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www.ildialogo.org L'omelia del 26 gennaio 2014  ,di p. Aldo Bergamaschi

L'omelia del 26 gennaio 2014  

Pronunciata il 25 Gennaio 1981


di p. Aldo Bergamaschi

Matteo 4,12-23
Avendo saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea e, lasciata Nàzaret, venne ad abitare a Cafàrnao, presso il mare, nel territorio di Zabulon e di Nèftali, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: “Il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali, sulla via del mare, al di là del Giordano, Galilea delle genti; il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata”.
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”. Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori. E disse loro: “Seguitemi, vi farò pescatori di uomini”. Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono.
Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. Ed essi, subito lasciata la barca e il padre, lo seguirono.
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del Regno e curando ogni sorta di malattie e infermità nel popolo.
La volpe finché resta volpe cambia il pelo, ma non il vizio, anzi può cambiare il pelo e non il vizio proprio perché è, e continua ad essere, volpe. Ci sarà, o c'è speranza, di vederla un'altra creatura quando finalmente questa volpe, da volpe che è, si deciderà a diventare non-volpe, vale a dire a diventare un'altra creatura.
Questo discorso non vale né per Dio, né per gli angeli, né per le bestie. Sembrerà assurdo dirlo, ma è cosi. Questo discorso vale solo per l'uomo. Per questo motivo Dio si è fatto uomo, per ricordare all'uomo che essere uomo è appena un inizio, è un principio e non un traguardo. Se noi ci mettiamo in testa che essere uomini è un traguardo, noi saremo delle volpi che cambieranno il pelo, ma mai e poi mai il vizio.
Convertitevi. Ecco la parola magica, perché nel regno dei cieli non possono entrarci le volpi in quanto volpi. Non debbono soltanto cambiare il pelo e neanche il vizio, devono cambiare la loro stessa natura. Soltanto a queste condizioni si entra nel regno dei cieli.
Poi, strana cosa, Gesù a questi primi discepoli dice una frase apparentemente magica: "Vi farò pescatori di uomini". Ciò vuol dire che gli uomini sono inseriti nel concetto di una pura umanità e debbono uscire da questa pura umanità, cosi come il pesce per diventare utile all'uomo, deve uscire dalle acque in cui si trova. É un discorso pesante per il pesce il dirgli che deve uscire dall'acqua in cui si trova. Eppure la conversione cristiana adopera questa strana immagine per dire che l'acqua in cui viviamo è un' acqua alla fine su misura della nostra umanità, ma il nostro vero essere deve svolgersi al di fuori di questa acqua. Diversamente a lungo andare, e siamo al caso nostro, si intorbidisce e diventa mortale per noi uomini e per tutti gli uomini.
Vi faccio subito notare che Gesù non comincia col dire: mettete giudizio perché chi farà il bene avrà un premio e chi invece sarà cattivo avrà una punizione. Questo tipo di predicazione, non muta di molto la condizione umana, la vera prospettiva è la distruzione della natura umana così come è, quindi la prospettiva è il mutamento totale, per cui, il vero male è il non rendersi conto che occorre cambiare totalmente se stessi.
Adesso vi porto una esemplificazione di ciò che può essere l'applicazione di questo principio sul piano della singolarità, con questa piccola premessa. Sul piano delle ricerche psicologiche, si tende a dire che la vera conversione dell'individuo, sarebbe rappresentata da un orientamento di fondo religioso oppure parareligioso. Però si è costretti a distinguere in questo orientamento un tipo di orientamento intrinseco e uno estrinseco. Siamo nell' ordine della pura religiosità, se la religiosità è di tipo estrinseco accade che la persona si rivolge si a Dio, ma non si allontana mai dal proprio io. E allora la religione si trasforma in una specie di scudo per salvaguardare l' egocentrismo.
