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www.ildialogo.org 27 gennaio 2013  ,di padre Aldo Bergamaschi

Le omelie
27 gennaio 2013  

Pronunciata il 23 Gennaio 1983


di padre Aldo Bergamaschi

Luca 1,1-4;4,14-21

Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, cosi ho deciso anch'io di fare ricerche accurate di ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teofilo, perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.

In quel tempo Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi.

Si recò a Nazaret dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere.Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo, trovò il passo dove era scritto: "Lo spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del Signore".

Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: " Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi".

A quanto pare, già questo Teofilo cui viene dedicato il racconto evangelico, aveva forse dei dubbi circa i fondamenti di quanto veniva insegnato. Siamo qualche decennio dopo la morte di Gesù, già i cristiani di quell'epoca tra i quali questa persona da supporre colta, cominciavano a chiedersi se è proprio vero che Gesù abbia detto e fatto cosi come adesso viene insegnato a noi? É il grosso dramma nel quale navighiamo ancora oggi.

Gesù si presenta con la potenza dello Spirito e annulla tutto ciò che odora di etnocentrismo. Allora, il messaggio evangelico è liberante per tutti in assoluto, o diversamente siamo sempre nel rischio ebraico di immaginare il liberatore come un Ercole mandato da Dio, con la sua clava a dare qualche stangata ai nemici, per cui il popolo di Dio, dopo aver atterrato questi nemici, si impone nella storia come la verità, come d'altra parte gli storici della grandezza romana parlano in questo senso.

Come gli storici di tutti i popoli, là dove si parla dello Stato nascente, tendono a presentare le origini del proprio popolo e della propria gente. Lo dico perché sono dell'avviso che Luca, il quale non appartiene alla generazione che ha visto Gesù e non ha assistito alla sua predicazione, Egli è già nella condizione di uno che riporta, uno che ricerca, che va a vedere come stanno le fonti.

Quello che mi fa piacere è che egli pensasse il cristianesimo come una rivoluzione universalistica in senso assoluto. Quindi anche la correzione del concetto di Dio, che purtroppo nel V. T. è una concezione inaccettabile in relazione al passo di Isaia.

Il fatto che Gesù abbia trovato quel passo, questo certamente non è casuale, lo ha srotolato fino ad andare a trovare il passo di cui in antecedenza conosceva i contenuti. Sennonché ecco qui alcuni contenuti saltano rispetto all'originale. Si dice che Luca si riferisse alla traduzione dei settanta, ma la traduzione dei settanta aveva ugualmente queste due noticine. Cito, brevemente: “Lo spirito del Signore è sopra di me e questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato per annunziare ai poveri, (nella traduzione originale diceva ai miseri), un lieto messaggio”.

Voleva dire l'annuncio di un salvatore, rispetto ai grandi dell'epoca che stavano intorno a Israele che, lo sappiamo dalla storia, avevano tentato tante volte di occupare Gerusalemme. Ora tutto questo discorso appartiene allo storicismo che poi diventerà quello hegeliano, naturalmente.

Nel caso dell'impero romano, etnocentrismo romano, voi sapete che quando l'imperatore romano ha distrutto la Palestina e viene occupato il paese, i romani non avevano mai compiuto una distruzione di questo genere se non con quel popolo, perché a loro dava fastidio, che questo popolo avesse radici etnocentriche così radicate da fare concorrenza alla loro.

Perché se è vero, che se l'impero romano era di origine marziale, cioè era Marte che aveva dato origine e Venere, che aveva dato origine al loro popolo, non potevano sentirsi dire che da qualche altra parte ci fosse un popolo che aveva un Dio, il quale non poteva sopportare divinità di altro genere, vale a dire la divinità dell'imperatore, e allora il conflitto inesorabile fra queste due mentalità.

