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www.ildialogo.org L'omelia del 12 ottobre 2014,di p. Aldo Bergamaschi

L'omelia del 12 ottobre 2014

Pronunciata l’11 ottobre 1987


di p. Aldo Bergamaschi

Matteo 22,1-14
In quel tempo, rispondendo Gesù riprese a parlare in parabole ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo e disse: “Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e miei maiali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete chiamateli alle nozze.
Uscite nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali, e, scorto un tale che non indossava l’abito nuziale, gli disse: amico, come hai potuto entrare qui senz’abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono i chiamati, ma pochi eletti”.
Mi trovo in una brutta afflizione perché devo assolutamente discorrere per quanto attiene alla interpretazione di questo passo con quanto si dice nel foglietto che avete davanti. Nel cappello: “La parabola del banchetto nuziale rappresenta l'itinerario dell'incontro con Dio, la salvezza è stata offerta da prima a Israele, ma è stata rifiutata, i pagani chiamati in un secondo tempo potranno salvarsi se dopo l’ascolto delle parole resteranno membra vive della Chiesa”.
Ci meravigliamo che non ci sia pace nel mondo, guardando alla TV, quei missili, mi riferisco al Golfo, c’è chi fa il tifo, senza essere tristi come poteva essere Gesù, il quale finalmente era venuto a dare una indicazione, a dare un insegnamento perché quegli scontri finissero. Siamo contaminati da questo dualismo, che è all'interno della natura umana.
La tesi di Matteo sembra questa: all'antico Israele infedele al Signore è subentrato il nuovo Israele, che sarebbe la Chiesa. Questa è la dottrina comune. Le due parabole, quella dei due figli, che abbiamo visto nelle passate domeniche, e questa dei vignaiuoli omicidi, che si conclude con una condanna e con una esclusione. Quando si annuncia una verità c’è sempre qualcuno che capisce il rovescio di quello che si voleva dire. Allora l’intervento provvidenzialistico di tipo estrinseco letteralmente inteso come nel Vecchio Testamento.
Provvidenzialisti di questa specie li siamo dalla nascita, e la massa degli uomini di tutte le religioni, sono inseriti in questa mentalità, concepiscono Dio come un essere potente che ronza intorno alla storia e che può in ogni istante introdursi in questa storia mediante dei miracoli e fare ciò vuole come colpire i nostri nemici e quelli che noi consideriamo nemici di Dio. Questa è la struttura che abbiamo in quanto esseri naturali e religiosamente naturali, questo abbiamo come struttura educativa che dipende dal Vecchio Testamento. Troviamo tesi come quella di sant'Agostino, quella di Vico, poi finalmente quella del pensiero laico che ha la sua espressione in Hegel, il quale non ha fatto altro che mettere il segno laico a tutto il Vecchio Testamento nulla di più nulla di meno.
Dunque la tesi di Gesù dovrebbe essere un altra: la novità è sì penetrata in questo sistema, ma in maniera provvidenzialistica, in maniera miracolistica, il solo miracolo, se tale volete chiamarlo è la venuta di Gesù Cristo. Gesù nasce e viene dal seno di una donna, come ci sono venuto io e come ci siete venuti voi, non attraverso una esplosione di tipo estrinseco, ma di tipo intrinseco.
E adesso è questa presenza che dovrebbe capovolgere le situazioni, invece noi trascuriamo tutto il messaggio, avrò modo di dirlo in maniera più chiara e continuiamo a concepirlo anche Lui come un Dio che opera in maniera estrinseca dall'esterno. Questa è la concezione che abbiamo di Dio, che abbiano del cristianesimo nella nostra grande generalità, vale a dire nella media generale dei credenti.
Matteo è l'Evangelista che insiste di più attraverso elementi mitologici e apocalittici sulla fine della situazione precedente all'evento di Cristo. Ma spieghiamo meglio. Le rivoluzioni che noi conosciamo, quelle che chiamiamo epocali, la Francese, la rivoluzione di Ottobre e via via tutte le altre, se voi volete anche il protestantesimo, il cristianesimo stesso, nei confronti appunto del mondo antico, ora sono segnati da questo paradigma interpretativo. Dunque prima di noi le tenebre, siamo arrivati noi finalmente è arrivata la luce, i rivoluzionari francesi uccidono i re, sopprimono la monarchia, la causa di tutti i mali era questa situazione bisogna, sopprimerla, noi in quanto rivoluzionari siamo buoni.
Rivoluzione d'Ottobre lo sapete anche voi, il male era rappresentato dagli Zar, dobbiamo spazzarli via, adesso noi abbiamo istituito la società dei buoni e del bene. L'Islam ha fatto le stesse cose, Maometto ha fatto distruggere tutti gli idoli, vale a dire ha dato la caccia al politeismo perché il politeismo era il male, finalmente con l'Islam abbiamo la luce abbiamo la verità abbiamo la giustizia e cosi via.
Stessa cosa accaduta al cristianesimo. Ma siccome c'era di mezzo Israele, allora bisognava fare i conti con questo passato, ed ecco all'aberrazione più grande, questa la frase famosa: “Adirato il re inviò i soldati a uccidere gli assassini e a incendiare la città”. Il modello è uguale a quello di cui vi ho parlato. Se cosi fosse il cristianesimo non sarebbe più una novità, mentre Gesù era venuto a dire che l'affermazione della verità prevede il martirio non la distruzione.