Ma ammettiamo che nei santi ci sia soltanto una religiosità di tipo intrinseco, dove cioè l'io è disposto a una rinuncia totale di se stesso. Vi porto un piccolo esempio preso dalla vita dei santi.
Voi conoscete santa Margherita da Cortona, la sua vita peccaminosa e la sua conversione. Dopo 17 anni di conversione Gesù prende il cuore della santa e chiede a bruciapelo: "É veramente tutto mio?", risponde la santa: "Signore, sono 17 anni che palpita per te". Gesù, prende il cuore in mano, lo preme una, due, quattro, otto, nove gocce di fango. Gesù esclama: "Adesso è tutto mio".
Dunque c' è sempre qualche bruttura che non siamo riusciti a vedere. Questo deve stimolarci a renderci guardinghi non nevrotici. Non voglio sentire in confessionale, che mi si venga a dire: confesso anche i peccati che non conosco, chi ve l'ha insegnata questa formula. Facciamo l'esempio, prendiamo un campione di salto in alto, che raggiunge due metri e un centimetro. I due metri e quattro centimetri saranno per lui una nevrosi, o saranno un dover essere stimolante che impegna, e non distrugge, la sua personalità? Allora il riportare il discorso in attenzione sul nostro io per vedere se questo io è in ordine con tutto il suo dover essere, se è al di fuori della volpinità, e tende a diventare non-volpe, allora questa non è nevrosi, questo è il massimo della slancio che si possa dare alla propria persona.
Dalla singolarità, passiamo all'ambito della socialità per vedere quanto vale, o come deve valere, questo discorso di Gesù, riguardante la conversione. Il tre luglio 1980, il papa parla allo stadio Morumbi di San Paolo in Brasile. Un operaio metalmeccanico aveva preparato un discorso e poi, per insufficienza di tempo fu letto soltanto parzialmente. Bene, questo testo è ora in Italia, 1'ho letto su un settimanale diocesano, che lo ha ricevuto da un missionario.
L'operaio comincia col chiamare "compagno" il papa. Voi capite, quell'aggettivo, rischia di affossare tutta la validità del suo discorso. Cito: "Chiediamo, caro compagno, a esempio dei primi cristiani che dividevano i loro beni con la comunità, che anche il padrone divida con noi ciò che produciamo, malgrado sappiamo di non avere, in merito a questo, nessun potere decisionale.
Nessuno aveva comandato i padroni, se tali erano nella prima comunità cristiana, o aveva comandato ai padroni di dividere. Perché padroni in quella comunità non ne esistevano”. Quella comunità cristiana, cioè la comunità dei primi cristiani di Gerusalemme, andò a picco non perché non avesse distrutto il concetto di padrone, ma perché non aveva capito il concetto di lavoro.
Una società in cui le persone che si convertono vendono i loro averi, portano ciò che hanno guadagnato in comune, va avanti finché ci sono questi danari e dovremo ipotizzare la conversione di tutti gli uomini. Ma poi quando finiscono i mezzi, cosa facciamo? Nasce una comunità di accattoni. E fuori, coloro che comprano tutti questi beni, possono diventare i più grandi capitalisti dell'universo, e la comunità non avendo risolto il problema del lavoro andò a picco. Quindi due passi sbagliati da parte di questo operaio. Quello di appellarsi a una comunità che non era fondata sul lavoro e poi nell'ipotizzare stranamente la presenza di un padrone che deve mettere in comune le cose, quando questo discorso, alla luce della fede deve eliminare tutti e due i termini del contesto.
Poi un'altra battuta rivolta al Papa: "Carissimo Papa, i lavoratori cristiani sono fortemente impegnati nelle lotte del movimento operaio brasiliano e con loro la chiesa con le sue scelte pastorali". Anche qui, mi dispiace fratello operaio cristiano mio, non ci troviamo d’accordo. Il movimento operaio però si batte dentro all'acqua della lotta di classe. Ecco il punto. O voi mutuate, gli strumenti dalla fede, ma appena voi uscite dalla fede per mutuare gli strumenti altrove, voi di questo altrove sarete succubi. Allora mi dispiace, il traguardo massimo che si possa ottenere in questa situazione è il modello occidentale che prevede il dualismo fra datore di lavoro e lavoratore, con dentro il salvagente del sindacato. O una lotta di classe come viene concepita in oriente, dove cioè, finalmente, la classe operaia arriva al potere per lasciare poi le cose come erano prima, più o meno.
