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www.ildialogo.org 31 marzo 2013 Domenica di Pasqua  ,di p. Aldo Bergamaschi

Le omelie
31 marzo 2013 Domenica di Pasqua  

Pronunciata il 6 Aprile 1980


di p. Aldo Bergamaschi

Giovanni 20,1-9

Nel giorno dopo il Sabato, Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!” Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano infatti compreso la Scrittura, che egli cioè doveva resuscitare dai morti.

Nell’accompagnare la passione di Gesù abbiamo coltivato lo strano giardino dei sentimenti e degli istinti. Lo abbiamo visto sudare sangue, ma ci siamo addormentati. Abbiamo confidato nella forza, ma poi siamo scappati. Abbiamo protestato la nostra fedeltà e poi abbiamo detto di non conoscerlo, ci siamo indignati di fronte all'atteggiamento dei cattivi, abbiamo distribuito delle responsabilità e delle colpe, ma non abbiamo misurato a sufficienza le nostre.

Dalla passione di Cristo usciamo tutti come da un uragano, vale a dire con le ossa a pezzi. Attorno ai luoghi della sua passione non ci sono più buoni e cattivi, ma ci sono soltanto infelici bisognosi di salvezza e di fronte al sepolcro vuoto, c’è chi riconosce di essere cattivo e bisognoso di salvezza e c'é chi non lo riconosce. Ebbene, di questi ultimi io non voglio conoscere le imprese e neanche il numero di casa. Soltanto che chi si riconosce cattivo davanti al sepolcro di Cristo, non può più progettare lo sterminio dei malvagi, ma deve soltanto mostrare al mondo il fulgore della sua venuta.

Deve mostrare ciò che egli é diventato guardando il sepolcro vuoto.

Adesso che la pietra del sepolcro, racconta uno strazio che sembrava senza sbocchi, io depongo ogni spirito di vendetta, perché ho capito che il mondo non andrebbe meglio se io uccidessi Caifa, Pilato, Erode i Farisei, Giuda. Il mondo comincerà ad andare meglio quando io che credo, mi unirò con chi crede per mostrare alla natura quali sono le novità della grazia. Per mostrare alla ragione quali sono i suoi limiti e di quanto la sorpassi la fede.

D’accordo, nella vita bisogna prendere posizione, mi suggerisce qualcuno, ma in che modo. All’alba della domenica scenderemo in piazza per acclamare: viva l'innocente, oppure per gridare: abbasso i crocifissori! Ebbene né l"una né l'a1tra scelta sono scelte cristiane. Maria di Magdala e le altre donne prendono la via del sepolcro ma i loro discorsi non contengono tracce di rancore e neanche di protesta. In queste donne sparisce persino il gusto del pettegolezzo, veramente sono creature nuove perché quello é il minimo che possa sfiorare nella natura umana di segno femminile.

Per questo, quelle donne che vanno al sepolcro, sono degne di memoria. Non chiacchierano, soffrono e portano soltanto gli aromi a colui che é morto.

Anzi gli aromi di cui sano portatrici servono a seppellire uno che ha scelto la morte, ma non servono quegli aromi a rivendicare la memoria storica di un profeta. Quegli uomini sono il segno dell'amore, non sono la bandiera della rivendicazione. Ecco la Pasqua, un dolore che perdona, una croce che espia, una pietà che si fa strada attraverso i gemiti della comune povertà.

Se Cristo avesse vinto contro i crocefissori, se Cristo avesse vinto contro la incredulità dei discepoli, o contro la indifferenza del popolo, non sarebbe che un uomo. Non c'é gloria alcuna nel vincere gli uomini. La vera gloria consiste nel vincere il male che impedisce agli uomini di essere fratelli.

Io mi sono fatto gruppo di forza per ottenere la giustizia, o l'eguaglianza, ma sono diventato membro di una corporazione, anziché simbolo dell'agape. Sono riuscito a difendere i miei interessi, ma non sono riuscito a promuovere la fratellanza. Sono formalmente nella pace delle istituzioni tragiche, delle tragiche istituzioni, ma lotto e uccido con lo scudo del gruppo, al riparo delle leggi e dei codici.

Se mandare in croce volesse dire risolvere i problemi che ci proponiamo di risolvere, il mondo sarebbe da un pezzo in ascesa verso la bontà. Abbiamo creato una tale rete di rapporti, per cui, non ci sono alternative fra l'essere crocifissi o dei crocifissori.

Per questo motivo la Pasqua é sempre bloccata, per questo motivo la Pasqua é sempre in catene!

Anche i cristiani sono nell’incastro, ci siamo anche noi e non resta che essere, o pii crocefissi, o pii crocefissori. Gli altri sono semplicemente dei crocefissi o dei crocefissori, i cristiani in più sono pii crocefissi o pii crocefissori. Ma sempre figli del delitto.

Il vero dramma del cristiano non é quello di non riuscire a vincere degli avversari, o a contrastare loro il passo nel dominio delle istituzioni, ma il vero dramma consiste nel non riuscire ad essere discepoli o discepolo, di Cristo. Non é la debolezza il suo dramma, ma la mancanza di fede, non é la impotenza di fronte al mondo, ma la incapacità propria ad attuare ciò in cui egli crede. Non é la impossibilità di rendere migliori le istituzioni, ma la incapacità di costruire una Chiesa.

Qualcuno mi domanda: ma in fondo, di che cosa é fatta la Pasqua? Rispondo: di nulla, se non di orme! Una pietra rovesciata, un sepolcro vuoto, una sindone inutile, un corpo senza carta di identità.

Ecco che cos'é la Pasqua. Nulla fuorché questo. La Pasqua é il regno della libertà che si instaura accanto al regno della schiavitù.

Le donne cercano Gesù e hanno scelto la strada della Pasqua. Ma, mentre credevano di essere sulla strada giusta, si sentono ripetere: “No egli non é qui”. Questo é soltanto il luogo dove lo hanno messo gli uomini, illudendosi di liberarsi dal messaggio della sua salvezza, ma non é questo il suo posto, andate a dire ai discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea.

Da questo momento Gesù si identifica con la condizione umana in assoluto. Gesù di Nazaret fisicamente inteso non esiste più e i discepoli lo riconosceranno nell'uomo lo riconosceranno nel viandante di Emmaus, oppure lo riconosceranno nell'ortolano del sepolcro, oppure nel pescatore deI lago di Tiberiade. I discepoli lo riconosceranno la dove é perché in se stesso non é più visibile.

Gesù di Nazaret non c'é più e solo a questa condizione é diventato il Gesù di tutti. Si é come sciolto nell'universo per riapparire quando due o tre saranno uniti in suo nome. Andate a dire ai discepoli che egli vi precede in Galilea. Non andate a dire ai cricefissori che io li ho vinti, non utilizzate la resurrezione per convincere chi non crede, ma mostrate a chi non crede che cosa significa credere nella resurrezione .

E termino con questo pensiero. Non é necessario convincere gli uomini o mostrare agli uomini

che Gesù é risorto, impresa sciocca di futile apostolato. Ripeto, non é necessario andare in giro per convincere gli uomini o per dimostrare agli uomini che Gesù é risorto, é sufficiente che chi crede nel risorto, dimostri che l'attuazione del suo messaggio non é una utopia.




Sabato 30 Marzo,2013 Ore: 19:35
 
 
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