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www.ildialogo.org L'omelia del 17 agosto 2014,di p. Aldo Bergamaschi

L'omelia del 17 agosto 2014

Pronunciata il 16 agosto 1981


di p. Aldo Bergamaschi

Matteo 15,21-28
In quel tempo, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare:”Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio”. Ma egli non le rivolse nemmeno una parola.
Allora i discepoli si accostarono implorando: “Esaudiscila, vedi come ci grida dietro?”. Ma egli rispose: “Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele”. Ma quella si fece avanti e gli si prostrò dicendo: “Signore aiutami!”. Ed egli rispose:”Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini”. “È vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”. Allora Gesù gli replicò: “Donna, davvero graqnde è la tua fede! Ti sia fatto come desideri”. E da quell’istante sua figlia fu guarita.
E noi diciamo che le donne non sono potenti, forte questa donna è riuscita a spuntarla su Gesù che d’altra parte sembrava avere le idee chiare sulla sua missione. Insomma gira, gira è riuscita a farlo cadere. Ma il miracolo che deve suggestionarci - la guarigione della figlia passa in secondo ordine - è il significato di questo incontro. E certo la donna nella sua debolezza riesce a far cadere l’uomo, dovrei dire con ironia, ha fatto cadere Gesù in questo caso. Ciò che stupisce è la sua forza mentale, ecco l’elogio che bisognerà fare di lei, perché trovo che qui non fa leva sul sentimento, ma stranamente va a toccare un punto delicatissimo di tutto l’apparato mentale umano, vale a dire la lotta contro il pregiudizio.
Ora, per lottare contro il pregiudizio ci vuole una altissima carica intellettuale, bisogna lasciar cadere tutte le sentimentalità per lasciare invece emergere tutta la razionalità di cui siamo portatori.
E qui Gesù si piega di fronte a una donna che lo tocca in un punto così delicato quale è appunto la sua missione dell’universalismo assoluto di cui egli era il portatore.
Due affermazioni di questo passo evangelico fanno problema. Primo, il fine della missione di Gesù: “Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele”. Non sembra questa la maniera di circoscrivere la sua missione e invece, è questa la maniera di renderla universale. Prima dobbiamo guarire il cervello di coloro che ce l’hanno più corrotto di tutti gli altri messi insieme. Quando avrò guarito il cervello di chi è intelligentissimo, ma corrotto nella sua intelligenza, io avrò guadagnato la causa della razionalità assoluta.
La seconda affermazione che fa problema è questa: il giudizio di Gesù su coloro che sono fuori del popolo di Israele. “Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini. Oserei fare l’interpretazione immediata. Gesù non dice: per darlo ai cani, alle volte mi capita di ripetere delle esclamazioni offensive o delle mezze bestemmie o stupidità che ci sono in giro, però quando mi capita di doverlo dire, sempre cerco di correggere con una parola più ammorbidita. Figlio…., voi aggiungete subito le parole disgraziate dietro a questi puntini, ma in bocca a Gesù certo non doveva stare questa parola, perché poteva sembrare la accettazione totale di quel pregiudizio che circolava in mezzo ai suoi connazionali, per gettarlo ai cani…sottinteso…ma non per gettarlo ai cagnolini e così è ammorbidita la frase.
Come vedete il miracolo passa in secondo ordine, non ha nessuna importanza, perché questo è il vero miracolo. La ragazza di quella donna sarà turbata nella tomba, ma idee come queste non muoiono più, accompagnano l’uomo finché l’uomo calpesterà il suolo di questa terra. Per colmare un divario così profondo, vale a dire quello che esiste fra figlio e cane, occorre una rivoluzione che Cristo ha iniziato e non è ahimé ancora finita.
Se guardiamo la carta geografica, ci accorgiamo che ormai le armi stanno diventando sempre più aguzze in nome dei pregiudizi che si rifanno a questo pregiudizio più profondo: che l’altro è sempre qualcuno che nei nostri confronti ha la figura di un cane. Questi pregiudizi intercomunitari devastano ogni possibilità di intesa fra gli uomini.
Direte che sono un poco ingenuo, ma per esempio la notizia che i cinesi si sono determinati a mangiare il pane lievitato secco, sembrerà una stupidaggine, eppure io, se debbo fare un elogio alla classe dirigente di quel popolo è proprio questa: di essersi convinta che il pane lievitato dà all’organismo umano un certo tipo di vitamine che l’altro pane non lievitato non è in grado di dare. Questo non è un europeizzare, questo è portare la cultura europea da quelle parti, e non è venire a Canossa, ma è finalmente essersi adeguati alla razionalità assoluta. Non è una vittoria di nessuno, è la vittoria dell’uomo in sé preso, è una vittoria della civiltà.
Detto questo, diamo un’occhiata dal punto di vista psicologico al come nasce questo pregiudizio razziale. Un grande psicologo che molti di voi conoscono Piaget, studiando la psiche infantile ha riscontrato nei bambini una fase. Mi rivolgo alle possibili cananee, con i loro figli, tutti i loro figli, però tutte avrete fra le braccia un bambino da educare ed è lì, fra quelle braccia che passano i pregiudizi contro i quali poi Gesù certamente dovrà combattere. Se siete persone di fede, dovrete aiutare il vostro bambino a non contaminarsi con i pregiudizi della tribù o del gruppo in cui voi vi trovate a vivere.
Piaget, studiando la psiche infantile, ha riscontrato una fase che egli chiama realismo, nella quale il soggetto tende a ignorarsi come io separato dal resto del mondo. Vi porto un piccolo esempio per spiegarvi questo concetto: se voi lasciate a un bambino un coltello, egli prenderà il suo ditino, come fosse una carota e poi tenterà di tagliarlo come se quel dito fosse una cosa completamente estranea.
