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www.ildialogo.org L'omelia del 13 ottobre 2013  ,di p. Aldo Bergamaschi

L'omelia del 13 ottobre 2013  

Pronunciata il 09 Ottobre 1983


di p. Aldo Bergamaschi

Luca 17,11-19
Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: “Gesù Maestro abbi pietà di noi!” Appena li vide Gesù disse: "Andate a presentarvi ai sacerdoti". E mentre essi andavano, furono sanati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: "Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a rendere gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?" E gli disse: "Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!".
Non sono ben certo se oggi riuscirò a dire tutto quello che penso, ma non sono neanche ben certo se tutto ciò che penso sia del tutto la verità. Per cui, metto avanti le mani e dico considerate il discorso come una specie di rapsodia, dove ho la pretesa di creare più dubbi che non certezze. Intendiamoci, la mia ambizione sarebbe quella di creare dei dubbi che, simili al colpo di remo, dovrebbero mandare avanti la barca. Che poi la barca vada nella direzione giusta non saprei, né rispetto a quello che io dirò, né rispetto a quello che voi capirete. Direte che le cose sono semplici, c'è un bel miracolo, ma sono implicazioni che hanno creato a me, e credo anche a voi, un bel numero di problemi.
Gesù non bada al credo religioso di questi individui. Vede solo l'uomo in difficoltà. Prima di essere cattolici o musulmani o ebrei, siamo uomini e quando dico uomo intendo la natura umana specificata in questi termini. Gesù guarisce chi è nell'errore e chi è nella verità, ammesso che i nove siano nella verità e che l'uno sia nell'errore. Il sospetto più drammatico potrebbe essere che sia i nove che l'uno siano tutti nell'errore. Non si dovrà equivocare fra fede e guarigione; il discorso della fede di cui parla Gesù, rifonda tutta l'etica. Il lebbroso, nella mentalità ebraica e anche nella mentalità cristiana medioevale, era un segnato da Dio, in tutte e due le religioni, sia da parte di chi adorava Dio sul monte Garizin, sia da chi lo adorava a Gerusalemme.
Sappiamo, che il teista, ha la propensione a rimandare tutto in Dio, anche tutto ciò che accade esteriormente in Dio, dal terremoto alla malattia e poi anche alla povertà, cioè a dire: alla struttura piramidale della società. Quindi in nome della religione il lebbroso veniva emarginato. Gesù non accetta questa teologia e fa qualche cosa per rimediare a una carenza. Se la lebbra fosse da Dio, non sarebbe lecito combatterla, ma aspettare che Lui stesso la tolga se e quando lo voglia. Ecco perché segnato da Dio il lebbroso, e anche noi abbiamo la tendenza a pensare il malato in questo modo. Infatti la teologia ebraica e anche quella medioevale cristiana cattolica, è su questa linea. Isolamento non tanto dovuto a igiene quanto a ideologia, quanto cioè a una certa concezione del mondo di Dio e dei rapporti si capisce fra Dio e il mondo.
Francesco di Assisi per esempio, in pieno medioevo, dopo 1200 anni di cristianesimo, compie il famoso gesto del bacio al lebbroso, che è teologicamente importante, perché toglie la distanza antropologica fra uomo e uomo e non toglie solo la contraddizione fra fede e etica. Se è vero che Cristo è nel lebbroso, cioè nel mio prossimo, non si capisce perché il lebbroso debba essere fuggito. Per altro verso, se Gesù Cristo si identifica nel povero e col povero, Francesco dice di voler vedere Gesù in lui, invece le gerarchie insegnavano si che Gesù si identificava col povero, ma per dire che il povero doveva restare tale, ma loro non si sognavano certamente mai di diventare come i poveri.
Ma in ogni caso mettiamo che fossero in errore tutti e due, sia le gerarchie sia S. Francesco, almeno S. Francesco elimina la contraddizione. E questo è già un grande passo, eliminare la contraddizione fra il creduto e il praticato. Gesù combatte la lebbra e qui dovrà chiarirsi la specificità del cristiano.
Ecco il limite di Francesco è quello di non combattere la lebbra, perché con tutta la teologia medioevale, si pensava che la lebbra fosse mandata da Dio. Egli toglie la contraddizione, ma non ha visto quello che avvistiamo noi probabilmente, perché noi oggi siamo lanciati nella lotta contro la lebbra e non siamo più così pieni di affetto per il lebbroso. É vero che Gesù combatte la lebbra, e qui comincia a fare capolino la mia tesi, dovrà chiarirsi la specificità del cristiano, intanto dichiaro che il lebbroso è mio fratello e lo tratto come se fosse Gesù.
