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www.ildialogo.org L'omelia del 14 agosto 2013  ,di p. Aldo Bergamaschi

L'omelia del 14 agosto 2013  

Pronunciata il 7 Agosto 1977


di p. Aldo Bergamaschi

Luca 12,32-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Non temete piccolo gregge, perché al padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno. Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignuola non consuma. Perché dove è il vostro tesoro là sarà anche il vostro cuore.

Siate pronti con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze per aprirgli subito, appena arriva e bussa. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.

E se giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba , li troverà cosi, beati loro! Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa.

Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate”.

Allora Pietro disse: “Signore questa parabola la dici per noi o anche per tutti?”.

Il Signore rispose: “Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo? Beato quel servo che il padrone arrivando troverà al suo lavoro. In verità vi dico , lo metterà a capo di tutti i suoi averi.

Ma se quel servo dicesse in cuor suo: il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se lo aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore, assegnandogli il posto fra gli infedeli.

Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quelle invece che, non conoscendola avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.

A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà chiesto molto di più”.

É tutta la settimana che penso alla spiegazione di questo passo, poi finalmente un po' di luce è venuta. Eccola: Gesù non dice: vendete ciò che avete e datelo ai poveri, ma dice: datelo in elemosina. Allora se siamo convinti che così bisogna fare e non lo facciamo, siamo dei falsi cristiani. Sì perché non siamo convinti che questo principio debba essere attuato. E allora diventiamo dei falsi retori quando siamo dei predicatori, e si scivola via con un mucchio di altre parole senza toccare il punto della questione. Se siamo convinti invece, che non é possibile fare di tale principio una norma etica allora siamo degli ipocriti; perché ci proclamiamo cristiani e siamo convinti che non è possibile applicare il cristianesimo nella vita sociale.

Certo, se non troviamo la chiave di lettura, questa frase è assolutamente da rifiutare e rifiutarla apertamente, non giù nel cuore continuando a dire delle parole dal pulpito. Gesù dice: vendete, non siate egoisti eccetera, è tutta una stupidità, una predica congegnata in questo modo. Ecco perché cercavo di trovare una chiave di lettura di questo passo.

Altro è vendere ciò che si ha e darlo in elemosina, quindi in questo caso avremmo una spoliazione totale dell'io, rinuncia della proprietà privata nella ecclesia e altro è fare l'elemosina di ciò che si ha; dare cioè il superfluo secondo la concezione che io chiamerò liberal-cristiana o clerico-liberale, come volete.

Dopo queste precisazioni, tentiamo una collocazione del passo, inteso come originariamente detto da Gesù, allora è un dover essere rivolto ai suoi discepoli perché facciano ecclesia. Se due o tre hanno il cuore sgombro dal concetto di profitto hanno già risolto i rapporti socioeconomici dentro alla ecclesia, dove ci sono i ruoli diversi, ma dove si è tutti servi della stesso Padre.

Gesù nella parabola usa il termine padrone, mentre all'inizio dice Padre vostro, perché questa parola l'abbiamo giù nel cuore e nelle orecchie, e fa parte della nostra cultura, odiamo i padroni e desideriamo diventare padroni, si lotta per diventare noi i padroni. Perché essere i padroni del vapore è meglio che essere conducenti dei vapore.

C'è voluto un'indagine, come se prima non fosse chiaro, adesso però la responsabilità si aggrava. Papà Stato - sto parlando della stato italiano - ha scoperto di essere un papà che nei confronti dei suoi figli mantiene le sperequazioni più obbrobriose. Uno Stato tra l'altro guidato da molti cattolici; oramai scuse non ce ne sono - anche se non dobbiamo confondere tutti cattolici con certi democristiani - il gestore della cosa pubblica è in fondo il mondo cattolico con le sue parrocchie e le sue diocesi.

