- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (322) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org 21 aprile 2013  ,di p. Aldo Bergamaschi

Le omelie
21 aprile 2013  

Pronunciata il 20 aprile 1986


di p. Aldo Bergamaschi

Giovanni 10,27-30

In quel tempo, Gesù disse: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola”.

Se io potessi dire come Gesù: “Io e il Padre siamo una cosa sola” sarei lieto di potervi parlare in verità. Siamo ad uno dei due motivi - Gesù diceva Dio suo Padre - che hanno portato Gesù in croce.

Anzitutto devo prendere una posizione circa gli avvenimenti di questi giorni. Non perché sia chiamato a dirvi la mia opinione, ma perché sono chiamato a vedere, se è possibile, quale è l'opinione di Gesù Cristo. Non dico quale è l'opinione del Papa, dei vescovi o dei preti, o dei religiosi. Mondo spaccato, perché farebbero a pugni per quelle medesime motivazioni, per cui gli altri sparano i missili, o fanno atti di terrorismo. Cerchiamo di cogliere il pensiero di Gesù, porto l’abito di S. Francesco e sarebbe già una grande vetta se io riuscissi a portarlo degnamente.

Il cappuccino ideale è stato tratteggiato da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi, in padre Cristoforo. Escludo che Manzoni, mediante la figura del padre Cristoforo, abbia inteso fare l'elogio di un ordine religioso, ma si era illuso di trovare finalmente un Ordine che si identificasse con la visione evangelica del mondo. Poi si è accorto che ce n'era uno solo, al1ora, l'elogio di padre Cristoforo, a metà strada tra storia e invenzione. La figura di padre Cristoforo è in antitesi con tutto l'Ordine. Perché? Basta vedere la figura che fa il padre Provinciale di fronte al conte Zio, ricordate? Per dirvi come anche l'Ordine si era storicizzato. Colui che resta indenne e a cui il Manzoni affida il suo messaggio di rinnovamento nel1a Chiesa è il padre Cristoforo. Solo lui. Non parliamo di don Abbondio, e neanche del card. Federigo.

Ecco qui, la scena storica che si ripete: siamo alla cena di don Rodrigo. Tutti la conoscete, quella cena, un attimo prima che il padre Cristoforo affrontasse il lupo dentro alla sua tana. Convenevoli, Padre s'accomodi, beva un bicchiere. Poi, discussioni fra i commensali, tutti volevano spiegare al Padre il caso, don Rodrigo alza la voce: "Padre le dico io come stanno le cose". Ecco la storia che si riproduce. Un cavaliere spagnolo manda una sfida a un cavaliere milanese (Milano all'epoca era come Roma). Il portatore, non trovando il provocato in casa, consegna il cartello a un fratello del cavaliere, il quale fratello legge la sfida e, in risposta, dà alcune bastonate al portatore. Don Rodrigo: "Si tratta di sapere, Padre, se ha fatto bene o male?". E voi, che cosa rispondereste?

Ecco, l'Italia divisa, i conventi, il clero diviso, il mondo diviso su cosa dovevano fare.

Risposta di padre Cristoforo: "Il mio debole parere - oggi si parla di pensiero debole, il pensiero deve essere forte, se è tale, ma ci si rifugia nel pensiero debole - sarebbe che non vi fossero né sfide, né portatori, né bastonate". Restano frastornati gli ascoltatori lì per lì, e lo tacciano di fantasioso, di utopico.

Manzoni conclude: di fronte a una logica così antica non c'era proprio da dire null'altro. Vuol dire che contesta la radice di questi fatti, quando invece tutta la teorica teologica li lascia passare. Se voi vi appassionate al caso, voi ammettete la liceità di ciò che lo crea, voi accettate che vi siano Spagnoli e Milanesi e questo nessuno al mondo lo contesta, voi ammettete che al mondo vi siano portatori di sfide. C'è forse qualcuno che contesta che ci debbano essere gli Stati nazionali? No. E questo da venti secoli, soltanto Gesù Cristo ha fatto questa contestazione, ma noi l'abbiamo dimenticato.

Riguardavo questa mattina la teorica sulla guerra descritta da san Tommaso d'Aquino. Ecco qui i tre motivi per cui una guerra è lecita. Primo: ad repellendam- vim, traduco: (per respingere la forza). Bene, da che mondo è mondo, si dice: la difesa è lecita. Poi: ad repetendam rem (per riprendere la cosa che è stata portata via). Già due casi grossi, che sono poi quelli usuali. E poi c'è anche un terzo motivo: ad vindicandam iniuriam (per vendicare una ingiuria). Questa teorica non è stata sconfessata da Papa alcuno. Se noi ammettiamo tutte quelle premesse: che vi siano ambasciatori, che vi siano Stati, non è vero che Dio è Padre.

Adesso passiamo a un argomento non meno scabroso. Oggi celebriamo la giornata delle vocazioni.

Anche questo, problema di sudori naturalmente, e di grossi pudori, può darsi che torni Manzoni, perché voglio fare l'analisi con lui, giacché è forse l'unico autore cattolico che ha messo la mano sul1a piaga. Siamo arrivati a un punto in cui la Chiesa viene celebrata come un assoluto, questa sovrapposizione è da istituzione, struttura di questo genere anche gli uomini sono capaci, sono stati capaci di farla.