Francesco, termino l'allusione, negli ultimi giorni della sua vita, quando la istituzione lo aveva preso sotto la sua tutela perché anche lui era travagliato da un sacco di malattie, a cominciare dagli occhi e da tutto il resto, insomma era stato trascinato lì a Rieti, dove c'erano medici specialisti e tutti sovvenzionati.... Francesco in quei giorni è irrequieto, perché si sentiva coccolato dalla istituzione, lui che aveva preso il largo nel modo in cui conosciamo, e continuava a ripetere che lui voleva tornare fra i lebbrosi, voleva tornare in mezzo ai poveri, perché a Rieti non si trovava a suo agio, aveva visto tutte le miserie del palazzo. E allora, lebbrosi da un lato, poveri dall'altro, perché queste le due figure che la teologia medioevale credeva volute da Dio per giustificare la propria carta di identità.
La lebbra, e quando dico lebbra dico tutte le altre malattie, è un castigo di Dio, per cui quando siamo afflitti bussiamo alla porta dei santi con le immagini e le benedizioni, mentre è un indebito incontro di virus, dovuto a un non felice concordismo fra noi e la natura, per cui, compito del credente è quello di ricercare il pensiero di Dio racchiuso dentro alle cose. Non vorrei semplificare troppo e non vorrei andare sull'orlo dell'eresia. D'altra parte non so dove ci possa essere eresia, quando dichiariamo di essere nella ricerca. Gesù stacca dalla religione o dalla religiosità naturale un fatto come la malattia e lo riconduce a una lotta contro il peccato o contro il limite della natura.
Dico limite, dico peccato, perché ci potrebbero essere dei credenti, che credono alla Bibbia in maniera letterale e ce ne potrebbero essere degli altri che credono invece all'evoluzionismo. Dal punto di vista cristiano, credo si debba dire in ogni caso, sia che l'uomo si concepisca come un essere caduto, sia come un essere incompiuto in evoluzione, in ogni caso egli avrebbe bisogno di una integrazione e in ogni caso sarebbe giustificata la venuta di Cristo come salvatore della natura umana. Questa lotta contro il peccato o contro il limite della natura, sarebbe condotta da Gesù non mediante strumenti miracolistici, dall'interno del sistema, ma influendo sulla razionalità umana mediante appunto il suo messaggio.
Il miracolo sta nel fatto che Gesù si occupava dei lebbrosi, cosa che gli altri non facevano, ed ha fatto qualcosa per tirarli fuori dal limite fisico e sociale, senza aspettare il miracolo miracolistico.
Ecco qui sto scivolando verso quella incertezza che vi avevo annunciato. Chi aveva guarito quei lebbrosi, Dio come pensavano i sacerdoti, o Gesù per via scientifica? I cristiani, non compiono il miracolo della ricerca scientifica intesa come preghiera, come la definiamo noi: una ricerca della volontà o del pensiero di Dio. Il pensiero di Dio è più facile scoprirlo dentro alle scritture, là dove facciamo litigi che non finiscono più, oppure dentro al libro del mondo, che per un credente si rifà a Dio in quanto lo considera creatore? Sono convinto, come pensatore e come cristiano, che dentro al mondo ci sia il pensiero di Dio. Vedete come i grandi cervelli, da Leonardo a Galilei a Einstein, non sono ancora riusciti a capirei qualcosa. Questo mi fa sospettare che ci sia dentro proprio il pensiero infinito, di un infinito, ecco perché dobbiamo tribolare tanto. Però lì il pensiero è calato con tutta certezza.
E allora ecco il vero miracolo del credente è chinare la gobba, non chinarsi davanti a un altare a pregare, se vuoi caro giovinetto essere promosso, devi consumare le notti e i giorni a studiare, non accendendo una candela davanti a S. Rita, chinare la gobba nel miracolo della ricerca scientifica come preghiera. Invece siamo nella perpetua tentazione di credere che ci siano i miracoli, come quelli di Lourdes per motivi apologetici, simili a quelli del passo della prima lettura.
Sicché, forzando la tesi, che Dio fa piovere su tutti buoni e cattivi, ci si può chiedere perché Lourdes sia privilegiata rispetta a Benares, o rispetto alla Mecca. Se questa è la tesi, Gesù guarisce tutti e dieci, buoni e cattivi, nella falsa e nella vera religione. Nella guarigione c'è la mano di Dio indipendentemente dalla verità o meno della religio, ma è opera scientifica, ecco la mia tesi, miracolo di chi crede. La ricerca scientifica come preghiera è il miracolo introdotto nella storia da Gesù e attuato da chi crede, non dunque intervento esterno, mentre abbiamo la tendenza a dire che quella è la prova della vera religione.
Gesù opera senza chiedere il pedaggio religioso, “La tua fede ti ha salvato”, fede, fede, fede, non religione, non religione, fede, fede, la tua fede ti ha salvato non dalla lebbra, signori miei, perché dalla lebbra è salvato anche chi non ha la fede. Anche chi non ha fede di cui parla Gesù attenzione,
ma la fede di cui parla Gesù, ti ha reso disponibile per nuovi rapporti umani, mentre gli altri pure guariti, restano inchiodati a una teologia classista, in cui si ringrazia Dio di non averlo ghermito lui piuttosto che altri, e allora siamo in un Dio insomma che fa diventare religiosi con il terrore della selezione della specie.



Sabato 12 Ottobre,2013 Ore: 07:03
 
 
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