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www.ildialogo.org 28 luglio 2013  ,di p. Aldo Bergamaschi

L'omelia del
28 luglio 2013  

Pronunciata il 29 Luglio 2001


di p. Aldo Bergamaschi

Luca 11,1-13

ore 11,30

Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: “Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli”. Ed egli disse loro: “Quando pregate, dite:

Padre sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno;

dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,

e perdonaci i nostri peccati,

perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore,

e non ci indurre in tentazione”

Poi aggiunse: “Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quelli dall’interno gli risponde: non m’importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza.

Ebbene io vi dico:Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché che chiede ottiene, chi cerca trova, e a che bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare queste cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!”.

Intanto vi dico che il testo è di San Luca, come storico non ho molta fiducia il lui e mi era venuta la tentazione di chiudere il passo evangelico a metà, perché in questa chiusura c’è qualcosa che non funziona chiedete, paragonare Dio a uno che ti dà le cose perché in fondo tu gli dai fastidio, se non per amicizia… Non voglio farvi la predica su questo, ma ho qualche dubbio sulla autenticità di questo passo. Diciamo che si riscatta proprio con l’ultima parola dove si dice: “Quanto più il Padre Vostro Celeste darà lo Spirito Santo a coloro che lo richiedono”, qui ci siamo, perché la preghiera di domanda viene tutta esclusa, ed è qui che inizio il mio discorso.

Non dobbiamo credere che la preghiera sia una qualifica dei cristiani, i pagani pregavano più di noi, i musulmani, oggi, pregano più di noi. Ma per queste preghiere Gesù ha una parola tremenda, non fate come i pagani, i quali moltiplicano le parole (alla rovescio di ciò che dice nella seconda parte) come se Dio fosse sordo… Dio sa già quello di cui avete bisogno.. ed ecco allora la preghiera di Gesù. Qui siamo in un punto in cui (Gesù intanto non prega mai con i discepoli, non fa come alcuni di noi.. dai che andiamo a dire una preghierina in chiesa…) Ho condotto gite pellegrinaggio, quelli che vengono con me lo sanno, dico in partenza: “nel nome del Signore, Dio ci assista ecc..” Preghiere non ne faccio, rosari non ne dico, perché anch’io sono preso al collo da queste parole di Gesù. – Non moltiplicate le parole- Gesù non prega mai insieme con i suoi discepoli, eccetto nell’ultima cena dove c’è tutta una cerimonia particolare dove siamo di fronte a un testamento. Qui i discepoli gli dicono:- insegnaci a pregare!- ma come insegnaci a pregare. Gli apostoli erano degli ebrei, e quindi le preghiere che dicevano tutti le sapevano, certo sentivano che c’era qualcosa che non funzionava, sentivano una insoddisfazione in quel tipo di preghiera. Dovrei scagliarmi contro le preghiere del Vecchio Testamento cosa che noi sacerdoti e religiosi diciamo mediante l’ufficio, non vi dico la mia opinione, è ovvio che le leggo con una chiave totalmente rovesciata rispetto a quello che è il significato del testo. Voglio arrivare a questo, io vi porterò la (dilustrazione?) e la prenderò da Socrate per il quale non vi sono dubbi quattrocento anni prima di Cristo, un cervello che io ritengo il più pulito di tutta la storia della filosofia si pone il problema della preghiera.

Un giorno con il suo amico Alcibiade, un personaggio di cui non vi dico altro, ma certamente una specie di Giuda nei confronti di Socrate, un uomo lanciato in politica e che ha fatto poi dei disastri, coloro che hanno fatto un po’ di storia lo conosceranno bene, un giorno questo capitano Alcibiade dice a Socrate: Vogliamo andare al tempio di Diana a pregare?

Socrate dice: Va bene, andiamo.

Arrivano al tempio, si mettono a sedere poi, Alcibiade dice: Cosa dobbiamo dire?

Socrate risponde: Non lo so, proprio non lo so, però so quello che non si deve dire.. e adesso te lo dimostro, mettiamoci a sedere e vediamo lo spettacolo.

