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www.ildialogo.org L'omelia del 4 agosto 2013,di p. Aldo Bergamaschi

L'omelia del 4 agosto 2013

Pronunciata il Agosto 2004


di p. Aldo Bergamaschi

Vangelo: Luca (12,13-21)

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: “Maestro, dì a mio fratello che divida con me l’eredità”. Ma gli rispose: “O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?” E disse loro: “Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni”.

Disse poi una parabola: “La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra se: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?” E disse: “Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò dei più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia". Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio”

Due domeniche fa erano di scena due sorelle – ricordate? – Marta e Maria, nel brano evangelico di oggi sono di scena due fratelli di cui non sappiamo il nome. Nel caso delle sorelle, Gesù interviene per chiedere un approfondimento del significato delle nostre azioni e chiarire che la radice della vita attiva deve essere una vita contemplativa; solo così le sorelle saranno sempre sorelle. Qui abbiamo due fratelli divisi a causa di una eredità, caso molto diffuso di cupidigia che divide due fratelli.

Coi due fratelli Cristo è assente e lo chiamano dall’esterno. Nel racconto sembra che il minore avesse una certa ragione giuridica, perché il Deuteronomio attribuiva al primogenito i due terzi della eredità paterna e il maggiore non ha voglia di fare le parti. Suppongo che sia il giovane a chiedere l’intervento di Gesù, pensando di tenere unito il patrimonio di famiglia e di utilizzarlo unitariamente, mentre l’altro vuole l’indipendenza.

Ci sono ragioni per ambedue, ma noi siamo più propensi a darla al giovane. In ogni caso tutti e due sono nella spirale della cupidigia. Gesù deve fare da arbitro fra due cupidigie? Mediazioni di questo genere appartengono al codice, ma non al Vangelo. Gesù non è venuto a organizzare un modus vivendi fra due cupidigie, ma a liberare l’uomo dalla cupidigia. “Chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?” E’ impossibile fare da mediatore, o se si fa, non si mettono mai d’accordo gli animi. Gesù vuol dire: volete risolvere la vertenza che vi affligge? Dovete rivedere la concezione della vostra vita, dovete rimangiarvi tutta la vostra etica e ricostruirla partendo dal mio Messaggio. Dopo cesseranno i litigi e inizierà la fratellanza, dove il mio è tuo e viceversa, e dove l’amore vicendevole è senza profitto alcuno.

Ecco una verifica storica - da cui in larga parte noi dipendiamo - con un caso storicamente accaduto che è alla radice di tutte le discussioni attuali, compresi i grossi conflitti in atto. Siamo nel 1494 (due anni dopo la scoperta dell’America), il Papa è Alessandro VI di cui conosciamo le gesta. Spagna e Portogallo erano in litigio per il dominio delle terre scoperte e dei mari. Occorreva sapere dove Venezia prendeva le spezie, (problemi di allora e di adesso) e bisognava scoprire le Indie per via mare. Il Papa, invece di ripetere ai contendenti le parole di Gesù: “Guardatevi dalla cupidigia”; tracciò sulla carta la famosa raia o raja, che fissava una linea di spartizione fra le terre scoperte e da scoprire, ed era il Meridiano che passava a 370 leghe a occidente delle isole di Capoverde, spagnoli a occidente, portoghesi a oriente. In apparenza è tolto un motivo di litigio, in realtà sono consacrate due cupidigie, le quali ne avrebbero preparate molte altre e portate fino alla nostra situazione. Circa le indicazioni, purtroppo ancora oggi siamo su questo piano, siamo allo stesso punto.

Gesù dice anche perché ci si deve tenere lontano da ogni cupidigia, e cioè, dice che la vita dipende da Dio non dai beni, dunque a Dio bisogna rispondere, e lo illustra mediante parabola: “La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto”, la campagna – la metafora è chiara - chi la lavora la campagna? La lavorano gli schiavi, risultato: un buon raccolto, allusione impietosa. Poi, il denudamento del profondo, analisi che Freud chiama l’ES e cioè l’istinto puro, infatti, dice il testo che quel signore andava dicendo fra sé e sé: i miei raccolti, i miei magazzini, i miei beni, dirò a me stesso: godi, mangia, bevi ecc. Questi discorsi li conosciamo, a questo livello deve entrare l’arbitrato di Gesù. Gesù vuol confutare quella teoria che chiamerò clerico-liberale, la quale dice che poi il capitalismo dà del lavoro, vero, ma tutto per sé, per allargare i magazzini, per favorire il proprio riposo, i cibi, i divertimenti: godi anima mia. Ecco la motivazione profonda: davanti a Dio, viene a dire Gesù, tutto questo è uguale a zero, davanti a Dio, ci si arricchisce istaurando un nuovo rapporto col prossimo e con la proprietà.

Sono amareggiato perché vari intellettuali, cominciano a dire che anche Gesù ha fatto l’epoca sua e sarebbe il fondatore di una civiltà e quindi andrebbe in deperimento. C’è sotto la rabbia di Gioacchino da Fiore che riteneva chiusa l’epoca del V. T. e di Gesù, ritenendo la civiltà cristiana fallita; Gesù era venuto per nulla e aveva affidato allo Spirito Santo la terza epoca, ma alla fine del millennio le cose purtroppo non funzionano e non c’è ancora nulla di evangelico.

Il cristianesimo è caduto al rango di “religione”, bisogna riguadagnare i punti rivoluzionari del Messaggio di Gesù con nuovi rapporti con il prossimo e con la proprietà.

Gesù è venuto a chiudere l’epoca delle religioni e degli Stati nazionali sovrani, perché quelli sono il blocco principale alla fratellanza, la divisione del mondo in stati nazionali indica che è impossibile attuare il secondo comandamento: “Ama il prossimo tuo come te stesso” e questa sarebbe la rivoluzione politica. Quella sociale, invece, parte dall’affermazione di Gesù: “Amate come io ho amato voi” e il discorso è rivolto ai cristiani. E’ inutile che stiamo a gridare contro il mondo, è venuta l’epoca dove i cristiani debbono unirsi per risolvere il problema del rapporto di lavoro. Deve finire l’amico che ha la “campagna” con gli schiavi dentro, del capitalista che ha la fabbrica e ha i lavoratori dentro; questo schema deve assolutamente cadere e i cristiani hanno l’obbligo di mettere in ordine questo problema.

La vita è richiesta a tutti, ma chi arricchisce davanti a Dio con nuovi rapporti, non si sentirà dire: “stolto”, ma “vieni servo buono e fedele, entra nel Regno del tuo Signore”.




Domenica 04 Agosto,2013 Ore: 09:13
 
 
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