Poi viene la frase che spezza tutta questa logica e riporta il discorso in area cristiana assoluta: “Ai ciechi la vista”, questa non è un'impresa etnocentrica, questa comincia a dare la specificità del messaggio evangelico, è lotta contro il peccato nei suoi effetti, lotta contro gli effetti del peccato originale, che da un punto di vista globale, si potrebbe dire che questo è progresso etico, oggi lo chiameremmo progresso civile. Vale a dire progresso scientifico per correggere le malformazioni della natura, ecco in questo caso abbiamo la specificità del messaggio evangelico.

Forse dobbiamo toglierci l'idea che i miracoli di Gesù, come quello di dare la vista ai ciechi, siano miracoli in senso classico, cioè una introduzione di Dio, che è fuori dal sistema, dentro al sistema. Quando invece il vero miracolo sarebbe l’introduzione di Dio nel mondo, ecco, l'incarnazione di Gesù è la specificità del messaggio. Il cristianesimo non è più una religio, in cui ci sono dei riti e in cui si è miracolisti un po' tutti miracolisti per struttura. Lo siamo tutti miracolisti, pensiamo Dio come un essere potente, che in ogni istante può scendere e fare tutto quello che vuole.

Invece i cosiddetti miracoli che vediamo nel vangelo altro non sono che una specie di addestramento pedagogico di Gesù, per dire in cosa deve consistere la novità di coloro che dicono di credere. Non più compiere dei riti o credere di essere graditi a Dio per compiere dei riti, ma per cominciare a sanare gli effetti del peccato nella concezione della caduta, o diciamo la carenza di una aggregazione che è carente per un disegno originale di Dio, il quale ha voluto renderla completa introducendo in essa l'essere umano col suo pensiero creativo.

Allora vedete come questo inciso: “ai ciechi la vista”, venga a rompere per buona fortuna quell'etnocentrismo che è tipico di tutti gli Stati nascenti.

“Mettere in libertà gli oppressi”, vuol dire gli oppressi dal punto di vista evangelico. “Predicare un anno di grazia del Signore”. Il testo originale di Isaia dice: "Un giorno di vendetta per il nostro Dio", voi capite quale disastro se fosse rimasta una frase di questo genere.

O è Luca che aggiunge dopo aver udito le testimonianze, e buon per lui perché ha capito il significato del messaggio, oppure è vero che Gesù abbia fatto l'aggiunta e poi eliminato la frase che sarebbe la più disastrosa dal punto di vista della conferma dell'etnocentrismo. Allora sono d'accordo anch'io, che probabilmente Gesù si è comportato cosi perché ci fu quella reazione. Ripeto dopo la frase: “e predicare un anno di grazia del Signore”, nel testo originale c'è "un giorno di vendetta per il nostro Dio".

Vedete la concezione dello Stato nascente e la concezione etnocentrica, cioè concepiamo Dio come colui che sta dalla nostra parte contro altri uomini che sono i nostri nemici. Voi capite la forza di Gesù che dice: “Dio fa piovere e sorgere il sole sui giusti e sugli ingiusti”. Quindi per lui non esiste la partigianeria, quindi il Dio degli eserciti di cui tutto il testo di Isaia è contaminato, non può assolutamente entrare nella visione evangelica, dove noi partiamo dal presupposto che si sia riconquistato anche il momento originario anche dei nostri rapporti con Dio.

Gesù prima di mandare i suoi discepoli ad annunciate il vangelo ha detto: “Amatevi fra di voi come io ho amato voi”. Questo andrete eventualmente a predicare, perché se dimentichiamo questo e scavalchiamo questo momento e passiamo al momento finale, perdiamo il significato di tutto il vangelo, cioè il significato del discorso di Gesù. Quale è oggi il dramma del cristiano colto cioè dei cristiani che si pongono il problema? Il cristiano colto si pone con ardore il problema della verità della sua fede e di come la sua fede vede deve manovrare all'interno della storia.




Sabato 26 Gennaio,2013 Ore: 09:56
 
 
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