Egli non considera estraneo nulla, cioè non c’è differenza fra l’io e tutta la realtà che gli sta attorno, Ecco perché è nella tentazione di tagliarsi un dito e magari poi di mettersi a ridere come se fosse la coda del gatto, tanto per intenderci. Egli mostra questa propensione a considerare questa prospettiva come immediatamente oggettiva assoluta e a vivere immerso dunque in una illusione antropocentrica includente a sua volta l’intera realtà.
Quando l’essere umano, supera una tale fase infantile, quando acquista la coscienza del proprio io, sentendosi isolato da quella realtà che precedentemente era tanto illusoriamente dentro di lui, oggi tenta con tute le sue forze di impossessarsi di quella realtà attraverso il processo conoscitivo. Ma poiché la maniera di impossessarsi della realtà attraverso il processo conoscitivo è assai pericoloso, perché dentro vi circolano degli elementi altamente intellettualizzati, come sarebbe il giudizio dell’altro, ecco perché le madri sono così responsabili della nascita del pregiudizio.
La parola pregiudizio, facciamo presto a definirla senza parole difficili, stiamo alla parola stessa: pre-giudizio, “pre” vuol dire “prima”, giudizio vuol dire: una definizione della realtà. Allora giudizio affrettato. Quando voi date della realtà un giudizio non calibrato sulla oggettività, voi affrettate ciò che dovrebbe essere invece una ricerca scientifica e serena.
Un esempio, un antropologo arrivò un giorno in Amazzonia, interrogò gli Indios sul cannibalismo, questo fenomeno strano, cui un uomo sente il bisogno di addentare l’orecchio dell’altro, essendo una carne anche abbastanza appetibile. Tutti rispondevano: si, i cannibali sono quelli della tribù vicina. L’antropologo allora, girò tutte le tribù, alla fine veniva fuori che intersecandosi appunto questa accusa, tutti poco o meno cadevano sotto questa definizione, vale a dire tutti erano cannibali nella opinione di qualcuno, quando invece non era assolutamente vero, dice l’antropologo al termine della sua ricerca. Anzi, a suo giudizio non esisteva neanche il cannibalismo, ma nella testa di tutti c’era sempre qualcuno da considerare cannibale nei loro confronti.
Adesso vediamo di esaminare da vicino il discorso di Gesù. Nel confronto dei Gentili, dei pagani, gli Ebrei si sentivano dei figli, mentre consideravano i pagani, dei cani bastardi. Un concetto del genere penetra nelle coscienze e viene coltivato, attraverso la educazione, congela tutte le possibilità di comunione universalistica tra gli uomini. Potrei dimostrarvi che tutti gli attributi di guerra che esistono attualmente nel mondo sono dovuti a questo fatto. Dove non c’è più il sentimento di Dio, c’è il sentimento della propria ideologia che ci fa diventare figli di quella ideologia mentre gli altri sono dei cani.
Gesù ha portato la sua battaglia proprio tra gli ebrei per convincerli che l’immagine era assolutamente abusiva e che Dio aveva scelto un popolo per fare arrivare il suo messaggio agli uomini, lo aveva scelto così tra tanti, come tra tanti fogli di carta se ne sceglie uno per scrivere una poesia, ma non è così che gli altri figli siano diversi da questo, bisogna per forza sceglierne uno.
Quando poi avrete scritto la poesia su quel foglio, gli altri la potranno ricevere a parità di condizioni. Uno scrittore non fa diversità razziale fra il primo foglio del suo manoscritto e l’ultimo, non c’è diversità alcuna. Immaginate che questo foglio, a un certo momento si sia fatto un esame di coscienza e dica di essere il figlio dello scrittore mentre gli altri fogli sono dei cani.
Questo era l’errore, va detto l’errore abissale, un errore incalcolabile in cui sono caduti ed ecco allora Gesù dire che bisogna che noi andiamo a correggere quei cervelli, bisogna che noi affrontiamo la battaglia laddove la cancrena è più profonda. Ecco il motivo per cui Gesù fu ucciso e messo in croce, il resto del discorso lo conosciamo benissimo.
Nella lettera di San Paolo ai Romani, stabilito che asini siamo tutti allo stesso modo, voi Gentili per un motivo e voi Ebrei per un altro motivo, state li a ruzzare e non volete saperne di questa uguaglianza, non volete ammettere che Dio ami tutti gli uomini allo stesso modo. Stabilito che siamo tutti asini, Dio ha infatti incluso tutti nella disobbedienza per usare a tutti misericordia.
Allora siamo tutti asini, adesso lasciate operare colui che vuole farvi diventare cavalli o meglio ancora che vuole farvi diventare uomini.
Primo: rendendo coscienti i fanciulli così come voi li rendete coscienti dei cibi velenosi, delle malattie e di altre cose negative. Secondo: ricordando loro che la fede, se cristiane siete, comporta la caduta di tutti i pregiudizi, e che se essa, dico la fede, emette giudizio di condanna su di un individuo lo fa in assoluto e dice al prossimo che è male perché tradisci la razionalità di cui sei portatore. Terzo: ricordando ai fanciulli che non esiste per natura o per nascita l’uomo buono, così come per natura esiste una pianta che si chiama frumento. Non esiste questo uomo! Questo figlio di Dio per tornare al Vangelo è un dover essere, si diventa abbracciando valori universali. Quarto punto: il cristiano anche se riscontra le vittime del pregiudizio accanto a sé, più che condannarle con dei rimproveri, perché cadrebbe nello stesso errore condannato, li considera dei malati da guarire e non dei termini di confronto per sentirsi migliore.



Sabato 16 Agosto,2014 Ore: 07:28
 
 
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