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www.ildialogo.org L'omelia del 19 ottobre 2014,di p. Aldo Bergamaschi

L'omelia del 19 ottobre 2014

Pronunciata ilo 18 ottobre 1987


di p. Aldo Bergamaschi

Matteo 22,15-21
In quel tempo, i Farisei avevano udito che Gesù aveva ridotto al silenzio i Sadducei, ritiratosi tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi. Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: “Maestro, sappiamo che sei veritiero e che insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia alcuno. Dicci dunque il tuo parere: È lecito o no pagare il tributo a Cesare?”. Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: “Ipocriti, perché mi tentate? Mostratemi la moneta del tributo”. Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: “Di chi è questa immagine e l’iscrizione?” Gli risposero “Di Cesare”
Allora disse loro: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”.
Oggi, come vedete anche dai manifesti murali, celebriamo la giornata missionaria mondiale.
Ora, è mio costume affrontare il tema di fondo, sotteso a questa giornata. Non mi propongo di migliorare la nostra conoscenza missionaria così come è, mediante informazione di ciò che si fa, cosi come si fa. Celebrando quello che è propagandistico:dateci dei soldi perché noi diamo da mangiare, da bere, da dormire... anche se tutto questo lo ritengo una mistificazione, ma siccome non abbiamo altro da celebrare, allora ci mettiamo su questa strada.
Che cosa mi propongo invece? Mi propongo di riflettere su ciò che dovrebbe essere la nostra carta di identità di cristiani per essere “missionari”. Purtroppo sventoliamo le parole dette dopo la risurrezione, tra l'altro è mio dubbio che siano state dette da Gesù Cristo,ma che siano di invenzione della comunità: “Andate predicate il vangelo a tutte le genti”, perché Gesù ha detto invece agli uomini: diventate cristiani. Questo è l'unico messaggio missionario e cioè dice ai credenti di essere tali fino in fondo, perché, se saranno tali, avranno già predicato il messaggio. Se tali non saranno predicheranno il messaggio diventando alla pari con gli altri protagonisti dei venditori di merce e nulla più.
Si dice, lo troverete anche sui foglietti di propaganda: “Oltre due terzi dell'umanità, a duemila anni dalla venuta di Cristo non conoscono ancora il suo Vangelo”, e si cita il Concilio. Bravi, perché oltre due terzi dell'umanità a duemila anni dalla venuta di Cristo non conoscono ancora il suo Vangelo? Perché i cristiani hanno mostrato la loro civiltà cristiana non il Vangelo. Ecco la grossa riflessione che dobbiamo fare. Non mi sento di farne altre per potervi educare alla cosiddetta missionarietà. Cioè quelli che lo conoscono, ecco la domanda, cosa mostrano di specifico agli altri, appunto a questi due terzi e oltre dell'umanità, che cosa mostrano? Fanno come gli altri, vale a dire, si contrappongono, messaggio a messaggio, partendo dal presupposto che quel messaggio annunziato sia bello, buono, veritiero e risolutore di tutti i mali del mondo.
Bene, questo è l'enunciato di principio. Vogliamo fare un piccolo saggio? Stiamo al testo evangelico, questo passo famoso che continuano a ripetere i politici, che ripetiamo noi quando facciamo al braccio di ferro con i politici e cioè: “Date a Cesare ciò che è di Cesare, a Dio ciò che è di Dio”. Potremmo fare una traduzione un po' più capibile, per esempio: date a Cesare ciò che appartiene a Cesare, date a Dio ciò che appartiene a Dio.
Si dice normalmente che ci sono le due autorità, Cesare che rappresenterebbe l'autorità civile, nel medioevo l'imperatore, Dio dall'altra parte, di cui la Chiesa sarebbe la rappresentante costituita.
Questa interpretazione parte da un presupposto: la legittimazione, dei re da una parte, cosa che Gesù Cristo no ha mai fatto e lo capite anche voi, perché a partire dal secolo passato è caduta la concezione autoritaria di una regalità derivata da origine divina. Abbiamo fatto le bizze con il concetto di democrazia poi adesso veniamo a scoprire che altro non è che una piccola immagine di ciò che Gesù intendeva fare quando ha creato la Chiesa, o la ecclesia, tanto per tenere il discorso più alto.
Battuti con una logica sconcertante: Date a Cesare quello che è di Cesare, a Dio quello che è di Dio, se ne tornano a casa, ci avranno riflettuto, non ci avranno riflettuto, ma forse qualcuno più intelligente avrà capito quello che Gesù voleva dire. Dunque Cesare, non è Dio! E non lo è neanche quando si chiama Costatino! Invece a Costantino si è attribuito attributi divini, almeno alla pari come quello dei vescovi. Ecco che cosa voleva dire Gesù!
