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www.ildialogo.org L'omelia del 1 dicembre 2013,di p. Aldo Bergamaschi

L'omelia del 1 dicembre 2013

Pronunciata il 27 Novembre 1983


di p. Aldo Bergamaschi

Matteo 24,37-44
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: “Come fu al odi Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. Infatti come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell'arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l'altra lasciata. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il signore vostro verrà. Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà”.
Cominciamo col dichiarare alcune antinomie, contraddizioni vere o apparenti, cioè a dire verità egualmente probabili. Il divenire storico è cieco oppure è guidato. Un uomo lavora nei campi sarà preso, l'altro lasciato, una donna svolgerà i suoi lavori casalinghi, una sarà presa l'altra sarà lasciata. Allora la venuta del Figlio dell'uomo è come la venuta o l'arrivo di un terremoto che può decidere della nostra morte? Il diluvio fu mandato da Dio per castigare? Mi pare che fossero soltanto otto le persone salve, almeno secondo una lettera di san Pietro, o noi interpretiamo un evento naturale come un piano divino?
Ecco in che cosa consiste l’antinomia del discorso. Stare pronti per essere presi o per non essere presi. Due uomini sono nel campo, uno sarà preso sottobraccio e l'altro sarà lasciato. Allora chi è preso sottobraccio è colui che sarà salvo o colui che è portato a morte, ecco l'ambiguità. Da un lato l'affermazione di Gesù che queste cose accadranno così come accadrà un terremoto, dall'altro che tutto sia guidato da una intelligenza, che vuole ottenere taluni scopi. Potrei sbagliarmi, ma se leggo bene, Gesù non dice che Dio mandò il diluvio per la motivazione data dalla Scrittura, ricorda solo ciò che accadde, il diluvio li portò via tutti, eccetto Noè. Tutti lo deridevano, questo povero uomo, ma lui aveva visto, gli altri tutti ciechi. Voglio dire che Gesù non fa speculazioni sull'aldilà, non fa speculazioni politiche, il suo discorso è un discorso di verità che coinvolge tutti. Non è la teoria di un gruppo che si serve appunto di una certa concezione dell'aldilà per mantenere di qua un certo ordine sociale.
Ora le speculazioni sull'al di là erano, diffuse sia in Grecia sia a Roma, e la dottrina sulle future ricompense e punizioni, giocava un ruolo determinante nella religione politica. Ho qui quattro righe di Polibio che voglio leggere: In ogni Stato le masse – oggi diremmo il popolo – sono instabili, piene di desideri sfrenati. Non è che la classe dirigente non avesse desideri sfrenati, solo che quella riusciva ad attuarli, mentre quegli altri non potevano, sempre per quel motivo per cui se io sono ricco c'è qualcuno che deve essere povero. A condizione che qualcuno sia povero io posso fare il ricco. Piene di desideri sfrenati, tutto ciò che si può fare per tenerli sotto controllo è quello di usare i timori dell’“invisibile”, oppure altre funzioni della stessa sorte, cioè della stessa specie. Il discorso di Gesù non può essere utilizzato da nessuna classe dirigente. Perché se all'interno della Chiesa, si fosse costituita questa classe dirigente che ha interesse a predicare i terrori dell’aldilà, per mantenere certi privilegi di qua, allora non avrebbe capito assolutamente nulla del discorso di Gesù.
S. Paolo, dice: comportiamoci onestamente, come in pieno giorno. É una allusione alla doppia vita di ogni uomo pagano. Di giorno onesti per serbare le apparenze, al calar del sole, bagordi, crapule, imprese dionisiache di ogni genere. Il cristiano invece dovrebbe avere un'onestà integrale e unitaria, dico un tipo solo di onestà, di giorno e di notte, in qualsiasi situazione e in compagnia di qualsiasi uomo. E poi l'ultima battuta di Paolo: Non seguite la carne nei suoi desideri. Già, i desideri devono essere formulati a casa dell'uomo dallo Spirito. San Paolo, dice che il giorno è vicino e probabilmente crede nella parusìa. (presenza delle idee nella realtà sensibile, è un concetto platonico).
Se venisse Gesù Cristo in persona e ci dicesse: signori, preparatevi perché fra venti giorni o anche fra un anno, la valigia della storia si chiude. Avremmo i confessionali assiepati? L'unico che continuerebbe a comportarsi come si è sempre comportato sarebbe S. Francesco di Assisi. Un annuncio del genere lo farebbe cantare di gioia e noi invece, diventeremmo desiderosi di mettersi in salvo lassù. E quaggiù, ecco il punto su cui dobbiamo discorrere. La tristezza è che coloro che credono nell'aldilà, ci credono come luogo discontinuo, rispetto all'al di qua.
