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www.ildialogo.org L'omelia del 21 settembre 2014,di p. Aldo Bergamaschi

L'omelia del 21 settembre 2014

Pronunciata il 30 settembre 19484


di p. Aldo Bergamaschi

Matteo 20,1-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: “Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna.
Accordatosi con loro per u denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. Uscito ancora anche verso le cinque, ne vide altri che stavano la e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero un denaro per ciascuno.
Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? Così gli ultimi saranno i primi, e i primi gli ultimi”.
È una strana parabola, perché non ha commento ufficiale mentre tutte le altre lo hanno. Devo dire che è la parabola del vangelo che disturba tutti i teorici cristiani. Qui, quale che sia l'interpretazione che si voglia fare, o di tipo orizzontale, vale a dire come se fosse una indicazione per chiarire i nostri rapporti socioeconomici, o una interpretazione verticale, che riguardi la pura dimensione dello spirito, insomma ci troviamo di fronte a dei pugni nello stomaco.
Le cose sono molto grosse: parificazione dei salari, lavori diversi, lavori più lunghi o meno lunghi, pagati allo stesso modo. Decisamente non c'è scampo. Vedremo questi mormoratori. Per fortuna c'è un padrone di casa, che non si lascia smuovere da questa delinquenza che circola dentro al nostro cervello di creature umane.
Sia sul piano della lettura orizzontale che quella verticale, c'è da stare allibiti, perché si dà il paradiso a un ladrone, quando invece noi, che abbiamo fatto le brave persone per tutta la vita, ci vediamo trattati allo stesso modo. Occorre ripulirci il cervello, o sbaglia tutto questo Dio, o sbagliamo tutto noi, e dobbiamo rivedere tutta la nostra etica, tutta la nostra concezione religiosa.
Gesù parla ai suoi discepoli, perché tende a costituire in quel gruppo di uomini che noi, con frase logora e logorata chiamiamo Chiesa. Gesù vuole fondare la “ecclesia”, vuole farla finita con la lotta di classe e questo non lo vogliamo capire, perché anche noi ci inseriamo nel discorso, che vuol dire avere dimenticato tutta la dimensione evangelica. Quindi cerca di vanificare questa lotta di classe senza fare classe. Ecco l'errore di molti cattolici, che noi chiamiamo di sinistra, ed errore dei cattolici che sono più papisti del papa. Anche loro sotto un altro profilo sono contro la lotta di classe, ma nell'asserire questo costituiscono una classe. Per tutte e due, sempre per questa cocciutaggine di non voler capire che noi abbiamo un solo compito, quello di formare la ecclesia.
La parabola di questi lavoratori tocca l'aspetto più vero dei nostri rapporti. Per quanto spiritualisti si sia, lo sappiamo, dobbiamo fare i conti con il piatto della minestra e con il portafoglio. Non dico del conto in banca, ma con il portafoglio e con il danaro sì. E questi rapporti più veri sono esattamente quelli socioeconomici. Allora questa parabola, tiene testa, fa fronte a tutti quei tentativi di organizzare scientificamente il lavoro tra uomo e uomo.
Quando un padrone storico, deve dire a un operaio storico: vieni a lavorare qui perché ti pago tanto, ti dò tanto, ahimè, Dio solo sa dove possiamo arrivare e non siamo ancora arrivati in fondo naturalmente. Colui che ha scritto la organizzazione scientifica del lavoro, è un certo Taylor Strano. Costui prima era operaio, poi ha avuto una intuizione: noi le intuizioni ce le facciamo pagare, i brevetti, ce li facciamo pagare. Poi è passato dall'altra parte, dove naturalmente si ragiona in un altro modo. Per quest'uomo, occorre evitare ogni perdita di tempo nel lavoro, principio ascetico, guai a chi perde tempo perché dobbiamo rendere conto rigoroso di ogni secondo, non v'è dubbio, ma applicare al lavoro degli altri questo concetto è già organizzazione del lavoro. Quando nella parabola si cerca di scardinare il concetto di lavoro storico e di introdurne un altro, più probabilmente aderente al concetto di uomo. Ma su questa linea di ricerca credo non restino altre alternative. Alla vecchia frusta dei romani, quella che usavano nei confronti degli schiavi, si sono sostituiti gli uffici e i laboratori, eccola la frusta ed è lungi dall'essere distrutta, ogni uomo è capace di un massimo di lavoro determinato. Per tutti coloro che produrranno quel massimo ogni pezzo sarà pagato al prezzo X, mentre sarà pagato a prezzo più basso per coloro che produrranno meno.
Sei voi sognate di fare una piccola officina e siete un operaio che si stacca dalla FIAT, si modellerà sul grande capitalista, perché questa è la logica non v'è dubbio. Una volta che si è dimenticata una certa definizione dell'uomo, è inesorabile ragionare così. Allora coloro che produrranno nettamente meno di quel massimo percepiranno un salario al di sotto del vitale.
Ma voi li pagate in modo tale che siano incentivati a lavorare? Ecco i principi che vengono a scardinare tutta la nostra razionalità. Non v'è dubbio che incontro a qualche rivoluzione si dovrà andare. Non so di quale tipo, ma così le cose non possono trascinarsi all’infinito, perché i cadaveri della struttura sociale diventeranno sempre più alti. Primo vantaggio di questa organizzazione: spezzare l'influenza dei sindacati. I sindacati nella parabola, sono il gruppetto che comincia a mormorare: noi siamo venuti questa mattina a lavorare e tu caro padrone paghi loro come noi. Questi sono sindacati un po' alla rovescia, sono dei piccoli capitalisti che hanno qui l'apparenza di essere dei sindacalisti, naturalmente, a parte che difendono gli interessi di categoria, non certo gli interessi della giustizia. Primo vantaggio di questa organizzazione diceva Taylor: la abolizione o per lo meno la diminuzione dell'influenza del sindacato e fare lavorare di più.
