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www.ildialogo.org L'omelia del 6 aprile 2014  ,di p. Aldo Bergamaschi

L'omelia del 6 aprile 2014  

17 Marzo 2002


di p. Aldo Bergamaschi

Giovanni 11,1-45
In quel tempo, le sorelle di Lazzaro mandarono a dire a Gesù: “Signore, ecco, il tuo amico è malato”. All'udire questo, Gesù disse: “Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato”. Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro. Quand'ebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: “Andiamo di nuovo in Giudea!”.
Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro. Marta come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà”. Gesù le disse: “Tuo fratello risusciterà”. Gli rispose Marta: “So che risusciterà nell'ultimo giorno”. Gesù le disse: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me non morrà in eterno. Credi tu questo?”. Gli rispose: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo”.
Gesù si commosse profondamente, si turbò e disse: “Dove l'avete posto?”. Gli disse: “Signore, vieni a vedere!”. Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: “Vedi come lo amava!”. Ma alcuni di loro dissero:“Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?”.
Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e sopra vi era posta una pietra. Disse Gesù: “Togliete la pietra!”. Gli rispose Marta, la sorella del morto: “Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni”. Le disse Gesù: “Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?”. Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: “Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. Lo sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato”. E detto questo, gridò a gran voce: “Lazzaro, vieni fuori!”. Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: “Scioglietelo e lasciatelo andare”. Molti dei Giudei che eran venuti da Maria, alla vista di quello che egli aveva compiuto, credettero in lui.
Ormai vedo che tutti gli studiosi ed esegeti di valore, si orientano a pensare che il fatto che abbiamo ascoltato nel racconto evangelico, non debba essere concepito come una resurrezione; e neanche come una rianimazione di cadavere. Lazzaro non è morto nel senso classico, cioè: l’anima non si è separata dal corpo. Questo sarebbe nell’ipotesi migliore una rianimazione di cadavere, ma non è neanche questo e, meno che meno – come dicono in molti – una risurrezione da paragonare a quella di Gesù. La risurrezione di Gesù non è una rianimazione di cadavere, ma è l’entrata in una nuova dimensione e di questo ne parleremo durante le feste pasquali.
Prendo a guida per l’affermazione che adesso vi farò, una studiosa cattolica che si chiama Francoise Dolto (francese) morta poco tempo fa, la quale ha scritto un libro Psicanalisi del Vangelo in cui si affrontano i tre “miracoli” dei quali parla il vangelo. I tre miracoli più grossi sarebbero le “tre resurrezioni” e uno di questi è appunto quello di oggi. La Dolto si è occupata di psicanalisi e ha voluto mettere sotto il mirino della psicanalisi questi testi evangelici, che toccano problemi di psicologia profonda. Ecco cosa dice: “La morte di Lazzaro fu dovuta a nevrosi melanconica acuta”. Non so cosa possano dirvi queste parole, provo a spiegarle: Lazzaro – data l’amicizia – era legato a Gesù da un amore morboso e dipendente.
Abbiamo anche noi situazioni del genere, tutti i giorni in convento arriva la telefonata di una signora, la quale è in una dipendenza e ogni volta la tranquillizziamo dicendogli che la ricorderemo nella messa. Questa donna è in una afflizione esistenziale per cui, ha bisogno quotidianamente dell’assistenza spirituale e se non fa la telefonata (poverina) muore.
Di Lazzaro, dopo il suo risveglio, nel vangelo non se ne sente più parlare. Poi, soltanto l’evangelista S. Giovanni parla di lui e non gli altri, eppure era un caso clamoroso, se lo era. Ecco come si costruì la teoria del miracolo: Lazzaro era talmente legato a Gesù che si lascia morire per nevrosi melanconica acuta. In questo caso non abbiamo né una risurrezione, né una rianimazione di cadavere, perché si tratta di una catalessi dove la morte è apparente, e alcune parole di Gesù fanno esattamente pensare questo.
