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www.ildialogo.org L'omelia del 23 marzo 2014  ,di p. Aldo Bergamaschi

L'omelia del 23 marzo 2014  

Pronunciata il 22 marzo 1987


di p. Aldo Bergamaschi

Giovanni 4,5-42

Giunse pertanto a una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: “Dammi da bere”. I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi.
Ma la Samaritana gli disse: “Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me che sono una donna samaritana?” I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. Gesù le rispose: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva”. Gli disse la donna: “Signore tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?” Rispose Gesù: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”. Signore, gli disse la donna, dammi di quest’acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua”. Le disse: “Va a chiamare tuo marito e poi ritorna qui”. Rispose la donna: “Non ho marito”. Le disse Gesù: “Hai detto bene “non ho marito”; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero”. Gli replicò la donna: “Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che Gerusalemme è il luogo in cui bisogna adorare”. Gesù gli dice: “Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità”. Gli rispose la donna: “So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa”. Le disse Gesù: “Sono io che ti parlo”.
C'è un paesaggio fisico e c'è un paesaggio dell'anima e c'è un paesaggio culturale. Ora questo paesaggio contiene molti rimandi biblici. Oltre al pozzo del patriarca Giacobbe, alla terra di Giuseppe suo figlio, oltre al monte Garizin, vi sono le colline di Samaria abitate da scismatici, odiati dai giudei. Costoro, oltre a non accettare tutta la Scrittura, hanno anche costruito un tempio, spezzando quindi la unità della fede rappresentata dall'antico tempio di Gerusalemme. Poi c’è una legge - ecco il paesaggio dell'anima e il paesaggio culturale - c'è una legge che proibisce a un uomo (specie a un Rabbi) di parlare solo, con una donna, in pubblico. C’è insomma, come vedete, una rete di condizionamenti e ci sono radici che Gesù intende spezzare. Vediamo quali sono le radici che ci tengono schiavi, perché il concetto di libertà portato da Gesù potrebbe creare qualche equivoco.
La polemica morale non si deve più fare tra individui, gruppi e la Chiesa Cattolica, ma si deve fare fra tutte le istituzioni, compresa la Chiesa Cattolica, e Gesù Cristo. (Non andate ad accusarmi di essere protestante perché, ahimè, anche i protestanti sono dentro a questa logica). C’è insomma una rete di condizionamenti che Gesù intende spezzare. Ci sono cose che non funzionano a livello istituzionale - come se le istituzioni fossero, invece, il progetto di una moltitudine di coscienze - e cose che non funzionano a livello personale. Ora questa discrasia, lo vediamo tutti, si è accentuata con l'affermarsi della civiltà Cristiana.
Ma il suo inizio è in questo dialogo fra Gesù e una donna. Se ben ricordate, in un colloquio con un uomo - un certo Nicodemo - Gesù aveva parlato di una rinascita e quello l'aveva intesa come un ritorno nel seno della propria madre. D’accordo, il dialogo con la Samaritana ha un'andatura incerta sul piano dell'approccio uomo-donna e molti uomini ricorrono a frasi apparentemente insignificanti come questa, per esempio:”Ha, per caso, un fiammifero?”. E Gesù: “Dammi da bere!”.
È un don Giovanni in vacanza o il Logos al lavoro? Se con Nicodemo Gesù aveva parlato di una rinascita con la Samaritana dovrà evitare l'equivoco entro cui oscilla la domanda e parla di un’acqua viva “saliente a vita eterna” (al di là di tutte le origini controllabili).
Non a caso la letteratura mondiale più raffinata, quando tocca questo problema del sesso, lo paragona alla sete (bere, bere, bere senza saziarsi mai. “Sono stanca - grida Afrodite - ma non sazia”). Se questi sono i discorsi dell'eros universale, Gesù parla di un'acqua che non è fine a se stessa, perché zampilla per una vita senza tramonto. Occorre evitare la sorte di Tantalo: convivere cioè con un’acqua che accende la sete, ma non la toglie mai.
Ora questa donna è nel sistema e tuttavia non è un'oca. Ciò facilita l'apprendimento. Se fosse stata un'oca Gesù avrebbe speso metà del suo tempo didattico per trasformarla in un'aquila. Siamo dunque di fronte a una delle espressioni più alte della femminilità laddove la diversità fra uomo e donna si annulla, o trova il suo punto di identità. Questa donna è nel sistema ma non ci vive dentro allegramente. È sì travolta dalla sua femminilità, ma è portatrice di una femminilità che è al di sopra di tutte le scelte della persona. E questo è importante. Il giorno in cui la persona in voi non fosse più in grado di mantenersi al di sopra di ciò che sta facendo, avrebbe la strada segnata: o il condizionamento definitivo o il manicomio.
