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www.ildialogo.org 23 settembre 2012,di p. Aldo Bergamschi

L'Omelia
23 settembre 2012

Pronunciata il 21 settembre 2003


di p. Aldo Bergamschi

Marco 9,30-37

In quel tempo, Gesù e i discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: “Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà”. Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni.

Giunsero intanto a Cafàrnao. E quando fu in casa, chiese loro: “Di che cosa stavate discutendo lungo la via?”. Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: “Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti”. E preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: “Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato”.

L’aspetto preoccupante di questo testo sta nel fatto che gli Apostoli concepiscono la Chiesa come una società uguale o analoga a tutte le altre, dove l’autorità si pone come dominio, come preminenza, come potere e mai come servizio, ma Gesù adesso cammina verso l’olocausto, va in incognito, è braccato, non vuole che nessuno lo sappia perché è ricercato dalla polizia e gli apostoli pensano di essere ormai vicini all’affermazione del nuovo corso di tutte le cose.

La frase di Gesù: “Il Figlio dell’uomo sarà consegnato, sarà ucciso e poi risorgerà”, per noi è chiara, per loro probabilmente era allegorica, cioè ci sarà ancora una prevalenza del sistema, poi Gesù trionferà e noi allora saremo coloro che dovranno gestire il nuovo potere. Sempre in un gruppo si pone il problema della superiorità, ma Gesù insiste nel presentarsi come una figura antiautoritaria, sarà ucciso, risorgerà, sempre come figura antiautoritaria, aliena da ogni conquista e da ogni potere. Gli apostoli però non vedono come un regno possa costituirsi senza un capo, senza tutti i satelliti del potere a noi noti. Questo è l’oggetto della loro discussione: chi sia il più grande. La discussione appare meschina davanti a Gesù, però non lo è davanti alla ragione umana: per la natura umana è evidente che la cosa debba essere condotta in questo modo. Credo che gli apostoli – ho riguardato il testo greco e forse un po’ di luce da lì viene – abbiano discusso la scala delle grandezze.

Chi è il grand’uomo? Questo discorso percorre tutta la nostra storia occidentale. Per essere preciso vi citerò l’impostazione del problema fatta da Cicerone, è da supporre che i nostri apostoli fossero sotto l’influsso di questa mentalità. Ecco qui la tabella delle virtù: al primo posto c’è colui che sa parlare, è Cicerone che lo dice, l’eloquenza, l’attività forense, gli avvocati e Cicerone è un avvocato, al secondo posto ci sarebbe l’attività politica, quella di Ottaviano Augusto e al terzo posto l’attività bellica, quella di Cesare. Ma Cesare ha una opinione diversa, al primo posto c’è il condottiero, il capitano: Alessandro Magno, Cesare, Napoleone. Questi sono i grandi uomini e poi vengono tutti gli altri.

Colui che contesta questa impostazione è s. Girolamo il quale ha scritto un’opera per mettere a posto le cose e per lui il grand’uomo è l’anacoreta, il quale coltiva i valori spirituali; l’elenco che Platone fa è lievemente diverso. Al vertice Platone mette il filosofo, amante della saggezza. Se noi mettiamo ai vertici delle grandezze il politico, l’avvocato, il capitano, se accettiamo questo schema, vi domando dove vanno a finire Gesù Cristo e Socrate, che sono i pilastri della civiltà occidentale e umana. Voi sapete che la letteratura pagana non parla di Gesù Cristo o ne parlano in tangente Tacito e altri due o tre autori i quali fanno riferimento a Gesù Cristo, ma citandolo come capo di una setta. Cicerone afferma a conclusione: “Se dunque non potremo difendere cause, tenere adunanze, fare guerre, noi, la massima parte di noi, donne e bambini esclusi (ecco la valorizzazione di Gesù dei bambini), dobbiamo sforzarci di osservare quelle virtù che sono in nostro potere come la giustizia, la fede, la verità, la modestia, la temperanza perché facciano meno desiderare ciò che ci manca”. Questi possono essere grandi uomini senza attuare la giustizia, senza conoscere cosa è la fede come parola data, la liberalità, la modestia e la temperanza, ecco l’orribile conclusione, questo saremmo tutti noi al di fuori di queste grandezze.