Si tratta ora di stabilire come poté formarsi questa teoria della risurrezione di Lazzaro, mentre si trattava solo di un semplice risveglio. Se andiamo a vedere tutta la letteratura rabbinica e anche del N. T. (Giovanni, Corinti, e altre lettere di S. Paolo) risulta che, secondo l’aspettazione generale, il Messia doveva risuscitare dai morti e così si sarebbe adeguato ad alcune figure o ad alcuni episodi accaduti nel V. T., che a loro volta pagano dazio. Si attribuiscono risurrezioni ad Elia e a Eliseo. Per quanto riguarda Eliseo, addirittura si dice nella Scrittura che quando morì, sopra la sua tomba fu messo un bambino ed Eliseo risorse. Certo è vero che il Messia risusciterà i morti, ma nell’ultimo giorno, qui invece per dimostrare che è il Messia, si vuole far notare che fa le stesse cose che avevano fatto i profeti. La tendenza della comunità cristiana è di modellare il nostro Messia sul tipo dei profeti, dove troviamo questi episodi di risurrezione.
La domanda è ancora più sottile: perché nel V. T. si fa riferimento a questi episodi? Gli studiosi - mi ci metto anch’io fra questi - dicono che anche il mondo classico aveva questa opinione e che gli dei in alcuni casi avevano favorito delle persone che erano poi risorte. Gli esempi li conoscete, uno è Ercole, l’altro è Esculappio, che pare desse la vita ai morti. Per non parlare di Romolo, andate a rivedere nelle “Storie di Livio” e vedrete che vi troverete di fronte a delle risurrezioni. Il teista e in genere molti cristiani, sono “miracolisti”, cioè continuano a pensare la storia dopo Cristo, come prima di Lui. Prima di Lui la storia era concepita così: Dio, un essere onnipotente che ronza attorno alla storia e fa quello che vuole, può dare una scoppola a uno, una carezza a un altro e così di seguito. Questo, il cristiano se lo deve dimenticare, ormai la concezione di Dio per noi è quella di “Dio con noi”: Gesù è entrato nelle nervature della storia e i miracoli li dobbiamo fare noi! I miracolisti credono tanto nei miracoli perché si vogliono togliere di dosso la responsabilità come cristiani, di doverli fare loro! L’abilitazione che Gesù ci ha dato, cioè la sua vera novità, è la cosiddetta “metanoia” (conversione nel profondo) in cui divento una nuova creatura e operatore di “miracoli”.
Guardo con estrema pietà i “movimenti spirituali” - e prego per loro - i quali, accentuano questo aspetto miracolistico del cristianesimo; fanno riunioni che durano ore, dove si canta, si balla, si battono le mani, ci si getta per terra e così via; poi dopo? Finito tutto, credono di avere capito il movimento dello spirito ecc. Poi, quando tornano a casa, il mondo resta come prima, a parte tutti i travagli che ognuno di loro ha all’interno della coscienza.
Se noi siamo abilitati a fare i miracoli, vi dico i punti che ci devono responsabilizzare e che finalmente faranno vedere la novità cristiana nel mondo. I peccati su cui poggia la società - basta aprire la televisione e lo vedete - sono: sesso in disordine, danaro in disordine, e potere in disordine. Le tragedie delle famiglie si ripetono in piccolo, quando c’è una famiglia che va a picco, andate a vedere: sesso, danaro, potere, non si scappa.
Questo è il punto che Gesù è venuto a sanare, questo è il miracolo che nessun fondatore di religioni ha mai detto: “Amatevi come io ho amato voi”: senza profitto in quei tre settori. Sogno una comunità cristiana, non riunita qui con mille persone a gracidare con delle chitarre e così via, ma in una fattoria, dove si è messo in ordine il lavoro, vale a dire l’origine del capitale. Il danaro o viene dal lavoro o diversamente è una divinità che ci inganna tutti quanti. Mettere in ordine questi tre punti, che sono poi il cuore del messaggio di Gesù: sono il miracolo che il mondo attende e che i cristiani devono fare.
Il miracolo che abilita il cristiano a introdurre la novità nel mondo, è paragonabile a quella del granellino di frumento, il quale deve rinunciare ad essere granellino per diventare farina, la farina a sua volta deve lasciarsi fecondare dall’acqua e dal lievito, per diventare pane deve lasciarsi andare dentro al forno, solo allora da quel granellino avremo il pane profumato. Il miracolo è dovuto alle rinunce del piccolo seme di grano.
Non dobbiamo celebrare un Gesù che fa dei miracoli, per metterlo di fronte a quelli che non credono, dobbiamo celebrare quella conversione che Gesù è venuto a operare in quelli che credono in Lui. Soltanto così rinnoveremo noi stessi e il mondo.



Venerdì 04 Aprile,2014 Ore: 17:09
 
 
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