Se tutto il brano evangelico che abbiamo letto - scritto quaranta’anni dopo la morte di Cristo - è rivolto ai discepoli, allora siamo di fronte al primo corso di esercizi spirituali. C'è qualcosa che non funziona, bisogna rivedere tutto dentro a questa Chiesa, il brano ci avverte che i discepoli erano traviati, o avevano deviato dalla giusta strada. Dentro a questa ecclesia, dove fino al primo secolo si era risolto il problema della proprietà, nasce il dramma della gestione di questa proprietà appartenente alla ecclesia e non ai singoli

Dove abbiamo noi il nostro cuore, in certi stipendi, nelle case affittate, nelle banche, o nel non voler pagare quello che è giusto. Lo stipendio non basta, si chiede di più perché non si riesce a tenere fronte alle necessità. È la lotta cosiddetta sociale. In questa orribile situazione, si trovano anche i preti, anche i frati, che debbono gestire delle aziende dove c'è qualcuno da pagare. E qui va a picco il discorso evangelico, senza dubbio, se non lo recuperiamo alla sua radice.

Allora, altro è dire: dove è il vostro tesoro è il vostro cuore in una costituenda ecclesia, poi traccio la carta di identità del cristiano per risolvere il rapporto socio-economico nel punto preciso del rapporto capitale lavoro. Bisogna essere con i lombi cinti e le lucerne ardenti, vuol dire aver risolto il problema del sesso e il problema della carità. Il cristianesimo è tutto qui. Le lucerne ardenti in mano sono il simbolo della carità; i lombi cinti sono il simbolo della castità. Un minimo di controllo anche nell'ambito del sesso, diversamente anche questa è una maniera per sfasciare tutta la società. “Siate pronti con cinture e lucerna, beato chi sarà sveglio, dove è il vostro tesoro ivi è il vostro cuore”. Altro è dirlo in una costituenda ecclesia, e altro è dirlo in una ecclesia dove ci sono dei discepoli che avrebbero già dovuto mettere in pratica tutto questo.

Pietro, accusa il colpo, aveva capito che li si toccavail corpo dirigente della ecclesia.

A questo punto allora arrivano le legnate. Gesù viene a dire: io ho messo nella ecclesia un amministratore non un padrone, un amministratore fedele e saggio è posto a capo, ruolo diverso della mia servitù. La servitù resta del Padre, di fronte a Dio siamo tutti servi, non siamo servi di qualcuno nella ecclesia. Discorso pesante, perché questa è stata la tentazione di Pietro e dei suoi successori, dei vescovi e dei sacerdoti. Questa è la gravissima tentazione all'interno della ecclesia.

Io ho messo tutto questo perché fossero li a presiedere la distribuzione del cibo. Beato quel servo, lui pure servo anche se in un ruolo di amministratore, che il padrone troverà al suo lavoro. '

Al suo lavoro dunque. Se noi leggiamo Origene, già nel secondo secolo per le fiere e per le piazze, preoccupati di aumentare il loro gruzzolo, il vescovo passava con un anello lucente e con una truppa, mentre altri gli baciavano la mano, questo lo descrive già Origene come una flessione del servizio all'interno della Chiesa. Qui si adombra la crisi della prima comunità cristiana di Gerusalemme, in cui appunto, si trascuravano le vedove elleniste e non si distribuiva con equità il cibo. Insomma, questi diaconi, che dovevano presiedere alla distribuzione, erano persone ingiuste, avevano discriminato già tra quelli che dovevano aver qualcosa in più e quelli che dovevano avere qualcosa in meno. Allora il passo è una severissima critica ad una costituita classe dirigente in una ecclesia che sta diventando Chiesa con dei ruoli di potere.

Quando la proprietà privata è gestita dallo Stato qualcuno deve gestirla, non certo gli angeli, ma un qualche uomo, e allora resta vero ciò che Marx ha scritto nel manifesto: Il potere politico - mettete pure il potere religioso, nel vero senso della parola - è il potere organizzato di una classe per la oppressione di un'altra. Se questa disgrazia accade anche ai credenti, è segno che la ecclesia non esiste più. Esistono soltanto dei furbacchioni che gestiscono il sentimento religioso di questo bipede implume che si chiama uomo.




Domenica 11 Agosto,2013 Ore: 11:02
 
 
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