Ecco il tempio, più o meno come il nostro, vedete qui gli altari: la Madonna, San Giuseppe, Sant’Antonio e così via, così nel tempio di Diana c’erano più o meno tutte le divinità greche: l’altare di Giove, di Mercurio, di Venere e così via…

Socrate dice appostiamoci un attimo e vediamo cosa succede. Ecco arrivare i dissoluti sessualmente e vanno da Venere.. Venere, dammi la forza per potere condurre a termine le mie imprese amorose. Arrivano i ladri, che si rivolgono a Mercurio, dio dei ladri perché era molto veloce e faceva sparire le cose sotto gli occhi senza che uno se ne accorgesse, costoro dicono: Mercurio, dammi la forza per condurre a termine le mie imprese.. Socrate, continuava a guardare Alcibiade.

Arrivano coloro che coltivavano i fiori e dicono: Giove mandaci il sole, perché noi abbiamo bisogno di sole.

Arrivano poi gli ortolani e dicono: Giove, mandaci la pioggia perché noi abbiamo bisogno di pioggia.. Socrate continuava a guardare Alcibiade.

Arrivano i ricchi, i quali pregavano Giano Bifronte perché custodisse le porte contro i ladri. Socrate a questo punto: Ma Dio chi deve ascoltare in mezzo a questa babele di domande contraddittorie? Come se ognuno di noi appartenesse a un pianeta diverso.

Socrate, allora si alza e Alcibiade lo segue e lungo il viaggio ecco la frase che si riallaccia al Vangelo, che si trova in un’opera di Platone dal titolo “Alcibiade secondo”.

Mentre tornano in piazza dice: L’uomo non è capace di pregare, non sa quello che deve chiedere perché il suo egoismo ha talmente gonfiato l’io, per cui ha distrutto anche Dio, o per lo meno lo ha strumentalizzato alle sue voglie ecco la frase: Dobbiamo aspettare Uno che ci insegni a pregare. Tutti i commentatori dicono che soltanto la mente di Socrate aveva capito che soltanto Dio poteva venire a insegnarci che cosa dovevamo dire. Ora con questa premessa rileggete il Padre Nostro, ditemi se c’è un comma in cui vi sia una preghiera di domanda? Ce n’è uno o due, ma al plurale.

Guai se avesse detto: dammi il mio pane quotidiano, sentite tutto il liberismo.. Dacci il nostro pane quotidiano. Io lo traduco e lo penso così: Signore continua a far si che la terra produca l’erba, che le mucche continuino a mangiare l’erba e a produrre il latte per i bambini e per i vecchi, ecco il significato di questo pane, non dobbiamo pensare al nostro egoismo di avere un Dio al nostro servizio. L’unico punto in cui c’è una domanda questa è sempre al plurale, perché deve riguardare tutti e non il singolo. Il Padre Nostro allora diventa la preghiera autentica, quella che ognuno di noi deve avere dentro alla zucca quando prega. Io devo stare tranquillo vicino al mio collega, quando prega, perché sono sicuro che lui non sarà lì a chiedere delle cose che sono nocive per me, perché se recita il Padre Nostro sono coinvolto anch’io e i benefici della sua preghiera sono anche i miei. L’altra cosa che dovevo spiegare “Non ci indurre in tentazione” qui è tenuta la traduzione vecchia. La traduzione è sbagliata, l’hanno scoperto una ventina di anni fa, perché la manuense ha sbagliato perché invece di dire ….. “non permettere che siamo indotti da qualcuno in tentazione” dice “non ci indurre in tentazione” la manuense si è lasciata prendere per analogia e ha usato la seconda persona.

Se volete tenere la spiegazione dobbiamo lasciare a Dio l’autorità del collaudatore. Collaudare una macchina non è sfasciare una macchina, quando Dio dice ad Adamo ed Eva non mangiate questo.., sarebbe una tentazione, letta in un certo modo invece sarebbe un collaudo.