Voglio credere che anche in mezzo a noi ci siano anime che si mantengono al di sopra di tutte le scelte della persona e che dunque, non hanno annullato i richiami di una sete - che pur appartenendoci come creature - rimanda il suo appagamento al di là di se tessa. Si pongono, allora, i grossi problemi della verità di fronte al pluralismo delle religioni. La Samaritana, infatti, aspetta un maestro infallibile del bene e del male. Non aveva dunque, annullato i due termini anche se il sogno segreto di ognuno di noi sarebbe quello di eliminare la distinzione fra bene e male, appunto.
Purtroppo anche noi cattolici ci troviamo in questa tragica condizione. La Chiesa, infatti, anziché mantenersi al livello di un medium quo (mezzo col quale accediamo alla verità) si è trasformata in un medium quod (mezzo che si identifica con la Verità); e così le coscienze dei singoli cristiani non mordono più sulla Verità (Cristo) bensì su di un organismo (memoria) che non solo non incarna, ma neanche testimonia la Verità. In questo modo si ripropone il problema del rapporto verità cristiana - pluralismo delle religioni. E la Samaritana insiste, forse, sul tema della “vera religione” per dare una giustificazione alle sue scelte etiche. Quando arriva la mazzata sul suo disordine morale (e diremo che tale mazzata è di specie salvifica) la donna si contorce per un attimo, ma subito ne cerca la radice in una eclissi di verità. C’é uno stretto legame fra l'essere certi che questo è bene e questo è male e il sapere dove si deve adorare. La morale arriva dalla metafisica.
Il problema sarà di vedere se l'adorazione necessita di un luogo. Ora, se la salvezza - come dicono le scritture - viene dai Giudei, il Tempio di Gerusalemme è il Luogo dove bisogna adorare. Ed ecco l'errore di fondo: avere creduto che Dio si dovesse adorare in un luogo. Né qui né là - preciserà Gesù -; ma in Spirito e Verità. Tutti i nostri rapporti con Dio vanno cambiati alla radice: le religioni sono menzognere. La Samaritana sente di essere ai vertici della teoresi sul tema della fondazione etica e, giustamente, rimanda la soluzione a un veniente Messia. Costui ci dirà in che cosa esattamente si distingue il bene dal male.
A questo punto Gesù ordina la maggiore del sillogismo: “il Messia che tu attendi sono Io che ti parlo e, in questo senso, ho saggiato la tua posizione morale”. Al di là del peso letterario del colloquio due sono i punti guadagnati: 1) Occorre adorare in Spirito e Verità; 2) questa adorazione è autentica solo se produce un rinnovamento morale, nel senso che lo fonda. Il dialogo può anche essere stato più scarno rispetto all’attuale redazione; ma i temi trattati sono di vitale importanza. E tuttavia, per quanto riguarda l'adorazione in Spirito e Verità, c'è un ulteriore punto da chiarire, ed è questo: "Voi - dice Gesù - adorate quello che non conoscete noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei”. Questa ultima frase è di Gesù?
Non che mi dia fastidio in sé presa, e vedrete come la interpreto. Ma se, per ipotesi, non fosse di Cristo, allora avremmo un argomento e contrario per dimostrare che Egli è proprio venuto a chiudere l'epoca delle credute certezze bibliche; se qui si sente il bisogno - da parte della comunità giudeo-cristiana - di affermare che Gesù si identifica con coloro che adorano quello che conoscono e accetta l'idea che la salvezza viene dai giudei.
Ma noi partiamo dal presupposto che la frase sia di Gesù. Egli non contrappone il tempio ortodosso di Gerusalemme a quello scomunicato o scismatico del Garizin; supera questa contrapposizione annunciando l'ora in cui i veri adoratori faranno a meno di qualsiasi Tempio. Conosco l'obiezione: la natura umana ha bisogno di riti. Ma è proprio questa natura che Gesù è venuto a dichiarare deviata e dunque a correggere. E certo non sarò io, con un decreto legge, a ordinare di demolire le chiese. E male fanno taluni atei a pensare di percorrere questa via per liberare l'umanità dalla menzogna religiosa. Sarebbe una soluzione di tipo estrinseco e quindi non risolverebbe il problema.
Il tempio non deve essere distrutto ma riassorbito o prosciugato dalle stesse coscienze che lo hanno creato. Se infatti fossimo veramente cristiani dovremmo fare senza tempio. Come ciò è possibile? Cercherò brevemente, di chiarirlo. Dobbiamo adorare Dio in Spirito e Verità dice Gesù alla Samaritana. Dunque Dio non può essere adorato in un luogo specifico e artificialmente costruito. Occorre, invece, fare di se stessi un “tempio” e allora qualunque spazio naturale o artificiale costruito dall'uomo sarà Tempio (e cioè uno spazio fraterno).