Badate, non confondiamo questo modo di interpretare il vangelo con quell'altro dell'altra domenica, dove quel servo che aveva picchiato il conservo, viene punito perché lì c’è la teoria della giustizia, che sta al termine della vicenda storica. Cioè non si può continuare a usare la bontà in eterno, ma tutto termina finalmente in un atto di giustizia, dico nell'ipotesi... Qui abbiamo una interpretazione della storia, dove cioè il canone della violenza viene utilizzato per spiegare la nostra presenza nel mondo, quando invece, ripeto, Gesù ha si affermato la verità, ma ha anche detto che il suo retaggio sarà il martirio.
L'altro punto è la scadenza entro cui bisogna fruttificare. San Matteo, forza il pensiero di Gesù quando fa cadere il cristiano in questo modo di pensare, quindi gli fa credere che Dio ha sostituito l'Israele antico con un nuovo popolo, annettendo una bontà oggettiva al solo fatto di essere cristiani. Anche questo è canone rivoluzionario. Lo ripeto: buoni siamo noi, i cattivi gli altri. Noi ascoltiamo la voce del Papa voi no, voi dite che non bisogna introdursi nella vita pubblica in un certo modo, noi si. Noi siamo nella verità gli altri sono nell'errore e cosi via. Qui Matteo ci vuol far capire che ai membri della sua Chiesa, incombe lo stesso pericolo che ha portato alla condanna di Israele e quindi il pericolo che era tale per loro, può diventare tale anche per noi.
Ecco infatti il commensale entrato senza veste. L'episodio è drammatico, traduciamo cosi: non
si va in paradiso perché si appartiene alla classe operaia, ma non si va in paradiso neanche perché si appartiene alla classe che da lavoro (profitto) e si pilota l'economia. E purtroppo le due categorie tendono a dire per il fatto stesso di essere questa classe, noi siamo nella verità. Si può entrare nella rivoluzione alzando il pugno o la mano che volete, o facendo anche il segno della croce, ma se non si producono frutti non si è rivoluzionari veri. Se non c'è dunque nulla di meccanico in queste appartenenze, è vano credere che Dio abbia meccanicamente rifiutato un popolo e ne abbia scelto un altro.
Ai cultori di scienze filosofiche direi: ecco qui la interpretazione hegeliana della storia, qui con ammenicoli sacri, là con l’uso della pura ragione. E badate con la buona intenzione di eliminare le contraddizioni in cui ci troviamo. Ora questa suonata è dura per i principi dei sacerdoti e per gli anziani del popolo, ma è dura anche per la comunità cristiana. Eppure il provvidenzialismo continua a sollecitare le vocazioni.
Varie volte mi é stato chiesto di scrivere un catechismo dai miei amici, bene oggi se ne volete uno schema essenziale io potrò dichiararlo. Vado incontro, si capisce a dei grossi sospetti, eppure voglio affrontare con serenità la battaglia:
(1) La Bibbia, (Vecchio Testamento) non è parola di Dio. Se io mi trovassi nel medioevo sarei già in piazza sul rogo. L'unica parola di Dio è Gesù Cristo e specifichiamo: ciò che Egli ha veramente detto. E questo è l'affanno in cui noi ci troviamo nell'ambito dei cultori delle sacre scritture.
(2) Dio non guida la storia a colpi di sostituzioni, perché questa sarebbe bacchetta magica, manda il Figlio ma dal di dentro e non dall'esterno per dire agli uomini: che Dio è padre e non capitano. Avete udito Isaia: “Dio degli eserciti, preparerà il signore degli eserciti per tutti i popoli”, una visione macabra naturalmente, visione tutta etnocentrica. Dio è padre e non è capitano, non esistono popoli eletti, questa è la lezione di Gesù che non hanno capito gli ebrei, che non hanno capito i cristiani, quindi non ci sono dualismi antropologici basati su delle scelte, perché tutti siamo fratelli figli di un unico Padre. Non si sottolineerà mai abbastanza questo principio. Io riconosco soltanto degli uomini figli di Dio.
L'altro messaggio è: “Amatevi come io ho amato voi”.
Dunque non si è buoni o cattivi per una appartenenza a una classe o una scelta, ma per responsabilità personale. Non per elezione o per rifiuto. Vedete è lo stile di un catechismo.
E continuo. Il messaggio di Gesù, Logos, pensiero per eccellenza, ecco, la parola di Dio mette fine a tutte queste aberrazioni e questo è il motivo per cui è stato ucciso. Gli apostoli, dico quelli della prima generazione, non hanno pensato di vendicare Cristo, anche se più tardi nasce l'idea del popolo deicida, con tutte queste belle conseguenze. Nel caso dell'olocausto, l'unica risposta di Gesù è la costituzione di una “Chiesa”, che ha il compito di ripetere agli uomini le cose che hanno provocato a Gesù la morte. Sebbene in maniera indiretta e di ripeterle, col rischio continuo del martirio, fino a che non si sarà raggiunta la unità del genere umano .
Di queste guerre, penso che tutti siano colpevoli, che tutti siano assassini. Tutti quelli che hanno le navi la dentro per vari motivi sono tutti assassini, perché sono collocati dentro a questa mentalità veterotestamentaria. Non posso applicare la morale cristiana laddove non c'è assolutamente nulla da applicare, perché c'é tutto da condannare, tutto da rifare alle radici o alle fondamenta.
L'unità dei credenti, se ci sono, ha il solo compito di mostrare in positivo come si attua nella convivenza storica il messaggio di Gesù e non di formare da capo il gruppo dei buoni distinto o opposto ai cattivi. E poi tenuto vivo dalle guerre di religione, pensando cosi di affermare la propria egemonia: molti i chiamati pochi gli eletti: molti i battezzati pochi i cristiani.



Sabato 11 Ottobre,2014 Ore: 17:03
 
 
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