E non si vuol capire che c'è Chiesa, solo se i singoli sono uniti a Cristo per metànoia: “Le mie pecore ascoltano la mia voce”. La Chiesa allora deve essere un risultato, prima che una memoria presupposta, che sente sempre il bisogno di giustificare se stessa, ponendosi come un medium quod, quasi fosse l'idea cartesiana. Il filosofo Cartesio, ha fatto perdere l'essere al pensiero. É per questo che io non conosco direttamente quel muro, io non conosco direttamente quel fiore, ma conosco direttamente l'idea di quel fiore, l'idea di quel muro. Perché? Perché si danno dei casi in cui si dice di vedere un muro, poi ci siamo accorti che magari non era un muro, era un pezzo di legno lavorato alla maniera di un muro. Questo è un fiore, Poi, ad un'analisi, mi accorgo che invece è un fiore di cartapesta.

Dice Cartesio: La realtà in sé ci sfugge, noi conosciamo direttamente soltanto il nostro io (Cogito, ergo sum ). E allora ciò che mi sta di fronte è perduto per sempre. Ecco che cosa vuol dire lo smarrimento dell'essere relativamente al pensiero. Ora, la Chiesa gerarchizzata, diventando questo medium quod, l'idea che io conosco direttamente, e attraverso la quale debbo andare alle cose, ma se tu devi fare questo ponte, questo ponte ti farà perdere per sempre la realtà che hai davanti, ecco che la Chiesa gerarchizzata ha fatto perdere Cristo all'Umanità. L'accusa mia la conoscete, è un'accusa che faccio a me stesso: il Cristianesimo è diventato una religione. Batto e ribatto su questo chiodo, perché almeno qualcuno prenda coscienza del1o smarrimento in cui ci troviamo.

Chi ascolta la voce di Cristo sicuramente scoprirà. anche la figura di Pietro, ne capirà i limiti, capirà la sua reale funzione e così via. Ma chi ascolta Pietro - non intendo lui personalmente, ma intendo tutta la gerarchia cattolica - rischia di smarrire la voce di Cristo.

Se san Francesco avesse ascoltato la gerarchia, sarebbe andato anche lui alle Crociate, avrebbe accettato anche lui la dinamica della guerra, avrebbe accettato anche lui la lotta cruenta contro gli eretici, non avrebbe praticato la povertà. La povertà gliela ha "comandata" Gesù Cristo, non la Chiesa, perché poi la Chiesa ha eroso il concetto.

Ma torniamo un attimo a Cartesio. Diceva il filosofo: "Conosciamo direttamente l'idea del fiore e non il fiore". Quindi sarebbe la mia conoscenza una modificazione del mio io. Noi diciamo che l'idea è medium quod in Cartesio. E se noi conosciamo l'idea, non conosceremo mai più la realtà. Però se l'idea è un mezzo nel quale o con il quale conosciamo, allora noi conosciamo direttamente la realtà. Siamo cioè sulla realtà. E facciamo l'esempio: noi non vediamo l'occhio, noi vediamo con l'occhio, con l'occhio vediamo la realtà; l’occhio c'è, l'occhio è importante, però è strumentale e nulla più.

E più è strumentale, e meglio io vedo, è stato messo lì non per essere visto, ma per vedere. Perché il giorno in cui io dovessi vedere l'occhio, non vedo più la realtà: l’occhio è malato, l'occhio è diventato un ostacolo al guadagno della realtà. Sostituite all'occhio la Chiesa, e avrete capito il mio discorso. Più la Chiesa è un risultato, più mi fa vedere il Cristo; più diventa corposa e si pone tra me e la realtà, è come l'occhio che volesse far vedere se stesso e dicesse: io ti faccio vedere la realtà solo se tu mi paghi, solo se tu mi riverisci, solo se tu accetti il mio predominio, quest'occhio mi farebbe smarrire la realtà, che in questo caso è Cristo. E allora le mie pecore non ascoltano più la mia voce.

Ho messo la premessa per affrontare la questione delle vocazioni. Quando trovo questi giovani, un po' presi dall'idealismo del bene, un po' catturati da alcuni ambienti in cui si prospetta l'avvenire ecclesiastico come una funzione di ruolo all'interno di una Chiesa. Prima di correre per il mondo per “fare proseliti, e quando li avete fatti, li rendete peggiori di voi”(Mt.) leggete il Vangelo e attenzione, quando un ecclesiastico educa un altro ecclesiastico, lo educa a se stesso. Parlo in questo modo perché mi sono sottratto, fin da quando c'ero dentro, giovane e piccolo, e avevo capito perfettamente che bisognava in ogni caso asco1tare la voce di Cristo. E allora dovrei dirvi quanta fatica ho fatto per tirarmi fuori da questa educazione ecclesiastica, tutta protesa nel creare il piccolo funzionario all'interno di un ruolo, all'interno di una istituzione.

Ora, vi dicevo, prima si legge il Vangelo, poi Voltaire e Rousseau; terzo Manzoni. Manzoni, la questione di don Abbondio, del card. Federigo, di padre Cristoforo, della monaca di Monza. A tutte le donne che vogliono farsi suore bisogna far leggere e studiare il capitolo di Alessandro Manzoni sulla monaca di Monza.

lo vi chiedo scusa, l'orologio è scappato via. Il discorso lo lasciamo tronco in questo modo, ricordandoci le parole di Gesù: "Io e il Padre siamo una cosa sola; le mie pecore ascoltano la mia voce".




Martedì 16 Aprile,2013 Ore: 19:48
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
La parola ci interpella

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info