Vediamo un pò Tertulliano diceva che quella traduzione va fatta. Il mio cristianesimo è autentico proviamo, proviamo allora ecco una malattia, muore mio figlio, muore mio marito allora o voi lo prendete come un collaudo diversamente rischiate di andare nella disperazione perché pensate che questa sia una tentazione o un’opera di Dio. I discorsi li ho lasciati tutti a metà, ma voi siete intelligenti e rifletterete su quello che ho detto.

Tutte le preghiere che non rientrano nei sette canoni del Padre Nostro sono dei (buovages nefasti)

Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: "Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli". Ed egli disse loro:" Quando pregate dite: Padre sia santificato il tuo nome, e venga il tuo regno; dacci oggi il nostro pane quotidiano, e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore, e non ci indurre in tentazione ".

Poi aggiunse: "Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall'interno gli risponde: non m'importunare, la porta è chiusa e i miei bambini sono a letto con me non posso alzarmi per darteli; vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza.

Ebbene io vi dico chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Quale padre tra voi se il figlio gli chiede un pesce, gli darà al posto dei pesce una serpe? o se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono! "

Vediamo anzitutto di chiarire il comma più discusso di questa preghiera insegnata da Gesù..,..,. e non ci indurre in tentazione..........

Vedo che anche il vangelo tradotto, approvato dalla CEI ha mantenuto questa traduzione. Tutti sappiamo che è sbagliata, eppure l'abbiamo mantenuta. Certo se guardate le traduzioni moderne

forse non la troverete più questa traduzione ,e non ci indurre in tentazione...... voi capite crea un problema grave.

Perché fine a tanto che sono gli uomini a tentarci, le donne per gli uomini naturalmente, e viceversa, finché è il demonio che ci tenta, allora tutto ciò è comprensibile ma che sia Dio a indurci in tentazione, a pregare addirittura, voi capite Dio che ci insegna addirittura una preghiera in cui dice riferendosi a se stesso e non ci indurre in tentazione ha certamente dello sconveniente.

Vi dirò che nei primi secoli del cristianesimo molti, diciamo, eretici si rifiutavano di aggiungere questo comma al padre nostro, per cui il padre nostro restava con sei commi e questo accadeva.

Qualcuno si blocca, ed è una delle obbiezioni più forti di certi fedeli i quali sì, si adagiano sulla tradizione e… .se tutti diciamo così vuol dire che andrà bene; ecco le vecchiette non vanno tante per il sottile diciamo così non ci indurre in tentazione poi ci penserà il buon dio a sapere cosa vuol dire.

Resta vero anche questo; allora quando noi insegniamo a pregare ai bambini basterebbe insegnare loro l'alfabeto poi dire loro va beh Dio penserà a mettere a posto le lettere; sarebbe certamente più interessante insegnare una preghiera di questo genere cioè l'alfabeto: a b c d, e poi dopo si dice... ... adesso pensi tu Dio a mettere a posto il significato, i significati che si possono esplicitare con le lettere dell'alfabeto.

Ma se Dio si impegna a insegnarci una preghiera questa preghiera non può contenere delle contraddizioni.

Già nell'antichità, all'inizio subito, per esempio Tertulliano il quale ad evitare che gli eretici trovassero pretesto per condannare il comma che abbiano letto dei pater noster subito corse ai ripari con una traduzione esplicatrice che poi è la vera traduzione, come vi dirò sotto, perché si tratta di un errore di un amanuense.

Ecco la traduzione proposta da Tertulliano,….. Non permettere che siamo indotti in tentazione, sottinteso da qualcuno.

Dunque Dio non c'entrerrebbe, anzi la cosa è molto precisa, si prega Dio perché non si sia indotti da qualcuno in tentazione perché certo la tentazione è une sconquasso della vita dell'uomo. E' uno sconquasso di cui parlerò

Poi san Girolamo traduce così, ma la sua traduzione non è più così liquida come quella di Tertuttulliano, dice san Girolamo…. .non indurci in una tentazione che non possiamo portare,... eh, eh se la cava un po' per il rotto della cuffia come si suole dire. Si mantiene legato alla traduzione letterale a questo errore di un ammanuense, ma propone una traduzione che scivola via a metà strada fra una traduzione errata e la traduzione di Tertulliano che resta sovranamente giusta.

