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www.ildialogo.org 19 maggio 2013  ,di p. Aldo Bergamaschi

Le omelie
19 maggio 2013  

Pronunciata il18 maggio 1986


di p. Aldo Bergamaschi

Giovanni 14,15-16,23-26

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre. Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. "Chi non mi ama, non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, Egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

Oggi continuiamo a occuparci della festa in sé. Già vedete, il termine “pentecoste” crea un qualche sospetto. Si dovrebbe dire “Pentecoste heméra”, cinquantesimo giorno, cinquantesimo giorno dalla risurrezione e ciò ricorda feste ebraiche, naturalmente. Luca deve essere fedele al suo schema: Gesù è un cadavere rianimato (riassumo brevemente), che cosa fa? Sta qui quaranta giorni, poi si allontana fisicamente. Dove va? In cielo. Poi che cosa farà? Ritornerà e così via. Nell'attesa che cosa succede? Manda lo Spirito Santo. Invece in Giovanni tutto questo non esiste. Nel passo che abbiamo letto, abbiamo l'invio dello Spirito, il ritorno di Gesù al Padre. Questi quaranta-cinquanta giorni sono probabilmente il frutto di una elaborazione rituale.

Luca lo snoda il discorso all'inizio degli Atti, cito: "Cominciarono a parlare in altre lingue", che vuol dire, a mio giudizio, che erano diventati tutti dei poliglotti. Il nostro Ministro dell'Istruzione dice che adesso i bambini delle elementari che cominceranno a imparare almeno un’alta lingua, il meglio sarebbe tre, quattro, cinque, ma già, per potere parlare soltanto con gli Europei bisognerebbe impararne dodici, delle lingue. Cosa inaudita, dal punto di vista pedagogico. Se ritornasse il nostro amico Rousseau, si rivolterebbe nella tomba e, verrebbe a dirvi: qui voi contravvenite a tutti i principi della pedagogia.

Dunque, cominciarono a parlare in altre lingue, da qui si deduce che erano diventati tutti poliglotti. Poi, poco dopo, si dice che ciascuno sente parlare la propria lingua natia, mentre i parlanti sono tutti Galilei. Allora non è vero che siano dei poliglotti: sono tutti dei rozzi Galilei, i quali articolano la loro lingua in un certo modo. E lo Spirito Santo? In questo caso, mi verrebbe la voglia di pensarlo come una specie di apparecchio elettronico per la traduzione simultanea. Cosa naturalmente che non posso accettare. Se voi mi dite che noi dovremmo ricercare una lingua comune, allora questo sarebbe l'ideale della traduzione simultanea. Inventeremo l'apparecchio per la traduzione simultanea, ma non ci decideremo mai a cercare una lingua comune. E questo è il segno del nostro non-Cristianesimo, cioè il segno della nostra miseria umana. Dunque, tutti i presenti - Arabi, Cretesi, ci sono anche dei Libici, dunque il dialogo è possibile anche con loro, degli Alamìti, dei Romani, degli Ebrei, dei Greci, tutti quelli conosciuti. All'epoca noi eravamo ancora nelle foreste, non parliamo di quelli del Nord, odono annunziare nelle proprie lingue le grandi opere di Dio.

Lasciamo cadere tutto ciò che è miracolistico e portiamo l'attenzione sul Messaggio. San Luca descrive un fatto, o esprime un'idea mediante un racconto costruito? Ecco la domanda intelligente. Chi vi parla è del parere che non si tratta della descrizione di un fatto, ma sarebbe un modo per esprimere un'idea, mediante cioè un racconto costruito con materiali già noti al Giudaismo, quando per esempio viene descritto il dono della Torà, che sarebbe la Legge.

E come avviene questo dono da parte di Dio? In mezzo ai tuoni, in mezzo alle lingue di fuoco, questo scilinguagnolo per cui si parlano anche delle lingue straniere, a meno che non si chiamasse “lingua straniera” una lingua che non si conosceva, cioè un'articolazione senza senso di qualche sprovveduto che bla bla…

San Paolo ha avuto a che fare con questa glossolalìa, nelle assemblee c’erano dei tipi, che magari non avevano alcun dono e volevano far credere di avere il dono delle lingue, e si mettevano a parlare in una maniera strana. Ma, dal punto di vista cristiano, la rivelazione è che siamo tutti fratelli, dobbiamo unirci anche nella parola.

