può creare un sofisma assai pericoloso.
Ma Gesù conosce solo i termini, conosce i poveri storici, li ha trovati nel mondo anche quando è venuto Lui, da che mondo è mondo, dall'epoca di Caino e Abele, forse già da Adamo ed Eva, qualche litigio anche fra loro. Cristo conosce i poveri storici, i ricchi storici e anzi, sa benissimo che gli uni sono la causa degli altri, anche questo non dobbiamo nascondercelo, gli uni sono effetto, al di fuori certamente della sua visione del mondo.
Ecco che la beatitudine diventa un proclama che ha il suo vero valore, egli dice, con traduzione esatta: beati i mendicanti dello spirito. Di questa traduzione siamo debitori a Tertulliano e san Giovanni Crisostomo; nel Vangelo c'è la parola ptokoi, che vuol dire mendicante, non la parola penes vale a dire povero come lo intendiamo noi storicamente; e allora vedete come la traduzione viene molto bene: “Beati i mendicanti dello spirito, cioè i mendicanti dei valori spirituali”. E questi mendicanti possono venire, sia dalla classe dei poveri storici, che dalla classe dei ricchi storici che Gesù trova. Ma quando però, il povero storico o il ricco storico, entra nell'ecclesia, evidentemente deve lasciare cadere povero storico e ricco storico, deve nascere il ricercatore dei valori spirituali.
Spero di aver chiarito, ma sono sicuro che dovrò ritornarci sopra perché molti non avranno mai udito cose di queste genere e l'insegnamento non è mai finito.
Cristo conosce solo tre termini e chiama beati solo i primi, cioè i ricercatori dei valori spirituali. Gli altri li ignora, non sa più che cosa siano, sono dei morti che vagano nella storia, ed è perfettamente inutile aderire agli uni o agli altri e diventare dei cristiani per il socialismo e accettare la lotta di classe, non sappiamo più cosa siano dal punto di vista di Cristo, se mai dobbiamo verificare che nella ecclesia sono ancora restati questi due mostri dentro alla Chiesa. Questa è l'analisi che dobbiamo fare. Voi mi direte che san Francesco di Sales è santo, certo diciamo che è santificata la sua persona, non tutto ciò che ha detto, anche questo piccolo sofisma probabilmente.
C'è la tentazione di portare il discorso della perfezione cristiana, della santità cristiana, nella singolarità. Ora credo che questo sia un errore. Il cristiano può essere cristiano in qualsiasi condizione o contesto storico in cui viene a trovarsi? Una vota rispondevo di si, adesso rispondo si con cautela. Anche qui c'e un'insidia, sul piano più generale il principio è pericoloso, perché con questo principio si avalla lo statu quo in modo irreparabile. Se il cristiano, è in un contesto cristiano, per esempio nel medioevo, quando vigeva la servitù della gleba, questi poveri disgraziati che lavoravano sedici ore al giorno, quello stato certamente è in contrasto con la rivoluzione di Gesù sulla persona, voi diventate del perfidi cristiani, cioè predicate una cosa ingiusta. Se predicate la santità personale e non correggete le istituzioni, voi avete favorito il trionfo della ingiustizia fino alla fine del mondo.
Adesso ho capito, la famosa impennata di Rosseau, lui continuava a dire a Emilio: voglio fare veder gli originali e non le copie. Principio pedagogico santissimo, non v'è dubbio, è meglio portare i vostri scolari a vedere una porcilaia anziché parlare del maiale e farlo vedere in un libro, su questo non c'e dubbio. Ma la polemica era più sottile probabilmente, era contro il culto dei santi. Lasciamo stare l'aberrazione protestante vediamo in casa nostra. Polemica contro i santi non in sé intesa, ma in quanto venivano concepiti come copie.
Allora ecco il principio pedagogico, e meglio vedere l'originale o la copia, è sempre meglio vedere l'originale, e allora quando parlo di santità ai cristiani dirò buona cosa Francesco di Sales, meglio Francesco di Assisi se vogliamo fare una distinzione, però dirò meglio di tutti Gesù Cristo, perché egli è il modello di ogni santità.



Sabato 01 Novembre,2014 Ore: 17:01
 
 
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