Allora mantenendo questa traduzione rigida ricevuta dalla tradizione ma per errore dell'ammanuense, si tentavano delle spiegazioni che io stesso ho tentato quando, qualche hanno fa, ho parlato di questo passo, e si tenta una esegesi di questo tipo.

Si dice la parola tentare cosa vuol dire nel linguaggio biblico o del greco, vuol dire provare saggiare sperimentare, vuol dire sottoporre uno ad un esame per vedere quale è la sua vera consistenza.

Gli esami sono una tentazione, non direi, sarebbe meglio che non ci fossero sono d'accordo, ma gli

esami alla fine sono semplicemente un modo di sperimentare, un modo di saggiare, provare, quindi non direi che sono illeciti perché ogni giorno lo facciamo se non lo facciamo nei confronti degli uomini e lo facciamo anche nei confronti delle cose.

Quando gli ingegneri hanno finito un ponte prima che ci passi la gente, si fanno passare dei camion, dei carri armati pieni di cose pesanti in questo caso non si tenta il ponte, non in questo caso si prova si saggia, si sperimenta se quel ponte è degno di quel nome.

Diciamo così, che il vero tentatore è satana perché presenta sotto forma di verità l'errore, oppure presenta il male sotto forma di bene, ma Dio prova, Dio saggia, Dio sperimenta, cioè esercita il diritto alla verifica.

Voi vedete come mi stia battendo, come anche in quella traduzione errata alla fine ci possa stare una giusta teologia, e allora altro è fare il collaudatore di una macchina e altro è fare il sabotatore. Il sabotatore evidentemente tenta di far saltare la macchina il collaudatore no, il collaudatore tenta di vedere, prova e saggia fino a che punta questa macchina può fare 200 km all'ora.

Su questa linea abbiamo le traduzioni di questo tipo non ci esporre alla tentazione, fa che non cadiamo nella tentazione questo lo troverete nella traduzione interconfessionale, se qualcuno ha

quel testo là si traduce fa che non cadiamo nella tentazione oppure ...non lasciarci cadere nella tentazione.. . ... . .. ..

Perché la tentazione è un avvenimento catastrofico è l'area dei subcosciente dove l'istinto riprende la sua gagliardia nei confronti della ragione e quando l'istinto comanda la nostra persona, la nostra persona va verso la distruzione; ecco allora perché si prega Dio, perché si tenga lontana questa tentazione perché ci liberi da questa tentazione e quindi Dio non può essere il tentatore.

Se invece stiamo a una recente scoperta tutto si sgonfia, probabilmente non c'è più bisogno di fare questa manovra per dimostrare che il testo va letto in un modo e non in un altro;

Ed ecco qui di cosa si tratta; si tratta di un errore dell'ammanuense. L'originale sarebbe cosi: ET NE NOS INDUCAT parentesi ALIQUIS lN TENTA TIONEM; questo era l'originale ma l'ammanuense mette ET NE NOS INDUCAS vale a dire mette la seconda persona perché in tutte le altre domande noi troviamo la seconda persona PATER NOSTER QUI ES lN COELIS che sei nei cieli, DAT

NOBIS HODIE dacci oggi il nostro pane quotidiano ET DIMITTE NOBIS DEBITA NOSTRA ….e rimetti, lo vedete, siamo alla seconda persona ET LIBERA NOS….e allora l'ammanuense ci ha messo un bel ..ET NE NOS INDUCAS….. quando invece l'originale dice........... ET NE NOS INDUCAT lN TANTATIONE ALIQUIS….Cioè Ti preghiamo o padre perché qualcuno non ci induca in tentazione, sottinteso, o uomini o satana.

Allora tutto si pacifica.