Dunque Cesare non è Dio e poi reciproca, questa è un po' più difficile da capire, ma attenzione, qui ci sarebbe la sconfessione di una certa forma di teocrazia. Eh già, perché il braccio di ferro poi è sempre questo. Abbiamo fatto le conquiste della democrazia, adesso diciamo che ognuno è sovrano nei due ambiti, però voi sapete nel medioevo quanto il braccio di ferro fosse insistente, e da tutte e due le parti . Ripeto, Cesare non è Dio, e Dio non è Cesare. Che voleva dire: prendere le distanze da tutto il Vecchio Testamento, dove Dio era concepito come un capitano! Il Dio degli eserciti, voi vedete anche qui buona Epistola, anche qui di Isaia, questo giro, vedete, quello era il buono poi gli altri saranno i cattivi, ma sempre, sempre in questo sistema, sarebbe Dio dunque che legittima l'autorità a questo livello.
Se Cesare non è Dio, non è l’uomo, perché lui stesso è un uomo. Dunque non ci sarà mai un re per diritto divino. Quella regalità per diritto divino, non fu contestata sul piano teologico dalla rivoluzione francese, fu contestata la legittimazione del re. E quindi si tratterebbe qui di vedere da dove veniva l'autorità e noi diciamo deriva dal popolo, non deriva da Dio. Anche dopo la rivoluzione francese in ambito ecclesiastico si continua a voler credere che i re, quelli che erano sul trono, fossero di legittimazione divina. Quando i liberali, andarono sotto le finestre di Carlo Alberto a Torino nella reggia per chiedere la costituzione, la vecchia madre chiede al suo teologo: perché se me lo ha dato Dio, questi non me lo possono assolutamente togliere. Rispose: il regno ve lo ha dato Dio e voi in nome di Dio governate, ecco la condizione in cui l’aveva tenuta il teologo.
Sarà diventato il mio un presupposto, diventato una fissazione, ma credo di essere in linea con san Francesco prima e poi con Gesù Cristo, per cui o noi, il punto di rivoluzione lo rifacciamo nel Vangelo o diversamente quale che sia il punto che noi prendiamo, o la tradizione o il futuro o le idee del momento, mi dispiace, quelle non porteranno mai verso la soluzione. In duemila anni, abbiamo presentato il Vangelo con questa serie di errori, non abbiamo chiarito il rapporto sociale che è ancora apertissimo. É da domandarsi, in queste condizioni, se il messaggio evangelico brilli o se invece, non sia oscurato dalla nostra interpretazione. Da questo passo abbiamo dedotto la distinzione tra i due poteri come se fossero di origine divina.
No, la Chiesa non può essere un potere, perché ne è l'azzeramento. Le parole di Gesù sono chiare: “I re delle genti le governano, le tengono soggette, si fanno chiamare benefattori, ma tra voi - ecco l’ecclesia - non deve essere assolutamente così. Chi è il primo sia l’ultimo, il grande concetto del servizio. L’esempio è quello della madre con i figli, comanda la madre nei confronti del bambino, lo lascio decidere a voi? Voi sapete che Gesù lo volevano fare re due o tre volte, è sempre scappato via, sempre per togliere l'equivoco dalla testa appunto della gente. Gesù non è un potere, Gesù è un pensiero, vale a dire è un logos che ripete che non esiste alcun potere che non sia servizio.
E il diritto divino, quello dei re da dove è venuto fuori? É venuto fuori dal Vecchio Testamento, non certo dal Vangelo. Si è lottato contro i re, ma perché non erano come volevamo che fossero, non perché non erano secondo la visione evangelica, perché secondo la visione evangelica non dovevano nemmeno esistere, perché nella visione cristiana del mondo dovrebbero sparire i re.
Il famoso vescovo francese Lefevre, che si è ritirato in svizzera a Ecombe e contesta il Concilio,
fin lì potrebbe essere poco male, se non che, quella contestazione è da destra, poi ci sono le contestazioni da sinistra. Lefevre non si è adeguato a certe visioni, chiamiamole cosi appunto di sinistra e poi c'è appunto chi lo contesta, come lo contesto io, perché i concili crescono gli uni sugli altri e non crescono più sul Vangelo. E il concilio certo contiene le due matrici e le tesi prevalgono per qualche voto in più. Lefevre accusa le autorità vaticane di scendere a patti con gli avversari della Chiesa e di scendere a patti anche con le altre religioni. In un colloquio che egli ha avuto con il cardinale Ratzinger, che aveva sostenuto che oggi non esiste più alcun, “stato cattolico”, nel senso che al cristianesimo religione di Stato è stata sostituita la libertà di coscienza. Lefevre si alza e dice: a questo punto non c'è più possibilità di comprenderci. Mi affido alla vostra intelligenza, ecco che cosa c'è nella testa di lui, dove quelle teorie erano insegnate in tutti i seminari, ed erano ancora insegnate quando io, giovane studente, facevo teologia. Finalmente dopo il concilio si è potuto respirare in un clima di libertà il tentativo di riguadagnare la cosiddetta verità.
Ai missionari dico:andate in giro a mostrare la ruota, il primo uomo che ha fatto la ruota
l'ha mostrata come brevetto, non è andato in giro a far delle lezioni sulla verità del moto e cosi via, ha mostrato la ruota punto e basta. Oggi la ruota è utilizzata da tutti gli esseri umani. O voi andate in giro a mostrare la ruota, oppure ve ne state a casa, perché del turismo che favorisce la curiosità lo spirito di avventura e il mercato nero è pieno il mondo.



Sabato 18 Ottobre,2014 Ore: 22:43
 
 
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