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www.ildialogo.org L'omelia del 25 dicembre 2013,di p. Aldo Bergamaschi

L'omelia del 25 dicembre 2013

Pronunciata il 25 Dicembre 1983


di p. Aldo Bergamaschi

Giovanni 1,1-18
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. Venne un uomo mandato da Dio il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva rendere testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo conobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti però l'hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, non da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e abitò fra noi e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.
Oggi voglio, nella prima parte della mia predica, sunteggiarvi una predica famosa che un socialista famoso della nostra terra, Camillo Prampolini, fece nell'anno 1899, ottantaquattro anni or sono nelle campagne di Regio Emilia. Non so di preciso in quale parrocchia, egli balzò su di un tavolo davanti alla porta della chiesa e cominciò così: lavoratori, camerali e contadini, voi avete festeggiato la nascita di Cristo, ma siete sicuri di meritare il nome di cristiani? Fate certe cerimonie, gestite certi riti, ma io vi domando tutto questo basta? Ma se per ipotesi questi riti e queste cerimonie non furono praticati da Gesù Cristo e dai primi cristiani, allora è da chiedersi se quelli furono i veri discepoli? Quando Gesù cominciò a predicare la sua fede non c'erano curati, non c'erano parroci, non c'erano vescovi cardinali e papi. Fu quasi solo contro tutti. Fu ricercato, questo Cristo appena nato, poi quando diventò adulto fu arrestato e ucciso. Per trecento anni i suoi seguaci furono perseguitati, poi tutti vollero essere cristiani. Questo Cristo fu adorato come Dio, sorsero le prime chiese, apparvero i primi preti, si consolidò il culto così come lo praticate voi oggi. Ma Cristo e i primi discepoli non predicarono nessuno di questi usi. Il Padre Nostro si diceva nella propria stanza, perché Gesù condanna coloro che pregano nelle sinagoghe a voce alta e nelle piazze. Così dicasi della messa, così dicasi della confessione. Domanda: perché allora furono cristiani quelli che pure non andavano a messa, non si confessavano, né avevano preti, né avevano chiese?
Per Gesù gli uomini sono figli dello stesso Padre celeste Dio, e Dio è un essere infinitamente giusto e buono. Gesù allora si chiede come mai tante ingiustizie? Se noi siamo figli di un padre buono e giusto, come mai gli uomini sono divisi, come attualmente lo sono fra ricchi e poveri, fra epuloni e lazzari? É mai possibile che Dio voglia queste disuguaglianze tra i suoi figli? No, non può volerlo, Dio vuole che gli uomini vivano come fratelli - diceva Gesù ai suoi compagni - noi dobbiamo fare guerra a questo brutto regno e dobbiamo volere il regno di Dio che è eguaglianza, che è giustizia che è fratellanza.
Ecco l'essenza, la parte immortale del cristianesimo e ora ditemi siete voi cristiani? Che cosa fate per combattere il male e realizzare il bene? Voi potete andare in chiesa, potete confessarvi, potete compiere tutti i riti che la vostra religione vi comanda, ma non siete seguaci di Cristo, non avete capito nulla della sua dottrina. Oggi giorno di Natale, io socialista vi dico: siate cristiani o lavoratori, il regno di Dio voluto da Gesù non è ancora attuato, e ora le ingiustizie sono più vive che mai, manca il pane, manca la istruzione manca il lavoro, manca la pace.
Se i lavoratori dei campi e della città si daranno la mano, se per non avere padroni, metteranno in pratica il precetto di Cristo: amatevi gli uni gli altri come fratelli e formeranno ovunque le loro associazioni, allora le ingiustizie sociali scompariranno e sorgerà il mondo agognato da Cristo vale a dire il regno di Dio. Unitevi associatevi perché la difesa dei vostri vitali interessi, per la conquista dei vostri diritti, per la redenzione della vostra classe. Solo così potete dirvi seguaci di Cristo e raggiungerete la meta che egli intravide e per la quale mille e mille martiri si sacrificarono.
Lo disse Lui stesso nel discorso del monte, beati coloro che hanno fame e sete di giustizia beati coloro che per la giustizia sono perseguitati. Prendete a guida della vostra vita queste parole o lavoratori e sarete socialisti. Sarete con noi, lotterete al nostro fianco, perché noi oggi siamo i soli e veri grandi continuatori della rivoluzione sociale iniziata da Cristo. Siamo noi gli assetati di giustizia, siamo noi che in nome della eguaglianza teniamo in altro la bandiera dei poveri, dei piccoli, degli oppressi, dei bisognosi, siamo noi che annunziamo ai ricchi padroni di questo mondo, il trionfo immancabile e il regno del lavoratore.
Questa era la predica di Pampolini ai lavoratori e ai camerali della provincia di Reggio Emilia.
Anch'egli come ogni uomo pensante, si interroga sul come siamo arrivati a questo punto. Nessuno di noi è soddisfatto della propria epoca, sarebbe da discutere se ognuno di noi è soddisfatto di se stesso, probabilmente siamo insoddisfatti della nostra epoca, ma purtroppo non siamo insoddisfatti di noi stessi, sul come siamo arrivati a questo punto mentre prima c'era qualcosa di diverso.
