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www.ildialogo.org 25 novembre 2012,di p. Aldo Bergamaschi

L'omelia
25 novembre 2012

Pronunciata il 26 novembre 2000


di p. Aldo Bergamaschi

Giovanni 18,33-37

In quel tempo, disse Pilato a Gesù: “Tu sei il re dei Giudei?” Gesù rispose: “Dici questo da te oppure altri te l’hanno detto sul mio conto?”. Pilato rispose: “Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?”. Rispose Gesù: “Il mio regno non è di questo mondo, se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei, ma il mio regno non è di quaggiù”. Allora Pilato gli disse: “Dunque, tu sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”.

Comincerò con un episodio che è noto agli storici della Chiesa, l’episodio si riferisce al martirio di S. Policarpo, il quale era molto vicino alla generazione degli Apostoli. Quest’uomo è catturato dalla polizia imperiale e portato davanti al proconsole. Durante il viaggio il questore e il vice lo inducono ad abiurare con queste parole: In fondo che male c’è a dire Cesare, Signore! Policarpo rispose: Non posso accettare il vostro consiglio. Quando arrivò davanti al proconsole fu finalmente scoperta la sua identità, personaggio conosciuto nella comunità e ci fu un qualche strepito nei presenti. Allora il magistrato lo pregò di avere riguardo alla sua età 87 anni, - quindi aveva conosciuto gli Apostoli - e aggiunse: Giura per il genio di Cesare, cerca di ravvederti e grida abbasso gli “atei”. Policarpo fissò la folla alzò la mano per chiedere un attimo di silenzio e poi disse guardando verso il cielo: Abbasso gli atei.

Fermiamoci un attimo, gli atei erano i cristiani, perché non riconoscevano le divinità della città.

Certo Policarpo grida abbasso gli atei pensando che gli atei non fossero i cristiani, cioè fosse il proconsole e fossero coloro che lo stavano condannando. In ogni caso la frase è infelice.

Qui a Reggio Emilia c’è un signore che va in giro con un cartellino sul quale c’è scritto: Dio non c’è. Questo signore è mio amico e io gli avevo consigliato di scrivere: io penso che Dio non ci sia. Quella affermazione è in contrasto con quanto sostengono i filosofi più evoluti, i quali dicono che non esiste verità. Si risponde con la logica aristotelica, almeno se non esiste verità, almeno questa è una proposizione assoluta.

Se voi dite che non esiste verità assoluta, almeno questa affermazione è una verità assoluta, nel qual caso altrimenti è contraddizione. L’altro consiglio è questo: io penso che Dio non ci sia. Allora quella affermazione assoluta verrebbe a contrastare proprio con i principi di quei filosofi che dicendo non esserci la verità assoluta, finivano poi a cadere nella contraddizione. Queste cose non le potrò mai dire, non potrò mai dire abbasso gli atei. Io posso affermare che Gesù Cristo è la verità, ma non mai offendere coloro che non credono in Gesù Cristo.

Successivamente il console gli domanda: Giura che sacrificherai e insulta Gesù Cristo. Questo no dice Policarpo, ho messo insieme 87 anni, non posso permettermi di bestemmiare Gesù Cristo che in fondo è colui che ha diretto tutta la mia esistenza e dal quale non ho mai ricevuto offesa alcuna. Dietro questa affermazione, Policarpo è condotto al rogo nell’anno 155 dopo Cristo, molto vicini alla prima generazione degli Apostoli. Ci ritroviamo sul fatto di insultare Gesù Cristo, non vi ho detto che Policarpo aveva affermato che non poteva insultare Gesù Cristo perché era Lui il suo vero re e quindi la sconfessione dell’imperatore.

Voi vedete la battaglia tra i partiti per arrivare al potere, che vuol dire dettare l’etica, il 51% dovrà dettare l’etica al 49%. Con questo non entro a dare un giudizio, dico che purtroppo la condizione storica in cui ci siamo cacciati è esattamente questa.