So che anche nella nostra chiesa c'è stato un piccolo diverbio perché il lettore, quel signore che è stato qui a leggere "epistola e poi a guidare i canti, quando arriva al padre nostro per un certo periodo egli ha introdotto una dizione egli sentiva ripugnanza a dire la frase…… E non ci indurre in tentazione... e introduceva un'altra traduzione che a parere di qualcuno era una violazione della tradizione e quindi sarebbe stata una violazione dei testi sacri.

Mettiamoci d'accordo, non vorrei che per questo motivo si spaccasse l'assemblea è una cosa abbastanza risibile, quando abbiamo capito di che cosa si tratta io sarei più tollerante.

Voglio dire, se noi stabiliamo di dire quando arriviamo al padre nostro, e lo diciamo tutte le volte nella messa, e non ci indurre in tentazione……... vogliamo introdurre questa traduzione che è la

più fedele….. e fa che non siamo indotti in tentazione si tratterrebbe di aggiungere due

parole in più o diciamo questa traduzione che è autentica, e se tutti siamo d'accordo nessuno contesta, va bene.

Ma se questo dovesse dare fastidio a qualcuno e quello dice io non vengo più a messa se non si dice il padre nostro come sempre l’ho sentito allora francamente direi va beh, andiamo avanti cosi continuiamo a dire... ... non ci indurre in tentazione purchè non si spacchi l'assemblea.

Ecco voglio dire che se c'è anche solo qualcuno che contesta una volta che sappiamo come è, però vi dico che stabilita la verità, volere continuare a ripetere un errore per correggerlo poi mentalmente mi sembrerebbe certamente una cosa inopportuna, per cui sarei del parere, se tutti siamo d'accordo, di dire la vera traduzione quando si arriva al punto anziché dire non ci indurre in tentazione... ... ... ... ... .. ..dire... ... ... e fa che non siamo indotti in tentazione……Così sarebbe un testo chiaro per noi, un testo chiaro per un ateo che dovesse ascoltare la messa.

Orologio.

E adesso le note dolenti perché andare attorno alla preghiera è andare attorno a un vespaio.

C'è chi esalta la preghiera, c'è chi la esalta troppo, c'è chi dice che la preghiera è il respiro dell'uomo ma il sottoscritto visto tutto, considerato tutto analizzata la storia dell'uomo è più propenso a dire che la preghiera è più un opera diaboliche che un'opera divina.

Dico la preghiera dell'uomo naturale. Questo ci dice come Gesù stesso abbia insegnato a pregare.

Se avessi il tempo vi citerei la pagina famosa di Platone nell'Alcibiade secondo, dove si pone proprio il caso della preghiera.

Socrate, lo dico in breve Socrate incontra un giorno "amico Alcibiade il quale dice che deve andare a pregare dentro al tempio di Diana ad Atene, Socrate dice va beh ti accompagno se vuoi, quando sono dentro al tempio Alcibiade si rivolge a Socrate e dice maestro che cosa dobbiamo dire alla divinità. Scena muta. Socrate non si pronuncia.

E già perché un buon filosofo prima di aprire il becco deve fare un bel mucchio di considerazioni per vedere che cosa bisogna dire, se valga la pena di aprire il becco che cosa vuol dire aprire il becco per non dire delle stupidaggini e cosi via.

Poi va a finire che Socrate dimostra come le preghiere rivolte. alla divinità siano tutte contradditorie, anzi pericolose, perché alle volte si chiedono proprio delle cose che sono contrarie a ciò che la divinità vuole, per cui i due si trovano d'accordo in questo…. sospendiamo il discorso, e usciamo dal tempio senza dire neanche una preghiera.

Voi direte un po' magra la soluzione senonchè Socrate dice……….bisogna che noi aspettiamo

qualcuno che venga a dirci come dobbiamo pregare che cosa dobbiamo dire alla divinità .…….. Ed ecco il passo famoso indicato come la venuta di Gesù.

Socrate non vuole impegnarsi………poi ci sono parole deliziose perché Alcibiade dice….ma quest'uomo che dovrà venire a insegnarci come dobbiamo pregare è un uomo che vuol bene a tutti gli uomini, lo vorrei conoscere. E dice Socrate…. Intanto sospendiamo e poi fin che non venga uno che ci insegni cosa dobbiamo dire non apriamo più il becco.