Ora, la Pentecoste sarebbe l'affermazione che la Chiesa è un risultato, e mai un progetto, e mai un comando. Si fa Chiesa solo se unico è lo Spirito che si rivela in noi, un gruppo di uomini crede, e crede la stessa cosa, e presenta al mondo una qualche novità. La Chiesa è questo, o diversamente è un'accolita di uomini a parità di condizione con tutte le altre accolite di uomini. Perché anche le stesse religioni, è vero che sono riunite attorno a un'idea, ma un'idea che viene dal basso. Niente bacchetta magica, perché questa è la prima corruzione che operiamo nella testa dei bambini quando diamo loro la Cresima.

I progressi della scienza attorno a una idea, queste sono le uniche aggregazioni valide, anche se dal punto di vista del singolo, ci potrebbero essere delle correnti di etnocentrismo, forme di prevaricazione. Le motivazioni che portano un individuo ad essere più bravo dell'altro nello scoprire una qualche verità scientifica, è ovvio che possono anche essere colpe di egoismo. Ma qui, per quanto riguarda il messaggio cristiano, è la unità del genere umano, è la soluzione dei problemi che ci riguardano in quanto uomini, non la soluzione di problemi che ci riguardano in quanto esseri pensanti. E allora - vi dicevo - tutte queste aggregazioni diventano pericolose, perché poi trapassano in forme di etnocentrismo.

O lo Spirito Santo opera una trasmutazione in tutte le menti, per cui tutte le menti acquisiscono la stessa verità, e dopo averla acquisita fanno il salto di qualità, relativamente all'ambito delle azioni, allora tutto questo è una celebrazione della natura umana e non è monotono egualitarismo, e non è massificazione.

San Paolo: "Se io parlassi le lingue degli uomini e non avessi la Carità, sarei nulla". Il comunicare con molti è strategia, non è ancora fratellanza e la fratellanza è, cari giovani, che vi piace viaggiare e godervi la realtà, senza fare un minimo passo per fare si che questa realtà sia goduta in maniera fraterna, imparate una lingua unica (comune) per potere comunicare con tutti gli uomini. Ecco la Carità: non darsi da fare per conoscere le lingue allo scopo di essere qualcuno, ma decidere di trovare una lingua uguale per perché tutti possano accedere al dialogo universale. Il resto è spirito di egemonia e di ulteriore divisione tra gli uomini.

In questi giorni, finalmente i padri francescani sono riusciti a portare ad Assisi i rappresentanti dell'Unione Sovietica e i rappresentanti dell'America. Bene, che cosa avrebbe fatto san Francesco? Avrebbe detto: fratelli, voi vi illudete che ci si possa mettere d'accordo sulla questione delle armi, vi illudete. Le cose bisogna prenderle alla lontana, ed è questa la mia proposta: se ho di fronte un lupo che ulula e un bufalo o un bisonte che soffia, ecco, io non posso sperare di unirli lasciandoli come sono, ma debbo cominciare con loro con l'alfabetizzazione. Dovrò dire: signori Americani, siete disposti a rinunciare alla vostra lingua egemone, nella speranza di poterla imporre con la forza e con la potenza agli altri? E voi, signori Russi, siete disposti a rinunciare a questa egemonia segreta di volere imporre la vostra ideologia e la vostra lingua? Tutti e due venite qui da frate Francesco il quale vi insegnerà un linguaggio neutro, incominciate voi due, tutti gli altri vi verranno dietro, e finalmente potremo dialogare direttamente senza il diaframma dello Stato nazionale. Se sì, bene, sarete diventati Francescani e cristiani, del resto no: uno resterà lupo e l'altro resterà bisonte.




Venerdì 17 Maggio,2013 Ore: 22:57
 
 
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