Quando gli operai dissero a Taylor: eri con noi, adesso sei passato dall'altra parte e devi difendere quegli gli interessi. Sennonché anche qui un'astuzia tremenda, egli non li ha difesi con le armi, li ha difesi con dei principi razionali, ai quali principi francamente nulla vi è da opporre, tanto è vero che un operaio, ripeto, che faccia una piccola officina utilizza esattamente quei principi perché sono inoppugnabili nell'ordine della pura razionalità. Certo, creano dei dissesti, caso mai poi li sistemeremo con il braccio di ferro della lotta sociale, ma dal punto di vista razionale intanto, sono inoppugnabili. Tanto è vero che sono utilizzati anche da quelli che ne sono le vittime.
In questi giorni, stranamente mi è capitato di leggere una rivista scientifica, dove si faceva una ricerca sulla energia muscolare dell'uomo. Queste ricerche furono iniziate nel secolo XVIII. Dalle poche figure dall'enciclopedia francese vediamo che tutti i macchinari, cito per esempio i mulini, che erano azionati o da cavalli o da uomini. Bene, ecco qui le conclusioni a cui sono giunte queste ricerche: l'uomo non è una sorgente di energia economica, perciò non dovrebbe essere utilizzato come fonte di energia meccanica.
Adesso si viene a scoprire che dunque Taylor, indebitamente faceva leva su di un principio che risulta falso. Ora sappiamo che l'energia muscolare umana non è sorgente di energia economica. Un uomo in un anno può fornirvi ai prezzi di oggi, circa 15.000 lire di energia meccanica, calcolata al prezzo di cento lire al Kilowattora. É uno scienziato che lo dice, ragione per cui l'uomo non dovrebbe più essere utilizzato come fonte di energia meccanica.
Poi c'é l'altra grave questione: il lavoro è o non è una merce? Secondo la parabola no certo, ma secondo noi? Dopo la frustata Marxiana dovremmo dire che il lavoro non è merce, lo si grida nei convegni, quando sappiamo tutti che invece è trattato esattamente come una merce. Sennonché pazienza il lavoro, ma è il lavoratore che si trasforma egli stesso in una merce.
Anche nella parabola, sono eliminati i sindacati, anzi in una visione cristiana non si sarebbe nemmeno dovuto mettere a prova il cervello umano per costringerlo a creare il concetto di sindacato. Questa è una colpa dei cristiani, l'aver costretto la mente umana a creare un mostro. Mi scuso con i sindacati, ma oggettivamente è così. La cosa comica é che noi di questo mostro dobbiamo parlare bene, perché se non ci fosse nascerebbero probabilmente altre mostruosità.
Il problema dal punto di vista cristiano sarebbe probabilmente quello di riassorbirlo per renderlo assolutamente inutile, e inutile si renderà quando si sarà attuato lo spirito della parabola, quando cioè questa vigna sarà sinonimo di ecclesia, ancora meglio, quando la nostra ecclesia sarà sinonimo di questa vigna.
Non ci sono sindacati quando avviene la pattuizione tra i lavoratori della prima ora e il padrone di casa che stabiliscono insieme. Ma anche agli altri il padre dice che darà ciò che è giusto, non si sta a pattuire, darà ciò che è giusto, ma pare che ciò che è giusto dia fastidio a qualcun'altro. Poi nella parabola c'é ahimè il classismo degli operai: questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e hai dato a noi come a loro; non dicono ciò che ci hai dato non è sufficiente per noi e la nostra famiglia, ecco un ragionamento assennato.
Essi, non dicono, che non è sufficiente ciò che ci hai dato per noi e per la nostra famiglia, ma che hai dato a costoro come a noi. Voi capite che cosa c'è dentro a questo cervello, invece di pensare a questi altri, perché se erano disoccupati non è che fossero dei fannulloni! Erano disoccupati perché nessuno li aveva chiamati, ma loro erano pronti al lavoro. E allora voi di fronte a un vostro fratello, quando sapete che occorre il danaro a mantenere moglie e figli, lo ignorate perché vedete soltanto voi stessi. Il padre che è un padre di casa, non si lascia smuovere dalle mormorazioni. Cervelli, occhi, bocche malate di fronte alla sua volontà
La polemica è piuttosto pesante, direi colma di sarcasmo. Sentite cosa dice il padrone: “…non posso fare del mio quello che voglio?” L'argomento certo è paradossalmente valido per chi ha una mentalità capitalistica. Facciamo attenzione, non è valido in assoluto. Dio lo utilizza, perché lo vede come una specie di cancro dentro a quella teste, Egli non è che assuma questa argomentazione, la utilizza soltanto, perché poi alla fine il padre non fa ciò che vuole come loro, il padre invece fa ciò che è giusto.
O tu sei invidioso perché io sono buono, perché io cioè faccio la giustizia seguendo il criterio della necessità; agli ultimi aveva detto vi darò ciò che è giusto, sottinteso, ciò che è necessario per vivere dignitosamente secondo la tabella fissata liberamente dai primi, indipendentemente da qualsiasi fattore che non sia la fedeltà al proprio compito.
Quando mettiamo Dio fuori, quando non vogliamo più fare ecclesia, laddove Dio può dettare anche questo tipo di etica, allora i poli sono due soli: siete voi poveri disgraziati lavoratori e i padroni, tutte e due, prodotti storici. E allora senza la presenza del padre di casa, le cose vanno come vanno e andranno ancora peggio di quanto vanno.



Sabato 20 Settembre,2014 Ore: 21:54
 
 
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