É ovvio che ognuno di noi tende a pensare all'età dell'oro e a collocarla in un certo punto storico. Ma guai a chi si pone come punto di riferimento veridico, guai a quella istituzione, o a quell'individuo, che si identifica con la verità o che cerca la propria identificazione con la propria verità in un tempo sia pure lontano. Il cristiano pure, si domanda perché tutto ciò che è la sua costruzione storica, non è salvifica. E anche il cristiano si pone la domanda, anzi, il cristiano ricerca
Il Natale non è una gioia, ma una riflessione, quel Bambino ci attrae perché è bambino, ognuno di noi sente la voglia di allungare la mano e di accarezzarlo, ognuno di noi è affascinato da quel sorriso, ma se per un attimo dovessimo riflettere sul significato della sua nascita, allora siamo tentati di guardarlo male. Cosa vuol dire che un Dio diventa uomo per salvarci? Vuol dire in parole povere, che noi siamo delle carogne. E allora se il discorso di quel Bambino è questo sostanzialmente, io mi domando se questa giornata può essere una giornata di pura gioia, sia pure naturale. Ma questa culla è qualche cosa di terribile, il messaggio di questa culla è qualche cosa di tremendo rispetto a quello che noi crediamo di essere.
Ma Prampolini, nel suo discorso, si è dimenticato di mettere il punto di riferimento assoluto e originario, si è dimenticato di accettare l'idea che questo Cristo è Dio, che questo Cristo non è stato fatto Dio per una corruzione di una comunità storica, ma è proprio in nome di questa divinità che io eventualmente potrò fare la critica a questa comunità storica. Non c'erano preti, adesso ci sono, non c'erano chiese adesso ci sono, non c'era la messa adesso c'è, non c'era la confessione adesso c'è. Il cristiano dice invece che c'erano tutte queste cose, ma forse non erano quello che sono o non erano quelle che sono diventate. I preti sono stati istituiti da Gesù Cristo, ma forse facevano qualche cosa di diverso da ciò che fanno. La messa è stata istituita da Gesù Cristo, ma forse era qualche cosa di diverso.
Questa la grande riflessione che il socialista può provocare in colui che crede, e io in quanto credente non mi ritraggo da questa analisi anche se è molto dolorosa. La messa la praticavano anche i primi cristiani, ma è vero che aveva un significato diverso. Non erano cristiani perché andavano a messa, ma andavano all'agape perché erano cristiani. Su questa differenza sono pronto a battermi, non accetto invece, che ci sia il passaggio da il non essere all'essere. Vogliamo ancora esemplificare per portare il discorso più vicino a noi in quanto persone? Un uomo che diventa bevitore, passa dal non essere all’essere. Il cristiano invece dice no sempre, il vino sulla tavola per il pasto è finalizzato, ma se diventa un fine travolge la persona che diventa alcolizzata. Ma se per ipotesi questa fosse una deviazione, voi capite saremmo di fronte alla nascita di un costume perverso, e in questo caso la lettura del passo evangelico “tornate come bambini” sarebbe anche qualche cosa di più tragico per tutta la concezione che noi abbiamo della nostra educazione.
Il ritorno all'età dell'oro per Prampolini socialista, non consiste nel purificare la chiesa, ma nel distruggere un'antica religione allo scopo di sostituirla con una nuova. Sicché i socialisti si presentano come veri cristiani e discepoli di Cristo, dopo aver ridotto il messaggio evangelico alla propria dimensione ideologica. Cristo non è Dio, Cristo è socialista e il mutamento del senso del discorso è la, dove si dice se voi farete questo e questo sarete cristiani, noi ci sentiamo dire, se voi fate ciò sarete socialisti. Sicché Prampolini fa fare a Cristo ciò che fanno i socialisti e si ricade nella ciclicità storica.
Bisognerebbe poter dire che abbiamo attuato nei nostri rapporti socioeconomici gli insegnamenti di Gesù, relativi all'amatevi come io ho amato voi, invece questo discorso non siamo in grado di farlo né noi cristiani, né sono in grado ahimè i socialisti. Per fare questo, occorre superare la natura e se neanche i cristiani sono capaci di superare la natura, che hanno alla radice della loro fede un Dio, che è venuto esattamente a dire che la natura così come è non è buona, così come è, è deviata. Se nemmeno i cristiani sono capaci di superare la natura vi dico sinceramente non so più chi sarà capace.
Riportiamoci all'anno zero, alla nascita di Cristo Dio con noi, laddove, pastori e re attorno alla culla confluiscono verso la salvezza, non per restare ciò che sono, ma per dare origine a un nuovo tipo di uomo, in cui si annulli l'affermazione di sé, fino alla resa in schiavitù dell'altro, in cui cioè, si annulli questa affermazione del proprio io e della propria singolarità. La vocazione al dominio, la vocazione alla prepotenza, in cui si annulli questa affermazione di sé, fino a ridurre in schiavitù l'altro, quando invece l'annullamento e la rinuncia all'affermazione di sé, deve provocare nella visione evangelica la nascita, se volete con parola classica, dell'età dell'oro.



Lunedì 23 Dicembre,2013 Ore: 22:03
 
 
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