Oggi è la festa della regalità di Cristo, Cristo Re e io mi preoccupo di farvi vedere in quale senso deve essere re, poi le aberrazione circa il modo di concepire Gesù Cristo re. Già nelle due prime letture ci sono degli svarioni che penserete voi a correggere dopo. Policarpo ha una visione del mondo a valori etici assunti fuori dal sistema conosciuto, in quel caso fuori dal sistema romano. Sotto questo profilo l’imperatore non rappresenta nulla, anzi rappresenta una corruzione della vita comunitaria.

Faccio ancora una parentesi. Quando il famigerato Robespierre, mi pare alla costituente ebbe la domanda: Cosa facciamo del re Luigi XVI? Si erano divisi, alcuni volevano ucciderlo, altri più moderati intendevano discuterne un po’. Robespierre prese la parola, riassumo, disse: Il fatto che ci siano dei re è un abuso che dura ab immemorabili, perché non è accettabile che un uomo comandi un territorio vasto come la Francia e che comandi soprattutto le persone che sono dentro a quel territorio, questo non è concepibile.

Vi faccio notare che Robespierre conosceva il Vangelo, doveva diventare Cappuccino, per dirvi come queste idee non fossero frutto del suo cervello, ma di una analisi storica per cui Robespierre disse: Questo signore, Luigi XVI o ritorna nei ranghi come tutti noi, e allora si chiamerà Luigi Capeto, poi eventualmente noi lo eleggeremo re, ma sarà re non per derivazione divina. Diversamente se lui non rientra nei ranghi, noi dobbiamo tagliargli la testa. Perché tagliargli la testa vuol dire decapitare un’idea falsa e le cose sono andate in quel modo. Vi faccio notare che Luigi XVI dietro di se aveva il confessore cattolico, il quale gli diceva: sono degli scalmanati quelli, tu l’autorità l’hai ricevuta da Dio e questi non te la possono togliere, vedrai che verranno in aiuto gli altri paesi d’Europa. Oggi, vorrei sapere chi potrà contestare questa concezione dell’autorità che aveva appunto Robespierre.

Policarpo struttura la sua etica e i suoi valori prendendoli da questo re metastorico: il mio regno non è di questo mondo (la traduzione perfetta sarebbe: non è “da” questo mondo) vale a dire: Io sono re, ma naturalmente il mio regno non è di questo mondo. Per entrare in quel regno bisogna assolutamente che cadano tutte queste gerarchie di tipo religioso e di tipo mondano. Via i re e chiunque li debba sostituire, il concetto di re deve cadere. Riassumendo, dico che Gesù è venuto a chiudere l’epoca delle religioni, ed è venuto a chiudere l’epoca degli Stati nazionali.

Dice Gesù in un dialogo duro con Pilato: “Io sono re, per questo sono nato, per dare testimonianza alla verità”. Ecco chi deve dettare le leggi all’individuo. Gesù è venuto a testimoniare la verità. Pilato poi in un altro luogo domanderà che cosa è la verità. Kierkegaard risponderà così: Voi chiedete all’orologio che cosa è l’orologio, se potesse rispondere direbbe: guardami. Questa è la soluzione di Kierkegaard che è bellissima. Se voi domandate a un orologio che cosa è un orologio, l’orologio non potrà dirvi cosa è un orologio, ma solo guardami.

Volevo dimostrarvi che il giorno in cui Gesù Cristo è stato concepito come un re mondano, da quel momento il cristianesimo è caduto al rango di religione. Porto l’attenzione su Gesù Cristo re secondo la qualifica mondana, per cui il papa era colui che distribuiva i regni e li toglieva e queste cose le sapete. Da quel momento è portata l’attenzione su di Lui: come Colui che metterà sotto i piedi i nemici e così via…e lo dirà anche S. Paolo, si perde l’attenzione al suo messaggio.

Mentre invece Gesù era venuto appunto a testimoniare la verità che è compresa nel suo messaggio, esattamente per far si che gli uomini, mettendo a posto secondo le sue indicazioni, il loro modo di convivere quaggiù - e i cristiani dovrebbero essere coloro che danno il la a questa impostazione - , costoro saranno degni del regno dei cieli.




Sabato 24 Novembre,2012 Ore: 15:30
 
 
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