Voi vedete che si era già avvistata qui, la sconfessione della cosiddetta preghiera di domanda, ecco la parola tragica, la preghiera di domanda, ma quando si apre il becco per domandare qualcosa ahimé bisogna sapere che cosa si domanda, bisogna sapere chi è colui al quale ci si rivolge; diversamente uno si rivolge a Diana, un altro a Giove e un altro a Venere e un altro a Mercurio. A divinità quindi contrastanti.

Ma Gesù dice padre nostro!!! primo chiodo messo lì non di questo 0odi quest'altro!!!!

Vi mando buono anche l'altro passo, quello di Seneca che è delizioso anche quello

Quindi vedete Socrate aveva intuito che dovesse venire uno a insegnarci cosa dobbiamo dire quando preghiamo e poi il passo delizioso di Seneca pochi anni prima di Cristo anche qui si precisano e si mettono ben chiare le idee con un suo discepolo quando preghiamo dobbiamo dire co se udibili da tutti….. vi sunteggio….. udibili da tutti e quando trattiamo con gli uomini dobbiamo dire cose udibili da Dio diversamente se sono sciocchezze sono stupidaggini parole di parrocchetto e nulla più

Ed adesso brevemente, anzitutto la preghiera cos'è; è una lettura corretta della realtà è un bagno nella verità, padre nostro già la parola padre è deliziosa non c'è più una divinità da piegare ai nostri singoli bisogni ignorando gli altri come accade spesso.

E va bene sono andati a male i meloni per la pioggia e poi i cocomeri, qualcuno certamente ha detto molto bene così sul mercato ci andranno i miei cocomeri e i miei meloni. Ecco dico una ipotesi.

Ora quando ci accostiamo alla divinità con questi intenti privatistici evidentemente non trattiamo più Dio come padre, lo trattiamo come una specie di grande gagà sempre a disposizione dei nostri piaceri perché lui è forte, perché lui è potente, gli altri sono del tutto ignorati, quindi una divinità più forte di quella del vicino una divinità indigete. (Divinità tutelari della nazione)

Allora io invoco Zeus, io Giunione, io Diana, io Apollo se sono greco, se sono romano invoco Mercurio il dio dei ladri oppure Marte il dio della guerra, e se sono egiziano invoco Api

Quindi questo discorso privatistico fatto con un dio potente è privo di significato, perché dio è padre e poi nei cieli, perché nei cieli non è qui né, a Scandiano, né a Reggio Emilia, quindi al di fuori delle parti, cioè nella totalità dei discorso, e una preghiera che non tiene conta della totalità dei discorso è una preghiera capitalistica non c'è dubbio.

Vedete come la spiegazione diventa orribile e comincia a disturbare nel profondo.

Termino con un episodio ….. .mi dispiace alla fine tutto era legato…….. si alla fine cosa dobbiamo

chiedere lo Spirito Santo e basta. Sul finale... ...si…bussate eccetera……. ma per chiedere che

cosa !!!!! .....guai a noi se riempiamo quelle formule con le faccende che ci riguardano, neanche con il pane si può dire dammi il mio, dacci, dacci, dacci !!! Vedete come ho la tentazione di esplicitare tutto.

Basta termino con un semplice episodio.

Si racconta un certo conte di Gramont (Enciclopedia) brillante uomo di mondo e famoso per la sua cultura (ma vediamo cosa non conosceva) si trovava presso la corte di Luigi decimoquarto altro esemplare simpatico avrei dovuto citarvi anche di lui un esempio sulla preghiera ... .stava morendo …..sua moglie, mentre costui stava morendo gli recitava lentamente il padre nostro... padre nostro che sei nei cieli…….. e a un certo momento egli si voltò dalla parte da cui venivano quelle parole e disse... ... Contessa ripetete ancora quelle parole è una preghiera molto bella chi l'ha fatta ?

Credo in unum deum pater ominipotens... ... ..




Sabato 29 Giugno,2013 Ore: 11:43
 
 
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