Poi l'ultima battuta: "Cerchiamo un nuovo ordine nel quale il lavoratore sia lui a guidare il prodotto del suo lavoro e ancor più importante possa decidere della sua vita". Non lo potete chiedere ad altri cristiani perché in nome della fede non si può più chiedere questo. Lo chiedete ad altri, non lo daranno mai. Perché la concezione del mondo fuori dei cristianesimo è un'altra. Allora non resta che una strada; fatelo voi, fatelo voi senza mutuarlo da nessun altro. Questa sinteticamente è la mia predicazione.
Ed ecco la parola orientatrice del Papa, ascoltate: "Respingere la lotta di classe è anche optare risolutamente per una nobile lotta a favore della giustizia sociale". Successiva affermazione: "I diversi centri di potere e i diversi rappresentanti della società devono essere capaci di unirsi, di coordinare i propri sforzi e di arrivare ad un accordo su programmi chiari ed efficaci". In questo consiste la formula cristiana per creare una società giusta. La società intera deve essere solidale con tutti gli uomini e in primo luogo con l'uomo che più ha bisogno di aiuto, il povero. L'opzione per i poveri è un'opzione cristiana e anche l'opzione della società che si preoccupa del vero bene comune". Diciamo due parole soltanto. Il papa affida il compito di aiutare i poveri ai centri di potere e ai diversi rappresentanti della società, i quali dovrebbero arrivare ad un accordo su programmi chiari ed efficaci, ergo, il ricco e il povero sono coessenziali alla società. Il ricco aiuti il povero ecco l'opzione cristiana.
Si protrae dunque, anche qui, il dualismo sino alla fine del mondo. E tra i centri di potere c'è anche la chiesa gerarchica? Allora le cose si aggraverebbero ancora di più. Il Papa presenta la formula cristiana, ma a chi? "La società intera deve essere solidale con tutti gli uomini in primo luogo col povero". Ma questi sono consigli di buon senso, direi che sono consigli illuministici. Ma la fede dove è andata a finire, fra cristiani come si pone questo rapporto.
Sarebbe sufficiente risolverlo questo rapporto dentro alla chiesa, proprio per offrire al mondo un modellino, ma il povero qui è inteso dualisticamente, quindi ci deve essere soltanto che va aiutato, perché il nostro tipo di società, il nostro, quello in cui siamo, è impensabile senza qualcuno che ne mantenga la struttura nel rapporto domanda offerta.
Vediamo di chiudere rapidamente. "La formula cristiana consiste nell’unione dei diversi centri di potere per fare dei programmi", dunque non ha come premessa la fede è solo un principio illuministico. Questo principio potrà valere tra credenti e non cristiani, per i temi che li tengono divisi, ma non per i temi che i cristiani debbono risolvere tra di loro come il rapporto socioeconomico implicante la fede.
Riassumendo, l' operaio si appella ai primi cristiani come motivo ideale, e poi usa lo strumento di lotta storica e con questi strumenti cerca la volontà del Padre. Ma la fede dove è andata a finire. Il Papa respinge la lotta di classe e, a guisa di supersindacalista, chiede una tavola rotonda fra i diversi strati del potere e i rappresentanti della società. Ma tra questi ci sono o non ci sono dei cristiani. Ora l' opzione per il povero è opzione cristiana. Se si vuol stare col povero, nella visione del Papa si capisce, senza lotta di classe non c'è altra alternativa, ma se così facendo si mantengono i due e non viene mai risolto il rapporto, la ecclesia resta semplicemente un luogo in cui si fanno dei riti, mentre invece la ecclesia li dovrebbe annullare, perché in nome della fede dovrebbe dentro di sé rompere questo rapporto.
A queste condizioni allora capisco il discorso di Gesù: "Convertitevi!", ma va predicando il Regno, la buona novella del Regno e la buona novella del Regno è una conversione che riguarda non soltanto i singoli, ma riguarda tutto il complesso dei nostri rapporti.



Venerdì 24 Gennaio,2014 Ore: 22:36
 
 
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