Anche i pagani credevano nell'aldilà, ma unicamente come luogo di salvezza personale, cui si accede mediante riti misterici, ma non come verità capace di cambiare i rapporti quaggiù. Ogni nostra scelta è una presa di posizione irreversibile e definitiva per quaggiù, viviamo una volta sola. Avete visto a cosa si presta questo discorso, come sia una lama a doppio taglio, ma io insisto, la nostra scelta quaggiù è una scelta irreversibile e definitiva per quaggiù. Ecco perché Gesù ci dice siate vigilanti. Forzando un momento il discorso, turno di vigilanza ininterrotto per esorcizzare la vita istintuale, visto che la vita ha un fine, e non è un fine.
Ieri sera ho visto il film Fellini “Otto e mezzo”, si tratta di un documento di un’epoca costante della natura umana. Ecco il motivo per cui me ne occupo. E adesso vedrete come il discorso torna esattamente in relazione al passo evangelico. Dunque si tratta di un esame di coscienza personale, che però è un esame di coscienza che riguarda l'uomo in quanto uomo. Abbiamo un uomo che non trova l'equilibrio tra sesso, religione, arte, in questo caso arte. Oppure, se volete, un uomo che è quello che è, vale a dire oggetto di conflitti perché alla sua radice "infanzia", sesso e religione, diciamo natura e soprannatura, istinto e grazia, lo so, c'è anche la razionalità, non hanno trovato il punto di incontro salvifico.
Questo uomo ha dei dubbi sul significato della vita come tutti noi ne abbiamo, giacché la vita è un conflitto tra reale e ideale. Questo, sia in S. Francesco, che nel più dissoluto degli uomini. Perché S. Francesco è in conflitto tra il reale e l'ideale che egli vuole raggiungere, che è quello che tutti noi conosciamo, e anche nel più dissoluto degli uomini, il reale è insufficiente per appagare tutti i suoi desideri, e lui pure ha esattamente un ideale che egli tiene nascosto, che appare ora qui ora là, di cui noi vediamo degli effetti, ma che è a sua volta un ideale rispetto al reale.
Allora diciamolo con parole più precise, più scientifiche e più drammatiche, il conflitto è tra Dioniso e Apollo. Essere Dioniso, vuol dire essere se stessi, passando attraverso la strumentalizzazione degli altri. Dioniso è colui che non ha bisogno di educazione, è colui che la crea, è colui che identifica se stesso con la verità, e volta per volta sgambetta per la foresta, fa quello che vuole non ha nessuno che gli possa dire guarda che questo è sbagliato, che questo è bene. No, il bene lo decide lui volta per volta. E questo bene può essere, una volta calpestare il suo simile, un'altra volta accarezzarlo, una volta succhiargli il sangue e un'altra volta accarezzargli i capelli. E così di seguito perché la verità è lui. E allora nel film, la strumentalizzazione degli altri, e in primis, della donna, se il protagonista è l'uomo. Ci mettiamo su un piano di parità.
Torniamo sul conflitto fra Dioniso e Apollo. Apollo è il dominatore degli istinti mediante 1a razionalità. Allora in casa cristiana, giacché l'autore di questo film volere o no, è cristiano, addirittura cattolico, almeno di battesimo e di fede, ecco che allora il conflitto è fra Dioniso e Gesù Cristo e si svolge in area cristiana. Vale a dire, o tu superi l'istinto mediante la razionalità o mediante la grazia, in ambito cristiano. Ma se io domino i miei istinti, il mondo andrà meglio? Ecco il dubbio. Se io dico a un giovane guarda che la purezza è un valore e costui mi domandasse, ma la purezza quanto va a pesare sul quaggiù nella convivenza umana? Alzo le mani. Questo discorso non lo farò mai, se non legato alla totalità di cui mi parla Gesù Cristo.
Il codice morale da chi lo riceve questo Dioniso? Lo riceve dalla Chiesa, c'è questa presenza della Chiesa come istituzione, e poi la frase famosa, non so se sia proprio citata bene da Origene, se sia lui il primo a dirla: “Extra ecclesiam nulla salus”. E questa Chiesa si presenta all'individuo mediante proibizioni esterne. Ecco allora il dubbio di Fellini come uomo. Si vorrebbe attuare l’ideale dionisiaco, ma attorno ho una istituzione, questi preti, questi cardinali che girano come ombre, a dire che io faccio male se mi comporto così, poniamo con la donna. Ma questa proibizione rappresenta veramente un ideale?
Già si vede l'errore di avere frapposto la chiesa come istituzione, anziché accettarla come un semplice medium in quo. Questa proibizione appartiene poi veramente a una proibizione che mi inibisce il raggiungimento di un ideale valido o si tratta semplicemente di una proibizione esterna?
A questo punto il discorso è chiaro, la strumentalizzazione diventa il dramma di quaggiù, e allora la salvezza per questi uomini, che non hanno capito il messaggio evangelico di liberazione, diventa una salvezza che si rifugia nel religioso, quaggiù continuano ad essere dei dionisi, poi avanzando in età, hanno qualche dubbio che ci sia qualcosa anche di là e allora fanno qualche rito per poter accedere al di là, ma ahimè la tristezza è che quaggiù le cose non cambiano mai.



Venerdì 29 Novembre,2013 Ore: 19:13
 
 
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