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www.ildialogo.org L'omelia del 10 novembre 2013  ,di p. Aldo Bergamaschi

L'omelia del 10 novembre 2013  

Pronunciata il 6 Novembre 1983


di p. Aldo Bergamaschi

Luca 20,27.34-38
In quel tempo, si avvicinarono alcuni sadducèi, i quali negano che vi sia la risurrezione, e posero a Gesù questa domanda:”Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli.
Da ultimo anche la donna morì. Questa donna dunque, nella risurrezione, di che sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie”. Gesù rispose: “I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell’altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui”.
Letture molto impegnative come avete sentito. Vogliamo spendere qualche parola sulla prima. Vedo che il cappello alla prima lettura dice: “Ascoltiamo il racconto del martirio dei sette fratelli Maccabei”. Ma io, fino a qualche anno fa, avevo una certa opinione del martirio. In occasione della festa di Santo Stefano, mi pare di avere chiarito come deve essere inteso il martirio cristiano. Adesso qui vedo che vengono introdotti al concetto di martirio questi Maccabei. Vi faccio notare che i Sadducei, i quali non credevano nella resurrezione, mettevano dei dubbi esattamente su molti libri delle scritture e fra questi anche i libri di Mosè.
Ecco perché Gesù poi si aggancia a quelli, almeno se l'ultimo passo del vangelo è proprio di Gesù e non della comunità. Vedete quanti dubbi mi vengono su queste affermazioni. Ora, martirio vi è, solo quando la causa è giusta nella sua assolutezza, allora questo tipo di martirio andrebbe a collocarsi tra gli eroismi che tutte le civiltà conoscono. Eroi di questa specie ne troviamo ancora oggi. Basta andare dove fanno la guerra e troverete delle persone, che per la loro visone del mondo, sono pronte a morire. Il problema è di stabilire se quella visione del mondo è giusta. Ed ecco perché un cristiano dovrebbe pensarci due volte prima di morire se la causa non è giusta.
E veniamo al caso dolente del vangelo. I sadducei, classe colta, l’élite, i padroni delle finanze dell'epoca. Ancora oggi è così, coloro che sono padroni delle finanze credono solo a ciò che si vede e si tocca. Questi signori, che stupidi non erano, fanno il caso a Gesù, perché la maniera di credere dei farisei nella resurrezione era una maniera troppo banale, tale da creare problemi di questa specie. Oltre a costoro - che poi sono la maggioranza, cosi come noi - il discorso si estende a tutte le religioni. Questi signori dicono che dopo la morte si risorgerà, che dopo la morte ci sarà la resurrezione dei corpi, eccetera, e non la dobbiamo immaginare come noi adesso la immaginiamo, una resurrezione in cui il corpo avrà una sua parte. Comunque forse l'ottanta per cento degli adepti di tutte le religioni lo immaginano cosi in modo molto corporeo e fisicistico.
Ma le persone colte si pongono dei problemi. Costoro, dicono che noi risorgeremo col corpo, ecco il caso. Secondo una legge mosaica, il cognato deve sposare la moglie del fratello, una, due, tre, quattro, cinque, sei sette, un piccolo harem. Ma qui il discorso è chiaro non siamo nell'harem, sarà Maometto impicciato in queste faccende. Di chi sarà moglie alla resurrezione se lassù prenderemo i corpi ancora. Adesso vi dirò quello che non c'è sul testo. I rabbini non recedevano di fronte a questo caso, rispondevano e lo insegnavano alla gente: alla resurrezione ritornerà al primo marito. Vedete come applicavano le categorie di quaggiù anche lassù. Oramai bisogna essere coerenti anche con questo tipo di impostazione. La logica vuole questo.
Ma c'è di più, un certo rabbino, Gamaliele, insegnava che gli uomini giusti e pii, alla resurrezione, con questa donna, o unica che fosse o una scartati gli altri sette, questo signore avrebbe avuto dalla sua donna, un bambino ogni giorno, cosi - come diceva lui, - le galline fanno un uovo ogni giorno. Signore donne, vi sto domandando se vi sentireste gratificate, nel vostro uso del sesso in questa situazione. Vi rendete conto ogni giorno un bambino, senza poi nemmeno domandarsi dove questo bambino sarebbe andato a finire.