Tempo fa, in una predica, avevo detto che il concetto cristiano del lavoro dovrebbe consistere nel gestire una fabbrica in cui ci si incontri alla mensa eucaristica e poi ci si applichi - nello stesso spazio - alla trasformazione della materia non in piramide ma in riga. In questo caso la fabbrica sarebbe già tempio: un luogo umano, cioè, in cui si adora in Spirito e Verità, un luogo umano in cui si creano opere per la vita e per il progresso.
Non posso accettare l'idea di avere, da un lato, un edificio sacro in cui veniamo a raccontare i nostri drammi personali - mediante culto - a un Dio lontano e bisognoso di riti, e dall'altro lato luoghi profani – come, per esempio, la fabbrica o il mercato - in cui siamo gli uni contro gli altri armati, con il cuore pieno di rivendicazioni meritocratiche e incapaci di distribuire i frutti del lavoro, senza essere disposti in piramide. Vedo la caduta del Tempio - prevista da Gesù - come la fine del dualismo sacro-profano e servo-padrone nel rapporto di lavoro in ispecie e nel rapporto sociale in genere.
Adesso, con una piccola sterzata al discorso, porterò una controprova sorprendente alle mie affermazioni. Avete sentito il capo dell'Unione Sovietica? Ha capito una cosa importante e cioè che il Comunismo sta male di salute non perché il capitalismo lo perseguita, ma perché ha dentro di sé il virus del male. E cosa ha fatto? Ha preso dei provvedimenti contro i pezzi grossi del partito, ha fatto arrestare il genero di Brezniev colpevole di avere ricevuto delle bustarelle. In alcuni giornali ho letto che era stanco di avere vicino un gerarca che puzzava costantemente di Vodka e altri che erano infedeli alle mogli. E questo – badate - in un sistema dove si potrebbe pensare che siano concesse ai singoli tutte le debolezze borghesi. Ma da noi la lezione non è stata capita. Dopo duemila anni di cristianesimo, la chiesa, gli ordini religiosi, non stanno male di salute perché c'è in giro l'ateismo, no, no, fratelli, ma perché nel loro interno esiste la corruzione e cioè ci sono le tossine dell'ateismo pratico.
Anche qui si fanno le elezioni per via mafiosa dove vengono gallonati superiori corrotti che appuzzano tutto l'organismo. Gorbaciov comincia a colpire le eresie pratiche, perché quelle teoretiche non corrodono il sistema. Esemplificando: l’abbruciamento degli eretici nella chiesa, o la spedizione in Siberia dei dissidenti, non ha fatto progredire la vita cristiana qui da noi, né ha fatto progredire il socialismo là, anzi in tutti e due i casi ha macchiato il cristianesimo e il socialismo. Allora la diversità fra Gorbaciov, Papa Wojtyla e Regan quale è? É nulla. Tutti e tre debbono amministrare una società di uomini non liberi. Cerchiamo di spiegare un attimo questa dura affermazione. É cosa triste essere comunisti per legge, (non parlo male di loro, faccio una diagnosi identica a quella che faccio in casa mia).
É cosa triste essere cristiani per battesimo, è cosa triste essere capitalisti per nascita. Gorbaciov, Wojtyla, Regan debbono combattere mali che sfiancano una società e che riguardano, a livello singolo, il sesso, il danaro, il potere e questo - in ciò li compiango - debbono farlo mediante leggi che essi infrangono a molti livelli. I tre punti sono lì: sesso, danaro, potere. Gesù, invece, tende a indicare al singolo, sul piano della coscienza, quale deve essere la sua statura umana se vuol dare origine a una convivenza più pulita e più giusta.
Gesù non dice mai alle istituzioni: punite con decreto legge le adultere e le prostitute; Egli dirà sempre alle une e alle altre: sorelle, la vostra scelta esistenziale è una diminuzione della persona e quindi una sua strumentalizzazione che non permetterà mai a una società di essere giusta. “Hai detto bene - dice Gesù alla Samaritana - non ho marito. Ne hai avuti cinque, degli uomini e quello che hai tuttora non è tuo marito”. C’è una distinzione fondamentale tra l'avere un uomo, l’andare a letto con un uomo e l'avere marito. C’è un abisso fra le due cose. E questo sarebbe anche l'argomento per dimostrare che le relazioni prematrimoniali sono, nella visione di Gesù, non in linea con la perfezione della persona, perché annullano la distinzione tra matrimonio e no.
Diciamolo in maniera semplice. Se più Samaritane faranno Chiesa perché saranno attinte dalla metànoia (e non dal battesimo da piccole) allora non ci sarà neanche più bisogno del diritto canonico gestito, da capo, da una società in cui resta il dualismo fra legge e coscienza. Dove persiste questo dualismo c'è tempio, ma non Chiesa (cioè città sul monte). C'è religione, non c'è Cristianesimo.



Domenica 23 Marzo,2014 Ore: 10:57
 
 
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