Secondo la mentalità dell’epoca e secondo la mentalità di sempre – soprattutto romana – il maior natu (il primogenito) doveva essere riverito, servito e onorato dal minor natu e quindi dagli altri fratelli. Nel Medio Evo il primogenito era quello che aveva diritto alla successione, mentre gli altri, molti, venivano mandati in convento. Faccio un salto dal mondo Romano al Medio Evo, quando comandava la Chiesa e ci si chiedeva chi era stato chiamato per primo. Gesù dice: “Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo e il servo di tutti”.

Non vorrei che questo principio fosse compreso o capito come una tattica per arrivare a essere primo. Macchiavelli dice: se vuoi conquistare il potere devi, se occorre, usare anche il veleno. Si può pensare che, se uno vuol essere primo, il farsi servo possa diventare un mezzo, come il veleno, per potere ottenere il primo posto. Pare che questa tattica l’abbia usata Cesare Augusto, il quale a ogni carica che il senato gli proponeva, rifiutava, così che il senato gli diede poi tutti i poteri, proprio perché sembrava non li volesse. A chi vuol essere il primo, Gesù dice che deve essere l’ultimo e servo di tutti e questo non come mezzo, ma come fine. Madre Teresa ha fatto l’ultima e ha servito gli altri per principio, questo era un fine, non una tattica per essere celebrata o santificata. Vorrei ora farvi notare come questi principi enunciati da Gesù agli Apostoli siano stati disattesi lungo i secoli e continuino ad essere disattesi.

Ecco come la teologia ha assunto il concetto pagano di autorità. 1° L’uomo è un essere naturalmente socievole. 2° Una società può stare in piedi senza autorità? Queste cose appartengono alla dottrina cristiana e sono ancora insegnate nei seminari e nelle università. Nemmeno Marx ha negato che nella società ci debba essere una autorità, ma, se ci deve essere, significa che ci deve essere chi comanda e chi ubbidisce. Non ci si libera da questo schema se non si accettano le indicazioni di Gesù, ma queste sono perdute da secoli.

Il più grande Papa della Chiesa cattolica per me è s. Gregorio Magno (muore nel 604 d. C.), il quale, pur accettando questo principio, sentite come lo spiega: “La colpa (peccato originale) ha fatto sì che alcuni debbano essere inferiori ad altri e tuttavia quelli che governano debbono considerare in se stessi piuttosto l’uguaglianza della natura che la superiorità del grado”. Aveva capito bene che il principio drammatico della disuguaglianza non doveva portare ad oppressioni e ad esercizio indebito del potere. Tra i papi si era definito servo dei servi di Dio (servus servorum Dei). Innocenzo III, il papa di s. Francesco invece, mentre i suoi predecessori si chiamavano Vicari di s. Pietro, sostituì l’espressione con quest’altra: Vicario di Cristo, che è tutt’oggi usata dai pontefici. Non dico che sia una eresia, ma si dedusse da questa dottrina la superiorità della Chiesa latina su quella greca. Opponeva il supplizio di Pietro a Roma – Cristo crocifisso in Pietro suo vicario – al supplizio di Cristo che ha sofferto solo a Gerusalemme. Costruisce poi la così detta dottrina del potere indiretto per estendere il suo dominio su tutti e su tutto. Nasce così lo strapotere della religione.

Chiudo spiegando perché Gesù prende in braccio un bambino. Questo bambino doveva essere al di sotto dei sei anni, quando l’innocenza è tale per cui non c’è la prepotenza sull’altro. Ecco perché Gesù prende il bambino: “Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me”. A quell’età non c’è l’esercizio del potere, c’è soltanto la simpatia del gioco dove tutti siamo eguali e dove nessuno tenta di fare il prepotente sugli altri.




Sabato 22 Settembre,2012 Ore: 20:49
 
 
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