In nome di questo concetto della resurrezione così banalizzato, questi signori trasportavano tutte le loro passioni di là, e concepivano di là come un di qua maggiorato, dove cioè si desse sfogo a tutte le fantasie che non riusciamo ad attuare di qua, perché queste fantasie debbono fermarsi davanti alla realtà, come direbbe Freud, ma là si scatenano. Ecco come venivano risolti i casi. Certo in una resurrezione di questa specie, io non crederò mai, preferisco essere un Sadduceo e non certamente un Fariseo. Allora, i figli di questo secolo si sposano, mangiano, bevono, perfettamente d'accordo che questo sia funzionale al qui, nessuno lo nega, ma se volete farmi credere che questo debba continuare per tutta l'eternità, vi confesso no.
Soloviev, in una sua opera interessante, si è posto il problema di come saranno le cose circa il maschile e il femminile. Io per quanto possa immaginare l'al di là come una sublimazione dell'al di qua, non posso immaginare che nell'al di là, Napoleone continui a guerreggiare per tutta l'eternità, o che Shakspeare continui a scrivere dei drammi per tutta l'eternità. Queste attività, vedete già i due esempi sono un po' diversi, perché altro è scrivere delle tragedie e altro portare degli uomini in giro a guerreggiare come ha fatto Napoleone.
Non parliamo dell'aspetto sessuale della nostra esistenza, immaginare un trasbordo dell'al di qua, al di là secondo le categorie mondane. Ma non vi siete accorti che la vita si potrebbe definire una lotta contro la sporcizia pensateci. Sicché io per tutta l'eternità dovrei continuare a lottare contro la sporcizia, io amo pensare di essere libero, di essere libero da tutto questo.
Nicolò Cusano, vissuto nel 400, morto nel 1464, uno dei grandi cervelli della civiltà occidentale, che con mia sorpresa ha fatto l'esame critico del Corano, tra l'altro con sentimenti ecumenici, si è tenuto a una interpretazione spiritualizzata, ma avrei voluto farvi toccare con mano. Da una parte il Corano che procede a una descrizione dell'al di là in un modo molto simile a quello dei farisei, tanto per intenderci, e dall'altro lato avrei dovuto esaminare le pagine di S. Tommaso d'Aquino, che sono un supplemento alla Somma dove probabilmente pure nella cerebralizzazione dell'al di là, ci siano delle correnti terrenistiche molto dubbie, molto sospette.
S. Tommaso fa piazza pulita degli alberi, degli animali eccetera, sarebbe delizioso vederli, mentre invece nel Corano troviamo i palmeti, le acque, più le odalische... Ora si potrebbe dire che S. Tommaso si è messo sulla strada giusta, però troviamo delle crepe che ci fanno drizzare le orecchie. Si domanda per esempio se i beati vedono le pene dei dannati. Questo è un problema grosso simile a quello della prima lettura. “Perché la beatitudine dei santi sia loro più gradita e maggiormente rendano grazie a Dio, viene loro concesso di vedere perfettamente le pene dei reprobi”, no, fratello S. Tommaso, non posso accettare che la mia felicità sia costruita sul godimento, sia pure fatto rifluire in Dio. Poi tutta la concezione meritocratica che troviamo, perché i martiri qui, le regine là, dovrebbero avere delle aureole, insomma li carica di fronzoli mondani che a mio modo di vedere non hanno più nessun senso.
Con la testa imbottita di verità che non si vedono, noi, pur avendo ogni religione il martirio per lanciare i propri adepti nelle avventure più strane, sarebbe molto meglio appoggiarsi a Gesù Cristo e a ciò che ci dice, nell'ipotesi che Lui sia al crocevia fra l'eternità e il tempo. Dico con la testa imbottita di verità che non si vedono, noi però non andiamo d'accordo quaggiù, il problema allora è sapere come noi saremo giudicati degni dell'altro mondo, prima di fare delle fantasie sull'altro mondo, prima di costruire delle fantasie sull'altro mondo. Credo che Gesù ci dica di preoccuparci di sapere che cosa fare per renderci degni dell'altro mondo, degni cioè di vedere finalmente Dio e di vivere con Lui.



Sabato 09 Novembre,2013 Ore: 08:22
 
 
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